Un racconto Zen

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.


Come si usa fare con i bambini sin dai tempi antichi, per far comprendere un concetto in modo chiaro, si raccontano le Storie. L’origine della fiaba è proprio questa ed anticamente non era rivolta solo ai più piccini.

Anche gli adulti, che è risaputo siano duri di comprendonio (perlomeno parlo per me), si raccoglievano davanti ad un fuoco per condividere racconti significativi. Adesso, non dico che tu debba accendere un fuoco nel salone per comprendere meglio il significato del racconto che starai per leggere, ma perlomeno fermati alcuni minuti a riflettere dopo averlo fatto.

Il Maestro, il Discepolo…e le bastonate.

C’era una volta un giovane monaco, discepolo di un grande Maestro, che era in raccoglimento per comprendere la natura della propria ed altrui sofferenza. Meditava e, a dirla tutta, non ci capiva proprio una beata…

Il Maestro lo guardava con tenerezza e compassione, insomma gli faceva proprio pena! Dopo oltre un mese di riflessione, vedendo il discepolo in grande difficoltà, il Maestro gli chiese: “Figliolo, mostrami la mano nella quale tieni la sofferenza”. Il Discepolo guardò il Maestro e, dopo solo pochi secondi, gli rispose prontamente : “La destra!”. In seguito a tale risposta il Maestro, con grande gentilezza, prese un bastone e lo percosse sulla schiena con forza…si, adesso ti chiederai : “ma come, si parla di gentilezza e di Zen?”. Aspetta…

Dopo un altro mese il Maestro, con occhio furbo ed un minimo di malizia, tornò dal discepolo e gli rivolse la medesima domanda. Il discepolo, considerata l’esperienza del mese precedente, questa volta volle riflettere un minuto in più, quindi rispose : “La sinistra!”. E via con una seconda e ben meglio assestata bastonata!.

A questo punto il discepolo, dolorante ed anche discretamente inca…, gridò al Maestro : “Quando la smetterai, mio caro Maestro, di farmi domande senza senso ?!”. A quel punto il Maestro capì il risveglio del discepolo e lo abbracciò (non so se la storia poi continuò con il discepolo che inseguiva per i boschi il Maestro…non viene indicato in alcun testo).

Significato della Storia

È vero, io ho tentato di renderla più frivola, ma la storia è tratta dai un racconto Zen. La sofferenza e lo stress che accumuli ogni giorno non appartengono alla realtà esterna ma al mondo della mente.

La dimostrazione di ciò è che spesso quello che a te piace, ad altri rimane indifferente o nella peggiore delle ipotesi risulta fastidioso, così come l’esatto contrario. Comprendere questa realtà però non è semplice ed è per questo che l’esperienza della “bastonata” può essere formativa: diciamo che ti mette nelle condizioni di fissare meglio i concetti.

Adesso prendi un tè caldo…

…rilassati e nel rileggere la storia Zen che ti ho appena raccontato, versa una parte consistente di tè bollente sulle tue gambe. (Ovviamente scherzo)

E’ possibile che tu riesca a ricordare meglio che l’origine della Sofferenza risiede nella tua percezione del mondo esterno e che praticare la presenza mentale nel Qui e Ora può aiutarti molto ad eliminarla.

6 commenti su “Un racconto Zen”

  1. Si ringrazio gli autori di questo post molto importante per molte persone e anche per me. Lo sará per altrettante persone che lo leggeranno con attenzione. Gratitudine.

  2. Vorrei ringraziare di cuore questo sito ma in particolare ANA Maria Sepe, sei veramente Grande! La mia riconoscenza, perché mi stai aiutando veramente tanto! Grazie.

  3. Si è benefico … Solo un vocabolo non comprendo al finale si dice reprimere sentimenti penso sia solo questione del vocabolo,se provo rabbia e la reprimi a che serve ? Il Budda disse grazie a te ho capito di esser stato liberato dalla rabbia e non la ho più ma non è repressa grazie scusate perché quando si è arrabbiati si ha voglia di urlare per taluni o si può correre per smaltire o fare altro ma non reprimere non ce la fai! Grazie

  4. Articolo utilissimo scritto benissimo, e perfetto citando la storia del Buddha!
    L’unico appunto è che i sentimenti e le emozioni non vanno affatto represse, tutto ciò che reprimiamo non si trasforma in amore ma marcisce dentro di noi.
    Va cotto nella fornace del vril alchemico, ovvero va osservato con distacco, e si trasformerà da solo in Amore.
    Grazie!

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