Vita di coppia: i comportamenti che possono logorare la relazione

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Negli anni ’90 uno psicologo della Chicago University, John Gottman, ha compiuto l’analisi forse più dettagliata mai condotta sulle emozioni che cementano le unioni e sui sentimenti corrosivi che invece le distruggono. Nel suo laboratorio, la conversazione fra due partner viene videoregistrata e sottoposta ad una microanalisi dettagliata per rilevare eventuali correnti emozionali sotterranee.

I comportamenti che compromettono la stabilità di coppia

Gottman ha studiato l’ecologia emozionale del matrimonio con una tale precisione che in uno studio è stato in grado di prevedere- con un’accuratezza del 94 per cento– quali coppie, fra quelle osservate nel suo laboratorio avrebbero divorziato nei tre anni successivi. Il potere dell’analisi di Gottman sta nel suo metodo meticoloso e nella precisione dei suoi sondaggi.

Ma quali sono i comportamenti che secondo gli studi di Gottman compromettono, se reiterati nel tempo, la buona salute della relazione di coppia?

1. Le critiche aspre nella vita di coppia

Secondo Gottman, un atteggiamento aspramente critico da parte dei partner costituisce un segnale di avvertimento precoce del fatto che il matrimonio è in pericolo. In una relazione sana, i partner si sentono liberi di dare voce a un rimprovero. Ma troppo spesso nella foga del momento, i rimproveri vengono espressi in modo distruttivo, come un attacco diretto alla personalità del coniuge.

Moltissime coppie attraversano momenti nei quali un rimprovero, invece di limitarsi a censurare l’azione di uno dei due partner, assume la forma di un attacco contro la sua persona.

La differenza fra una protesta e una critica personale è semplice.

In una protesta il partner indica specificatamente che cosa l’ha infastidita e critica l’azione dell’altro, spiegando come ciò l’abbia fatta sentire, senza scagliarsi direttamente su l’altro. Mettiamo il caso che il marito si sia dimenticato di ritirare i vestiti in tintoria come la moglie gli aveva chiesto e che lei si rivolga a lui con una protesta: “il fatto che hai dimenticato di prendere i miei vestiti in tintoria mi ha dato la sensazione di essere trascurata”.

In una critica personale la donna avrebbe lanciato un attacco globale: “Sei così egoista e privo di attenzioni. Questo dimostra che faccio bene a pensare che tu non ne possa mai combinare una giusta”.

Questo tipo di critica provoca in chi la riceve sentimenti di vergogna e di colpa, oltre alla sensazione di non essere amato, tutte percezioni che con molta probabilità scateneranno una reazione difensiva, e non un reale tentativo di migliorare le cose. Un abituale atteggiamento critico, è un segnale di pericolo perché indica che il partner ha silenziosamente formulato un giudizio molto negativo sull’altro.

Questi pensieri negativi ed ostili portano naturalmente ad attacchi che mettono chi li subisce sulla difensiva, o lo preparano a passare al contrattacco.

2. Pensieri tossici

Aaron Beck, il padre della terapia cognitiva cita invece le conversazioni parallele (lo scambio verbale e quello silenzioso) come esempio del tipo di pensieri che possono avvelenare un matrimonio.

I cosiddetti pensieri automatici sono assunti su se stessi e sugli altri che, estremamente transitori e simili ad un rumore di fondo, riflettono i nostri più profondi atteggiamenti emotivi. Pensare ad esempio, di essere una vittima innocente all’interno del rapporto, o provare una giusta indignazione sono atteggiamenti tipici di partner che vivono una crisi matrimoniale e alimentano continuamente la collera e il risentimento.

Una volta che diventano automatici, sono tali da autoconfermarsi: il partner che si sente vittima dell’altro sottolinea costantemente qualunque cosa faccia il coniuge, che possa confermare la sua idea di essere vittima- al tempo stesso ignorando o sottovalutando gli atti di gentilezza che potrebbero mettere in discussione o smentire quell’idea.

Questi pensieri sono potenti; essi inceppano il sistema d’allarme neurale. Una volta che la convinzione di essere una vittima, nutrita ad esempio, dal marito, scatena un “sequestro emozionale” emozionale, egli ricorderà e rimuginerà tutta una lista di esempi che gli rammenteranno i numerosi modi in cui la moglie fa di lui una vittima innocente, senza ricordare nulla di ciò che, nell’arco di tutta la loro relazione, ella può aver fatto che smentirebbe la sua opinione.

Questo mette la donna in una posizione perdente in partenza: qualunque cosa ella faccia per essere intenzionalmente gentile, osservata attraverso lenti cosi negative, può essere frettolosamente giudicata come un debole tentativo di negare la verità, ossia che il marito è vittima della moglie.

I partner che non hanno queste idee, fonte peraltro di tanta sofferenza e disagio, possono interpretare in modo più benevolo le stesse situazioni, e così hanno meno probabilità di andare incontro a questi “sequestri” emozionali.

3. Emozioni in piena

L’effetto netto di questi atteggiamenti negativi è quello di creare uno stato di crisi interminabile, dal momento che esse scatenano sempre più spesso i “sequestri” emozionali e rendono più difficile riprendersi dalla collera e dal risentimento che ne risulta.

Gottman usa in termine calzante di inondazione per indicare questa suscettibilità al frequente turbamento emotivo, i coniugi sono talmente sopraffatti dalla negatività del partner e dalle proprie reazioni ad essa che vengono “inondati” da sentimenti terribili, sfuggiti al proprio controllo.

Questi soggetti non possono udire alcunchè senza distorcerlo, né reagire con lucidità; trovano difficile organizzare il proprio pensiero e fanno ricorso a reazioni primitive.

L’“inondazione” è un “sequestro” emozionale che si autoperpetua. In alcune persone la soglia per raggiungere questa condizione è elevata, ed esse resistono facilmente alla collera e al disprezzo; altre invece possono essere travolte dalla “piena” non appena il partner indirizza loro una leggera critica. Ovviamente, la maggior parte dei coniugi ha, di tanto in tanto, scontri di questa intensità quando entra in conflitto.

Per il matrimonio i veri problemi cominciano quando uno dei due coniugi si sente quasi perennemente “in piena”. In quel caso, il partner che si sente sopraffatto dall’altro è sempre sulla difensiva in quanto teme di essere vittima di un attacco e si fa pertanto ipervigilante, pronto a rilevare il benché minimo segno di attacco e reagirà in modo esasperato.

Questi, brevemente, alcuni dei comportamenti che alla lunga rischiano di compromettere relazioni, unioni e matrimoni e che per questo vanno evitati. Maggiori approfondimenti nel libro: “La coppia strategica. Guida pratica per un sano rapporto di coppia“. Una guida pratica di self-help, scritta da psicologi, rivolta alle coppie che si trovano in un momento di crisi e sono alla ricerca, oltre che delle cause, anche di suggerimenti concreti per iniziare ad affrontare il problema e recuperare la complicità.

A cura di Davide Algeri, psicologo psicoterapeuta. Riceve su appuntamento nel suo studio di Milano. Mail davide.algeri@gmail.com