Cosa è il disturbo bipolare? La prima grande distinzione da fare è tra il disturbo bipolare e la persona che lo vive. Spesso viene fatta confusione, come in tutte le malattie, fisiche o psichiche, tra il disturbo e chi ne soffre.
Ogni individuo ha le sue caratteristiche e peculiarità, non dovrebbe identificarsi o essere identificato con la problematica che vive. Ci sono spesso molte caratteristiche comuni, ma nessuna malattia dovrebbe definire l’identità di una persona. Il rischio diventa quello di non andare oltre, di non valutare possibilità, risorse e limiti, come per qualsiasi individuo.
Nel disturbo bipolare, sia per chi ne soffre che per chi gli sta accanto, non ci si deve fermare alla sequenza di sintomi, ma imparare a conoscere come reagire e affrontarli, per poter portare avanti al meglio la propria vita.
La diagnosi del Disturbo Bipolare
La principale caratteristica di questo disturbo è l’alternanza di fasi depressive seguite da fasi ipomaniacali o maniacali. Solitamente le fasi depressive tendono a durare di più, anche per questo vengono percepite come quelle più problematiche, mentre le fasi maniacali vengono vissute come un ritorno alla normalità e spesso trascurate e non prese in considerazione.
La diagnosi è importante, l’instabilità del tono dell’umore può ricondursi anche a molti disturbi di personalità.
Fase maniacale
I criteri diagnostici dell’episodio maniacale definiti dal DSM-5 sono:
A. Un periodo durante il quale il paziente presenta umore elevato, espanso, eccitato o irritabile e un conseguente aumento anormale ed eccessivo di attività quotidiane. Questo periodo deve essere persistente per almeno una settimana, presente tutti i giorni nella maggior parte del giorno.
B. Durante il periodo di mania devono essere presenti almeno 3 di questi sintomi e devono rappresentare un significativo cambiamento del comportamento comune del paziente:
- Elevata autostima e grandiosità
- Riduzione del bisogno di dormire
- Fuga delle idee o la soggettiva sensazione che i pensieri siano accelerati
- Difficoltà a concentrarsi
- Aumento delle attività focalizzate ad un obiettivo (ad esempio aumento del tempo lavorato o delle ore di studio)
- Eccessiva partecipazione ad attività rischiose (folli spese eccessive, rischiosi investimenti di capitale)
C. Il disturbo dell’umore è grave e compromette il funzionamento sociale, relazionale e lavorativo; le condizioni di salute del soggetto richiedono un ricovero per preservare la sua e l’altrui salute; sono presenti sintomi psicotici.
La presenza di almeno un episodio di mania nell’arco della vita del soggetto consente la diagnosi di disturbo bipolare I.
Fase depressiva
A questi episodi si alternano episodi depressivi, spesso lunghi e invalidanti. I criteri diagnostici sono compatibili con quelli del disturbo di depressione maggiore. Per la diagnosi della depressione bipolare:
A. Sono necessari 5 o più tra i seguenti sintomi che devono durare da almeno due settimane. Tra questi 5 sintomi è necessario che siano presenti almeno il 1° (umore depresso) o il 2° (perdita degli interessi).
- umore depresso per la maggior parte del tempo
- marcata diminuzione dell’interesse o del piacere per le normali attività quotidiane
- significativa perdita di peso in assenza di dieta, aumento o diminuzione dell’appetito ogni giorno
- insonnia o ipersonnia
- agitazione psicomotoria o rallentamento psicomotorio
- fatica o perdita di energie
- sensazione di perdita di valore o di colpa
- diminuita capacità di stare concentrati, indecisione, circa ogni giorno
- ricorrenti pensieri di morte, ideazioni suicidarie
B. I sintomi causano stress significativo e peggiorano le condizioni sociali, occupazionali e altre aree importanti della vita.
C. L’episodio non è causato da effetti fisiologici di sostanze o altre condizioni mediche.
Nel trattamento, la parola d’ordine è “costanza”
Per poter arrivare a questa diagnosi e a una sua accettazione (perché in questi casi la terapia è necessaria e imprescindibile), bisogna riconoscere le difficoltà che si vivono e soprattutto avere l’appoggio di qualcuno che incoraggi e sostenga un percorso di cura.
La costanza nelle terapie è un punto debole, spesso la richiesta avviene solo per uscire dalle fasi depressive, senza riconoscere quindi il bisogno di mantenere un equilibrio che non porti successivamente alle fasi maniacali, non riconosciute (almeno da tutti) come problema.
Per questo oltre la terapia farmacologica è indispensabile una psicoterapia che aiuti il paziente nel riconoscimento dei suoi vissuti e dei comportamenti che vengono messi in atto.
La stabilizzazione è l’aspetto cruciale, sia dal punto di vista farmacologico che comportamentale. Il primo importante punto quindi resta mantenere uno stile di vita equilibrato, evitando eccessi e cambiamenti repentini.
Chi vive accanto a persone con disturbo bipolare deve imparare a distinguere i momenti in cui non vi è un controllo delle reazioni, altrimenti diventa un’ulteriore sofferenza dover tollerare alcuni comportamenti, che possono andare anche verso l’aggressività.
Ma il ruolo più importante lo hanno nell’aiutare a riconoscere i segni che possono prevedere l’arrivo di una nuova fase. In questo modo si può prevenire l’impatto e ridurne gli effetti. La consapevolezza e il riconoscimento di ciò che si vive aiutano a convivere con alcune situazioni che diversamente potrebbero avere effetti negativi e distruttivi sulla propria vita.
Le relazioni spesso possono essere messe a dura prova da questo disturbo; nei momenti positivi, in cui si vorrebbe far finta di niente, è utile mantenere una costanza nella terapia, condividere i pensieri e gli effetti che si sono verificati nei momenti negativi.
Senza un confronto con il terapeuta e con chi vive accanto, non è possibile mantenere un equilibrio, ma al contrario si rinforza proprio l’alternarsi di emozioni contrastanti a cui si tende ad approcciarsi esclusivamente quando si presentano.
Si tenderà quindi a contrastare la depressione cercando soluzioni che “sollevino” e l’ansia con soluzioni che “calmino”. In questo modo sfugge ancora una volta l’idea di stabilizzazione, ma si oscilla nell’intento di controllare solo i sintomi.
Ancora una volta la consapevolezza è il primo vero passo verso un percorso di cura e crescita personale.
Lucia Cavallo, Psicoterapeuta
specializzata in terapia Familiare Sistemica Relazionale
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