Avrai sicuramente sentito parlare della zona di comfort e, dalle tue letture, avrai capito che uscire dalla zona di comofrt significa vivere meglio ma anche attraversare dei momenti d’ansia e generare una risposta di stress. Questo concettualmente non è del tutto corretto. Spesso, la cosiddetta comfort zone può essere più stressante e ansiogena di “ciò che è esterno”. La zona di comfort limita le proprie opportunità così come farebbe qualsiasi abitudine. Cerchiamo di approfondire questo argomento e soprattutto cerchiamo di capire perché non è facile uscire dalla zona di comfort.
Il vero problema non è tanto il non uscire dalla propria zona di comfort, ma cadere nell’abitudine di fare sempre le medesime scelte, di adottare sempre le strategie più familiari anche se non sono le più utili.
La zona di comfort: psicologia
Ti suonerà strano ma il concetto di “zona di comfort” non è nato in psicologia, bensì in un contesto aziendale. Nel 2009, questo termine è stato usato per la prima volta da Alasdari White, un teorico della gestione aziendale che parlava della “comfort zone” come quell’area intorno alla quale i dipendenti riuscivano a massimizzare prestazioni e profitti. In psicologia la definizione non si discosta molto dal concetto aziendale.
La comfort zone può essere definita come: uno stato psicologico in cui tutto può sembrare familiare, una zona in cui la persona si sente a suo agio con l’ambiente esterno e sperimenta bassi livelli di ansia e di stress. E’ la zona in cui le prestazioni / comportamenti diventano costanti.
La professoressa e ricercatrice americana Brené Brown, autrice del Best Seller ” The Gifts of Imperfection, Daring Greatly, Rising Strong, Braving the Wilderness” descrive la zona di comfort come quello stato in cui le nostre vulnerabilità e incertezze sono ridotte al minimo, quell’area dove crediamo di avere già diritto ad amore, ammirazione, sicurezza… dove già sappiamo di avere un certo controllo sulle cose.
Restare nella comfort zone non è sempre sbagliato
La comfort zone gode di cattiva pubblicità ma non sempre è così sbagliato restarci. Qualsiasi attività che si svolge in modo regolare raggiungerà uno stato stazionario, quindi piuttosto che spiegarti come uscire dalla zona di comfort voglio dirti che sarebbe più opportuno allargare la tua cerchia.
Ciò significa che, se la tua zona di comfort è un posto in cui stai bene, non devi lasciarla, puoi allargarla solo se è tuo desiderio è quello di ampliare i tuoi orizzonti. Al contrario, se la tua esistenza è costellata da insoddisfazioni, non tutto ciò che è nella tua zona di comfort va condannato. Fai un’attenta analisi e cerca di capire cosa ti rende insoddisfatto. Parti da questi fattori per decidere quali sono i cambiamenti necessari per migliorare la tua esistenza… è con queste riflessioni preliminari che potrai capire davvero come trasformare la tua zona di comfort e mantenerti in costante evoluzione.
Comfort zone e optimal performance zone
A. White (2009) si riferisce alla zona di prestazione ottimale (optimal performance zone) come quello stato in cui bassi livelli di stress ci aiutano a migliorare le nostre performance. Andiamo ancora un po’ indietro nel tempo, Robert Yerkes (famoso psicologo del 1907) affermò che l’ansia migliora le prestazioni fino a quando non si raggiunge un livello di eccitazione ottimale oltre il quale le prestazioni possono peggiorare perché si raggiungono livelli d’ansia non tollerabili. Oltre la optimal performance zone, si trova uno stato in cui possiamo sentirci smarriti e, per questo, le nostre abilità (relazionali e professionali) tendono a peggiorare. In pratica dobbiamo imparare a uscire solo un pochino dalla nostra comfort zone per non sconfinare nella “danger zone”.
Come premesso, qualsiasi attività protratta nel tempo raggiunge uno stato stazionario e finisce per rientrare nella comfort zone. Allora… restare in questa comfort zone è un bene o un male?
Quello della comfort zone è un concetto dinamico
Il concetto di comfort zone deve essere visto e vissuto come estremamente dinamico. Sappiamo tutti che lo stress può avere un impatto negativo sulle relazioni, sui processi decisionali e sulla stessa autostima.
La teoria vuole che abbandonando la zona di comfort aumentano i livelli di stress… ma entro una certa soglia, tali livelli di stress sono funzionali e ti aiutano a crescere e a essere più produttivo. I confini della zona di comfort non sono affatto rigidi così come estremamente variabile è la nostra tolleranza allo stress.
Anche se psicologi e testate web ci dicono che la zona di comfort è un posto tremendo, la definizione che troviamo nella letteratura psicologica descrive la zona di comfort come un posto in cui ci sentiamo a nostro agio, dove siamo produttivi e sperimentiamo bassi livelli di ansia….. Insomma, la zona di comfort sembra davvero un bel posto! Allora perché dovremmo lasciarla se è così bella?
Molti psicologi (così come lifa coach o counselor) affermano che uscire dalla zona di comfort è la soluzione a ogni problema, la tua vita risplenderà in un battito di ciglia… ma la verità è che spesso chi desidera uscire dalla propria zona di comfort, una vera comfort zone dove sentirsi tranquillo e al riparto dalle frustrazioni… non ce l’ha! In questi casi bisogna lavorare sulla costruzione di una zona sicura elaborando un percorso step-by-step.
Come uscire dalla zona di comfort
Piuttosto che cercare di capire come uscire dalla zona di comfort, ciò di cui hai bisogno è capire il momento in cui ti sei troppo adagiato nella vita.
Quando hai smesso di prendere decisioni consapevoli?
Ricordi quando hai smesso di sognare e agire per migliorarti?
In genere questo avviene quando capisci che i tuoi sogni sono irraggiungibili, quindi ti impantani e finisci per annaspare nelle insoddisfazioni. Tutto questo è ben diverso dal concetto di zona di comfort in psicologia.
Robert Yerkes, il famoso psicologo di cui ti parlavo prima, ha elaborato una teoria comportamentale in base alla quale, al fine di ottimizzare le prestazioni, gli esseri umani possono sperimentare bassi livelli di ansia, definiti tollerabili. Nota bene: la tollerabilità è estremamente soggettiva.
Così, in base al tuo sentire e al tuo vissuto, ha bisogno di imparare a bilanciare e gestire la tua vita. Imparare a soddisfarti spingendoti oltre le frustrazioni: questo potrebbe portarti a sperimentare un certo livello d’ansia ma senza mai superare quella soglia in cui l’ansia riesce a prendere il sopravvento su di te. Ti sembra molto complicato? Sì, hai ragione perché lo è.
Come mai ho voluto fare questa premessa?
Perché è troppo semplicistico affermare “hai bisogno di uscire dalla tua zona di comfort”. Sembra qualcosa di banale… ma non lo è affatto. Soprattutto perché parliamo di credenze, abitudini, comportamenti, modalità di agire estremamente radicati in ognuno di noi.
Ecco un’altra teoria molto in voga in psicologia che andrà ad appesantire quanto detto fin ora.
La piramide dei bisogni di Maslow e la zona di comfort
Senza dilungarmi troppo, ti dico che esiste una gerarchia dei bisogni. Il bisogno di sentirsi al sicuro da un punto di vista emotivo, è secondo solo ai bisogni fisiologici (cibo, acqua e riparo fisico). Cosa significa? Che i nostri bisogni ancestrali ci spingono verso una routine che diventa sempre più difficile da spezzare, anche se questa routine è causa di frustrazione, ansia e angoscia.
Il bisogno di sicurezza è una motivazione forte. Negli ultimi anni gli psicologi hanno ampliato il concetto di zona di comfort e l’hanno suddivisa in:
- zona di crescita
- la tua zona di panico
La tua zona di crescita si trova ai margini della tua zona di comfort ma non è affatto un luogo di ansia o si stress: è solo uno spazio in cui si trovano le opportunità che la routine ti impedisce di guardare. Questo è uno spazio che vale la pena esplorare.
La zona di comfort non è un luogo in cui ristagnare ma è uno stato mentale ai margini del quale puoi evolverti e…. ritornare quando ti spingi troppo oltre e finisci nella zona di panico.
Quando sperimenti nuovi luoghi o nuove modalità d’azione, ciò che dovrebbe confortarti davvero è sapere che hai una zona in cui sentirti al sicuro. Perché la zona di comfort è questo. Quindi… se qualcuno ti suggerisce di uscire dalla zona di comfort, tu spiegagli che non ne hai bisogno, perché se hai costruito una buona zona di comfort, sarai liberissimo di esplorarne i margini senza sentirti sopraffatto.
La zona di comfort non è il posto in cui avvengono meccanismi disfunzionali, in cui ti fai del male… ma è un posto in cui ti senti abbastanza sicuro. Come costruire una buona zona di comfort? Semplicemente lavorando sulla tua autostima, sulle tue risorse e dando voce ai tuoi reali bisogni. In questo modo la tua zona di comfort sarà flessibile e tu potrai esplorarne i margini ogni volta che vorrai.
Libro consigliato
Il problema degli “articoli-slogan” che ti incitano a uscire dalla zona di comfort è che offrono un metodo di self-help pieno di informazioni false o inesatte, che danno euforia passeggera, ma non forniscono un reale beneficio a chi legge… dopo la breve ondata di euforia, torna una frustrazione maggiore dove ci si colpevolizza. Dove l’utente che legge finisce per dirsi “non sono buono a nulla, neanche a uscire dalla mia zona di comfort…”. E’ normale: crearsi una vita soddisfacente non è una cosa che può avvenire dall’oggi a domani, non è qualcosa che sopraggiunge modificando qualche abitudine qui e lì… si tratta di un lavoro molto più profondo, per il quale è sempre consigliato l’aiuto di una guida.
Se cercavi un libro sulla zona di comfort, ti suggerisco piuttosto di leggere qualche indicazione per migliorare la tua autostima. Ecco il libro consigliato: “Inarrestabile. La via dell’autoefficacia“. Una buona autostima è l’ingrediente di base per rendere la tua comfort zone un posto realmente sicuro, in cui rifugiarti quando sei “fragile” ma da cui ripartire quando hai voglia di esplorarne i margini! 🙂
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