Sembra che in alcune famiglie i ruoli si siano invertiti e siano i bambini ad avere il controllo. “Non voglio andare a letto!” “Fa schifo!” “Vattene”, ecco alcune frasi che possono suonare familiari a molti genitori: parliamo di bambini tiranni. Mancanza di rispetto, insulti e perfino violenza fisica sono alcuni dei comportamenti che alcuni bambini hanno nei confronti dei genitori. I genitori non hanno più il potere di stabilire le norme di comportamento o imporre punizioni, i bambini hanno preso il comando.
Molti genitori “moderni” non riescono a imporsi sui figli!
Nella vita quotidiana esistono bambini che applicano diverse strategie per giungere al proprio scopo: le crisi di rabbia violente laddove sono contrariati, le minacce (di farsi del male, di non andare più a scuola), la colpevolizzazione e la denigrazione dei loro genitori, la molestia (richieste ripetute a oltranza fino a quando il genitore non cede). L’impatto sul quotidiano è decisamente notevole: i genitori non sono più nelle condizioni di imporre le proprie regole educative, il figlio decide su tutto, da ciò che si mangia al programma televisivo alla destinazione delle vacanze.
Purtroppo, questi comportamenti non solo influenzano profondamente le dinamiche familiari, ma generano anche enorme tensione nei genitori che non sanno come affrontare il problema e quasi sempre finiscono per sottomettersi ai desideri del bambino per evitare esplosioni emotive. Inoltre, la sottomissione dei genitori ai figli non serve neppure a rendere questi ultimi più felici perché questi finiscono per sviluppare ciò che si conosce come: “Sindrome dell’Imperatore”, che può avere gravi conseguenze a lungo termine.
Cos’è la Sindrome dell’Imperatore?
Si tratta di un disturbo del comportamento che colpisce i bambini. In sostanza, il bambino comincia a sfidare i genitori e, visto che non incontra alcuna opposizione, continua a sfidare anche il resto degli adulti.
Questi bambini sentono di avere l’autorità. Infatti, è vero che che hanno il coltello dalla parte del manico, sia perché i genitori hanno concesso loro privilegi smisurati, o perché non sono riusciti ad essere coerenti nel momento in cui stabilivano le norme di comportamento o perché non sono riusciti ad affrontare per tempo e in modo adeguato le prime esigenze e i capricci del bambino. Come risultato, il piccolo non solo svilupperà un rapporto esigente con i propri genitori, ma pretenderà addirittura che questi ultimi siano sempre a sua disposizione. In effetti, quando non vengono soddisfatti i suoi desideri, si arrabbia arrivando anche a minacciarli, insultarli o addirittura aggredirli fisicamente.
Com’è il bambino autoritario?
I bambini che soffrono della Sindrome dell’Imperatore dettano, ordinano e stabiliscono ciò che farà la famiglia. Non solo decidono cosa faranno loro, ma anche cosa devono fare gli altri membri del nucleo famigliare. L’intera dinamica famigliare ruota intorno ai loro desideri, che sono spesso capricciosi.
Dietro a questo comportamento si nascondono alcuni problemi:
1. Profondo edonismo: Il bambino è costantemente alla ricerca di piacere, non ha sviluppato il senso del dovere e non capisce che a volte bisogna fare dei sacrifici per gli altri.
2. Enorme egocentrismo: tutti i bambini, quando sono piccoli, sono egocentrici. Tuttavia, man mano che crescono sviluppano empatia e imparano a mettersi al posto dell’altro. I bambini con la Sindrome dell’Imperatore mostrano poca empatia verso gli altri.
3. Scarsa tolleranza della frustrazione: ha difficoltà a regolare sentimenti ed emozioni, così quando non vengono soddisfatti i suoi desideri prova una enorme frustrazione che termina provocando uno sfogo emotivo.
4. Enorme capacità di manipolazione: i bambini con la Sindrome dell’Imperatore non si impongono sempre con la forza, spesso utilizzano tattiche sofisticate di manipolazione emotiva, conoscono benissimo le debolezze dei loro genitori e non hanno scrupoli a utilizzarle a loro favore.
5. Scarso senso della responsabilità: non è mai disposto ad ammettere i suoi errori, darà sempre la colpa agli altri, cercherà sempre una terza parte a cui dare la colpa.
Il problema principale è che questi bambini affronteranno molti problemi nel corso della loro vita, perché non avranno sempre il mondo ai loro piedi, come accadeva con i genitori. Pertanto, l’egoismo, la scarsa tolleranza alla frustrazione e le scarse abilità sociali finiscono per presentare loro un conto molto salato.
Cosa possono fare i genitori?
Prestare attenzione ai primi segnali. Come regola generale, a quattro anni un bambino può già verbalizzare la sua rabbia e a cinque anni sarà in grado di controllarla. Se notate che il vostro bambino è ancora aggressivo, fa capricci in pubblico e trasforma una giornata in famiglia in un calvario a questa età, è probabile che stia sviluppando la: “Sindrome dell’Imperatore”. Ma come fare per ammorbidire questa tendenza e per fare capire che la condivisione, i compromessi e la mediazione sono fondamentali per avere rapporti sereni con gli altri?
Cosa fare se…
Non vuole andare a dormire
Il piccolo si comporta così perché non vuole interrompere i suoi giochi e non vuole allontanarsi da mamma e papà. Per ridimensionare questo atteggiamento, occorre instaurare un’abitudine al sonno, fatta di riti e gesti che si verificano ogni sera.Ad esempio, i genitori possono intrattenersi con il piccolo leggendogli una fiaba, “incaricare” un peluche di far compagnia al piccolo mentre dorme, lasciare una lucina accesa e, fondamentale, stabilire un’orario per andare a nanna, da rispettare il più possibile.
Fa scenate in pubblico
Il bimbo urla, si dimena, piange: il tutto per un gelato negato prima di cena o un gioco nuovo non acquistato, ad esempio. La scena avviene sotto lo sguardo dei passanti, facendo sprofondare mamma e papà nell’imbarazzo.
In situazioni di questo tipo, i genitori devono mantenere un forte autocontrollo, senza cedere ai capricci del bambino in modo da scoraggiare questi atteggiamenti. Può essere utile portare il piccolo in un luogo appartato finché non si è calmato e, una volta a casa, spiegargli che non ci si deve comportare così.
Non vuole mangiare
Se il piccolo ha mangiato “fuori pasto” è naturale che non si sieda a tavola con appetito: è bene, quindi, limitare il più possibile le merende. In casi di questo tipo è inutile forzare il bambino dato che si sente già “pieno”. Se, invece, il rifiuto del cibo da parte del piccolo è un modo per ribellarsi a mamma e papà, occorre che i genitori mantengano la calma e non obblighino il bambino a mangiare, per non peggiorare la situazione.
Si può adottare qualche stratagemma, preparando i cibi in maniera diversa: ad esempio, i pomodori possono diventare allegri funghetti decorati con la maionese, il prosciutto può essere presentato a striscioline disposte a forma di fiore.
Al supermercato vuole comprare tutto quello che vede
In questo caso mamma e papà devono trovare un compromesso con il figlio: si può permettere al bambino di scegliere un prodotto soltanto da mettere nel carrello, alla fine della spesa. Può essere utile intrattenere il piccolo nel carrello permettendogli di tenere il suo giochino preferito, in modo che si “distragga” durante la spesa.
Non si stacca dalla tv
La televisione rappresenta per il piccolo un’attrazione irresistibile. Occorre stabilire degli orari in cui il bambino può vederla e, comunque, limitare il suo uso il più possibile. Mamma e papà non devono mai lasciare solo il bimbo davanti alla tv, spiegandogli che cosa sta vedendo. I genitori devono essere fermi nella decisione di spegnere la televisione, senza cedere ai pianti del piccolo. Una volta spenta la tv, si può offrire al piccolo un altro gioco o portarlo fuori casa a fare una passeggiata.
Al parco non vuole smettere di giocare per tornare a casa
Si tratta di una situazione abbastanza frequente. Il piccolo non vuole interrompere i suoi giochi e lasciare gli amichetti. Anche in questo caso occorre essere fermi e decisi, senza cedere alle richieste del bambino e ai pianti.
Può essere utile cominciare a chiamare il piccolo mezz’ora prima dell’ora in cui si deve andare a casa, in questo modo si guadagnerà tempo. Si può invogliare il piccolo a tornare a casa proponendogli attività divertenti: “Andiamo a casa a giocare con il papà” oppure “Andiamo a casa a preparare la torta”, ad esempio.
Non lascia parlare i genitori al telefono
Vedendo mamma o papà impegnati in una conversazione telefonica, il piccolo può sentirsi escluso e geloso. Farà, quindi, di tutto per disturbare i genitori e tenterà di strappare loro la cornetta di mano. Per soddisfare la curiosità del bimbo e farlo sentire partecipe si può spiegargli con chi si è al telefono, farlo parlare per qualche secondo al ricevitore, oppure gli si può regalare un telefono finto da usare mentre la mamma è al telefono.
Non vuole lavarsi
In genere il piccolo ama il contatto con l’acqua e il bagnetto rappresenta un momento di gioco e di benessere. Ma se il bimbo si ostina a non volersi lavare, si può ricorrere a degli stratagemmi. Ad esempio si può fare il bagno insieme, creare una vaschetta piena di pupazzetti galleggianti o comprare un accappatoio colorato e simpatico.
Non vuole riordinare i suoi giochi
Quasi tutti i bambini una volta terminato di giocare non mettono a posto i loro giochi. Insegnare al piccolo a fare ordine è però importante, poiché man mano che cresce la sua collaborazione in casa è fondamentale. Si può premiare il piccolo ogni volta che sistema i suoi giochini con una caramella e procurarsi un’allegra cesta dei giochi per riporre tutto con facilità.
I bambini imparano osservando i modelli, in primis i loro genitori
Pertanto è fondamentale che questi insegnino loro a gestire le emozioni in modo assertivo, soprattutto la frustrazione, offrendo degli strumenti che permettano di canalizzare queste emozioni negative, piuttosto che lasciare che le scarichino sugli adulti. Educare un bambino non significa fargli imparare qualcosa che non sapeva, ma trasformarlo in una persona che non esisteva.
Ricorda sempre…Tutto quello che accade durante l’infanzia ci segna!
Non scegliamo la nostra famiglia, ma almeno possiamo essere consapevoli dei problemi in modo da evitare di ripetere la stessa storia con i nostri figli.
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