Viviamo in una cultura in cui il dolore fisico viene preso sul serio: basta un esame del sangue, una radiografia, una diagnosi evidente, e ci si muove per intervenire. Quando però il dolore risiede nell’area più profonda e vulnerabile della nostra esperienza quotidiana — quella psicologica — si tende ancora a pensare che sia “tutto nella testa”. Eppure, il dolore psicologico è reale, esiste proprio perché corporeo. Chi ha già letto i libri di Psicoadvisor lo sa bene, le emozioni che proviamo modificano la biologia, alterano l’equilibrio neurochimico dell’intero organismo e tutto questo, è misurabile.
In questo articolo esploreremo in modo approfondito come il dolore psicologico si manifesta fisiologicamente e neurologicamente, e quali strumenti clinici abbiamo oggi per valutarlo. Attenzione! Questo articolo non è un invito a ricorrere alla strumentazione “per dimostrare” qualcosa, ma solo un testo che vuole restituire giustizia alle affezioni della mente, trattate sempre come “condizioni di salute di serie B” e mai come ciò che sono: condizioni di salute corporea degne di attenzione e cure. Ansia e depressione sono estremamente corporee e come logico che sia, hanno risvolti corporei.
La fisiologia del dolore psicologico: quando è il corpo a parlare
Il dolore emotivo e lo stress psichico non si limitano alla mente: attivano sistemi corporei complessi, coinvolgendo ormoni, sistema nervoso autonomo, immunitario e digerente. Il corpo, infatti, non fa distinzione tra minacce fisiche e quelle emotive: risponde a entrambe con meccanismi di allarme e adattamento.
1. Cortisolo e asse HPA
Il principale indicatore biologico dello stress psicologico è il cortisolo, un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali. La sua produzione è regolata dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), che si attiva in risposta a minacce percepite.
Nelle persone con depressione maggiore, PTSD, ansia cronica o stress prolungato, l’asse HPA mostra iperattività o esaurimento, portando a squilibri ormonali misurabili attraverso:
- Cortisolo salivare (mattutino e serale)
- Cortisolo urinario nelle 24h
- Cortisolo sierico (analisi del sangue)
2. Frequenza cardiaca e sistema nervoso autonomo
Il sistema nervoso autonomo (SNA), che regola le funzioni involontarie, è fortemente influenzato dallo stato emotivo. Due parametri chiave sono:
- Frequenza cardiaca (HR)
Lo stress psicologico aumenta la frequenza, anche a riposo. - Variabilità della frequenza cardiaca (HRV)
Un buon equilibrio emotivo è associato a una HRV alta.
Stati depressivi, ansiosi o traumatici mostrano invece HRV ridotta.
Queste misurazioni si possono effettuare con strumenti clinici specifici (come elettrocardiogrammi, cardiofrequenzimetri ad alta precisione, misurazioni meno accurate si possono ottenere anche con le app per smartwatch).
3. Micro-RNA e altri biomarcatori
Come abbiamo già spiegato, la depressione può portare a un’alterazione del DNA con conseguenti infiammazioni a carico dell’organismo. Per approfondire: come cambia il DNA in chi soffre di Depressione. Il materiale genetico è contenuto all’interno delle nostre cellule (in organuli come il nucleo, ribosomi, mitocondri…). Circa trenta anni fa, è stato scoperto che il sangue contiene dei minuscoli filamenti di acidi nucleici (micro-RNA).
I ricercatori hanno imparato ad analizzare questo micro-RNA fino a individuarne diverse alterazioni. Diversi biomarcatori molecolari sono attualmente impiegati per la diagnosi precoce dell’Alzheimer, malattie ossee, patologie polmonari, diversi tipi di cancro e di altre patologie degenerative. Il biomarcatore della depressione è un micro-RNA che può essere isolato dal nostro sangue. Allo stato attuale, in Italia, sono pochi i laboratori che forniscono analisi di micro-RNA e, quelle che lo fanno, si concentrano sui marcatori utili alla diagnosi oncologica precoce e non depressiva. Allora cosa possiamo indangare?
- Aumento di citochine pro-infiammatorie (es. IL-6, TNF-alfa): è stato dimostrato che lo stress cronico attiva una risposta infiammatoria sistemica.
- Disturbi gastrointestinali, collegati all’asse intestino-cervello, molto influenzato dall’umore (es. colite nervosa, sindrome dell’intestino irritabile), si tratta di valutazioni effettuabili con una visita accurata (effettuata dal gastroenterologo o dal medico di base).
- Alterazioni del sonno e melatonina: spesso presenti in quadri depressivi e ansiosi, si rilevano con actigrafia o analisi ormonali.
In sintesi, il corpo registra il dolore psichico e lo comunica in modo misurabile. La sofferenza emotiva è biologica, tangibile, e lascia segni fisiologici chiari.
4. Neuroimmagine: vedere il dolore psicologico nel cervello
Negli ultimi decenni, lo sviluppo delle tecniche di neuroimmagine ha rivoluzionato la psicologia e la psichiatria, dimostrando con evidenza visiva che il dolore emotivo coinvolge le stesse aree cerebrali del dolore fisico.
Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI)
La fMRI misura l’attività cerebrale rilevando variazioni del flusso sanguigno. In persone che vivono dolore emotivo acuto o cronico si osservano:
- Attivazione dell’amigdala. Centro della paura e della risposta emotiva.
- Ridotta attività nella corteccia prefrontale. Coinvolta nella regolazione emotiva e nel pensiero razionale.
- Coinvolgimento dell’insula. Associata alla consapevolezza corporea e al dolore soggettivo.
- Alterazioni nell’area del cingolo anteriore. Una zona chiave nell’elaborazione della sofferenza psicologica e fisica.
Il paradosso cerebrale: le neuroimmagini ci consentono di “vedere” il dolore invisibile
In uno studio pubblicato su Psychological Science, venne dimostrato che il rifiuto sociale attiva le stesse regioni cerebrali del dolore fisico acuto. Questo ha reso evidente che il dolore emotivo non è una metafora, ma un’esperienza concreta codificata nel cervello.
PET Scan
Altre tecniche (come la PET e la SPECT) permettono di osservare il metabolismo cerebrale e la distribuzione di neurotrasmettitori come dopamina, serotonina e noradrenalina, alterati nei disturbi dell’umore e nei traumi psicologici.
La PET impiega radioligandi marcati con isotopi radioattivi (come il carbonio-11 o il fluoro-18) che si legano selettivamente a bersagli specifici nel cervello. Ad esempio, traccianti come 11C-raclopride o 18F-fallypride si legano ai recettori dopaminergici D2/D3, mentre 11C-DASB è utilizzato per visualizzare i trasportatori della serotonina. Questi traccianti consentono di mappare l’attività dei neurotrasmettitori e sono fondamentali nello studio di disturbi neurologici e psichiatrici.
Allora corro a fare una pet o fMRI? No, aspetta…
Poiché le analisi strumentali non sono un mezzo per “restituire giustizia” a un dolore ma un strumento medico. Queste tecniche, ai fini clinici, sono consigliate solo per:
- Distinguere tra disturbo depressivo maggiore e forme iniziali di declino cognitivo
- Differenziare un disturbo dell’umore da altro disturbo neurologico
- Confermare sospetti clinici in pazienti che non rispondono ai trattamenti convenzionali
- Studiare come risponde il cervello a determinati psicofarmaci
- Valutare la modificazione dei recettori o dei neurotrasmettitori dopo una terapia
Aggiungo questa postilla perché si tratta di indagini strumentali molto costose, usate in particolari contesti clinici e di ricerca avanzata. Pertanto, questi esami vengono prescritti solo quando c’è un reale beneficio atteso nella gestione del caso.
5. Strumenti clinici e test standardizzati
La psicologia clinica si avvale anche di strumenti validati scientificamente, in grado di misurare con attendibilità lo stato psicologico della persona. Alcuni esempi:
- STAI (State-Trait Anxiety Inventory): distingue l’ansia transitoria da quella stabile.
- PCL-5 (Post-Traumatic Stress Disorder Checklist): valuta i sintomi post-traumatici.
- PHQ-9 e GAD-7: strumenti utilizzati anche in medicina generale per screening rapido.
Questi test quantificano la sofferenza su scale numeriche, rendendo la valutazione emotiva confrontabile e monitorabile nel tempo. Personalmente li consiglio? NO! Francamente qualsiasi clinico riesce a farsi un’idea precisa anche senza l’impiego di strumenti psicometrici. Allora cosa consiglio?
Analisi e strumenti oggi disponibili
Chi desidera monitorare la propria condizione psicologica anche attraverso parametri biologici, può rivolgersi a centri specializzati per:
- Dosaggio del cortisolo (saliva, sangue, urine. Attenzione. Il prelievo ematico va fatto tra le 7 e le 8 del mattino, altrimenti i risultati non sono interpretabili).
- Analisi della HRV (variabilità della frequenza cardiaca).
- Test del microbiota intestinale (correlato all’asse intestino-cervello)
Ma come, dopo tutto ciò che ci siamo detti, solo questi? Sì. Può apparire deludente ma non lo è. Questi sono gli unici che danno risultati che sono relativamente facili nell’interpretazione. Inoltre, il solo HRV è tantissima roba: ci racconta come respiri, come contrai i muscoli, come digerisci, come funziona il tuo nervo vago… Ne ho parlato molto nel libro bestseller «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». L’unico automonitoraggio che possiamo fare consiste, molto banalmente (ma non è semplice ne’ scontato), nell’ascoltare il nostro corpo perché…. Non serve vedere un “numerino” su un pezzo di carta per legittimare ciò che senti.
Non serve vederlo per legittimarlo
Il dolore psicologico non è un’idea vaga. È una risposta neurofisiologica misurabile, documentata, concreta ma il più delle volte, non ti servono prove per correre ai ripari. Il corpo è un testimone non affatto silenzioso, trova sempre modi per farsi sentire. L’invisibilità di un disagio non è indice d’irrealtà, ma una sfida culturale più che scientifica! Ecco il mio libro «Il mondo con i tuoi occhi» è il libro di psicologia più letto e molto consigliato dai terapeuti (lo trovi a questa pagina amazon e in tutte le librerie).
Ti aiuta comprendere quanto tutto ciò che viviamo, sentiamo, attraversiamo… è profondamente corporeo. Perché ogni emozione ha un luogo nel corpo e ogni esperienza che hai vissuto, in qualche modo, ha lasciato un segno nel tuo organismo. Dare ascolto alla sofferenza emotiva significa riconoscerla come esperienza corporea. Dobbiamo solo imparare ad ascoltarci meglio e agire seguendo il nostro sentire.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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