L’intelligenza è una capacità complessa e sfaccettata, difficile da racchiudere in una definizione unica. In generale, possiamo descriverla come l’abilità di apprendere, comprendere e risolvere problemi, di adattarsi a nuove situazioni e di elaborare informazioni in modi che portino a decisioni e azioni significative. Mentre nell’immaginario collettivo l’intelligenza è considerata un vantaggio, ci sono dei punti salienti che potrebbero, però, remarci contro. Analizziamoli insieme.
1. Le persone intelligenti amplificano i propri limiti
Più una persona è intelligente, più è consapevole di ciò che non sa e tale consapevolezza la porta a sottovalutare le proprie capacità. Così, una mente brillante potrebbe decidere di non esporsi perché valuta la sua conoscenza non adeguata rispetto alla vastità di nozioni che è consapevole di non aver acquisito. Ciò non significa “focalizzarsi sulle proprie mancanze” ma fare un’errata valutazione del proprio bagaglio conoscitivo.
Questa distorsione cognitiva può essere “risolta” facilmente con il confronto sociale. Quando la persona intelligente decide di “uscire dal guscio” e confrontarsi -in modo pacato- con le persone che popolano il suo stesso ambito, è lì che nota il divario. È lì che può iniziare a essere più consapevole di sé e delle proprie potenzialità. Ma ciò si verifica solo se la persona sa confrontarsi in modo sano.
Nei casi estremi, quando l’intelligenza incontra l’insicurezza, può emerge la cosiddetta “sindrome dell’impostore” cioè quella sensazione di inadeguatezza che può ostacolare il raggiungimento del pieno potenziale, ridurre l’autostima e porre un freno alle proprie possibilità.
2. Aspettative irrealistiche e il bias del senso comune
Chi ha un elevato QI non è immune a bias. I bias sono degli errori cognitivi, delle distorsioni comuni che riguardano la mente umana e, non c’è intelligenza che tenga! Uno di questi errori che ci riguarda tutti è stato molto studiato e si chiama “bias del senso comune“. Tale tendenza fa sì che se una propensione, una qualità, una conoscenza, sia mia, mi appartenga… Allora possa essere condivisa dalla massa. Spiego meglio.
Se le mie capacità arrivano a TOT, penserò che quel TOT sia lo STANDARD di tutti. Questo mi porterà a sopravvalutare le capacità altrui e a percepire un senso di ingiustizia. La trappola in cui chi ha un elevato QI cade è questa: «è così facile, perché non riesce…?». Ti risuona? Sappi che in questi casi, il bias del senso comune ci depriva della capacità di rispettare i limiti altrui e di contestualizzare. Se nella prima problematica esposta la risoluzione sta nel confronto sano con l’altro, qui si risolve mediante l’accettazione.
Ciò non avviene subito, perché per accettare l’altro bisognerebbe conoscerne la complessità. Allora come risolvere nell’immediato? Magari immaginando, nella propria mente, gli altri come “zoppi”. Non puoi pretendere che uno zoppo riesca a correre. Allora, in questo modo, non puoi pretendere che gli altri riescano a fare ciò che fai tu se non ne hanno la possibilità. Entrando in questo mood, le limitazioni altrui verranno vissute come meri limiti e non affronti, ingiustizie o carenze. Ogni persona ha la sua storia, le sue doti. Non esistono standard. L’idea che esistano standard è quella che genera il bias del senso comune: la trappola più grande delle aspettative mal riposte!
3. Si perdono nei mille scenari di ciò che potrebbe essere
Le persone con un intelligenza sopra la media tendono ad analizzare ogni dettaglio e a riflettere su molteplici scenari contemporaneamente. Questo può causare stress mentale e difficoltà nel rilassarsi, soprattutto quando in ballo ci sono scelte con conseguenze a lungo termine. Ma ci si perde anche per scelte più pratiche.
Per esempio, prima di prendere una decisione come quella di cambiare la lavastoviglie o acquistare un nuovo computer, potrebbero passare settimane a confrontare tutti i modelli disponibili, leggere recensioni, valutare fattori come la classe energetica o la resa del processore (…). Questo approccio dettagliato può diventare estenuante.
Tale sovraccarico è spesso amplificato dalla difficoltà di ignorare questioni considerate “non risolvibili”: perdendosi nel calcolo della probabilità si perde l’esame di realtà. Nella realtà pratica e concreta di tutti i giorni, la scelta ideale non esiste mai. Nessuno può prevedere il futuro. Con il senno di poi siamo tutti bravi ma nel mondo pragmatico, il compromesso è dietro l’angolo e va accettato.
4. Consapevolezze dolorose
Una mente acuta è più sensibile alla complessità del mondo, alle ingiustizie e ai problemi irrisolvibili. Ha una visione chiara delle dinamiche sociali, dei pregiudizi che muovono una grande fetta di popolazione, è consapevole inoltre che quegli stessi pregiudizi hanno un impatto su di sé e anche questa diventa una realtà scomoda. Nella sua mente non mancano pensieri profondi che gli fanno scorgere come l’andamento interiore di ognuno di noi si rifletta sul mondo esterno.
Non incolpa la società perché comprende che la “società” è fatta da ogni singolo elemento, da sé, dalla sua famiglia e questa fitta rete intricata, per quanto riesca a dar vita a una fenomenologia affascinante, è scoraggiante. La consapevolezza delle problematiche sociali e globali può generare un senso di impotenza, soprattutto perché le soluzioni sembrano fuori portata.
Nei casi più belli, quando l’intelligenza incontra la saggezza e la consapevolezza di sé, la persona inizia a lavorare su se stessa. Pretende da sé il coraggio che vorrebbe vedere negli altri. Fa sua la bellissima frase di Gandhi «sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo». L’aforisma, infatti, invita ciascuno di noi a prendere la responsabilità personale per creare il mondo desiderato.
Significa che, invece di aspettare che gli altri cambino o che le circostanze esterne migliorino, dobbiamo iniziare noi stessi a incarnare i valori, i comportamenti e le azioni che vogliamo vedere nella società. Ad esempio, se non ci piace essere giudicati, allora smettiamo di giudicare il prossimo. Se desideriamo un mondo più gentile, iniziamo a esserlo entro noi stessi e con le persone che incontriamo; se vogliamo più giustizia, agiamo in modo giusto nelle scelte quotidiane. In pratica, questa frase ci ricorda che ogni trasformazione globale inizia dalle azioni individuali. È un invito a essere un esempio, a mostrare con i fatti come dovrebbe essere il cambiamento.
5. Isolamento sociale
Eccoci arrivati alla ciliegina sulla torta. Ognuno di noi vorrebbe essere compreso, vorrebbe qualcuno con cui condividere parti autentiche di sé, qualcuno sulla stessa lunghezza d’onda. Chi ha un’intelligenza sopra la media potrebbe avere difficoltà a trovare persone con cui condividere interessi e profondità di pensiero. Ma non credere che tutto si possa risolvere nell’incontro con “persone altrettanto intelligenti”.
E qui riporto un’esperienza personale. Forse non lo sai ma vi sono dei club esclusivi che accettano solo persone con elevato QI. Molti anni fa, con l’intento di conoscere persone dotate, mi sono iscritta a uno di questi club. Non rivelerò il mio QI, ti dirò solo che è superiore alla soglia di 130 richiesta per l’accesso. Non pagai alcuna quota d’iscrizione e gli incontri erano liberi. Iniziai a partecipare. Ti stupirà sapere che ciò che guidava le conversazioni che intrattenevo con gli altri non era tanto la profondità del pensiero, non era l’intelligenza come la concepiamo in questo articolo… Erano le emozioni, i bisogni! Molti si erano iscritti al club per dimostrare il proprio valore. Altri avevano fatto il test per insicurezza.
Ti dico tutto questo perché ciò che guida le interazioni umane non è lo scambio intellettuale che speravo di avere ma a guidarci sono le nostre mancanze, i bisogni insoddisfatti del nostro passato. Mentre ero lì tra persone con alto QI mi sentivo circondata da bambini feriti che, nella migliore delle ipotesi volevano considerazione e ascolto! Nella peggiore, volevano dimostrarmi che erano migliori di me nonostante facessimo parte dello stesso club. È inutile dire che da lì a breve non partecipai più ad alcuna attività. Quell’esperienza però mi servì moltissimo.
Lì mi resi conto che le persone non sono il proprio QI. Sono i propri valori, sono la cura che dedicano alle emozioni che sperimentano e che sono capaci di condividere. Non sono il QI e la conoscenza, non sono i titoli o gli attestati. Quello è stato un tassello importante che mi ha aiutato a comprendere come ogni individuo, con la sua storia e il suo bagaglio, è semplicemente unico. È ciò che è. E soprattutto, se non è prigioniero del suo passato, dei suoi bisogni (dimostrare, mostrarsi, sopraffare…) allora può essere davvero ciò che vuole.
Ecco come si supera l’isolamento sociale: imparando a conoscere gli altri oltre la superficie. Imparando a scrutarne le ferite ma ancor prima, imparando a guardare le ferite che muovono noi e i nostri bisogni. Tutti abbiamo la nostra storia e il nostro bagaglio. Solo quando ci liberiamo dei bisogni fittizi, allora siamo liberi di essere ciò che vogliamo. E lì, fidati, non c’è QI che tenga.
Siamo molto più complessi di un punteggio o di una capacità. Oltre tutte le limitazioni, posso dirti con assoluta certezza che le persone con un’intelligenza sopra la media hanno una forte capacità di elaborare. Se questa attitudine incontra il coraggio e la fiducia in sé, allora possono arrivare ovunque vogliano!
Impara a conoscerti: mettiti alla prova
Se vuoi arricchire la tua vita, sfrutta la profondità dei tuoi pensieri per imparare a conoscerti. La conoscenza di sé è l’antidoto indispensabile per superare ognuna delle cinque limitazioni appena esposte. Certo, dall’alto della propria intelligenza si potrebbe pensare che il mondo non abbia stimoli adeguati, che l’ambiente non offra contesti che possano valorizzarti o persone che possano offrire conversazioni stimolanti…
Questo è vero solo finché non impari a guardare oltre la superficie. Là fuori (e anche dentro di te!) c’è tutto un mondo che aspetta solo di essere scoperto. Se ne hai voglia, ti consiglio caldamente di leggere il mio libro (già bestseller), «il mondo con i tuoi occhi», sfida tutte le convenzioni sociali e non è per tutti. Ma sono certa che ti piacerà e ti stimolerà a dare (e ottenere) il meglio. Lo trovi a questa pagina amazon o in qualsiasi libreria.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
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