Secondo la psicoanalisi, per diventare adulti gli uomini devono metaforicamente“uccidere il padre“. Liberarsi, cioè, dell’ombra di una figura autorevole, imperante, spesso idealizzata, affinché la realtà la restituisca nella sua fragilità e imperfezione, consentendo al giovane di diventare un uomo, con caratteristiche e personalità proprie. Ma se il rapporto tra figli maschi e padri è estremamente complesso, non è da meno quello tra figlie e madri.
Il rapporto madre–figlia è una delle relazioni più complesse che rimarrà centrale durante tutta la vita per entrambe le donne e diventerà significativo per ogni rapporto che la figlia avrà nella sua vita poiché prima che una donna diventi grande è figlia di sua madre.
Dopo la nascita del piccolo ci troviamo di fronte alla fase del rapporto simbiotico con la madre; c’è una dipendenza totale del neonato, una completa passività, la madre nutre il neonato a livello fisico, ma anche affettivo. Se all’inizio questa relazione simbiotica (tra madre e figlia) è indispensabile, in seguito potrebbe assumere delle sfumature negative o addirittura dannose se non contenuta e progressivamente allentata.
Le aspettative di una madre
Perché può capitare che una madre non riesca ad individuare il momento in cui farsi da parte, il momento in cui una figlia ha il diritto di iniziare a fare le proprie scelte, magari anche i propri errori, lasciandola finalmente libera? Perché molte madri sembrano considerare la figlia come una propria ’emanazione’ da controllare in ogni sua scelta?
Un rapporto strettissimo, viscerale, importantissimo, possono infatti determinare situazioni così difficili da influenzare vari ambiti della vita personale, sentimentale, a volte addirittura lavorativa di una ragazza: mi riferisco alle madri invadenti, possessive, gelose e dirigiste. Ma perchè i rapporti madre figlia sono spesso così complessi?
È dalla nascita che le madri si rapportano alle figlie in base alle proprie aspettative: alcune di queste sono utili e funzionali a un sano sviluppo, mentre altre, più importanti e problematiche, hanno come scopo più o meno inconscio quello di compensare delle carenze affettive della madre o realizzare desideri incompiuti che vorrebbe proiettare sulla figlia.
Quando il rapporto madre-figlia diventa invalidante?
È qui che il rapporto diventa “malsano” e disfunzionale, nel momento in cui la madre si aspetta che la figlia si comporti in un certo modo o raggiunga dei risultati in ambiti che magari alla figlia non appartengono.
Quando una madre interagisce con la figlia come se fosse veramente un prolungamento di se stessa, quando interviene in ogni sua scelta con la presunzione di sapere quello che è giusto o sbagliato, quando non riesce a lasciarle anche un minimo spazio di “libertà” per poter fare esperienza, allora si sta parlando di rapporto invalidante tra madre e figlia.
Rapporto disfunzionale tra madre e figlia: perchè succede?
Nel rapporto si sviluppano dinamiche difficili, ambivalenze inconsce dovute a molti fattori: le madri spesso proiettano sulle figlie le proprie frustrazioni e desideri.
Queste aspettative diventano irrealistiche e problematiche se concorrono a riempire, compensare delle carenze affettive della madre: “mia figlia mi vorrà bene sopra tutti, mia figlia è uguale a me, mia figlia sarà la donna perfetta, voglio avere con mia figlia il rapporto che io desideravo con mia madre…” Queste aspettative sono insostenibili e creano via via rapporti conflittuali perché l’ideale che la madre proietta sulla figlia è irrealistico.
Tipologie di mamme e ripercussione in età adulta
Di solito queste dinamiche avvengono quando la personalità si sta formando, quando la figlia inizia a crescere e a volersi differenziare, esaltando la propria femminilità, prendendo spunto dalla madre ma anche cercando una diversità, una propria identità. E se queste dinamiche iniziano in adolescenza, non è con la fine dell’adolescenza che vengono meno.
In questa fase delicata della crescita, molte mamme si sentono escluse dalla vita della figlia, mettono in atto meccanismi che possono ritardare o addirittura ostacolarne la crescita, intromettendosi nei suoi rapporti (disturbanti) e mantenendo così il controllo con la scusa di proteggere la figlia da pericoli e devianze.
Madre dominante: perennemente depressa
Il dominio maternosi esprime nella sua caratteristica più prepotente: il rifiuto della separazione. Tutto ciò che può “minacciare” il rapporto madre-figlia viene sistematicamente attaccato, allontanato, con tutti i mezzi a disposizione tra cui il “senso di colpa”, che diviene l’arma principale del combattimento. Ogni volta che la figlia tenterà di ribellarsi, pagherà con una angoscia violenta che le costerà sofferenza e che non le darà tregua anche per gli anni a venire.
La conseguenza di questo rapporto così ambivalente porterà le figlie a diventare donne alla costante ricerca dell’approvazione altrui, alla perenne ricerca di affetto e amore, ma anche di attenzione.
Madre opprimente: perennemente ansiogena
Quante mamme rimangono sveglie fino a tardi ad aspettare che la figlia ritorni a casa dopo essere uscita con il proprio ragazzo, spesso sono colpite da continui malori, capogiri ogni volta che la figlia si allontana e sono solite rinfacciare tutto il “bene di mamma” che hanno donato ogni volta che la ragazza manifesta contentezza per una novità. E quante drammatizzano problematiche familiari proprio nel momento in cui la figlia decide di andare a lavorare fuori o di studiare in un’altra città?
Madre adolescente
Alcune madri allontanano la minaccia cercando di immaginare una figlia perennemente bambina, illudendosi in questo modo di rallentare o di fermare lo scorrere del tempo. Molto comune è la tendenza di imporre alla ragazza vestiti non adatti alla sua età, che possano, in qualche modo, non esaltarne la femminilità.
Madre gelosa
Nel rapporto madre-figlia può crearsi un senso di gelosia da parte della madre nei confronti della figlia: magari perché questa è una bella ragazza, o ha successo con gli uomini, o magari ha un buon lavoro…
Inversione di ruolo
Là dove una madre non è in grado di dare amore, inevitabilmente la figlia (anche se bambina) cercherà con tutti i suoi mezzi di farsi carico della madre: diverrà la madre di sua madre. Difficilmente queste piccole riusciranno a vivere una infanzia adeguata alla propria età. Le più fortunate, creano un saldo legame affettivo con un nonno o un’altra figura di riferimento che sappia trattarle da bimbe piuttosto che da donnine tanto brave e gentili con la loro mamma.
Madre… con conflitti irrisolti
“Non voglio assolutamente assomigliare a mia madre!“…le donne che cercano ostinatamente di differenziarsi dalla loro madre, spesso sono quelle che paradossalmente le assomigliano sia fisicamente che psicologicamente. Si sforzano di dare alla propria figlia tutto ciò che non hanno avuto nel rapporto con la propria madre, rischiando così di cadere nell’eccesso opposto. Le madri “più madri che donne”, quando hanno sofferto per una mancanza di affetto, tendono a dare alla figlia ciò di cui esse stesse hanno bisogno ma non quello di cui ha effettivamente bisogno la figlia. E più la figlia rifiuta queste sproporzionate attenzioni, più la madre gliene offre, logorando così il rapporto.
A quali problematiche si va incontro?
Le problematiche che si possono instaurare in questa fase e poi rimanere, sono soprattutto problematiche emotive (le più svariate forme di ansia e insicurezza), che si ripercuotono anche nelle relazioni sociali, specialmente su quelle con il partner che possono provocare dipendenze affettive, incapacità di raggiungere indipendenza, difficoltà sessuali).
Come comportarsi con la propria madre?
E’ importante mantenere un canale comunicativo con la propria madre: evitare ogni scontro è improduttivo, rischiate di accumulare rancore e le cose non dette alla lunga creano distanza e maggiori incomprensioni. Ricordate, la creazione della propria identità è un processo lungo e assai delicato, non si può pretendere di attuarlo in breve tempo.
A volte può essere importante rendere partecipe la mamma di qualcosa di sè (solo quando lo si reputa giusto) così da aiutarla a sopportare meglio il dolore dell’allontanamento e a non sentire allentare il suo ruolo di madre tutte le volte che la figlia vive cambiamenti o fa nuove esperienze.
E’ necessario ascoltare, essere flessibili, accettare che la madre ha dato alla figlia ciò che poteva dare. E’ un passaggio importante per diventare donne con un propria identità. E’ un questione di maturità e di saggezza che si costruisce negli anni, che aiuta a vedere le cose in un’altra prospettiva: quella di apprezzare ciò ‘che i nostri genitori e in particolare nostra madre ci ha dato. Una donna diventa indipendente e adulta quando accetta la responsabilità per ciò che pensa, decide e fa senza continuamente dare la colpa ai suoi genitori per ciò che non ha avuto o che poteva avere.
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi sulla mia pagina di facebook “Psicoadvisor“, aggiungermi su Facebook.
Grazie davvero Cristiano! 🙂
Vi ringrazio di cuore per ciò che avete creato. Un sito boa. Un faro dove chiunque, può appoggiarsi e chiedere aiuto o consiglio, in qualsiasi status della propria vita.
Grazie davvero. Non sottovalutate ciò che fate. È più prezioso di quello che immagginate.
Ci sono dei libri che parlano di questi rapporti?