Ognuno di noi affronta lo stress in modo caratteristico, impiegando una determinata strategia di fronteggiamento (coping*). Questa strategia rappresenta la nostra tendenza generale ad affrontare lo stress in modo specifico.
Una buona gestione nello stress, in questo frangente, avrebbero ricadute positive su ogni fronte, ecco i primi 10 vantaggi che mi vengono in mente:
- Meno litigi in casa
- Più tempo da dedicare a sé stessi
- Meno fame emotiva
- Comunicazione più efficace
- Home di Facebook con meno notizie allarmanti
- Gestione domestica più efficiente
- Migliore qualità del sonno
- Maggiore concentrazione
- Riduzione dei pensieri ruminanti
- Esame della realtà più accurato
L’elenco precedente è solo parziale e non è affatto esagerato. Ecco un esempio pratico
Il caso di Maria
Ogni giorno, la conta delle vittime è elevata e questo getta tutti nello sconforto. E’ normale.
Il problema più grande di Maria sembra essere la carenza di mascherine tra il personale medico-sanitario. Preciso che Maria non è un operatore sanitario ma è talmente indignata e alterata per questa questione che ha costantemente i nervi a fior di pelle.
E’ arrabbiata con i ministri, con la protezione civile, con la popolazione e anche con lo stesso personale medico… Intanto litiga con figli e marito, scrive commenti sprezzanti su Facebook e fa molte polemiche sulla gestione adottata dallo Stato.
Maria investe le sue energie in problemi che non può cambiare. Il suo atteggiamento ha ripercussioni sull’esterno, a cominciare dalla sua famiglia che uscirà da questa pandemia più stressata del dovuto.
Maria è entrata in paranoia per la prevenzione del contagio ormai è così confusa che non sa più quali pratiche sono eccessive e quali indispensabili… passa il suo tempo a leggere articoli online e questo amplifica la percezione del pericolo.
La convivenza è un incubo, tutti sono sul sentiero di guerra e nessuno è disponibile all’ascolto, il terrorismo mediatico fa la sua parte e la sera, dopo il tg, Maria si mette a letto carica d’ansia.
La pandemia è un evento allarmante, tuttavia è stato il pessimo autocontrollo di Maria a rendere la sua vita un incubo… non la pandemia in sé.
E’ chiaro che la gestione di una pandemia non è affatto facile: tutto ciò che possiamo fare è accettare la realtà dei fatti. Tutto è successo troppo velocemente mettendo a dura prova un sistema sanitario che era già alle corde con i suoi malati ordinari.
E’ normale, molte questioni possono farci sentire impotenti ma l’impotenza non deve essere trasformata in frustrazione e poi in rabbia spostata. E’ normale anche essere preoccupati per il contagio.
La possibilità del contagio non dovrebbe renderci isterici ma più vigili e attenti nel rispettare le normative ministeriali.
Gli eventi esterni possono innescare reazioni funziona o disfunzionali, in base al modo in cui riusciamo a regolare le nostre emozioni.
La tenuta psichica
Alcune persone affrontano lo stress con calma e tranquillità, altre, invece, assumono un comportamento di massima attivazione anche in caso di minimo stress. E’ chiaro che la pandemia in corso non rappresenta un caso di minimo stress, anzi! Si tratta di un evento eclatante che colpisce in pieno l’intera collettività.
Mentre le reazioni di massa sono materia della psicologia sociale, in questo articolo parleremo delle strategie di coping individuale e, in particolar modo, di un fattore protettivo, la resilienza.
La resilienza
La resilienza, in psicologia, è definita come la capacità di resistere, superare e prosperare anche nelle più profonde avversità.
Alla base della resilienza vi è la fiducia, fiducia nelle proprie risorse e, dunque, in ciò che verrà, anche quando gli eventi avversi non sono controllabili.
Chi è resiliente riesce a spostare l’attenzione dalle preoccupazioni attanaglianti alla volontà di costruire qualità positive per potenziare le proprie capacità di resistenza e adattamento.
Soffermiamoci sul ruolo delle risorse nei momenti di stress: ogni individuo ha risorse limitate, se investiamo il 90% delle nostre risorse in comportamenti disfunzionali (rimuginare, allarmarsi, angosciarsi, ricercare colpevoli, accanirsi, polemizzare…), solo un 10% saranno destinate alla crescita e all’adattamento; ma non è solo una questione di risorse. La resilienza è una vera e propria abilità umana e, come ogni capacità, è passata per l’apprendimento.
In genere, la resilienza individuale si sviluppa a partire dai primi anni di crescita, insieme al senso di auto-efficacia… tuttavia, indipendentemente dalla tua istruzione e dai tuoi rapporti familiari, anche tu puoi imparare a essere resiliente.
Chi è la persona resiliente?
“Gli individui resilienti sono generalmente accomodanti e gentili, e hanno buone abilità sociali, sono tipicamente indipendenti e hanno una sensazione di controllo sul proprio destino, anche se esso ha inferto loro un colpo devastante. in breve, essi operano con quanto hanno a disposizione e sfruttano al meglio qualsiasi situazione in cui vengono a trovarsi” (Friborg et al., 2005; Deshields et al., 2006; Sinclair et al., 2013).
Come aumentare la resilienza
Aumentare la propria resilienza richiede tempo, uno dei vantaggi della quarantena è che ci concede più tempo da dedicare alla nostra crescita interiore. Proviamo a iniziare da qui.
Preciso che non esiste una ricetta che possa garantirti una dose di resilienza, ma ci sono dei primi passi che ti consentono di sviluppare delle buone strategie di coping utili per non lasciarsi sopraffare dallo stress.
1. Non chiuderti in te stesso
Il dolore, i sensi di colpa, il senso di perdita… sono emozioni molto forti; condividere i propri vissuti emotivi può essere molto utile in situazioni in cui la tensione raggiunge alti livelli.
2. Fai ordine in te stesso
Alla base della resilienza vi è una buona conoscenza di sé e dei propri meccanismi interiori.
Ti sei mai chiesto perché su Facebook ci sono così tanti attaccabrighe? Perché lo schermo abbassa i filtri che possiamo trovare nella vita off-line e anche perché ci sono troppe persone che non conoscono se stesse e sfogano le frustrazioni altrui sul prossimo.
In questo periodo le liti familiari sono in aumento ma ciò non è legato solo alla convivenza forzata: molto è dettato dal disordine interiore e dalla rabbia spostata.
Il disordine interiore consiste in una fitta nebbia che ti confonde, che innesca stati mentali difficili da interpretare… Questa nebbia innesca uno stato di malessere generale che si trasforma in rabbia, intolleranza e irritazione. Il risultato? I livelli di pazienza sono azzerati e qualsiasi input è vissuto come una provocazione esterna.
In pratica, uno stato di malessere individuale va a rendere più difficili le relazioni interpersonali. L’esame di realtà risulta del tutto compromesso: anche gesti neutrali possono essere letti come irritanti o minacciosi. Tutto questo perché alla base non è stato possibile elaborare un malessere. Alla base c’è stato un rifiuto della realtà che ha generato una forte intolleranza.
La vita di ognuno di noi è costellata da eventi dolorosi e ingiustizie. In questo contesto, bisogna lavorare sull’accettazione così come spiegato in questo articolo “accettazione“.
3. Lavora sulle tue risorse
Prenditi cura di te e lavora sul tuo senso di auto-efficacia. L’autostima è un pilastro fondamentale per sviluppare la resilienza.
4. Assumiti la responsabilità delle tue emozioni
Il “sono fatto così” non è una buona scusa per non migliorarsi. Assumersi la responsabilità che ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni e dei propri stati mentali, è il primo passo verso il cambiamento.
Assecondare e fomentare la crisi non migliorerà la situazione, non lo faranno neanche comportamenti aggressivi o l’over-posting si articoli allarmanti sul tuo profilo FB.
La resilienza richiede un grosso sforzo affinché la calma possa prevalere sulle pressioni emotive. Il volume delle emozioni è qualcosa che può essere regolato. La calma è legata al mondo in cui ognuno di noi sceglie di rispondere agli eventi.
Forse, fino a oggi, non hai avuto modo di sviluppare risposte più funzionali… probabilmente nella tua famiglia di origine le crisi venivano affrontate gridando e impartendo ordini. Questa soluzione, oggi, non è ne’ utile, ne’ funzionale… anzi, sta distruggendo la tua nuova famiglia.
Massimizza l’accettazione e pratica la calma. Anche le tue relazioni interpersonali potranno beneficiare di questo nuovo approccio!
5. Sposta l’attenzione
Sposta l’attenzione da “ciò che non va” a “ciò che posso fare in questo momento per migliorare la mia vita“. Nell’articolo intitolato “il tempo in quarantena non è tempo perso” sono annoverate 10 attività che puoi svolgere in casa, si tratta di buone pratiche che ti aiutano a gestire l’ansia e l’angoscia del contagio.
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*coping è un termine molto usato in psicologia. Deriva dal verbo inglese “to cope” e significa “far fronte, farcela…” e indica quell’insieme di pensieri e comportamenti impiegati per far fronte a situazioni stressanti.