Per molti, la vita non è stata semplice; una perdita, un lutto, un licenziamento, un sogno andato in frantumi… sono eventi che possono destabilizzare al punto da farci mettere in discussione il senso della vita. Oggi, questa condizione riguarda tutti noi.
La quarantena si sta rivelando un’esperienza molto dura. Alla separazione dalle persone a noi care, all’impossibilità di muoverci liberamente e al cambiamento radicale delle nostre abitudini si aggiungono la noia e l’incertezza sul decorso della pandemia.
Tuttavia, quando la situazione si stabilizzerà e avremo modo di vedere il tutto da una nuova prospettiva, ci renderemo conto che questa terribile esperienza ci ha rafforzato, ci ha trasmesso una lezione, trasformandoci in persone migliori, più forti o almeno più resilienti.
Albert Einstein era solito dire che se c’era qualcosa per cui era grato alla vita era quella di avere incontrato tante persone che non credevano in lui. Sigmund Freud disse di essere un uomo fortunato perché nella vita niente gli fu facile.
Thomas A. Edison disse: “Non ho fallito, ho solo scoperto 999 modi di non fare una lampadina”. Per i geni, ogni errore, ogni evento negativo o “fallimento”, diventa una sorta di carburante che alimenta la loro perseveranza. Ciò non significa che non soffrano quando le cose non vanno come vorrebbero, ma decidono di trasformare quel dolore in un incoraggiamento ad andare avanti.
A volte si tratta solo di cambiare prospettiva
Secoli fa, Seneca, il filosofo romano, ci avvertì che: “L’imprevisto ha effetti schiaccianti, aggiungendosi al peso del disastro”. Ecco perché gli stoici incoraggiavano a prepararsi al peggio nel migliore dei modi.
Gran parte della paura di essere contagiati è dovuta al fatto che sentiamo di aver perso il controllo. E in effetti, esistono molti fattori che esulano dal nostro controllo, come la durata della quarantena e ciò che avviene intorno a noi. Ma ci sono altri fattori che possiamo influenzare per mitigare gli effetti psicologici dell’isolamento.
Mentre è vero che ci sono molti fattori che non possiamo influenzare, altri dipendono da noi. Pertanto, possiamo chiederci cosa possiamo fare e come possiamo essere utili.
E’ vero! La paura del contagio e la quarantena ci stanno mettendo a dura prova; noia, irritabilità, preoccupazioni e angoscia stanno bussando inesorabilmente alla nostra porta, giorno dopo giorno!
Siamo più o meno persuasi che sarà sempre peggio, che non ne usciremo vincenti. Questo perché ci concentriamo sul lato negativo e non siamo capaci di analizzare la situazione da una prospettiva più ampia.
Conosci la metafora del tappeto? Ogni tappeto ha due lati, se ci limitiamo a guardare il lato inferiore, quello a contatto con il pavimento, vedremo solo un groviglio di fili senza senso, non riusciremo a trovare il significato o vedere il disegno.
Il problema è che stiamo osservando dal punto di vista sbagliato, una prospettiva che ci fa trarre conclusioni errate e che alimentano una sofferenza inutile. Ma se siamo in grado di capire che possiamo girare il tappeto e osservarlo davanti, potremo non solo scoprirne il disegno, ma è anche probabile che resteremo meravigliati dalle risorse che siamo in grado di trovare in noi.
La nostra mente funziona più o meno allo stesso modo. Infatti, abbiamo una sorta di fissazione in merito alla ricerca del senso delle cose. Quando non riusciamo a “incastrare” una situazione nella storia della nostra vita, è come se questa restasse sospesa, bloccata, trasformandosi in un disco rotto che suona all’infinito.
La sofferenza utile
Diventare persone resilienti dopo una terribile esperienza di vita non vuol dire raggiungere l’immunità alla sofferenza, vuol dire che siamo riusciti a fronteggiare efficacemente le avversità e a dare nuovo slancio alla nostra esistenza.
Dunque, l’esposizione alle avversità può rafforzarci ma bisogna distinguere tra sofferenza utile e inutile.
La sofferenza inutile è quella che ci tiene bloccati, ci rende prigionieri e non ci consente di fluire con il corso naturale della vita. Questa sofferenza non ha un potere terapeutico, al contrario, alimenta tristezza, odio, rabbia e risentimento. Invece, la sofferenza utile è quella che ci rigenera e ci consente di affrontare il sentiero avverso rafforzati.
Il nostro animo va in frantumi, in mille pezzi per poi ricomporsi acquisendo una nuova forma, ancora migliore della precedente.
Naturalmente nessuno vuole ammalarsi, soffrire una perdita o vivere un fallimento, ma la vita ci mete dinanzi a mille difficoltà e dipende da noi approfittare della situazione per imparare e crescere o, al contrario, sprofondare in un mare di lamentele che non ci portano da nessuna parte.
Dopo la sofferenza… la rinascita
Non è affatto semplice vedere opportunità di crescita nelle difficoltà buie come questa; la pandemia lascerà il segno in molti di noi, sia negli affetti che in termini economici. Ma la vita scorre e a un certo punto torneremo alla “normalità” e sarà a quel punto che dovremo preservare l’idea che anche il peggiore dei mali può farci crescere! Esistono dei mali “inevitabili” che contengono delle lezioni di vita e sarebbe un vero peccato ignorarli.
Per esempio: la mia lezione di vita?
Quando commettiamo un errore, soffriamo per una perdita o inciampiamo nel nostro percorso, dovremmo sempre chiederci cosa possiamo imparare così da non rendere vana nessuna esperienza, neanche la peggiore.
Come diceva lo psicoanalista Viktor Emil Frankl “una situazione esterna eccezionalmente difficile offre all’uomo l’opportunità di crescere spiritualmente oltre se stesso”. Non possiamo scegliere le circostanze che ci è toccato vivere, ma possiamo scegliere come reagire e quale atteggiamento mantenere. Il modo in cui le affrontiamo, come individui e come società, può renderci più forti in futuro.
Quando uscirò da questo incubo (augurandomi di essere presente all’appello) mi toccherà fare un bilancio e trarre l’insegnamento di vita che questa pandemia mi ha dato.
Lezione medica: ho più di 50 anni e tutta la mia famiglia soffre di diabete. Sono ipertesa e non ho mai dato alcuna importanza ai miei dati clinici. Ho sempre trascurato i periodici check up, sempre condotto una vita sedentaria senza badare troppo a cosa ci fosse nel piatto! Il coronavirus ha messo in evidenza la mia fragilità medica. Fin da questa quarantena, mi sono ritagliata almeno 40 minuti al giorno da dedicare all’attività fisica a corpo libero (rigorosamente in casa). Ho iniziato a bilanciare le calorie introdotte con il mio reale fabbisogno e… sì, quando tutto sarà finito mi sottoporrò ai classici controlli medici. Ma gli insegnamenti non si limitano a fattori pratici.
Lezione emotiva: la quarantena ci ha costretti ad apprezzare anche quelli che prima non erano considerati “piaceri della vita” perché dati per scontato. Gioire delle piccole cose e praticare gratitudine anche in situazioni difficili non è da tutti.
Questa mattina mi ha regalato un’immensa gioia un piccolo bulbo in fiore fuori al terrazzo. Ho riscoperto il piacere di una chiacchierata “senza fretta” con un’amica… e riscoperto tanti piaceri che la vita frenetica mi aveva sottratto. Tra le altre cose, posso gioire di tutto l’affetto che molti miei lettori mi mostrano con i loro messaggi e commenti: un grazie di cuore! Andrà tutto bene amici! 🙂
L’accomodamento psicologico è qualcosa di “naturale” ma che purtroppo, a volte, ci impedisce di gioire delle piccole cose. Quando tutto sarà finito, conserverò dentro di me queste emozioni per riproporle sulla base quotidiana: niente dovrebbe essere dato per scontato!
Siamo ancora agli inizi di una quarantena che si prospetta lunga, sono sicura che io come tutti voi, riusciremo a trarre grande insegnamento da ciò che sta accadendo.
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