Hansel e Gretel, una fiaba per bimbi e genitori stanchi

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C’era una volta, tanto, tanto tempo fa, una famigliola che viveva in una casetta vicina ad un grande bosco. Il babbo e la mamma facevano i taglialegna e avevano due figli: un maschietto, Hansel, e una bambina, Gretel. Purtroppo erano molto poveri, ed i genitori non sapevano come fare per portare avanti la famiglia.

Forse in questi giorni o anche altre volte, in passato, ci siamo sentiti proprio così: carenti, pieni di bisogni, veramente a stento in grado di provvedere alla vita, ai bisogni dei nostri figli.

Abbiamo provato scoraggiamento e ci siamo chiesti come fare a portare avanti i nostri impegni lavorativi, la gestione della casa, i nostri personali turbamenti, bisogni di amicizie, affetti, riconoscimento sociale, poi di coppia e infine le necessità e richieste dei figli, tutte a nostro carico particolarmente ora che sono sempre chiusi con noi nella casetta.

Tutti i genitori, in questo periodo, stanno provando a seguire gli impegni di studio dei figli, le loro richieste di svago, le loro necessità di conforto, sicurezza, informazioni, orientamento, ricerca di senso, le loro difficoltà a gestire una vasta gamma di emozioni disforiche (rabbia, malcontento, noia, tristezza, malinconia, incertezza, paura…). La vita nella casetta va avanti con sforzo e conflitti difficili da gestire.

Una notte il babbo e la mamma erano tanto preoccupati da non riuscire a dormire, finché la donna propose di abbandonare i bambini nel bosco l’indomani.

Forse è necessaria una resa. Organizzata, meditata, o anche brusca. Noi non ce la facciamo più. Proviamo a lasciare i nostri figli, mentalmente, per un piccolo lasso di tempo, o spazio. Dobbiamo ritirare il nostro intervento. Vediamo cosa succede.

Hansel, dal suo letto, aveva sentito tutto. Allora aspettò che i suoi genitori si fossero addormentati e poi andò alla porta, che trovò aperta, uscì e andò a prendere due manciate di ciottoli del fiume.

Ecco che quando viene meno il nostro aiuto i bambini trovano risorse sconosciute in sé stessi. Non spaventatevi, è una fiaba! Sono personaggi inventati e avviene tutto nella fantasia, ma delinea un percorso. Poi finisce anche bene. Vediamo come si fa.

Intanto ripercorriamola e narriamola ai nostri figli, che probabilmente qualche volta hanno sentito che noi non ce la facevamo più e che quindi con la paura dell’abbandono necessariamente si confrontano.

La fiaba traccia un percorso possibile verso il lieto fine.

Hansel, il bambino, esce di notte e va a prendere i ciottoli al fiume. Compie un’azione molto coraggiosa, sfidando divieti comuni (uscire di casa da solo, in segreto, in piena notte…) e raccoglie i sassi, che probabilmente erano le cose con cui giocava più spesso. Vale come: “chiama a raccolta tutte le sue energie e risorse per far fronte all’emergenza di restare senza aiuto da parte degli adulti”.

La mattina seguente i genitori portarono i bambini nel bosco, accesero un grande fuoco e dissero loro di trattenersi li’ ad aspettarli, mentre loro avrebbero raccolto la legna. Pian piano trascorse tutta la giornata e si fece notte, ed i genitori non erano più tornati.

Questa sezione potrebbe rappresentare come ci possono percepire i nostri figli, come, in alcune occasioni, essi possano sentirsi abbandonati a tradimento. Non è detto che questo vissuto corrisponda effettivamente al trattamento che gli abbiamo riservato, ma potrebbe essere che essi si sentano traditi perché ingenuamente, come è tipico dei bambini molto piccoli, possono aver creduto nella nostra onnipotenza, nella nostra capacità di sopperire sempre ai loro bisogni, e invece arriva prima o poi il momento in cui sperimentano la frustrazione dei loro desideri, anche semplicemente per il divario che c’è tra desiderio e realtà. Possono allora attribuirci intenzioni malevole, vivere la nostra mancata disponibilità, anche se momentanea, come un dispetto contro il quale proveranno rabbia.

Quando sorse la luna, tuttavia Hansel e Gretel riuscirono a scorgere i sassolini lasciati lungo la strada, e seguendoli ritrovarono la via di casa. I genitori nel rivederli sani e salvi furono felici e li abbracciarono.

Qui si spiega come i bambini riescono a tornare in una condizione di benessere con i genitori: aguzzando la vista possono ritrovare le tracce lasciate quando erano in loro compagnia. Per i bambini che provano un senso di solitudine e abbandono è essenziale rinvenire i segni lasciati per sopperire la memoria nei momenti già vissuti di sicurezza e vicinanza.

Ritrovare i sassolini lasciati a marcare il cammino da loro personalmente, cioè ritrovare nella mente l’esperienza di conforto e calore, più che ottenere immediata soddisfazione ai loro bisogni come pretenderebbero.

Ed ecco che tornati a casa potranno trovare dei genitori nuovamente accoglienti e benigni.

Per un po’la vita riprese come prima nella casetta, ma presto si trovarono tutti nuovamente alle strette, ed i genitori decisero nuovamente di abbandonare i figli, portandoli, questa volta, più lontano nel bosco. Per la seconda volta Hans senti’tutto, ma non pote’ raccogliere i ciottoli vicino al greto del fiume quella stessa notte perché trovo’la porta chiusa. L’indomani mattina, allora, quando la madre offrì a ciascun bambino una fettina di pane Hansel non mangiò la sua, ma la nascose in una tasca e lungo la strada, mentre si inoltrava con la famiglia nel bosco, lasciò cadere dietro di sé delle bricioline di pane per segnare il cammino.

Quanto suonerà familiare questo gesto ai vostri figli, come è comune per molti di loro provare a conservare un po’ di cibo in tasca, per poterne disporre a piacimento in un altro momento e non provare il senso di dipendere da qualcuno che non potrà soddisfare immediatamente i loro desideri!

È una soluzione illusoria, naturalmente, tutti noi dobbiamo imparare a convivere col senso di bisogno e anche con le frustrazioni che comporta l’interdipendenza nelle relazioni affettive. L’ impazienza dei bambini è rappresentata nella fiaba dagli uccellini che mangiano tutte le briciole.

Infatti…

Di nuovo i genitori lasciarono i bambini soli nel bosco e poi non tornarono a riprenderli. Hansel cercò allora le briciole per ritrovare la strada, ma non ne trovò neppure una perché gli uccellini le avevano mangiate. Così i bambini soffrirono il freddo e la fame, tutti soli, finché seguendo un uccellino non si trovarono davanti ad una spettacolare casetta tutta fatta di delizie: mura di marzapane, tetto di cioccolata, zuccherini per decori, etc Iniziarono a mangiare a più non posso ma poi scoprirono che era stato tutto congegnato da una strega, che li imprigiono’ e mirava a cibarsi lei stessa di loro.

Ecco come ci vedono i bambini: meravigliose, fantastiche delizie che potrebbero accoglierli e saziarli per sempre ma che in realtà sono solo inganni di perfide streghe che non vogliono il loro bene, anzi, li vogliono ingurgitare! Questo è quello che provano, ecco spiegati i loro capricci tanto furibondi, quelle pretese e proteste che appaiono proprio irriducibili!

La svolta che permette il lieto fine si ha quando Hansel e Gretel riescono a tollerare per un po’ sacrifici, incombenze, perfino un po’ di immobilità (il maschietto viene imprigionato), ma poi trovano un modo per cucinare la strega, e non la mangiano, perché sono diventati capaci di ingegnarsi, organizzarsi con tutte le loro risorse e capacità, non dipendono più in modo tanto infantile da una mamma che li soddisfaceva in pieno allattandoli come da piccolissimi… e infatti si procurano piuttosto dei tesori che gli permetteranno, una volta tornati a casa, di trovare un nuovo, duraturo benessere familiare.

L’altra parte della medaglia è che i genitori, dopo aver permesso ai figli di provare le loro capacità rinunciando a sopperire sempre in tutto ai loro bisogni, riposati, riaccolgono i figli a braccia aperte, e questa conciliazione coincide con la scoperta e valorizzazione dei tesori che i bambini stessi apportano, con la loro unicità, la ricchezza dei loro affetti e le preziose competenze che sviluppano giorno per giorno.

Autore: Stefania Ursillo, psicologa e psicoterapeuta
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BIBLIOGRAFIA
Crescere con i figli Massimo Ammanniti Mondadori 2011
Il mondo incantato Bruno Bettelheim, Feltrinelli 2004
Guarire con una fiaba Paola Santagostino Urra 2004