Titolo: Big Little Lies
Serie: 2 stagioni
Anno: 2017 – 2019
Regia: Jean-Marc Vallée
Temi trattati: aggressività, violenza emotiva, violenza fisica, victim blaming, bullismo, gestione della rabbia, violenza domestica, narcisismo patologico, disturbo post traumatico da stress, genitori elicottero, dipendenza affettiva, parenting, trasmissione trans-generazionale del trauma.
Voto: 4/5
Colonna sonora: 9/10
La serie è basata sul romanzo Piccole grandi bugie di Liane Moriaty.
La trama
Big Little Lies racconta di un misterioso decesso consumatosi nella cornice di Monterey (California). Chi è morto? Come sono andate le cose? Si scoprirà molto più avanti. Nel frattempo la narrazione distribuisce pochi indizi e concede al telespettatore dei frammenti di vita fatti di abusi, traumi e violenze.
Osservate da lontano, nelle loro lussuose ville vista mare, le protagoniste sembrano condurre vite invidiabili, man mano che gli episodi scorrono e i personaggi vengono inquadrati più da vicino, in ogni famiglia si palesa una disfunzionalità eclatante: difficili rapporti madre figlia, separazioni, tradimenti, stupri, giochi di potere, abusi emotivi e violenza domestica.
La serie enfatizza la selvaggia teatralità della classe alta, lo fa nei dialoghi, nei modi e nell’aria altamente competitiva che si respira intorno alla scuola elementare di Monterey. Le location scelte farebbero arrossire anche il miglior agente immobiliare di lusso!
La trama della seconda stagione si struttura sulle macerie della prima. Qui, sono affrontati temi come l’adeguatezza (o inadeguatezza!) genitoriale, l’affido, la tutela dei minori e il perdono. Personaggi rimasti più in ombra nella prima stagione giungono alla ribalta.
Cast e riconoscimenti
La seria vanta uno splendido cast; spiccano i nomi di Reese Witherspoon, Nicole Kidman, Shailene Woodley e, nella seconda stagione, si aggiunge una strepitosa Meryl Streep. La regia è di Jean-Marc Vallée, la stessa della magnifica miniserie Sharp Objects. La colonna sonora è stata curata in modo impeccabile, a partire dal tema di apertura “Cold Little Heart” di Michael Kiwanuka. I temi affrontati sono di assoluto spessore e la trattazione è tutt’altro che superficiale.
La serie tv Big Little Lies ha collezionato un gran numero di premi, tra gli altri riconoscimenti, segnalo le tre candidature a Golden Globes e le sei candidature a Critics Choice Award (aggiudicandosene quattro).
Profilo psicologico dei personaggi
Attenzione!
Quanto riportato di seguito andrebbe letto solo dopo la visione. La spiegazione delle dinamiche psicologiche e i profili dei personaggi sono ricchi di spoiler.
Nel leggere le varie recensioni di Big Little Lies, gli autori si sono soffermati esclusivamente sul legame di amicizia che emerge tra le protagoniste. Il messaggio che passa è quasi questo: quando le donne si uniscono possono superare qualsiasi sfida.
Un messaggio bellissimo, ma la serie Big Little Lies è più profonda di così. Certo, Big Little Lies mette in evidenza quanto i legami di amicizia possano essere supportivi ma c’è molto più di questo.
Ecco le molteplici dinamiche psicologiche che emergono nei profili dei personaggi. Partiamo da Madeline Martha Mackenzie e suo marito Ed.
Madeline Martha Mackenzie e Ed Mackenzie
Madeline (Reese Witherspoon) ha un divorzio alle spalle e un nuovo matrimonio che sembrerebbe destinato a fallire. Il secondo marito è Ed Mackenzie, un uomo che è stato completamente inglobato nella vita di Madeline fino ad annullare se stesso. La personalità di Ed è sfumata, così come le sue idee e le sue preferenze che sembrano perdersi tutte in quelle di Madeline; Ed ha una chiara dipendenza affettiva che subirà un’evoluzione nel corso della seconda stagione.
Madeline sembra avere difficoltà nella gestione della rabbia, dietro questa problematica si nasconde una più profonda ferita che verrà fuori più avanti, anche grazie alla seduta con una terapeuta. La donna non è mai riuscita a completare gli studi, non ha mai frequentato il college e questo le ha creato un forte senso di inferiorità (legato soprattutto alle cure genitoriali inadeguate che ha ricevuto durante l’infanzia). La sua vita è stata caratterizzata da abbandoni (una madre assente, un padre che ha abbandonato la famiglia), così la laurea era divenuto l’unico modo che la donna aveva idealizzato per affermare il suo valore. Un valora mai validato da genitori abbandonici e inaccudenti.
Non potendo coronare il suo sogno in modo diretto, Madeline ha sviluppato diversi meccanismi di compensazione: un eccessivo senso di giustizia e l’uso delle due figlie come oggetti per raggiungere i suoi scopi falliti.
All’apparenza Madeline può sembrare qualsiasi cosa eccetto una donna insicura, eppure lo è. Vedremo che il suo senso di inferiorità la porterà a compiere qualsiasi gesto per raccogliere prove del suo valore, persino invitare tutte le amiche della figlia in una costosissima gita a Disney World.
Mediante le due figlie, Madeline vede gli strumenti per confermare il suo valore. Il marito, accondiscendente e dipendente affettivo, è solo l’ennesimo espediente… tuttavia, Ed affronta una evoluzione. Messo dinanzi al tradimento della moglie, Ed decide di reagire, affronta un distacco, spezza uno schema e si concede spazio. Se dapprima la vita di Ed ruotava intorno alle volontà di Madeline, dopo il tradimento subito decide di ri-cominciare la relazione dettando nuove regole e scadendo i suoi confini (per iniziare, rifiuta la proposta di una cerimonia pubblica). Alla fine della seconda stagione, la personalità di Ed non è più così sfumata!
Jane Chapman, il recupero dopo il trauma
Jane Chapman (interpretata da Shailene Woodley), è l’ultima arrivata di Monteray. Entra subito nelle grazie di Madeline perché, come afferma la donna in uno dei primi episodi: ama le persone in difficoltà. Madeline ama le persone problematiche perché in queste rivede se stessa, e aiutando il prossimo vuole da un lato dimostrare il suo valore e dall’altro salvare se stessa. E’ questa caratteristica che fa scattare subito una forte simpatia tra Madeline e Jane.
Tra tutti i personaggi, Jane è paradossalmente quella che adotta comportamenti più funzionali. Si inserisce con molta fatica nel contesto lussuoso di Monteray. La sua prima e unica esperienza sessuale è stata uno stupro, durante il quale ha concepito suo figlio Ziggy. Jane non è riuscita a elaborare la violenza subita tanto che dopo lo stupro non ha avuto altre storie e si è chiusa profondamente in se stessa.
La donna vive una sfumata sindrome da stress post traumatico: ha crisi di rabbia improvvise, si dissocia, ha pensieri ossessivi sull’uomo che l’ha stuprata…. Entro la fine della prima stagione, Jane conosce il suo carnefice e condivide il suo dolore con le amiche più intime: è a partire da questa prima condivisione che inizia il suo percorso di guarigione. Entro la fine della seconda stagione, Jane supera completamente il trauma subito e riesce a iniziare una relazione sentimentale.
Celeste Wright e Perry Wright, una relazione perversa
Tra tutti i matrimoni, quello di Celeste e Perry è il più disfunzionale. Una relazione perversa e malata che porta Celeste (Nicole Kidman) a subire continue percosse. La violenza è di casa tra le mure domestiche Wright.
Per Perry, i confini tra violenza e intimità sono nebulosi, tanto che le sue percosse sfociano spesso in un rapporto sessuale. Celeste subisce e si adatta a questa dinamica che presto o tardi diventa parte della sua “normalità” quotidiana. A farle aprire gli occhi è la sua terapeuta. Celeste ha forti capacità introspettive ma poca stima di sé.
Perry ha imparato che nell’amore vi deve essere una dose di sofferenza e senso di colpa. Lo ha fatto vivendo una terribile esperienza contornata da un legame traumatico, quello con sua madre Mary Louise. Quando aveva soli 5 anni, Perry perse suo fratello in un incidente stradale, a guidare era la madre che incolpò il figli superstite di averla distratta.
Mary Louise, non riuscendo ad assumersi la responsabilità della morte di suo figlio, riversò tutte le colpe su Perry fino ad arrivare a percuoterlo più volte. Perry amava sua madre e, anche se non aveva nessuna responsabilità nella dinamica dell’incidente, finì per sentirsi in colpa nei suoi confronti. Il modello interiorizzato “sensi di colpa + violenza + amore” è quello che Perry ripropone con la moglie Celeste.
Perry, nel matrimonio con Celeste, riproponeva il modello d’amore appreso dal legame traumatico con sua madre, rendendo la vita di Celeste altrettanto traumatica. Dopo aver picchiato la moglie si sentiva estremamente in colpa e fortemente innamorato, pentito di ciò che aveva fatto, sommergeva Celeste di cure… Ecco che, quando i lividi di Celeste scomparivano e i sensi di colpa di Perry cessavano, doveva arrivare un’altra dose di violenza per riproporre ancora e ancora lo stesso copione.
Perry era riuscito a distaccarsi dalla madre cambiando città e seguendo una carriera brillante. Temeva che Celeste potesse distaccarsi da lui (proprio come si era distaccato dalla madre) lavorando e coltivando nuove amicizie, così Perry sentiva il bisogno di controllare Celeste, con la pretesa di “tenerla in casa” piuttosto che saperla a lavoro.
Celeste, un avvocato di successo, è rimasta completamente invischiata nella relazione con Perry. Perché non ha mai parlato delle percosse subite? Perché non ha chiesto aiuto alle amiche? Per un meccanismo noto come victim blaming.
La fine del matrimonio arriva con la morte di Perry, durante una festa organizzata dalla scuola elementare. Nello stesso episodio (l’ultimo della prima stagione), si scopre che a stuprare Jane era stato proprio Perry, il marito di Celeste. Chi ha ucciso Perry? Non è stata ne’ Jane ne’ Celeste ma un’altra donna con un vissuto irrisolto, Bonnie.
Mary Louise Wright
La madre di Perry (interpretata da Meryl Streep) è una donna manipolatrice e ambivalente. Non ha mai superato la perdita del suo primo figlio e ora incolpa Celeste per la morte del suo secondo figlio. Con Mary Louise si dà il via a tre generazioni di passivi aggressivi. Mary Louise lo è, così come lo era il figlio Parry, uno dei gemelli, figli di Perry e Celeste, mostra comportamenti passivi-aggressivi. Il tema della trasmissione trans-generazionale del trauma è perfettamente incarnato osservando la personalità di madre (Mary Louise), figlio (Perry) e nipote (figlio di Perry e Celeste Wright).
Per punire Celeste, Mary Louise decide di avviare una causa per ottenere la custodia dei suoi nipoti. E’ così che vengono fuori molti fantasmi dal passato della donna, dal presente di Celeste e dall’infanzia di Perry.
Bonnie Carlson
Bonnie, interpretata da Zoë Kravitz, è la moglie dell’ex marito di Madeline. Bonnie si mostra estremamente equilibrata e auto-consapevole. Si è distaccata da un passato burrascoso e a Monteray ha conquistato una sua dimensione stabile… Peccato che qualsiasi stabilità, se non verte su fondamenta solide, può essere facilmente perturbata.
A scuotere la vita di Bonnie è stato l’omicidio di Perry. Perché Bonnie Carlson ha scaraventato giù per le scale Perry? Perché in lui, in quel momento, vedeva sua madre e in Celeste se stessa. Perry, forte, prepotente e violento, le ha richiamato alla mente sua madre (altrettanto prepotente e violenta) e nella fragilità di Celeste ha rivisto la sua ferita. Ecco che la rabbia sale, la pressione emotiva diventa incontenibile e si trasforma in azione: Bonnie corre e uccide Perry. E’ questo il segreto che unisce le cinque di Monteray.
Il gesto non è servito a Bonnie. Se la morte di Perry può costituire una svolta nella vita di Jane (era stato il suo carnefice), non può servire a Bonnie, una donna che ha dovuto scappare dalla madre per ritrovare un precario equilibrio. Ecco che i sensi di colpa e il dolore entrano prepotenti nella vita di Bonnie.
Durante la seconda stagione, in casa Carlson arriva la mamma Bonnie. La domanda cardine che ruota intorno a questo personaggio è una: una figlia abusata e maltrattata da sua madre, sarà mai in grado di perdonarla e voltare pagina? Lo sarà, ma solo quando la madre sarà colpita da un ictus che la ridurrà in fin di vita… solo a quel punto il perdono arriverà perché la madre sarà vista come debole e tutto assumerà una nuova dimensione.
Renata Klein
Renata Klein (Laura Dern) proprio come Madeline, usa la figlia come un oggetto. Se nel caso di Madeline vi ere un senso di inferiorità da compensare, nel caso di Renata Klein vi è un narcisismo patologico dove l’affermazione di potere è tutto.
La figlia di Renata, Amabella, è trattata in ogni contesto, anche nella sofferenza, come una netta estensione della madre. I bisogni della figlia sono sistematicamente sostituiti con quelli di Renata. Anche se all’apparenza il meccanismo soggiacente può sembrare simile a ciò che avveniva nella famiglia Mackenzie, vediamo che cause ed effetti sono diversi.
Gli atteggiamenti dei genitori si riflettono fortemente sulle azioni dei figli
Big little lies è un telefilm incredibilmente bello non per una trama sensazionalistica ma per le dinamiche psicologiche ben curate e che riflettono una realtà che troppo spesso trascuriamo. Nella serie, il mondo degli adulti si fonde con quello dei più piccoli rimarcando come gli atteggiamenti dei genitori si riflettono sulla personalità e sulle azioni dei figli. Per fare qualche esempio.
Amabella è vittima di bullismo ma, sapendo che di fatto non può contare su una madre realmente protettiva e accudente, preferisce tacere e omettere il nome del bullo. Ziggy, riconoscendo nella madre un vero punto di riferimento, si apre e racconta a Jane ciò che avviene tra i banchi di scuola.
I gemelli, figli di Perry e Celeste, hanno assistito più volte a violenze domestiche e si portano dentro problemi di rabbia, si comportano come bulli e, anche nella seconda stagione vedono un approccio passivo-aggressivo alle problematiche (uno dei gemelli stringe il cibo quando la mamma le dà una brutta notizia).
La figlia maggiore di Madeline si sente oppressa, si ribella completamente ai canoni di perfezione tanto che decide di mettere all’asta la sua verginità e abbandonare gli studi.
Questo articolo è parte della rubrica cinematografica e delle serie tv di Psicoadvisor. La rubrica è curata dalla dott.ssa Anna De Simone. Se sei appassionato di Serie TV e Cinema e vorresti leggere altri articoli come questo, puoi seguirci su Facebook: sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor e sull’account di Anna De Simone