Piangere fa bene, certo, ma come tutte le affermazioni che coinvolgono la sfera psichica, anche questa necessita di essere contestualizzata. E’ vero che piangere fa bene ma è altrettanto vero che gli eccessi possono essere indici di un disagio emotivo. In questo contesto, piangere senza motivo potrebbe essere un sintomo da approfondire così come la voglia di piangere.
Quando veniamo al mondo, il pianto è l’unico strumento comunicativo che abbiamo a disposizione. E’ con il pianto che comunichiamo qualsiasi forma di disagio. Ed è nei primi anni di età che si forgia il rapporto che attualmente abbiamo con le lacrime.
Le lacrime possono essere uno strumento utile anche in età adulta. Piangere fa bene, basterà pensare a quel pianto liberatorio che dopo ci fa sentire più leggeri. Piangere fa bene non solo a sé ma anche all’interlocutore: le lacrime aggiungono valenza al messaggio che vogliamo comunicare. Secondo i ricercatori dell’Università del Maryland (Baltimora), le lacrime sono una sorta di lubrificante sociale, atte a garantire un buon funzionamento relazionale migliorando la comunicazione tra le persone.
Le lacrime sono un potente catalizzatore di cure. L’università di Tilburg ha dimostrato che una persona in difficoltà ha più possibilità di essere aiutata se chiede aiuto in lacrime (Evolutionary Psychology, 2013). Ma cosa succede se ci si ritrova a piangere senza motivo? Anche questa manifestazione può essere considerata sana e terapeutica? Vediamo tutti i dettagli.
Piangere fa bene?
Mettendo da parte il ruolo sociale del pianto, arriviamo alla domanda cruciale: piangere è terapeutico?
E’ bene sottolineare che il presunto ruolo “benefico” del pianto è stato smorzato nel tempo. Negli anni ’80, il biochimico Frey ha scoperto che le lacrime emotive contenevano più proteine rispetto alle lacrime non emotive (esaminando la lacrimazione prodotta tritando una cipolla o dalla congiuntivite). La conclusione dello studio affermava che quando si piange per motivi emotivi, siamo più coinvolti e le lacrime coadiuvano il processo di guarigione.
Le ricerche di Frey sono state messe in dubbio da studi più recenti. Secondo un’indagine, dopo il pianto, solo circa il 30% degli intervistati ha affermato di sentirsi meglio. Il 60% non ha notato alcun beneficio mentre circa il 9% ha riferito un peggioramento dello stato d’animo (Journal of Research in Personality).
Ma il pianto va contestualizzato. In ambito terapeutico il pianto può avere un effetto catartico nelle persone che hanno difficoltà a esprimere le proprie emozioni.
Ad oggi, le ricerche suggeriscono che:
- A livello elementare, piangere aiuta a mantenere gli occhi lubrificati e puliti.
- Le lacrime aiutano ad alleviare il dolore in quanto sarebbero connesse al rilascio di endorfine, quindi piangere dopo un infortunio può avere un impatto positivo sul corpo.
- Si pensa che le lacrime emotive possano aiutare a inibire il rilascio degli ormoni dello stress.
- Il pianto è un mezzo per esprimere le proprie emozioni, si parla di “pianto catartico” quando è associato all’elaborazione di un trauma, un ricordo o vissuto doloroso.
Fa bene piangere solo quando questa espressione è adeguata al contesto. Le ricerche ci suggeriscono che un eccessiva facilità alla lacrima può essere correlata a un disagio emotivo.
Stile di attaccamento e pianto
Il pianto può riflettere lo stile di attaccamento e sì, piangere fa bene, ma solo entro certi limiti. Nella pubblicazione “Seeing Through Tears”, la psicoterapeuta Judith Kay Nelson PhD, riporta i risultati di ricerca del suo team e conclude che le persone con un attaccamento sicuro si sentono a loro agio con il pianto, riescono a piangere in caso di lutto e di intenso dolore.
Le lacrime sono un modo per esprimere le proprie emozioni, si tratta di una modalità consolidata nel tempo, normale e sana. Al contrario, le ricerche di J.K Nelson (Routledge, 2005), riferiscono che chi ha un attaccamento ansioso, potrebbe essere eccessivamente incline al pianto.
Nel 2012, i ricercato dell’Università di Tiburg, hanno scoperto che stili di attaccamento evitanti possono causare una inibizione nell’esprime le proprie emozioni. Queste persone non riuscirebbero a piangere e anche in situazioni di forte dolore, si sforzavano per inibire le lacrime.
In sintesi. Un attaccamento ansioso-dipendente, può causare una maggiore frequenza del pianto. Un attaccamento insicuro-evitante, può innescare l’esatto opposto, con persone che non riescono a piangere. L’equilibrio si riscontra in chi ha un attaccamento sicuro che sembrerebbe piangere in modo adeguato al contesto.
Piangere senza motivo
Piangere senza motivo non è una peculiarità di chi ha uno stile di attaccamento ansioso. Anche le persone con uno stile affettivo sicuro possono ritrovarsi a piangere senza conoscere il perché.
In realtà non si piange mai senza motivo, le cause possono essere occulte ma ci sono. Se ti viene da piangere senza motivo, sappi che un motivo per piangere ce l’hai ma non riesci a individuarlo. Se ti viene da piangere senza motivo, considera questi fattori.
Conti in sospeso con il passato
Molte persone hanno innumerevoli conti in sospeso con il passato e non se ne rendono conto. Se sei in auto, nel traffico, e all’improvviso ti viene da piangere, non c’è nulla di sbagliato in te. Nella tua mente è stato evocato uno stato d’animo che ti riporta a qualcosa di irrisolto. Inoltre, se non sei consapevole della quantità di stress emotivo a cui sei sottoposto, può capitarti spesso di aver voglia di piangere senza riuscire a cogliere l’origine di questo malessere. Sappi che c’è una differenza tra aver voglia di piangere e piangere senza alcun motivo (l’approfondiamo successivamente).
Molte persone ignorano la sofferenza, ignorano i torti subiti e rispondono con la rabbia a qualsiasi sollecitazione emotiva, tuttavia la rabbia non basta. I malesseri trovano sempre una via di sfogo, che sia la psicosomatica o una crisi di pianto, se c’è un disagio emotivo troverà il modo per affiorare a galla.
Se l’emozione predominante che più esprimi e più senti è la rabbia, probabilmente non sei stato educato a tollerare, a sentire ed esprimere altre emozione. La rabbia funziona come calotta sferica che copre tutte le altre emozioni… quando la rabbia cala e ci sentiamo più vulnerabili, la voglia di piangere può emergere anche senza un apparente motivo. Questo capita spesso a chi è cresciuto in un ambiente altamente invalidante.
La depressione
Non devi essere necessariamente depresso per sperimentare sintomi della depressione. La depressione è un disturbo dell’umore molto comune, tuttavia, non devi soffrire necessariamente di depressione clinica per manifestarne alcuni aspetti, talvolta la depressione è presente in forma latente o sub-clinica. Alcuni sintomi della depressione sono: tristezza persistente, senso di vuoto e disperazione. Ognuno di questi sintomi può scatenare facilmente una crisi di pianto improvviso.
L’ansia
L’ansia è una condizione clinica che può predisporre al pianto improvviso. Chi soffre d’ansia già manifesta una prima forma di inconsapevolezza emotiva. L’ansia produce una costante tensione interiore che talvolta può convogliare in una crisi di piante o addirittura in un attacco di panico. L’ansia può manifestarsi con sintomi inaspettati come un mal di testa o il pianto.
Gli ormoni
Gli ormoni possono predisporci al pianto improvviso, le donne che soffrono di una sindrome premesturale particolarmente accentuata, possono ritrovarsi a piangere senza motivo. Anche la maternità può indurre una condizione di particolare sensibilità emotiva. Provare a monitorare il ciclo mestruale può essere utile per correlare il pianto a una causa ormonale.
Una separazione non elaborata
Un lutto mai elaborato può causare crisi improvvise di pianto. Puoi ritrovarti a piangere senza motivo se stai inconsapevolmente soffrendo per la perdita di una persona cara, anche se la scomparsa è avvenuta diversi anni fa.
Quali sono le cause?
Un lavoro introspettivo può far luce sulle cause che inducono a piangere senza motivo o che innescano voglia di piangere. Secondo il ricercatore Vigerhots, professore di psicologia clinica presso l’Università di Tilburg in Olanda, noi umani piangiamo sostanzialmente per due motivi: l’impotenza e la perdita. Perdita e impotenza indurrebbero uno stato di sconforto tale da convogliare al pianto.
Se ci ritroviamo a piangere senza un motivo, probabilmente è perché sentiamo la mancanza di qualcosa che ci è stato negato (un amore passato, attenzioni, affetto materno…) oppure ci sentiamo impotenti di fronte a una situazione che ci attanaglia.
Aver voglia di piangere
Come premesso, c’è una netta differenza tra il ritrovarsi in lacrime e la voglia di piangere. Chi ha voglia di piangere senza riuscirsi può essere cresciuto con genitori che invalidavano selettivamente le manifestazioni emotive più intense. In questo scenario, la voglia di piangere manifesta la volontà di affermare se stessi.
Molti genitori tendono ad ammonire il pianto con frasi come: se piangi la mamma sta male. Oppure, “sei stupido! E’ inutile che piangi…”, ancora “sei un piagnucolone!” (con fare dispregiativo e di scherno)… In pratica il pianto non è una manifestazione emotiva che viene facilmente accolta ad un genitore. Quando i genitori penalizzano tutte le manifestazioni emotive più intense, il bambino imparerà a ignorare i suoi vissuti interiori fino a negare se stesso. In contesti particolarmente invalidanti, il bambino può sviluppare un sé su base compiacente, cioè un sé strutturato per gratificare il genitore e non se stesso.
Da adulti, quando l’integrità del proprio sé subisce una minaccia, la risposta potrebbe essere la voglia di piangere per potersi finalmente affermare. In questo caso la “voglia” può insorgere nei contesti più disparati, quando si è nervosi (in preda alla rabbia), quando ci si sente prevaricati dal prossimo o quando si percepisce di aver subito un’ingiustizia.
Se hai voglia di piangere ma non ci riesci, prova a fare l’esercizio introspettivo presente nell’articolo: non riesco a piangere.
Piangere troppo facilmente
Chi piange con estrema facilità può avere difficoltà nel regolare il volume delle emozioni. Se le emozioni percepite sono così intense, come non piangere a dirotto in caso di una lite? Se ti capita di piangere spesso e vorresti evitare di farlo in pubblico, sappi che puoi esercitarti nel regolare al meglio il volume delle tue emozioni.
Puoi esercitarti a tollerare le emozioni intense e soprattutto imparare a fronteggiare l’escalation emotiva tipica di situazioni come litigi, contrasti o contesti in cui ti senti impotente.
Se ti capita di piangere per ogni attrito, è probabile che tu abbia uno stile affettivo insicuro o dipendente. In questo caso, le situazioni conflittuali improvvise possono rievocare alla mente dei pattern abbandonico. In altre parole, un litigio, una netto disaccordo, fanno emergere la minaccia di un abbandono, un’eventualità così terrorizzante che innesca il pianto. In alcuni scenari in cui l’abbandono è solo evocato implicitamente, potresti ritrovarti a piangere senza motivo.
Sappi che il pianto può essere anche una risposta appresa durante l’infanzia. Se hai avuto un genitore molto fragile, estremamente ansioso o che piangeva facilmente, sappi che hai assorbito questa modalità.
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