L’ansia interiorizzata: sintomi e campanelli di allarme

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

L’ansia non è necessariamente negativa, anzi, a volte, sentirsi ansiosi è perfettamente normale, soprattutto in circostanze particolari come ad esempio quando si sta per prendere un’importante decisione oppure poco prima di un esame o un colloquio di lavoro; in questi casi, si parla non a caso di ansia da prestazione, proprio per legare il fenomeno ad un evento particolare.

Se l’ansia da prestazione è nota a tutti, esiste un’altra forma di ansia più subdola e occulta: l’ansia silenziosa. In genere, l’ansia silenziosa viene completamente ignorata e sottovalutata, eppure può essere ugualmente invalidante. L’ansia silenziosa ci colpisce senza sintomi eclatanti, si manifesta come una resistenza o un evitamento. Non sempre chi soffre di questa forma d’ansia ne è consapevole, perché non è detto che per forza questa si manifesti con stress, pensieri intrusivi o battito cardiaco accelerato. A volte l’ansia emerge con piccole e  insignificanti sensazioni sgradevoli che alla lunga generano insoddisfazione, frustrazione e, ahimè, ansia generalizzata, cioè una forma d’ansia manifesta che è priva di una causa evidente.

L’ansia silenziosa si mimetizza nello stile di vita

Potremmo definirla un’ansia mimetizzata che diventa parte integrante dell’individuo, o meglio, parte limitante della vita della persona: impedisce un cambiamento, frena un percorso di crescita, arresta la carriera universitaria, innesca evitamenti e impedisce il compimento di obiettivi come può essere la dieta o il raggiungimento di uno scopo più o meno importante. Questa forma d’ansia, essendo subdola, non si manifesta nella forma dei classici sintomi quali tachicardia, palpitazioni, senso di costrizione toracica, mancanza di respiro, vertigini, instabilità, tremori, sudorazione… ma si manifesta con limitazioni che spesso vengono interpretate come “limiti personali” o sottovalutate. Quando queste limitazioni vengono ignorate completamente, spesso si attivano meccanismi di difesa e distorsioni cognitive.

Per esempio, uno studente che soffre di ansia silenziosa potrebbe procrastinare ad oltranza il momento dello studio fino a non studiare affatto, e poi abbandonare l’università pensando “le materie non erano interessanti” oppure “sono troppo svogliato per studiare“. Come è chiaro, l’ansia silenziosa può causare delle vere e proprie limitazioni, la persona dell’esempio, non essendo consapevole delle proprie resistenze ansiose, ha letto la realtà in modo sbagliato precludendosi un obiettivo alla sua portata.

In altre parole, le persone che soffrono di ansia silenziosa sono intrappolate in meccanismi psichici che si auto-alimentano e non riescono a crescere finché non prendono consapevolezza della propria situazione, cosa non facile in mancanza di sintomi eclatanti!

L’ansia come sentimento inaccettabile

Perché l’ansia diventa silenziosa? Semplicemente perché non è in linea con la struttura di un sé infrangibile e infallibile che è stato costruito nel tempo e indotto da figure accudenti inadeguate. Chi cresce con genitori con grosse aspettative, oppure genitori fortemente giudicanti, controllanti, opprimenti (…), finisce per dare dei limiti alle emozioni che può e NON può provare. Questi bambini, una volta adulti, non solo non saranno in pieno contatto con i propri bisogni emotivi, ma avranno costruito una maschera in grado di renderli impermeabili a determinati vissuti.

Queste persone, durante l’infanzia hanno imparato che farsi sopraffare da uno stato ansioso, poteva costituire una minacci alla propria sopravvivenza. Quando veniamo al mondo, infatti, lo facciamo con il bisogno di instaurare un legame sicuro: siamo geneticamente programmati per sviluppare un legame di attaccamento. E’ in quel legame di attaccamento che risiede la strategia evolutiva per la propria sopravvivenza: il neonato non può provvedere a se stesso, legando con un adulto, si assicura cure e accudimento. Purtroppo non tutti i genitori sono in grado di fornire rassicurazioni al bambino che, per garantirsi il legame di attaccamento, è disposto a fare grandi sacrifici e talvolta è costretto a mettere da parte i suoi bisogni per soddisfare quelli del genitore. Semplicemente il bambino non ha altra scelta che modellare se stesso in risposta ai bisogni dell’ambiente esterno.

Chi è cresciuto con il ruolo del figlio modello, eccellenza in tutto, per mantenere determinati standard ha dovuto rinunciare a dei vissuti emotivi sopprimendoli completamente. Insomma, l’ansia è un lusso che alcune persone non possono proprio concedersi. Le reazioni cognitive all’ansia possono compromettere il buon funzionamento del bambino agli occhi del genitore, così vengono soppresse in età precoce e continuano a essere soppresse per tutta la vita dell’individuo.

L’imperativo diviene “contenimento a tutti i costi”. Purtroppo quando l’ansia non può manifestarsi con sintomi espliciti, finisce nel corpo (prurito psicosomatico, sudore psicosomatico, bruciori di stomaco…). Persone molto schematiche e metodiche hanno posto dei limiti alle emozioni che possono concedersi. Queste persone, all’apparenza presentano un buon funzionamento, anzi, un funzionamento eccellente ma in un solo ambito della vita. Per esempio, delle limitazioni affettive possono portare l’individuo a compensare fortemente con il lavoro; molti imprenditori, divengono impermeabili all’ansia legata al rischio e riescono a raggiungere il successo economico proprio negando a se stessi l’esistenza degli stati ansiosi, tuttavia, queste stesse persone potrebbero presentare una vita affettiva carente, costellata da relazioni superficiali.

Cosa fare in caso di ansia silenziosa?

Innanzitutto è necessario imparare a cogliere i segnali della sua presenza. Chi soffre di ansia silenziosa vive una serie di forzature che possono manifestarsi a livello psicosomatico soprattutto nelle ore serali. Il prurito psicosomatico (in particolare, il prurito alle mani) potrebbe essere un indicatore da non trascurare. Soffermarsi sui sintomi psicosomatici e sul periodo di insorgenza, potrebbe aiutare ad orientarsi nella comprensione di uno schema. Per esempio, se il sintomo insorge in prossimità di un evento (una telefonata, un appuntamento con un genitore…) potrebbe fornire degli indizi di partenza.

Una volta divenuti consapevoli della propria ansia silenziosa, è possibile iniziare a lavorare con piccoli passi. Chi soffre di ansia silenziosa, spesso non ha grossi problemi di autostima, anzi, l’autostima sociale può essere anche a buoni livelli (ciò si traduce in buona fiducia in sé e nelle proprie capacità), tuttavia ha problemi con l’amore di sé: nonostante la sana autostima, queste persone faticano a volersi bene. Accogliere se stessi è un passo fondamentale, così come lo è imparare a comprendere i propri bisogni più profondi.

Chi soffre di ansia silenziosa, infatti, spesso compie scelte dettate esclusivamente dall’immagine di sé che vuole riflettere. La sera, quando le difese dell’Io sono basse, è possibile tentare degli esercizi introspettivi per comprendere meglio se stessi. Un percorso di psicoterapia può essere un ottimo alleato per chi soffre di ansia silenziosa e vuole superare disturbi psicosomatici, evitamenti e resistenze.

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