Nel corso del tempo la ricerca scientifica ha gradualmente messo in luce come lo stato di salute e lo sviluppo di bambine e bambini non sia solo frutto del patrimonio genetico ereditato dai genitori: un ruolo importante spetta anche ai comportamenti adottati nel periodo immediatamente precedente il concepimento e fino ai 2 anni di vita dei piccoli; un periodo che copre approssimativamente mille giorni.
Molti studi scientifici, infatti, dimostrano come, tra il bambino e gli adulti con cui si relaziona, a partire dalla mamma durante i 9 mesi di gestazione, fino alla cerchia familiare, siano in grado non solo di sviluppare le sue capacità cognitive, ma anche di fungere da regolatori di ormoni che influenzano la trascrizione dei suoi geni, facendo sì che alcuni possano esprimersi e altri essere ‘silenziati’, attraverso meccanismi noti come modificazioni epigenetiche.
Questa ipotesi è strettamente connessa a considerazioni di tipo neurobiologico, dal momento che i primi 1000 giorni di vita definiscono l’architettura cerebrale, così com’è dimostrato dalle recenti acquisizioni neuroscientifiche.
Di fatto visione, udito, controllo emotivo, linguaggio, capacità numeriche, competenze sociali sono aspetti che raggiungono il picco di risposta e quindi si sviluppano ben prima dei quattro anni, in molti casi nel primo anno di vita. Per esempio, il linguaggio mostra un picco di sviluppo nei primi due anni, da qua l’importanza di una alfabetizzazione precoce, ma anche funzioni come le competenze sociali e l’intelligenza emotiva sono definite ben prima dell’ingresso alla scuola dell’infanzia.
I picchi di risposta delle funzioni cerebrali sono correlati al fatto che le connessioni tra neuroni (i collegamenti tra le cellule del cervello) si definiscono proprio nei primi due anni. Tali connessioni sono funzione delle stimolazioni e delle cure che provengono dall’ambiente: se il cervello non viene nutrito e stimolato fisicamente e psicosocialmente si genera uno stato di deprivazione. Non solo uno stato di denutrizione alimentare, ma anche l’assenza di stimolazione e l’esposizione alla violenza tendono a generare minori risultati scolastici, una più bassa retribuzione nella vita adulta e peggiori condizioni di salute.
La potatura sinaptica
A prima vista, l’infanzia e l’adolescenza sembrano essere due fasi molto diverse. Tuttavia, condividono alcune somiglianze. Non a caso la fase dei due anni viene descritta come “prima adolescenza”. Il motivo è perché a due anni si svolge un processo cerebrale molto simile a quello che si verifica tra 12 e 14 anni: la potatura sinaptica. Il cervello umano è un organo complesso e affascinante in continua evoluzione. Comprendere il suo funzionamento può aiutarci a metterci nei panni di bambini e adolescenti e accompagnarli con amore durante queste transizioni.
Cos’è la potatura sinaptica
La potatura sinaptica è un processo cerebrale che comporta l’eliminazione delle connessioni tra i neuroni. Questi si formano a partire dall’apprendimento, ma quando sono presenti in eccesso, il cervello diventa inefficiente. Pertanto, la potatura mira a sbarazzarsi delle connessioni poco utilizzate, in modo che la capacità del cervello sia disponibile per le più utilizzate e utili.
Tutti questi elementi plasmano la formazione delle sinapsi dei bambini, ossia i collegamenti tra i neuroni, le cellule del cervello, fondamentali per il suo sviluppo. Al momento della nascita, in cui sono già trascorsi circa 300 giorni, un bambino possiede la completa dotazione di neuroni che avrà anche da grande, ma nel corso dei 700 giorni successivi nella sua mente si continueranno a formare moltissime sinapsi.
Queste sono il risultato delle scoperte che il bambino sta facendo e delle conoscenze che sta acquisendo. Dopo questa fase di crescita esponenziale, c’è un primo momento di potatura e ristrutturazione (blooming and pruning), un processo di continuo durante il quale verranno mantenute le sinapsi più stabili, ossia quelle che hanno ricevuto più stimoli, e potate quelle che ne hanno ricevuti di meno, fino ad arrivare alla quantità realmente utilizzata dall’individuo. È un processo programmato, necessario affinché il bambino si sviluppi correttamente.
Attività fortemente stimolanti per lo sviluppo delle sinapsi
L’ambiente influisce enormemente ed è qui che l’educazione può fare la differenza. A tal proposito è necessario che il bambino riceva un’adeguata stimolazione affinché si verifichi la potatura. In caso contrario, verrà mantenuto un numero eccessivo di connessioni che renderà il cervello più inefficiente. In breve, il bambino perderà le abilità.
La potatura sinaptica è un processo che mira ad ottenere un migliore adattamento all’ambiente. Pertanto, le influenze provenienti dall’estero saranno decisive per stabilire quali connessioni rimangono e quali vengono eliminate. Verranno rafforzate quelle che il bambino usa più frequentemente, mentre le meno usate spariranno. Pertanto, è l’educazione il motore che guida questo assestamento del cervello.
Può essere utile per i genitori conoscere alcuni semplici punti da osservare assolutamente a un anno e a due anni di età. Alcuni fattori di protezione, pratiche di cura considerate “tradizionali”, sono: l’allattamento al seno e a richiesta, la responsività al pianto del bambino, il tenere “in braccio”, il contatto fisico, il massaggio, il racconto di storie, il canto. Si tratta di attività fortemente stimolanti per lo sviluppo delle sinapsi. Per cui, più un bambino riceverà stimoli, riguardo il gusto, la lettura, la musica, più diventeranno stabili quelle sinapsi scongiurando la loro potatura.
Gli specialisti enfatizzano in particolare l’importanza del contatto, del tocco, del massaggio, della coccola nella gestione quotidiana con il bambino. Ciò riporta immediatamente al classico esperimento di Harlow degli anni ’50 (che tanta parte ha avuto nella formulazione della teoria dell’attaccamento di Bowlby). Per approfondimento leggi “L’esperimento di Harlow: l’importanza dell’amore materno“
Harlow studiò il comportamento di alcune piccole scimmiette di macaco orfane della loro madre naturale, in sostituzione della quale alle scimmiette vennero offerte due madri artificiali: una mamma di stoffa morbida da poter abbracciare e una mamma “metallica” di fil di ferro che forniva nutrimento tramite un biberon. I piccoli di macaco trascorrevano la maggior parte del loro tempo abbracciati alla mamma morbida e si avvicinavano alla mamma metallica solo per il tempo necessario a bere il latte. Inoltre, rispetto a un altro gruppo di scimmiette a cui era stata offerta solo la madre metallica, il loro sviluppo fisico risultò migliore e il comportamento esplorativo più sicuro.
Quando e a chi rivolgersi in caso di dubbi
Da sempre gli specialisti si chiedono quale sia l’approccio migliore da mantenere con i neogenitori, durante il primo sviluppo dei loro bambini: se un tempo in pediatria si optava per il “wait and see”, ossia “aspettiamo e vediamo” posticipando l’allarme a quando certamente si è manifestato un disturbo, ora con le nuove conoscenze scientifiche sui primi mille giorni sappiamo che aspettare la strutturazione di un disturbo renderebbe molto difficile il recupero.
È da preferire dunque l’approccio “watch and wait”, ovvero un monitoraggio attivo, che non intende creare allarmismo bensì generare conoscenza e informazione nei genitori. Se un genitore non osserva nel proprio bambino le competenze o i comportamenti che per la sua età dovrebbe avere, può affidarsi, insieme al proprio pediatra di famiglia, a un team di specialisti dell’età evolutiva. Il medico specialista di riferimento per lo sviluppo del bambino è il neuropsichiatra infantile e gli operatori sanitari dello sviluppo che vi lavorano in team e supportano il genitore nel processo di “watch and wait” possono essere psicologi, logopedisti, fisioterapisti e terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva.
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