Il linguaggio fatto di parole… questa grande capacità che fa di noi degli esseri umani. L’unica capacità che ci distingue dagli animali in modo inconfutabile. Una meravigliosa forma di comunicazione che può essere però un’arma a doppio taglio. Da un lato la grande possibilità di comprendersi, di spiegarsi, di raccontarsi, dall’altro la pericolosa potenzialità di ferirsi, offendersi, colpirsi.
Perché le parole feriscono… a volte più di una sberla!
La comunicazione tra genitori e figli è fondamentale per la creazione di legami sani e relazioni positive. Tuttavia, alcune frasi possono avere un impatto negativo e dannoso sullo sviluppo emotivo e psicologico dei bambini.
Si insinuano inconsapevolmente nella mente e nel cuore e iniziano a distruggere una parte di noi. Ed ecco che tutte le volte che si dice: “Non sei capace!” “Faccio io!” “Non capisci” “Lascia stare che non ci riesci” andiamo a colpire l’Io del nostro bambino in modo irreparabile. Le parole possono essere una grandissima arma per infondere fiducia, accrescere l’autostima, dimostrare l’amore e il rispetto, ma anche l’esatto opposto. Alcune frasi dette ai nostri bambini creeranno un danno emotivo se non riparate con una esperienza altrettanto importante detta appunto “Riparatrice”.
“Non sei capace, lo faccio io”
Questa frase distrugge l’autostima fragile del bambino. L’adulto non ha fiducia in lui, non lo ritiene in grado di fare quello che sta tentando di compiere e vuole sostituirsi a lui. Il bambino dapprima si arrabbierà e si ribellerà, per poi iniziare a pensare che sta sbagliando, che non è capace e che è meglio che non ci provi nemmeno. Un’escalation di pensieri distruttivi sul suo io pervaderanno la sua mente fino ad insinuarsi nelle sue convinzioni più profonde. Più il bambino cresce, più l’esperienza riparatrice dovrà essere forte.
“Possibile che tu non capisci mai niente invece tuo fratello lo fa subito?”
Quando si vuole colpire duro ecco che arriva questa fucilata. I paragoni UCCIDONO. Uccidono perchè sono assolutamente fasulli. Siamo tutti diversi, tutti in un unico esemplare, come si può paragonarsi ad un altro? Einstein diceva: “Se si giudicasse un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. Ed è proprio così. Non ci si può paragonare ad altri perchè ognuno ha la sua storia, il suo cuore, la sua mente, il suo corpo, la sua anima e non potrà mai essere meglio o peggio di quella di un’altra persona. Cambia solo la prospettiva. E questo vale anche per i paragoni al positivo.
Ad esempio: “Tu sei meglio di tuo fratello perchè…. ” La continua gara per primeggiare e non perdere il posto di “preferito” porta a non essere sè stessi, ad ostacolare il fratello per non che “ci passi davanti”, a instaurare un clima di rivalità continua che danneggerà entrambi i figli.
“Non si piange per questo!”
Chi decide per cosa si piange e per cosa no? Piangere è espressione di un’emozione. Può essere gioia o tristezza o rabbia o paura, ma è un’espressione di ciò che si sente internamente e reprimerlo non è mai una cosa positiva. La repressione porta incomprensione, rabbia, bassa autostima. Inizi a pensare di essere inadeguato per ciò che senti ed infine per ciò che sei. Tutte le espressioni di stati emotivi vanno accettati, accolti, abbracciati e MAI derisi. Imparare che posso essere me stesso in qualunque circostanza e che mamma e papà mi accoglieranno per questo permette di crescere con sicurezza e senza tabù emotivi.
“Sei come tuo padre/madre “
Questa frase soprattutto tra genitori separati è come un coltello nel cuore del proprio figlio. Fa sentire lui sbagliato, non voluto e racchiude anche il disprezzo per l’altro genitore che invece è un’altra parte del bambino. Il bambino ama incondizionatamente i suoi genitori comunque siano e qualunque cosa facciano. Sminuire il padre o la madre ferisce l’animo del bambino poichè non può che comprendere che se le cose non vanno come uno si aspetta allora non ci si vuole più bene. Abbiamo invece bisogno che il bambino si senta sicuro che il nostro amore per lui non svanirà mai qualunque cosa accada.
“Se fai così non ti voglio più…..”
Minare pesantemente con le minacce la sua già fragile sicurezza sul fatto che noi lo amiamo incondizionatamente può distruggere veramente il suo porto sicuro. Condizionare l’amore genitoriale alle prestazioni o ai comportamenti dei figli può creare un senso di insicurezza e ansia. L’amore dei genitori dovrebbe essere incondizionato e costante. La mamma e il papà rappresentano l’ambiente psichico, il mondo intero del bambino. Pensare che questo amore possa venire minacciato da un suo comportamento può portare il bambino ad uno stato di grandissima sfiducia in se stesso, ad un io pronto ad eseguire tutto ciò che l’adulto chiede spezzandosi in infiniti pezzettini.
“Ti porto in collegio e prendo un altro bambino più bravo di te !”
Minacciare l’abbandono e il rimpiazzo per un litigio con il bambino causa una frattura nel cuore, nella mente, nell’inconscio e nell’io del bambino che difficilmente sarà riparabile.Il bambino crede a quello che l’adulto gli dice. Crede che potrà essere abbandonato e per di più rimpiazzato da un bambino ritenuto migliore di lui. Vive nel costante terrore che questa minaccia possa essere attuata e la sua fiducia nei confronti dell’adulto e dell’amore che dovrebbe essere caposaldo della sua esistenza verrà meno ogni giorno che passa.
Più il tempo passa più il bambino farà sua la minaccia di essere abbandonato. A quel punto può reagire in due modi: o si trasformerà nel bambino soprammobile o farà il diavolo a quattro per mettere alla prova l’adulto e vedere quando darà seguito alle sue minacce. Non permettiamo mai che il bambino possa pensare che lo vogliamo abbandonare. Sarebbe una ferita che inciderebbe sulla sua vita in modo pesante e indelebile.
“Tu non mi vuoi bene, altrimenti non ti comporteresti così”
Altro pugno d’acciaio che arriva dritto nell’animo bambino! Se c’è una cosa che il bambino sa con assoluta certezza è l’amore che prova nei confronti di mamma e papà. Una frase così distruttiva mette in dubbio tutto ciò che sa sui sentimenti e su di sè. Di fronte all’adulto il bambino è disposto all’obbedienza fino alle radici dello spirito. Invece di fare un’affermazione così negativa, prova a esprimere i tuoi sentimenti utilizzando “Io” al posto di “Tu”. Ad esempio, potresti dire: “Mi sento triste o deluso quando accadono queste cose, perché mi preoccupo per te e vorrei capire cosa sta succedendo.”
Nessun bambino dovrebbe mai sentirsi privo di valore!
Le parole hanno un potere duraturo, quindi è essenziale utilizzare un linguaggio positivo e costruttivo quando ci si rivolge ai figli. Riconoscere e apprezzare le loro unicità e i loro contributi aiuterà a costruire una sana autostima.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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