Segnali tipici di autosabotaggio

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

L’autosabotaggio può precluderci ogni possibilità di successo, stabilità sentimentale o crescita personale. Non credere che l’autosabotaggio non faccia parte della tua vita, anzi, si tratta di un meccanismo inconscio che, in misura diversa, mettiamo tutti in azione. Ogni volta che si verifica uno di questi scenari, ti stai autosabotando.

  1. 1. È notte fonda e hai una scadenza incombente per il lavoro – eppure, invece di portare a termine il tuo compito, scorri le foto sui social network o guardi l’ennesima puntata di una serie TV, estraniandoti dal tuo obiettivo.
  2.  Hai promesso a te stesso che avresti iniziato a mangiare in modo più sano, ma non puoi resistere agli stuzzichini dell’aperitivo, alla birra o alla bontà dei dolci, così, settimana dopo settimana, rimandi la tua dieta.

Le forme di autosabotaggio inconscio non sono sempre così palesi

Ogni volta che spendi più soldi del dovuto ti stai sabotando, quando allontani le persone che vogliono aiutarti, ti stai sabotando. In ambito relazionale, quando fai entrare nella tua vita le persone sbagliate, ti stai sabotando! Inoltre, anche l’inerzia è una forma di autosabotaggio molto comune.

Perché si parla di autosabotaggio inconscio?

Perché si tratta di strategie volte a causarci un danno, messe in atto in modo del tutto inconsapevole. Le cose che facciamo in modo automatico sono le più pericolose perché senza un lavoro preliminare, non abbiamo alcun potere, ne’ ne comprendiamo le motivazioni. Così ci ritroviamo spesso al punto di partenza senza capire il perché e finiamo per incolpare noi stessi, le circostanze o il prossimo.

Portando alla luce questi meccanismi inconsci, può aumentare il nostro campo d’azione e possiamo smettere di autosabotarci. La mancanza di fiducia in se stessi (o addirittura la sensazione di essere indegni) è direttamente connessa all’autosabotaggio inconscio e questo legame è molto difficile da spezzare ma non si tratta solo di autostima: si tratta anche di identità.

“Mi spaventano due cose nella vita, il successo e il fallimento”

Quando ho sentito per la prima volta questa fase, mi ha colpito molto. E’ chiaro perché il fallimento dovrebbe spaventare, ma il successo? Perché qualcuno dovrebbe aver paura del successo? La risposta è molto più semplice di quanto tu possa immaginare.

Mi vengono in mente gli scarabocchi sul muro della stanza di un bambino. I genitori fanno di tutto per prevenirli, sono infelici se il bambino imbratta i muri di casa e danno di matto quando avviene! Eppure, quando 15 anni dopo devono riverniciare casa, potrebbero scoppiano in lacrime! Il motivo? Sono diventati così abituati agli scarabocchi che ormai sono “parte della stanza”, la definiscono e rimarcano un periodo della vita (bello o brutto che sia). Ridipingere la stanza potrebbe apportare un grosso miglioramento all’intera casa, magari si andrebbero a eliminare problemi di muffa e le pareti tornerebbero nuove di zecca, tuttavia i genitori vivono una “resistenza al cambiamento”. L’autosabotaggio non è altro che una resistenza al cambiamento.

Tornando alla frase iniziale. Se il successo minaccia di cambiare la tua “identità centrale” da “persona X” a “persona di successo“, naturalmente ti irrigidisce e innesca la tua resistenza al cambiamento. Siamo così ancorati alle nostre identità centrali che il cambiamento viene sempre visto come minaccioso, soprattutto se quell’identità centrale ci è stata dipinta addosso da una madre invalidante o da un padre opprimente. Proprio come uno scarabocchio, alcune credenze che abbiamo su noi stessi e sulla vita sono difficilissime da lavar via.

“Destinato a fallire: sono una persona indegna”

La resistenza al cambiamento è solo la punta dell’iceberg, l’autosabotaggio ha mille altre radici. Tra le altre radici vi sono le credenze autolimitanti. Una credenza, in psicologia, è qualcosa che ti appartiene, fa parte di te, è qualcosa che sai, che ti definisce ma “non sai di sapere”. In effetti è un concetto molto difficile da comprendere, ora riprovo a spiegartelo!

Una credenza, in psicologia, è un dogma che si è plasmato sul tuo vissuto.  Ogni volta che -da bambino- tua madre ti ha detto “lascia, faccio io”, sei un buono a nulla”, oppure ogni volta che si è sostituita a te, che ti ha abbandonato, ti ha negato le cure… ogni volta che è venuta meno (o semplicemente è stata carente) nel suo ruolo, ti ha insegnato che tu non vali perché non meriti. Questa potrebbe essere una credenza insita in te. “Tu non vali, non meriti il bene e sei destinato a fallire”. Una credenza inconscia finisce per trovare mille conferme nella vita, tornando agli esempi di prima:

  • Hai difficoltà con le scadenze di lavoro
  • Non riesci a dimagrire
  • “Hai le mani bucate”
  • Non riesci a portare avanti una relazione felice (autosabotaggio sentimentale)
  • Ti circondi di persone sbagliate

Come premesso, le forme di autosabotaggio sono infinite: dipendenze, procrastinazione, perfezionismo, alimentazione compulsiva, mancanza di cura di sé, accumulare roba senza gettare via nulla e problemi nelle relazioni emotive. I “sintomi dell’autosabotaggio” sono tantissimi e rientrano in tutte le sfere della vita.

L’autosabotaggio psicologico innesca un circolo vizioso

Gli aspetti negativi dell’autosabotaggio sono tanti. Sai che mangiare troppo non è in linea con la tua scelta di “alimentazione sana” eppure, questa consapevolezza razionale non basta per metterti un freno. In amore, sai che concedere l’ennesimo appuntamento alla persona sbagliata non migliorerà la tua situazione, tuttavia continui a fare le scelte sbagliate. In realtà, le scelte che “oggettivamente sono sbagliate” rappresentano le “scelte giuste” per il tuo inconscio, perché:

  • evitano una minaccia alla tua identità,
  • sono il frutto della resistenza al cambiamento,
  • confermano credenze ancestrali che hai su te stesso e sulla vita,
  • ti mantengono nella tua zona di comfort,
  • ti proteggono dall’ignoto.

I meccanismi di sabotaggio inconscio attivano un circolo vizioso. Scelta sbagliata dopo scelta sbagliata, minacciano ciò che resta della tua autostima.

L’autosabotaggio passivo: l’inerzia

Di certo conosci un cugino un amico o un lontano parente che si lamenta della vita, della società e dello stato ma che non fa assolutamente nulla per cambiare la sua situazione. Non cerca concretamente un lavoro, non fa corsi, non si attiva in nessun modo. Il mancato impegno può essere una forma di autosabotaggio.

L’autosabotaggio non è sempre una forma di comportamento attivo (mangio troppo, bevo troppo, procrastino, spendo troppo, mi relaziono in modo sbagliato…) ma può essere anche una forma passiva (non mi metto in gioco, non esco, non mi metto alla prova in nessun ambiente di lavoro, non prendo iniziativa….). Insomma, anche chi vive per inerzia sta sperimentando una forma di autosabotaggio!

Spesso la frase “è troppo difficile” è solo una scusa che usiamo con noi stessi per non metterci in gioco. In questa semplice frase risiede il fulcro dell’autosabotaggio.

L’autosabotaggio estremo: nikefobia

L’autosabotaggio estremo si interfaccia alla nikefobia (paura della vittoria, paura del successo). Quante volte ti è capitato di vivere una relazione da sogno ma sentire la necessità di interromperla? Sì, perché scappare è più facile, rimanere è difficile. Quante volte ti è capitato di studiare sodo e lasciar perdere un esame a pochi giorni dall’appello? Oppure di abbandonare un proposito proprio a pochi passi dalla meta?
Un’amica dopo aver seguito un corso intensivo per diventare fotografa, non si è presentata alle ultime due lezione per il ritiro del diploma.

L’autosabotaggio estremo subentra appena prima di pronunciare “è fatta!“. Per chi segue il calcio, questa dinamica è l’equivalente di sbagliare un goal certo sotto porta.

In questo caso, scende in campo l’ansia (vissuta o inespressa). In un primo momento, la persona si mette in gioco e s’impegna per crescere e migliorarsi, l’ansia che si manifesta prima di poter dire “è fatta” è direttamente proporzionale all’investimento emotivo. La paura del successo intrinseca dell’autosabotaggio ti fa distruggere ogni sforzo fatto!

Perché, dopo tanti sforzi, si decide di non tagliare il traguardo?
Questa dinamica è frequente soprattutto in persone che hanno alle spalle una storia difficile, un’infanzia problematica. In queste persone mancano completamente le informazioni relative al senso di vittoria, al senso di pienezza e completezza. Il dover sperimentare uno scenario inedito, attiva dei meccanismi di autosabotaggio estremo che ti fanno gettare la spugna a pochi passi dal traguardo.

Soluzioni e rimedi

Se cerchi dei rimedi efficaci, la psicoterapie o la psicoanalisi possono essere due preziosi strumenti. Ricordi quando ti ho detto che “le cose che facciamo in modo automatico sono le più pericolose”? Ecco, un buon percorso psicologico può ridurre il “numero di cose che fai in automatico”, aiutandoti a crescere in modo concreto, consentendoti di muoverti in modo consapevole nella vita.

Sfortunatamente non vi sono rimedi infallibili per superare l’autosabotaggio. Questo meccanismo fa parte del tuo bagaglio e non andrà via molto facilmente, malgrado tutto ci sono alcune cose che puoi fare per “minimizzare” gli effetti negativi che ha sulla tua vita e sulla tua crescita personale. Cosa fare?

1. Identifica le forme di autosabotaggio

Osserva la tua vita, quali sono i meccanismi di autosabotaggio che metti in azione?
Per qualcuno è bere qualche birra di troppo, per altri è lo streaming selvaggio di telefilm.

Identifica la tua “dispersione di energia” e cerca di mitigarla dandoti delle regole. Per esempio: bere solo nel weekend, non vedere più di 2 episodi al giorno… Noterai che se l’autosabotaggio è ben radicato, questi comportamenti dispersivi verrano ben presto rimpiazzati con altri altrettanto dispersivi. Non scoraggiarti! Cerca di essere compassionevole con te stesso e ritenta. Prova a monitorare i tuoi successi con un diario.

2. Strategie

Aumentare la consapevolezza sulle forme di autosabotaggio è il primo passo. Rifletti sulle tue relazioni, sul tuo lavoro, rifletti su come strutturi le tue giornate e su come ti prendi cura di te stesso.

Per ogni forma di auto-sabotaggio individuata, fissa un’azione alternativa che possa essere piacevole (oltre che più sana). Un’azione costruttiva potrebbe essere quella di imparare cose nuove o frequentare un corso ricreativo che sia affine ai tuoi obiettivi.

Se il tuo problema è il magiare troppo o il lavorare poco, individua diverse strategie per gestire questi ostacoli. Un modo potrebbe essere lavorare con un collega bacchettone, oppure chiedere a un amico di affiancarti in palestra o farti supervisionare la dieta da un nutrizionista. Un’ottima strategia sarebbe quella di iniziare un percorso psicoterapeutico che, giorno dopo giorno, potrà renderti più responsabile e consapevole delle tue scelte.

3. Se il problema è l’inerzia…

Inizia con un’attività che ti piace per dare slancio alla tua vita. Rispolvera un vecchio hobby, fai passeggiate… usa questi piccoli slanci per poi chiederti cos’altro puoi fare per continuare a migliorare la qualità della tua vita.

4. Ricorda che sei tu a decidere

Sia se ti stai sabotando, sia se stai navigando verso la giusta direzione, il timone è nelle tue mani. Sei tu a decidere e non qualcun altro. Se finisci per scaricare le tue responsabilità sull’esterno, rinuncerai a un grosso potere. Fissa ben in mente che i tuoi risultati dipendo dalle tue azioni deliberate.

5. Inizia a conoscerti davvero

Ti ho detto che l’autosabotaggio nasce perché ogni miglioramento è vissuto dal tuo inconscio come una minaccia alla tua identità centrale. Ok, allora lavora sulla tua identità centrale: impara a ridefinirti, passo dopo passo. Cambia la percezione che hai di te stesso. In che modo? Imparando a conoscerti meglio. Metti nero su bianco i tuoi successi (anche piccoli!).

Prova a scrivere su un foglio, tutte le volte che sei riuscito a centrare un obiettivo. Focalizza ciò che hai fatto e inizia a definirti con queste nuove informazioni. Nella vita avrai raccolto indubbiamente delle soddisfazioni, solo che queste non vengono fissate facilmente nell’inconscio che preferisce mantenere una “costanza”. L’inconscio è come un database atemporale che ripropone solo vecchi feedback. In pratica il tuo inconscio si forma precocemente, durante l’infanzia e poi con quel che ha appreso in quel periodo, influenza tutta la tua vita (con i meccanismi inconsapevoli).

Fai sapere a te stesso che ce l’hai già fatta. Sei già riuscito -in passato- a superare diverse forme di autosabotaggio e quindi puoi ancora farcela. Coltiva la fiducia in te stesso. Anche in questo contesto, un percorso psicologico potrebbe fare la differenza.

Per sentirti sempre a tuo agio nella vita, hai bisogno di attribuirti il giusto valore

Per aiutarti in questa grande impresa, ho scritto un nuovo libro, s’intitola «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce». È la carenza d’amore che ha ridotto a brandelli la stima che avevi di te… ma è l’amore che oggi scegli di dedicarti che può guarirti…perché come ho scritto nell’introduzione al mio libro: “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Il libro puoi acquistarlo in libreria o a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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