Sai che la tua esperienza emotiva può cambiare in base a quanto vicino ti percepisci a te stesso? Insomma, se vuoi provare qualcosa di nuovo e di forte, non è necessario partecipare a uno dei festini trasgressivi di Leonardo di Caprio ne’ recarti all’Hollywood di Torino. In questo articolo ti inviterò a sperimentare emozioni sempre più complesse e profonde proprio entrato in pieno contatto con le tue sensazioni.
Emozioni profonde e di superficie
Nel suo famoso articolo «What is an emotion», William James pioniere del pragmatismo e padre della psicologia funzionale, già nel 1884 faceva una distinzione tra emozioni “grossolane” e “non grossolane”. In inglese le chiamava «coarse emotions», in italiano i termini “grossolano/rozzo” non rendono bene l’idea, così come i loro contrari “raffinato” o “fine”. Ecco perché avrò bisogno di più parole per farti capire di cosa parlo. Ogni giorno, tutti noi sperimentiamo una grande quantità di emozioni che hanno un andamento rapido e vedono una relazione evento-sensazione molto semplice e talvolta fugace: ecco, queste sono le emozioni grossolane. Le ricerchiamo ogni volta che vogliamo un appagamento rapido. Le ricerchiamo per sfuggire dalla noia o per scappare da un forte senso di sopraffazione interiore. Dalla paura, dai pensieri allarmanti e dai grovigli emotivi che ci imprigionano.
Le ricerchiamo nella ricompensa del cibo, negli scatti d’ira che ci regalano un passeggero senso di potere, le ricerchiamo nel sesso, nelle relazioni tappabuchi e in tutte quelle attività che, per un po’, ci distraggono da noi stessi! Mentre, il segreto del benessere non è fuggire ma avvicinarsi a se stessi! E così che si costruiscono emozioni più appaganti.
Le emozioni complesse sono quelle più sentite che agite, si manifestano in modi meno evidenti ma interiormente sono pervasive e profonde. Non è semplice etichettarle con aggettivi comuni perché, come premesso, se ne parla poco. Siamo abituati a rimanere sulla superficie delle esperienze e quello emotivo, proprio come il sottosuolo, è un mondo ancora poco esplorato.
Ciò che vivi può restituirti emozioni di superficie o profonde
Tutte le esperienze che sperimentiamo possono dare vita a emozioni e, in base a quanto riusciamo a essere in contatto con noi stessi, tali emozioni possono essere grossolane o profonde, a cambiare dunque non è lo stimolo ma il nostro modo di viverlo!
Per intenderci: un conto è accarezzare teneramente, tutt’altro conto è percepire la dolcezza al tatto, sentire che le dita che seguono la superficie della pelle della persona amata mentre gli occhi scrutano questo o quel dettaglio, donando profondità all’esperienza e quasi “dilatandola” nel tempo. Ancora, un conto è mangiare un boccone, molto diverso è farlo mentre si è presenti a se stessi. Concentrarsi sull’attività mentale e motoria che accompagna l’azione: l’attenzione rivolta ai sapori, ai movimenti della lingua per migliorare e prolungare la sensazione di piacevolezza al palato (…). Il problema è che siamo disabituati a dare profondità a ciò che viviamo e questo spesso impoverisce la nostra vita, soprattutto quando viviamo esperienze complesse che non riconosciamo come tali.
Avvicinarsi a se stessi sfruttando luoghi suggestivi
Per avvicinarsi a se stessi, molti professionisti consigliano la mindfulness, tuttavia, questa pratica meditativa richiede un lungo lavoro con il respiro. Ma hai mai provato a chiedere a una persona sopraffatta, già annoiata di suo o che soffre d’ansia di concentrasi sul respiro? Il respiro si fa più affannoso, meccanico e diviene anch’esso motivo di stress! Allora c’è un’alternativa più comoda per iniziare a entrare in contatto con se stessi: la natura.
La natura è una delle fonti più inesauribili di emozioni travolgenti: ha il potere di indurre nell’essere umano emozioni intense e sublimi. In realtà, non esistono ancora “etichette” e aggettivi in grado di nominare questo tipo di attività emotiva così complessa. Il mondo emotivo è poco battuto dall’essere umano che, generalmente, tende a rivivere sempre le emozioni più superficiali perdendosi la profondità di quelle più complesse. Quella che si sperimenta in mezzo alla natura, è una miscela di emozioni somatosensoriali che coinvolge tutti gli organi di senso e prevede eccitazione, piacere, vitalità e al contempo stati di calma e quiete. Il contatto con la natura riesce, in modo gratuito e spontaneo, ad avvicinarci a noi stessi deprivandoci dei carichi pesanti, dell’oscurità della solitudine, dell’ansia e delle afflizioni quotidiane.
La natura, dunque, è il posto ideale per iniziare ad avvicinarsi a se stessi sperimentando emozioni complesse nel qui e ora. Se sei predisposto, questi stati così profondi e coinvolgenti puoi sperimentarli durante una semplice passeggiata in spiaggia, anche in inverno: il rumore del vento, lo sciabordare del mare in tempesta, l’odore della salsedine e, se vuoi osare, puoi togliere le calzature e sentire la sabbia fredda e umida tra le dita dei piedi. Ma, come dicevo, dovresti essere già ben predisposto e avere una tua fascinazione verso il mare o boschi.
Quando questo manca, ci sono esperienze più immersive che ci si può concedere come una visita in grotta. In Italia esistono diversi siti che offrono tour privati e di coppia. Parlo delle grotte ma, come capirai più avanti, qualsiasi contesto naturalistico capace di rapire tutti i tuoi organi di senso, può concederti una pausa e ricaricarti per almeno 4 o 5 giorni.
L’esperienza in grotta a stretto contatto con la natura
Sapevi che in alcuni tratti delle grotte di Castellana, le enormi pareti delle caverne hanno una geologia paragonabile a quella del celebre Grand Canyon? Martedì scorso ero lì, ospite del Sindaco, per tenere la penultima lezione di quello che è stato il primo corso gratuito di educazione alla sana affettività organizzato da un’amministrazione pubblica. In questo contesto, ho potuto fare visita alle grotte grazie al bravissimo Sergio Carpinelli, speleologo ed esploratore che mi ha proposto un «percorso emozionale» e non il classico tour turistico. Ho così potuto sentirmi profondamente in contatto con la terra e con gli odori che essa sprigiona.
Hai presente l’odore di erba bagnata quando piove? Ti piace? Sappi che l’odore della grotta è ancora più pervasivo e lo si deve all’attività batterica e alle note metalliche degli elementi chimici presenti nei substrati terrosi. E l’olfatto non è l’unico tuo senso impegnato nella visita. Ogni passo richiede l’attenzione di tutti i tuoi organi di senso e così, ti consente di essere presente a te stesso in modi inediti.
L’atmosfera della grotta, infatti, è riuscita a catturare tutti i miei sistemi cognitivi, ero al 100% nel «qui e ora», al 100% immersa nel momento presente, senza alcun tipo di disagio, senza interferenze di pensieri intrusivi; complice anche il buio assoluto che (spegnendo la torcia sul mio casco) ho potuto sperimentare. Un buio in cui non vi era alcuna differenza tra il tenere gli occhi aperti o chiusi ma niente paura: nulla di spaventoso perché quando sei in contatto con te stesso, ti senti al sicuro. Senza neanche considerare che l’intera esperienza si è svolta a circa 90 metri sotto terra!
E lì ho potuto fare esperienza del vero silenzio assoluto, un autentico lusso se si considera che sulla terra emersa c’è sempre una qualche fonte di rumore. Per un po’, potevo sentire solo me, i miei passi, il mio respiro, gli odori, percepivo l’aria satura di umidità che leggera circondava la mia pelle, la sentivo finanche sulla lingua! Ero immersa nella bellezza e ne facevo parte con tutto il mio sentire. Ciò che ha governato l’intera esperienza è stato un senso di pienezza e contatto interiore che mi ha accompagnato per i giorni a venire.
Durante una visita in grotta…
… Ci si sente intimamente connessi con se stessi e con la bellezza che ci circonda, con i colori di stalattiti e stalagmiti e le diverse impressioni sensoriali: l’olfatto, il tatto che ci accompagna con l’aria satura di umidità percepita nelle narici, sulla pelle e finanche sulla punta della lingua. L’udito che nel sottosuolo può finalmente cogliere il silenzio più assoluto. Ci sei solo tu, il tuo respiro, il rumore dei tuoi piedi e ogni passo è accompagnato da un senso di accettazione globale di te stesso e di tutti gli input sensoriali. Il frutto di una percezione perfettamente integrata, sentita, presente, consapevole.
Poiché non siamo abituati a vivere tutto questo, il mio consiglio è quello di iniziare ad avvicinarsi a sé con un’esperienza in cui gli stimoli provenienti dalla natura possano prendere il sopravvento sui processi cognitivi abituali (quelli che riconducono a vissuti di ansia, preoccupazione, paura, rifiuto, abbandono, ricompensa…). E questo, una mente in tumulto, solo raramente riesce a coglierlo con una semplice passeggiata al parco o nel bosco. Qualcosa di più “primitivo” come il ritorno alle profondità di una grotta può essere catartico.
Il motivo? Il nostro cervello si è evoluto per adattarsi ai contesti naturali, si è evoluto per calmare l’attività dell’amigdala nel silenzio delle caverne, per produrre onde alfa circondato da forme naturali e il nostro intero organismo (funzione emotiva compresa) dà il meglio di sé quando si trova in contesti naturali.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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