Le 5 frasi che usano le persone che ti giudicano (senza dirtelo apertamente)

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Lo psicologo Frederic Bartlett, padre della psicologia sperimentare e delle scienze psicologiche così come le conosciamo oggi, ha dimostrato come il sistema cognitivo umano sia costantemente impegnato a dare un significato a ciò che vede e che vive. In questa opera di costante assegnazione, ognuno di noi crea una narrazione coerente.

Coerente con cosa, vi starete chiederete? Coerente con le nostre esperienze passate. In parole molto semplici, ognuno se la canta e se la suona a modo proprio. Attenzione alla frase che ho esposto. «Ognuno se la canta e se la suona» non come vuole o come crede sia giusto ma così come ha imparato a fare con le sue esperienze passate. Sebbene questo possa apparire un limite che ci discosta dalla “verità oggettiva”, in realtà è un vantaggio per l’essere umano. Quando ci confrontiamo senza competere ma solo per il piacere di farlo, possiamo arricchirci vicendevolmente perché ognuno porta la propria coerenza, la propria narrazione sui fatti!

La coerenza è un fardello per chi non è onesto con se stesso

La coerenza è un concetto che indica l’armonia, l’accordo e la logica interna tra gli elementi di un sistema, un discorso, un’azione o un comportamento. In altre parole, significa che tutte le parti di qualcosa si relazionano tra loro in modo congruente.

In psicologia la coerenza riguarda l’integrazione tra i vari aspetti di una persona, come i pensieri, le emozioni e i comportamenti. Una persona coerente è quella che agisce in modo che i suoi comportamenti siano congruenti con i suoi valori e convinzioni. Se riuscissimo a guardare a noi stessi con una forte onestà noteremmo che ci sono tante incongruenze. Tra il nostro comportamento e i nostri bisogni, tra il nostro pensiero etico e le nostre azioni. Perfino tra la nostra idea di famiglia (buona, piena di affetto…) e il trattamento che invece quella famiglia ci ha riservato (giudizio, affetto condizionato, scarso supporto, eppure pensiamo di aver vissuto in una famiglia unita nonostante le incoerenze!).

Cosa succede? Quando accumuliamo tante incoerenze e non riusciamo a essere onesti con noi stessi, sentiamo il bisogno di spostare tutto il nostro malessere sugli altri. Talvolta lo facciamo in modo palese con aggressività e offese. Altre volte nascondiamo il giudizio in frasi che solo all’apparenza sembrano leggere. Ma gli effetti sono gli stessi: ci sentiamo giudicati!

Gli indicatori

Sentirsi giudicati è un’esperienza complessa che può suscitare una varietà di emozioni, a seconda del contesto, del tipo di giudizio e della propria percezione di sé. Ecco alcune delle sensazioni più comuni associate a questo stato:

1. Inadeguatezza

Quando ci si sente giudicati, soprattutto negativamente, si può avvertire una sensazione di inadeguatezza o di non essere abbastanza. Questo accade quando il giudizio implica una valutazione negativa delle proprie azioni, scelte o caratteristiche. Può far sentire come se non si soddisfacessero le aspettative altrui, creando un senso di vergogna o di inferiorità. Che puoi imparare a rimandare al destinatario!

2. Ansia e preoccupazione

Molte persone provano ansia quando temono di essere giudicate, soprattutto in situazioni sociali o professionali. La paura di essere etichettati in modo negativo può alimentare l’insicurezza e la preoccupazione, portando a un costante monitoraggio del proprio comportamento e delle proprie parole per evitare critiche. Ricorda, puoi imparare a rassicurare le tue paure!

3. Vulnerabilità

Il giudizio può far sentire vulnerabili, poiché ci si espone al rischio di essere valutati da altri. Questo è particolarmente vero quando il giudizio riguarda aspetti personali, come l’aspetto fisico, le scelte di vita, o le opinioni. Sentirsi giudicati in questi ambiti può mettere a nudo la propria intimità emotiva. Ricorda, l’intimità emotiva è solo tua, è qualcosa che solo tu conosci davvero e puoi valutare. Nessun altro può farlo.

Le 5 frasi che usano le persone che ti giudicano (senza dirtelo apertamente)

Minimizzando i propri difetti e amplificando le fragilità altrui, alcune persone tengono in piedi la propria coerenza senza badare ai danni che arrecano agli altri.

1. “Io al posto tuo…”

Questa frase implica che chi parla creda di avere una visione superiore o un modo migliore di affrontare la situazione rispetto a te. “Io al tuo posto” suggerisce che la tua scelta non è quella giusta, e che ci sarebbe una soluzione migliore, senza dirlo esplicitamente. Psicologicamente, questa frase è una forma di valutazione indiretta del tuo comportamento, che fa sembrare la critica come un consiglio, ma che in realtà è una condanna delle tue azioni o decisioni.

Parte dal presupposto che hai sbagliato o stai sbagliando qualcosa. Ricorda che l’altro, di fatto, non è al posto tuo!

2. “Non voglio dire che… ma…”

Questa frase è una delle più comuni quando qualcuno vuole esprimere un giudizio senza esporsi direttamente. È una formula che prelude a un commento che, seppur mascherato, è spesso tagliente. La persona che la pronuncia sta cercando di minimizzare l’impatto del suo giudizio, ma in realtà sta dando un’opinione negativa, camuffata da una preoccupazione apparente. Psicologicamente, questa frase serve a far sembrare il giudizio meno invasivo, cercando di dare l’impressione di non voler offendere. Dietro a questa espressione c’è spesso un’intenzione di critica velata.

3. “È solo la mia opinione ma…”

Altre premesse che aprono le porte a critiche che non sono costruttive, suonano così: «non per essere critico ma…», oppure, «non vorrei essere cattivo, ma…» (in realtà lo sono). Queste premesse accompagnano un concetto che recita così: dovresti cambiare modo di fare le cose, il mio modo è migliore. Come spiegato in precedenza, il preambolo serve a ridimensionare l’impatto della critica che segue.

3 bis. “Non voglio essere invadente, ma…”

Un’altra espressione che ti farà riflettere sulla vera intenzione di chi la pronuncia. Chi la usa si giustifica prima di entrare a gamba tesa nella tua vita e dirti come dovresti viverla. Il preambolo, anche qui, cerca di rendere più accettabile la critica che sta per seguire. Tutte queste formule appena viste, sono adottate come un “paravento” per giustificare un’osservazione che potrebbe essere percepita come negativa o invadente. In realtà, anche in questo caso, l’intento è sentenziare ma in modo più camuffato, per evitare il conflitto diretto.

4. “Per fortuna che ci sei tu!”

È un commento che sembra un riconoscimento positivo, ma che in realtà è una critica passivo-aggressiva sul fatto che la persona stia facendo qualcosa di ovvio o banale. È certo una frase che va contestualizzata. Presta quindi attenzione alle circostanze in cui ti viene rivolta. In genere è una falsa lusinga usata per convenienza. Chi la usa, da un lato ti induce a fare una cosa che fa comodo e dall’altro, sottolinea che in realtà potrebbe farla chiunque. Pertanto non sei così speciale, solo utile. È un commento estremamente dequalificante. Da vero approfittatore.

5. “Sei sicuro di voler fare questo?”

Quando qualcuno ti chiede “Sei sicuro di voler fare questo?”, potrebbe non esserci solo preoccupazione per te, ma una certa dose di scetticismo. La domanda, apparentemente neutra, suggerisce che l’altra persona non crede che tu abbia preso una decisione giusta, ponderata o che sia alla tua altezza. Questa osservazione nasce soprattutto da chi ti ha già incasellato in un box nella sua mente e ti ha già attribuito caratteristiche, ruoli e un valore ben definito. “Fare questo” significa superare l’aspettativa che ha nei tuoi confronti. È molto triste. Chi fa questa domanda, anche fosse involontariamente, sta tentando di rimetterti al tuo posto. Il quesito, infatti, semina incertezza e dubbio, mettendo in discussione la tua capacità di giudizio. La domanda non viene posta per aiutarti, ma per insinuare che tu stia facendo qualcosa di sbagliato, senza dirlo apertamente.

Il giudizio nascosto semina insicurezza e ti fa ristagnare

Le persone giudicanti sono quelle che più frenano la tua crescita e la cosa peggiore è che esponendoci al giudizio, spesso interiorizziamo il metro di misura altrui. Cioè, finiamo per guaradrci con gli occhi degli altri senza renderci conto di quali possano essere le nostre reali capacità e risorse. Come premesso, ognuno ha la sua coerenza da proteggere e quando nella narrazione altrui tu sei già stato fissato in una “casella” di “non valore” o di “scarsa considerazione” è davvero difficile uscirne.  Difficile ma non impossibile. Sì, perché se iniziassimo a vederci  senza la lente distorsiva delle narrazioni altrui… saremmo finalmente liberi!

Con un po’ di frizione e ponendosi le giuste domande, è possibile iniziare a guardare in se stessi in modo supportivo e non giudicante. Nel mio libro bestseller «il Mondo con i Tuoi Occhi» (disponibile in tutte le librerie e a questa pagina amazon) ti offro tutti gli strumenti per demolire completamente la spirale del giudizio. E da qui, finalmente, ripartire per circondarti di persone che riescono a scorgere in te le tue potenzialità perché tu per primo inizierai a farlo. Ognuno di noi è un mondo inesplorato, ricco di sfaccettature e risorse inespresse che vogliono solo manifestarsi. Ora sta a te!

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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