Non ci pensiamo ma i nostri armadi racchiudono temi universali. Chi dice che gli abiti sono futili non ha mai guardato davvero cosa si “nasconde” nel proprio armadio: i vestiti che accumuliamo simboleggiano ricordi, sensazioni passate, esperienze, paure.
Questo diventa quindi uno spazio particolare dove passato e presente si incontrano nella linea temporale della nostra esistenza. Il cambio di stagione (reale) diventa anche un’occasione per lasciare quello che non è importante fuori dal nostro “armadio mentale”. E operare così un rinnovo estetico e psicologico.
Chi dice che gli abiti sono frivoli, superflui, una convenzione, che servono solo a coprirci e ripararci non ha mai avuto tempo di fermarsi e mettersi a guardare dentro l’armadio. E rovistare così nella propria interiorità, in un certo senso.
Perché lì dentro si ritrovano più cose di quelle che vediamo: recuperiamo sensazioni, ricordi, paure, desideri, alcune volte anche solo toccando certi tessuti. Richiamiamo esperienze, evochiamo parti lontane, modelli di noi stessi che ormai ci sono stretti oppure che troviamo esagerati. Anche il dramma quotidiano del “non ho niente da mettermi” rivela sempre lotte profonde. Non ci pensiamo ma i nostri armadi racchiudono temi universali.
Davanti alle ante aperte siamo di fronte a qualcosa di intimo
Ad uno spazio particolare dove passato e presente si incontrano nella linea temporale della nostra esistenza. Quasi un portale di transizione che segna i passaggi, gli snodi attraverso i quali abbiamo realizzato grandi evoluzioni. Lì dentro si racconta come abbiamo dato addii e accolto il nuovo. Come ci siamo trasformati. Riaffiorano pezzi significativi di noi, capi particolarmente resistenti ai riordini, che sembrano abitare di diritto lo scaffale inferiore. Talvolta cumuli di abiti mai indossati.
Inesorabile arriva poi il cambio di stagione. A volte anche solo quel momento in cui un dato equilibrio si spezza, gli abiti traboccano, le ante non riescono a chiudersi. È tempo di metter mano all’armadio, microcosmo del nostro mondo psicologico.
C’è bisogno di differenziare, riciclare come pratica di sostenibilità invece di accumulare e conservare, espressione della nostra resistenza al cambiamento. Quello che inizia come un semplice riassetto o cambio di stagione può in questo senso rappresentare un processo di riformulazione di noi stessi, di rinnovamento interiore. Ecco alcuni suggerimenti per fare di questa operazione un’occasione per rivedersi anche dal punto di vista psicologico.
6 MOSSE PER IL CAMBIO DI STAGIONE DEL NOSTRO ARMADIO INTERIORE
1) Fare delle scelte
È il momento di scegliere, di individuare le cose di cui si ha davvero bisogno e separarsi da quelle estranee, inutili. Facciamo il cambio di stagione dei pensieri e dei discorsi. Sbarazziamoci delle solite credenze, anche su noi stesse. Svecchiamo concezioni di come dobbiamo essere e di come deve essere il mondo. Invece di piegare e riporre, estradiamo alcuni capi dagli scaffali. Buttiamo idee che non ci stanno più bene, ci vestono male, ci fanno sentire insicure, inadeguate, non all’altezza. Diamoci l’opportunità di rinnovare gli spazi interiori così come i guardaroba.
2) Lasciare andare
A volte ci attacchiamo alle cose, ai ricordi, al dolore, non siamo in grado di far scivolare via quello che ormai deve andare, non c’è più, non serve. Quasi facciamo un appello mentale periodico di tutto quello che non ci permette di evolvere, sprecando energie inutili. Siamo brave a contenere, meno a lasciar andare. Forse è il momento di provarci. Per riuscire a fare di momenti dolorosi occasioni di svolta e di rinascita.
3) Lasciar perdere
Ci sono cose di cui disfarsi perché non sono importanti. Siamo noi ad averle caricate di potere, ad avere dato loro un’importanza tale da crearci disagi e dubbi. Bisogna imparare a lasciar perdere, non preoccuparsi, disinteressarsi ad un certo punto, andare oltre, mollare il controllo. A volte perdonare. Lasciare quello che non è importante fuori dell’armadio mentale.
4) Dare una seconda vita
Confermiamo la residenza ai capi che ci rappresentano e riescono a portare avanti modelli positivi di noi. Diamo una seconda vita ad abiti e modelli mentali che non abbiamo saputo sfruttare, utilizzare o avuto il coraggio di esprimere finora. Non scartiamo a priori ciò che arriva dal nostro passato o ci sembra impossibile, troppo per noi.
5) Fare spazio al nuovo
Intanto lasciare spazio. Anche questo è un proposito impegnativo perché tendiamo a riempire, a mettere sopra pur di sfuggire il vuoto. Poi ottimizzare il contenuto. Procuriamoci ad esempio, come suggeriscono i consulenti all’immagine, capi di abbigliamento fondamentali basic, comodi, sicuri e pratici da abbinare facilmente con molte altre cose. Simbolicamente pezzi emotivi di base come empatia, fiducia, resilienza, da combinare con modi diversi di essere.
6) Cambiare, espandersi
Forse il cambiamento inizia proprio dall’armadio: chi eravamo, chi siamo oggi e dove stiamo andando passa sempre attraverso il nostro guardaroba. Dall’armadio possiamo recuperare parti sepolte di noi ma anche immaginarne altre, espandere le possibilità sulla base di nuovi capi. Ci sono studi che dimostrano infatti come gli abiti siano in grado di stimolare le versioni migliori di noi.
Uno studio della Northwestern University (Stati Uniti) condotto dal professor Adam Galinsky e pubblicato sul “Journal of Experimental Social Psychology” ha dimostrato il fenomeno della “enclothed cognition”: gli effetti dell’abbigliamento sui processi cognitivi.
È stato visto che portare un certo capo può avere influenza sui processi psicologici della persona che lo indossa. Il vestito cioè influenza le nostre capacità, diventa parte integrante della nostra identità. Quando vestiamo alcuni abiti, possiamo facilmente assumere un ruolo e appropriarci di caratteristiche e capacità ad essi legati.
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TRATTO DAL WEB