«Tempus fugit»
Ho sempre pensato che il mio peggior nemico fosse il tempo.
Prima di allora, in pieno possesso delle mie certezze,
vivevo sfidando lo scorrere naturale della mia clessidra.
Ho sempre guardato al futuro come qualcosa di prevedibile,
quasi fosse interamente nelle mie mani;
l’unico problema restava il tempo…
troppo poco tempo per fare più cose allo stesso tempo
e compensarne la rapida scomparsa.
Volgevo al futuro in una perenne corsa.
Al tempo del coronavirus tutto è cambiato.
Questo male invisibile sembra essere il padrone indiscutibile del tempo;
lo ha tolto a chi non è più tra noi, lo ha messo in stan-by al resto di noi.
Ora che vivo all’ombra della pandemia tutto intorno a me prende forma
rivelando la sua vera natura:
Un sorriso, un profumo, i piccoli piaceri del fluire lento.
In questo momento di pause forzate, le lancette scandiscono ogni attimo di vita
per ricordarmi che tutto può ripartire da dove non ho lasciato,
che in ogni secondo vi è contenuto il coraggio di vivere il presente.
Un giorno questo male si fermerà e noi ripartiremo
e stavolta non col piede giusto ma col cuore in connessione.
Un cuore connesso alle gioie, alla gratitudine e al ritmo del tempo,
senza sfidare clessidra alcuna;
non esiteremo a rallentare, a procedere con passo di formica,
daremo precedenza agli affetti, a ciò che ci fa stare bene.
Come la vita, anche il tempo è un bene raro
e le istruzioni per l’uso sono incise nel cuore
di chi ha saputo fare tesoro di questa terribile pandemia.
(Ana Maria Sepe)