Autoconsapevolezza emotiva: cos’è, esempi ed esercizi

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
Non voglio essere alla mercé delle mie emozioni. Voglio usarle, godermele e dominarle. (Oscar Wilde)

La natura emotiva umana viene troppo spesso sottovalutata, eppure, le emozioni hanno un significato evolutivo e conservativo per la nostra specie. Le emozioni hanno permesso agli esseri umani di adattarsi all’ambiente così da garantire la sopravvivenza della specie durante l’evoluzione. Tutte le nostre emozioni contengono un messaggio e ci spingono all’azione. Capire a fondo un’emozione vuol dire essere consapevoli della reale causa che l’ha scatenata e delle sue eventuali conseguenze. Le emozioni, infatti, sono strettamente collegate ai bisogni dell’uomo, al suo sistema di valori e al comportamento.

Riuscire ad avere sempre padronanza delle proprie emozioni non è semplice: si tratta di esercitare una sorta di “visione dall’alto” su noi stessi, una visione che ci consente di osservarci dall’esterno, con obiettività, anche quando le “circostanze emotive” lo rendono difficile. Solo in questo modo potremmo imparare a gestire al meglio ogni situazione.

Purtroppo, non sempre si ha consapevolezza delle emozioni, soprattutto quelle dolorose di cui vogliamo disfarci -appunto!- per non soffrire. Il problema è che allontanandoci dalla nostra sfera emotiva, non agiamo su di essa: le emozioni non scompaiono se tentiamo di ignorarle, anzi, le emozioni ritornano spesso sotto altra forma. Per esempio, come sintomo.

Partiamo dall’esempio più comune: la rabbia. Nel tuo caso, cosa la innesca? Quali sono le situazioni o le parole che scatenano la tua collera? Quali sono le conseguenze? Vorresti evitarle? C’è un unico modo: imparare a conoscere la tua rabbia (e quella degli altri) per comprendere meglio il funzionamento degli stati d’animo e le reazioni che possono provocare. Quindi è sempre buona cosa mettersi in contatto con le proprie emozioni, accettarle ed elaborarle. Questo processo di contatto-accettazione-elaborazione, non prevede un’accettazione passiva del proprio stato emotivo, bensì presuppone una “presa di presenza” entro questi termini: “io sono qui, sento le mie emozioni e sono in grado di direzionarle in maniera consapevole”.

Cos’è la consapevolezza emotiva?

Con il termine “Consapevolezza Emotiva” si fa riferimento alla capacità di identificare le proprie Emozioni, agendo su quell’insieme di fattori che, da una parte, le innescano e, dall’altra, vanno a incidere sui nostri comportamenti. In pratica Autoconsapevolezza (e quindi essere autoconsapevoli) significa essere coscienti di sé, del proprio esistere e del proprio agire.

L’autoconsapevolezza emotiva ci aiuta a comprendere il modo in cui le nostre emozioni e i nostri stati d’animo influenzano i nostri atteggiamenti, i nostri comportamenti e le scelte che prendiamo; mentre l’autoregolazione emotiva ci consente di gestire gli stati d’animo per evitare di agire impulsivamente in modi dei quali ci potremmo pentirci.

Stiamo parlando di un’abilità che tutti dovrebbero sviluppare, una risorsa che consente a chiunque di gestire al meglio le proprie emozioni. Lo stesso Daniel Goleman nel suo libro “Intelligenza emotivaspiega che se siamo consapevoli delle nostre emozioni, miglioriamo anche il nostro atteggiamento nei confronti  delle sfide della vita quotidiana.

Anche se conoscere i propri sentimenti può sembrare semplice, molte persone li ignorano o cercano di sedare emozioni forti come la rabbia, la tristezza e la paura. Basta capire cosa sia la fenomenologia opposta, “Alessitimia”, un comportamento caratterizzato dall’assenza di emotività, dato che coloro che la manifestano non solo non sono in grado di descrivere il proprio stato emotivo, ma tendono anche a mantenere lo sguardo fisso ed attonito. Sono completamente distaccati dalla propria sfera emotiva e l’impressione che si ha, è quella di non “non provare nulla” o di essere in una “nebulosa sensoriale” senza alcun punto di riferimento su ciò che si prova (per approfondire: alessitimia).

Livelli di consapevolezza emotiva

Si dice che la consapevolezza di ogni emozione provenga da uno spettro che va da “nessuna consapevolezza” a “completa consapevolezza”. Lane e Schwartz hanno teorizzato che questo spettro rientra in cinque livelli separati di crescente consapevolezza emotiva. Per capire meglio questa dimensione, approfondiamo i livelli che la caratterizzano e che fanno parte della scala Levels of Emotional Awareness (LEAS) creata per l’appunto dagli psicologi Lane e Schwartz.

I cinque livelli del LEAS sono sensazioni fisiche, tendenze all’azione, emozioni singole, miscele di emozioni e miscele di mescolanze di emozioni. Vediamo brevemente in cosa consistono questi cinque livelli di consapevolezza emotiva.

Livello 1. Sensazioni corporee 

Questo primo livello è limitato alle sensazioni fisiche innescate dalle stesse emozione. Il concetto sembra difficile da comprendere ma queste frasi vi saranno sicuramente familiari: “Ho un nodo alla gola”, “Ho le farfalle allo stomaco”, “Ho la pelle d’oca dall’emozione”, “Ho il cuore a mille”, ecc. Il nostro corpo è un potente strumento di relazione, ci permette di relazionarci sia con la realtà esterna che con la nostra realtà interna, fatta di pensieri, emozioni e sentimenti.

E’ esperienza condivisa notare che, quando siamo agitati, il nostro cuore batte velocemente e abbiamo i muscoli contratti oppure avvertire un groppo alla gola quando stiamo per piangere e siamo commossi. Se, dunque, siamo dominati dalla collera, dovremmo, ad esempio, isolare dapprima i pensieri che ci pervadono, per poi analizzare le alterazioni fisiologiche. Ad esempio, sudorazione e tachicardia.

Imparare ad ascoltare il nostro corpo anche quando parla “sottovoce” è molto utile per conoscersi meglio e iniziare ad avvicinarci ad una prospettiva più consapevolmente emotiva. Se, poi, proviamo ad osservarci come spettatori di noi stessi, possiamo registrare oggettivamente le reazioni del nostro corpo sotto l’effetto di un’emozione.

Livello 2. Tendenza all’azione

Ogni emozione, se non elaborata, può aumentare la probabilità di comportarsi in un certo modo piuttosto che in un altro, in moda apparentemente insensato. Per esempio: la rabbia aumenta la probabilità che io alzi la voce, rompa un oggetto o sbatta con violenza la porta. La rabbia cronica mi rende più permaloso e sensibile alle ingiustizie. L’ansia aumenta la probabilità che io non mi presenti ad un appuntamento ritenuto pericoloso mentre la tristezza accresce le possibilità che mi infili nel letto sotto strati di coperte.

Abbiamo parlato di probabilità e non di un collegamento diretto tra emozione e comportamento. Infatti la componente dell’emozione di cui stiamo parlando è detta conativa e costituisce una tendenza all’azione, ossia la spinta a comportarsi in un certo modo; all’emozione non segue automaticamente il comportamento ma c’è la mediazione di questa spinta all’azione.

La capacità, dunque, di non dare seguito alla componente conativa, quando questa porta a comportamenti disfunzionali ma di metterne in atto altri più adeguati, permetterebbe all’individuo di rompere circoli viziosi dentro cui è intrappolato e di sostituirli con circoli virtuosi, i quali a loro volta comporterebbero, indirettamente, una riduzione consistente delle emozioni negative. Per esempio, se quando mi arrabbio con il mio partner, anziché urlare e inveire, mettessi in atto comportamenti più pacati, volti a cercare di risolvere il problema che è emerso è più probabile che la qualità della mia relazione migliori, che ci sia più spazio per le sensazioni positive e di conseguenza avrò meno occasioni per arrabbiarmi.

 Livello 3. Emozione unica

A questo terzo livello l’emozione dovrebbe essere identificata per ciò che è, senza altri “inquinamenti emotivi”, la paura dovrebbe essere letta come tale così da non generare resistenze.

Spesso, siamo consapevoli che un’emozione è presente ma non sappiamo discernerla da altre. Ad esempio, potresti avere abbastanza consapevolezza per sapere che ti senti male o sopraffatto, ma niente di più specifico di quello, soprattutto, non si hanno indizi sulle cause. Conoscere le emozioni lascia spazio a una crescita più equilibrata in quanto, riconoscendole, ci permettiamo di lasciarle esprimere e di non farle assumere una polarità opposta. Una paura specifica, non riconosciuta, potrebbe indurre panico generalizzato o reazioni opposte di euforia in domini diametralmente opposti a quello scatenante.

Livello 4. Miscele di emozioni

Siamo ai livelli più alti della consapevolezza emotiva, la nostra emozione è mescolata con l’emozione dell’altra persona. A questo livello, sei in grado di identificare l’emozione che stai provando, come tristezza, rabbia, paura, ansia, felicità, gioia o eccitazione, in qualsiasi momento. Per esempio, puoi essere felice per una tua promozione a scapito del tuo collega e, al contempo, sei dispiaciuto per il suo fallimento. Questa miscela di emozione non deve però sabotare il tuo stato d’animo… essere felice per la tua promozione.

Livello 5. Combinazione di miscele emotive 

Quest’ultimo livello più alto di consapevolezza emotiva rappresenterebbe la combinazione di miscele di emozioni. Sei consapevole di un numero di emozioni che sono presenti nello stesso tempo, comprese le emozioni che possono sembrare in opposizione tra loro, come la tristezza e la felicità. Ad esempio, una madre che vede il suo bambino andare dare a scuola per la prima volta può essere molto felice che suo figlio abbia raggiunto questo traguardo, ma è anche triste per il distacco.

In questo livello, entrambe le emozioni che si mescolano insorgono nello stesso soggetto: le emozioni sono mescolate tra loro e non si mescolano con l’emozioni di un’altra persona. Questo livello, seppur banale, è di cruciale importanza per fronteggiare tutte quelle situazioni che innescano in te emozioni ambivalenti. Prendiamo l’esempio di un trasferimento di lavoro, puoi essere entusiasta per il cambiamento in vista ma al contempo anche agitato, spaventato, ansioso, preoccupato, esaltato… E’ importante saper conferire a ogni emozione la propria dimensione così da non farsi paralizzare dagli stati emotivi.

Effetti dell’autocoscienza emotiva

L’importanza dell’autocoscienza emotiva risiede nel fatto che la conoscenza delle proprie emozioni costituisce il primo passo e/o il passaggio fondamentale per il processo di regolazione emotiva . Pertanto, essere consapevoli delle nostre emozioni ci permette di essere consapevoli del nostro stato, di conoscerlo, analizzarlo e iniziare a lavorarci.

Dietro molti malesseri, come ansia e depressione, si riscontrano problemi nella regolazione emotiva. Se teniamo conto di quanto affermato nel paragrafo precedente, l’autoconsapevolezza emotiva è fondamentale nel trattamento di molti malesseri.

Monitora le tue emozioni

Nelle situazioni in cui le tue emozioni rischiano di rotolare giù per una china estrema (quella dell’ansia, della paura, della rabbia o dello sconforto) fermati un attimo e imponiti di resistere alla manipolazione: le emozioni possono soggiogarti. Per guadagnare lucidità può tornarti utile un piccolo esercizio di visualizzazione: immagina una piccola casa accogliente e soltanto tua, un luogo privo di minacce e sgradevolezze in cui puoi ricostruire il tuo equilibrio interiore. Un luogo ideale in cui puoi essere te stesso ed esprimerti pienamente. Quel luogo sicuro sarà il tuo rifugio, un posto “mentale” in cui puoi ristorarti perché privo di problemi. Questa tecnica è molto utile per “allenarsi alla quiete” e al “distacco emotivo”.

Come con qualsiasi abilità, aumentare la consapevolezza emotiva può richiedere tempo e duro lavoro. Tuttavia, anche se non riesci a identificare sempre tutto ciò che senti, puoi usare le informazioni che riesci a capire.

Ad esempio, se sai che il tuo cuore sta battendo forte e stai pensando a qualcosa di stressante, puoi giungere alla conclusione che ciò che stai sperimentando è uno stato d’ansia legato ai tuoi pensieri. Cosa fare? Approfondire quei pensieri. Cosa innesca in te preoccupazione? Temi di non avere abbastanza risorse emotive per fronteggiare una situazione? Temi che un cambiamento possa causare una limitazione della tua autonomia? Spesso, gli stati d’ansia sono legati a temi che minacciano l’identità o l’autonomia. Inizia a identificare quelle emozioni che causano un’alterazione fisiologica per poi, mano mano, salire di complessità e soffermarti sulle situazioni che innescano in te emozioni contrastanti.

L’autoconsapevolezza emotiva non arriva mai “tutta insieme” ma è qualcosa da conquistare e costruire nel tempo a partire dalle identificazioni più semplici.

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