Sempre più spesso ci ritroviamo a sentir parlare di persone alle quali è stato diagnosticato il disturbo bipolare, in passato denominato sindrome maniaco-depressiva, e talvolta ci capita anche di sentire accostare tale diagnosi a persone dalle condotte disfunzionali.
Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica caratterizzata dall’alternanza di fasi in cui si registrano gravi alterazioni dell’umore, delle emozioni, dei pensieri e di conseguenza dei comportamenti.
Le fasi che attraversano, coloro i quali ne sono affetti, sono tra loro diametralmente opposte. La fase maniacale, o ipomaniacale, caratterizzata da un eccessivo eccitamento, comportamenti inappropriati, euforia, logorrea, senso di onnipotenza che porta a compiere azioni impulsive che spesso espongono a pericoli il soggetto, grande irritabilità, rabbiosità e senso di ingiustizia subita. L’altra fase invece, detta depressiva è caratterizzata da un umore deflesso, un senso di profonda tristezza.
Le due fasi possono essere temporalmente consequenziali, oppure tra l’una e l’altra può intercorrere un ulteriore fase di eutimia.
L’individuo si trova a vivere uno stato che segue una linea sinusoidale, cioè che altalena tra un umore elevato e uno in cui è “sottotono”.
Il ruolo del terapeuta è centrale nella gestione della patologia del soggetto. In una fase iniziale del trattamento tenere le “fila della situazione” .
Potremmo metaforicamente accostare la figura del terapeuta a quella di un burattinaio, il quale deve appunto gestire due burattini, quello maniacale e quello depresso, cercando di mantenerli in equilibrio e coordinarli, ognuno dei due deve avere il suo spazio di espressione, nella giusta misura, senza che l’uno soggioghi l’altro.
Durante il trattamento, il terapeuta deve istruire il paziente favorendo quello che gli addetti ai lavori definiscono “insight”.
E’ nota l’efficacia che gli interventi psicoeducativi hanno nel trattamento del disturbo bipolare. Si tratta di una tipologia di intervento terapeutico riabilitativo, con rilevanti evidenze scientifiche, atto ad insegnare al paziente aspetti della patologia con il fine di impararne a riconoscere i fattori di rischio, i fattori di protezione e a mettere in atto una serie di strategie che possono aiutarlo a prevenire la ricaduta nell’una o nell’altra fase.
Al termine di questo percorso, simbolicamente, il terapeuta dovrebbe ritirarsi dal suo ruolo di burattinaio e cedere i fili dei due burattini al paziente stesso, avendolo reso capace di “tenere le fila”.
E’ importante sottolineare che il trattamento psicoeducativo, deve essere svolto da operatori specializzati, in equipe con lo psichiatra inquanto non può prescindere dal trattamento farmacologico. Occorre dunque affrontare un percorso integrato tra intervento psicoeducazionale e trattamento farmacologico per poter garantire all’individuo una gestione della propria vita quanto più vicina possibile al concetto di benessere.
Vi è stato diagnosticato prima un disturbo bipolare e poi un disturbo borderline di personalità? Leggete: Differenza tra disturbo Borderline e disturbo Bipolare, così da fare chiarezza sulla diversa sintomatologia.
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di Alessio Bucci
Dottore Magistrale in Psicologia
Riabilitatore Psichiatrico