Chi ama stare solo ha questi tratti di personalità

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

L’uomo è un animale sociale, lo intuì Aristotele già nel IV secolo AC. Oggi ricerche in campo dell’etologia, della biologia evolutiva e della genetica comportamentale ci riferiscono che siamo geneticamente programmati per stringere legami significativi. I comportamenti pro-sociali, l’affiliazione con il gruppo e soprattutto l’attaccamento (l’unione diadica) sembrano essersi consolidati sotto le pressioni della selezione naturale. Cosa dire allora delle persone che preferiscono la solitudine? Beh, queste persone si caratterizzano per determinati tratti di personalità, talvolta legittimi e del tutto tipici, altre volte, invece, si avvicinano di più ad uno spettro psicopatologico. Vediamo tutti i dettagli.

Stare bene da soli significa accettare se stessi

Chi sta bene da solo e non soffre la solitudine sembrerebbe essere in una botte di ferro. Le persone con un elevato livello di stabilità emotiva sperimentano raramente sofferenza legata al senso di solitudine perché semplicemente, si sentono al sicuro con se stesse, con i propri pensieri e le attività che svolgono in autonomia. Chi sta bene nella propria solitudine è generalmente portato a mangiare più sano, fare scelte più salutari, svolgere attività gratificanti e coltivare interessi di rilevanza intellettuale. Entro questi termini, le persone che amano la solitudine non sono chiuse al mondo, anzi, sono aperte alle novità, al confronto e soprattutto mantengono un sé interessato ad espandere i propri orizzonti.

«Chi ama la solitudine ha pagato cara la compagnia»

C’è un proverbio che recita «chi ama la solitudine ha pagato cara la compagnia», in effetti questo è vero anche per chi vive la solitudine in modo sano. Chi ha la tendenza all’introversione e a vivere defilato, prima di riscoprire il suo equilibrio interiore, ho dovuto affrontare difficili carichi emotivi legati proprio all’interazione con l’altro. In genere, nel passato di queste persone, somministrando l’AAI (Adult Attachment Interview) si scoprono incongruenze tra ricordi riferiti legati all’infanzia e vissuti emotivi. Queste persone, infatti, hanno dovuto imparare molto presto a badare a se stesse e a prendersi cura di sé in piena autonomia.

Alcune persone fanno della riservatezza la propria priorità, non perché disprezzano la vita sociale ma semplicemente perché non hanno mai potuto gioirne e hanno sviluppato mezzi alternativi per autorealizzarsi, affermarsi, accettarsi e soddisfare i propri bisogni di stima e fiducia. Ecco che una mancanza si è trasformata in un’opportunità: quella di stare bene con se stessi a prescindere dal consenso sociale.

In quanto «animali sociali», nutriamo bisogni di accettazioni e stima, il consenso sociale è un fattore importante che, chi ama la solitudine, sublima in altro modo. Ecco che le dimensioni legate alla sfera personale (hobby, lavoro, carriera, cura del corpo, acculturazione…), assumono una maggiore consistenza e, entro questi termini, si può affermare che chi ama la solitudine può essere descritta come una persona più determinata e ambiziosa. Altra caratteristica imprescindibile è l’indipendenza, raggiunta all’alba dei tempi (precocemente) e per questo irrinunciabile. Avere relazioni sociali strette significherebbe rinunciare, almeno in parte, alla tanto amata indipendenza e questo è un costo che non tutti sono disposti a pagare.

Chi ama la solitudine ha queste caratteristiche

Chi ama la solitudine e vive in piena armonia con se stesso, tendenzialmente è una persona:

  1. Più riflessiva. E’ abituata a fare introspezione, a guardarsi dentro con la dovuta calma, così da valutare bene ciò cha la circonda.
  2. Più colta. Come premesso, le persone introverse che trascorrono molto tempo in solitudine, tendono a coltivare interessi intellettuali e culturalmente apprezzabili.
  3. Sono più rispettose. Nella loro storia evolutiva, hanno imparato che il rispetto e la stima di sé sono qualità imprescindibili, di conseguenza evitano di essere irrispettosi con gli altri. In più, per la loro natura riservata, evitano i pettegolezzi o di intromettersi negli affari altrui.
  4. Sanno cosa significa fiducia e amicizia. I vissuti difficile possono insegnare molto. Se da un lato chi ama la solitudine ha preferito il riserbo sociale, dall’altro ha custodito intimamente l’importanza dei legami affettivi. Chi ama la solitudine, infatti, non è avaro di emozioni o di calore, semplicemente ha imparato a elargirle in maniera ponderata. L’amicizia, per queste persone, rappresenta un autentico valore.
  5. Sono selettive. Chi ama la solitudine ha imparato a scandire sani confini tra sé e l’altro, tanto da essere selettiva nelle relazioni. Chi osserva dall’esterno potrebbe affermare che si tratta di persone «esigenti», ma in realtà hanno imparato a riconoscere con attenzione le persone di cui circondarsi e chi allontanare.
  6. Hanno una mentalità aperta. Le persone che stanno bene con se stesse, nel tempo, hanno imparato a guardarsi intorno. Chi ama la solitudine non è una persona ermeticamente chiusa in se stessa ma semplicemente una persona che pone sani confini mantenendosi sempre aperta alle novità del mondo. Fattori come la curiosità e l’acculturazione le consentono di mantenere una mentalità sempre aperta.
  7. Sono più responsabili. Come premesso, si tratta di persone che hanno dovuto imparare presto a badare a se stesse, si sono dovute responsabilizzare fin dall’infanzia e questa caratteristica è stata conservata fin all’età adulta.
  8. Sono resilienti. Prima abbiamo accennato che si tratta di persone che hanno trasformato una mancanza in un’opportunità, questo è sinonimo di resilienza. Le persone che stanno bene con se stesse sono capaci di affrontare le avversità attuando strategie di coping basate sul problema o sulla gestione emotiva (sono infatti persone emotivamente stabili).

Differenza tra solitudine sana e solitudine come condizione psicopatologica

Il problema insorge quando la solitudine non è vissuta in modo funzionale, ma è la conseguenza di un disadattamento (disturbo di personalità) o di un isolamento sociale non desiderato (emarginazione). In questo caso, le persone possono soffrire molto per il loro stato. Alcuni disturbi di personalità sono caratterizzati da isolamento sociale, deficit sociale e ritiro sociale. Vediamo la differenza tra il pattern sano descritto in precedenza e i vari disturbi di personalità.

Il disturbo paranoico di personalità

Il paranoide percepisce se stesso come moralmente virtuoso e proietta negli altri i suoi sospetti. La proiezione è un meccanismo di difesa pervasivo in questo disturbo: il soggetto è del tutto distaccato dalla sua vera natura, presenta una scarsa consapevolezza di sé ma si autopercepisce come superiore agli altri. In questo caso, la solitudine è una conseguenza della sospettosità del soggetto che, nel tempo, tende a fare terra bruciata allontanando chiunque. Il paranoico, infatti, ha una natura caustica che fa da deterrente, infine, il soggetto si chiude in un mondo tutto suo dove gli altri vanno tenuti alla larga perché minacciosi, malevoli o indegni.

Differenze con chi ama la solitudine in modo sano. E’ vero che, come dice il proverbio, chi ama la solitudine ha pagato a caro prezzo la compagnia… tuttavia il prezzo pagato, come specificato, non implica una chiusura al mondo ma solo una maggiore selettività nei legami. Così, chi ama la solitudine, è in grado di fidarsi e aprirsi senza il costante sospetto che l’altro abbia intenzioni malevoli.

Il disturbo schizoide di personalità

Lo schizoide vive una vita emotiva del tutto appiattita. Non ha bisogno di legami emotivi perché non trova affatto piacere nell’interazione con l’altro, non trova piacere neanche nelle relazioni intime ed è completamente schermato dagli altri.

Differenze con chi ama la solitudine in modo sano. Chi ama la solitudine in modo sano, non ha un’emotività appiattita, è capace di vivere l’intera gamma delle emozioni, inoltre ha una mentalità aperta all’esterno e spesso mossa da curiosità, fattori che nello schizoide mancano completamente.

Il disturbo schizotipico di personalità

In questo caso, l’isolamento sociale è una conseguenza di un elevato deficit relazionale. Lo schizotipico, come il paranoico, può sospettare e temere le intenzioni malevoli altrui. A peggiorare il quadro, in tale disturbo possono esserci presenti “idee bizzarre”, il soggetto potrebbe essere convinto di essere spiato o in pericolo di vita, così si ritira socialmente per non correre rischi.

Differenze con chi ama la solitudine in modo sano. E’ chiaro che in chi ama la solitudine così come descritto in precedenza, non vi è alcuna sfumatura psicotica.

Il disturbo evitante di personalità

Il soggetto si ritira socialmente per timore del giudizio altrui. L’evitante si sente costantemente inadeguato e può soffrire di fobia sociale. Questo disturbo si presenta spesso in comorbilità con il disturbo dipendente di personalità.

Differenze con chi ama la solitudine in modo sano. Chi ama la solitudine in modo sano si apprezza e si stima come persona, non si percepisce come socialmente inadeguato e soprattutto, è emotivamente autonomo, non ha bisogno di costanti rassicurazioni perché ha imparato a trovare sicurezza in se stesso. Esistono nette differenze tra solitudine sana e solitudine patologica. Tra disfunzione e adattamento esistono molte sfumature e il confine tra “sano e patologico” non sempre è così ben marcato.

 La correlazione con la depressione e il nevroticismo

Numerosi studi hanno osservato che la solitudine è significativamente correlata alla depressione, soprattutto nelle persone anziane (Gou et al., 2016), altri studi hanno correlato la solitudine ai disturbi alimentari (Levine, 2012) e soprattutto al tratto noto come nevroticismo. Il nevroticismo è uno dei tratti di personalità del modello a cinque fattori (Big Five) e secondo recenti ricerche (Chen et al., 2019) sarebbe fortemente correlata alla solitudine. Il nevroticismo è caratterizzato da ansia, ostilità, rabbia, depressione, vulnerabilità, impulsività e coscienza di sé.

Una preziosa lettura

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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» (tradotto in 5 lingue) e dell’innovativo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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