Come rispondere a chi vuole manipolarti

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Il fenomeno della manipolazione emotiva è stato a lungo studiato. Secondo osservazioni condotte negli anni ’90 dai ricercatori Frazier e Forward, il manipolatore sfrutta tre elementi (paura, obbligo e senso di colpa) per spingerci ad assecondare le sue volontà. Lo strumento più utilizzato dal manipolatore è il ricatto emotivo che fa leva proprio su questi elementi.

Il ricatto emotivo sfrutta palesemente i segreti, le vulnerabilità e i bisogni di chi lo subisce. Le confidenze fatte in momenti di fiducia e sicurezza diventano potenti armi di manipolazione. Armi usate contro di noi per ottenere esattamente ciò che il manipolatore vuole da noi. 

Possiamo subire tentativi di manipolazione da partner ma ancor prima dai nostri genitori, da fratelli, amici e anche dai figli quando ci sono dinamiche familiari malsane. Nessuno ammetterebbe mai di adottare un modello comportamentale basato sulla manipolazione e sul ricatto emotivo, ecco perché la negazione assoluta di questo tratto caratterizza il manipolatore.

Quando il ricatto raggiunge livelli patologici

La forma di ricatto «se mi ami, devi farlo…» è triste, meschina ma anche molto esplicita e facile da individuare. Le cose si complicano quando la manipolazione arriva in modo celato: ti colpisce in pieno, senza darti il tempo di capire cosa stai subendo. 

Questo succede quando la paura fa parte della relazione. Allora la persona limita i suoi comportamenti perché subisce un ricatto implicito: «non posso deluderlo, se lo deludo non mi parlerà…» oppure «se non lo faccio, si arrabbia e dovrò subirmi una sfuriata». Quando nella mente di qualcuno si attivano questi pensieri, allora la relazione è completamente compromessa. Nello stesso scenario abbiamo pensieri del tipo «chissà cosa sarebbe capace di fare». 

Si arriva a questo punto così estremo perché la manipolazione è un processo graduale, difficile da comprendere nelle prime fasi. Nell’articolo «comportamenti tipici di chi usa il ricatto emotivo» ti ho descritto il modello a sei fasi di Frazier e Forward. È chiaro che nella fase preliminare in cui si instaura il legame e il manipolatore avanza più o meno timidamente le prime pretese, intuire una tale disfunzionalità non è semplice.

Le relazioni, di qualunque tipo, dovrebbero essere rassicuranti, non dovrebbero funzionare come una sorta di roulette russa dove qualcuno ti tiene una pistola puntata alla tempia. Una relazione sana ti fa sentire accolto, protetto, compreso… ti fa sentire appagato. Se tutto questo manca nella tua relazione, poniti qualche interrogativo.

I compromessi esistono in ogni relazione, ma sono diversi da un ricatto!

In qualsiasi tipo di relazione vi è uno scambio, un costante «dare e avere», e questo è normale, è sano. La reciprocità è un elemento chiave nelle relazioni bilanciate. Talvolta sei tu a muovere richieste e altre volte sei tu a soddisfare quelle dell’altro. Fin qui tutto normale.

Quando c’è uno scambio, questo è caratterizzato da un accordo reciproco e consapevole: si possono raggiungere compromessi insieme e di certo qualche volta ti ritroverai a fare qualcosa controvoglia. Il ricatto emotivo, invece, è tutt’altro. Agisci violando la tua volontà. In più, non vi è alcun tipo di accordo, neanche implicito. Ti senti costretto a dover assecondare i bisogni dell’altro altrimenti la tua omissione ti si ritorcerà contro.

Come rispondere alla manipolazione emotiva

Se sospetti di vivere una relazione con un manipolatore, ci sono alcune strategie che puoi adottare per rispondere in modo produttivo. Non sempre il manipolatore è una persona dalla quale è possibile allontanarsi, così giocare d’astuzia è l’unica possibilità.

La tecnica della nebbia

La psicoterapeuta francese Isabelle Nazare-Aga, ha studiato a fondo le relazioni basate sulla manipolazione e il ricatto emotivo. Secondo le sue osservazioni, le pazienti che avevano un rapporto con un manipolatore emotivo, riuscivano a gestirlo meglio utilizzando la cosiddetta tecnica della nebbia.

Molto spesso le vittime della manipolazione emotiva tendono a iniziare un braccio di ferro con il manipolatore: niente di più sbagliato! La tecnica della nebbia evita questa resistenza attiva che funge da fattore di mantenimento e oppone alla relazione una resistenza passiva.

Questa strategia consiste nell’usare una comunicazione aleatoria, vaga e quasi imprecisa, così da non impegnarsi affatto nello scambio con il manipolatore. Lo scopo è quello di disorientare il manipolatore che non ottenendo più il suo nutrimento sarà portato a mollare la presa o allontanarsi.

La tattica della nebbia verte su una comunicazione superficiale dove la vittima si tutela rispondendo a ogni domanda in modo disincantato, come se si fosse indifferente ai contenuti espressi dal manipolatore il quale di conseguenza non si sentirà più importante e perderà la sensazione di potere che in genere è alimentata dalla vittima. Esempi pratici dell’applicazione di tale strategia sono riportati nell’articolo: tecniche di contro-manipolazione emotiva.

Lavora sulla tua identità

Fronteggiare un manipolatore non è semplice perché lui è un vero esperto in materia. Ti farà sentire in colpa, farà leva sui tuoi sentimenti o ti aggredirà umiliandoti, instillando in te il dubbio che hai sbagliato qualcosa, per farti tornare sui tuoi passi e riavvicinarti a lui.

A questo c’è un rimedio molte semplice. Impara a coltivare interessi che possono rinforzare il tuo senso d’identità. Quando iniziamo una relazione, in genere, commettiamo un grosso errore: facciamo del partner il nostro unico mondo. Allora allarga i tuoi mondi, costruiscine altri in cui puoi nutrire la tua autostima e stare bene con te stesso.

Nelle discussioni, ricorda che con il manipolatore non esiste mai una risposta giusta. La tecnica della nebbia ti insegnerà a farti scivolare via tutto e lavorando sulla tua autostima, potrai sentirti abbastanza forte da mettere vere distanze.

Usa i tuoi spazi per riflettere e mantenere una mente lucida

Avere attività solo tue e coltivare spazi personali, ti aiuterà a mantenere un punto di vista più distaccato. Sappi, però, che è proprio quando inizierai a rinforzare il tuo senso di identità che le cose si complicheranno.

In questa fase, il manipolatore farà di tutto per farti sentire sbagliato. Il motivo? Non stai assecondando le sue volontà. Ecco perché quando il manipolatore noterà un certo distacco da parte tua, potrà incalzare la dose e farti sentire molto confuso. In alternativa potrà attuare manovre di seduzione… tu ricorda sempre chi hai davanti e come ti ha fatto sentire. Impara a valutare nel complesso le azioni e non le parole. Le parole possono creare una realtà illusoria finalizzata a gettarti di nuovo nell’incastro.

Definisci i tuoi confini personali: metti dei paletti

Il manipolatore emotivo è qualcuno che ha superato il limite e ignora costantemente i tuoi bisogni, a favore dei suoi capricci e delle sue voglie. Cosa significa superare il limite? In psicologia, il concetto di limite o confine è fondamentale.

Nel linguaggio comune un limite, un confine definisce e separa due aree: sconfinare equivale a invadere. Da un punto di vista psicologico, violare un confine è sinonimo di abuso. Nel relazionarci con il prossimo, che siano genitori, amici, colleghi, partner o semplici conoscenti, impostiamo automaticamente i nostri confini: limiti invisibili che separano noi dagli altri e regolano la relazione. Questi limiti mettono una linea tra i nostri bisogni e quelli altrui e, quando impostati in modo sano, fanno in modo che tutti siano soddisfatti. Per comprendere come ridefinire i tuoi confini, ti consiglio di leggere il mio l’articolo: Il «confine psicologico» che ti protegge dagli altri.

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