Spesso accade, al di là degli aspetti prettamente fisiologici, che il corpo ci suggerisca cosa accade a livello emotivo e lo fa inviando segnali precisi che coinvolgono diverse parti fisiche.
Dolori articolari, mal di schiena, contratture alle spalle, dolore al petto e difficoltà respiratorie. Ginocchia e caviglie sono due segmenti corporei molto interessanti da analizzare da un punto di vista psicosomatico e bio energetico.
Sappiamo che le gambe sostengono il corpo e che possono rappresentare la metafora della nostra autonomia e capacità di credere in se stessi. Gambe forti rappresentano forte presenza e radicamento a terra.
Senza un buon radicamento accade di sentirsi come sospesi, in balia degli eventi, fragili e poco centrati su se stessi.
Gli altri e le loro opinioni divengono qualcosa di estremamente importante e prioritario, al punto da prendere come riferimento non il proprio sentire ma i rimandi esterni, le critiche e i giudizi.
Camminare sulle punte è indice di non riuscire a stare con i piedi per terra. Il mondo vissuto a livello fantastico ha una maggiore pregnanza rispetto all’essere presenti a se stessi nel personale rapporto con il mondo vissuto.
Riportarsi con i piedi per terra significa sperimentarsi nello stare in grounding cercando di sentire come si sta, respirando in una posizione in cui il peso viene scaricato su tutta la pianta del piede.
Possono emergere tensioni, vertigini o squilibri. È dura per chi, non abituato a stare nell’autonomia delle proprie gambe, nel senso della presenza a se stesso in maniera completa, nell’accettazione di essere a tu per tu con il proprio corpo senza la dimensione del fantasticare, si ritrova adesso a fare i conti con il senso di indipendenza e di “adultità”.
Ma le caviglie non ci indicano solo il senso più o meno marcato del nostro essere autonomi. Ricordiamoci che il peso del corpo può gravare in certi momenti maggiormente sui calcagni, sulle punte, oppure manifestarsi bilanciato al centro della pianta dei piedi.
Passato, presente e futuro rappresentano le coordinate indicate da queste articolazioni.
Può accadere che un peso che grava indietro sia indice di paure inespresse circa il futuro o di alcune scelte che, se prese, porterebbero dei cambiamenti inaspettati.
Il peso sui calcagni potrebbe indicare la difficoltà a lasciarsi il passato alle spalle e, di conseguenza, ad affacciarsi al futuro.
Il peso spostato in avanti potrebbe indicare lo slancio verso il nuovo ed il diverso ma anche il tentativo di fuga, di “uscire da se stessi” e da una situazione che sentiamo come vincolante o limitante per la propria crescita.
Il peso in avanti può essere un modo per evitare il “fardello” di una possibile responsabilità che non vogliamo o un modo per “staccarsi” dalla realtà cercando rifugio nel mondo dei propri pensieri.
Un peso sentito come ben centrato può indicare equilibrio e radicamento ma anche staticità e congelamento. Può indicare la difficoltà a sbilanciarsi, a perdere il controllo e ad uscire da una zona comfort sentita come rassicurante ed estremamente difensiva.
Un peso, ben centrato e distribuito può essere avvertito come rigidità su precise prese di posizione e quindi come difficoltà ad adattarsi al nuovo e all’apertura del l’imprevisto.
La rigidità può essere avvertita anche a livello delle ginocchia, percependo la difficoltà a piegarsi, quindi ad adattarsi e superare limiti e prese di posizione.
Le ginocchia con il loro irrigidimento rimandano alla difficoltà a cedere, a procedere oltre ma anche a chiedere (ricordiamo che la preghiera, attività di supplica e di richiesta, avviene a ginocchia piegate). La difficoltà a chiedere per ottenere e soddisfare i bisogni propri, come se fossero illegittimi, può mettere seriamente in crisi la qualità delle relazioni, vivendo il mondo come ingiusto e castrante.
Lavorare su se stessi
Il lavoro sulla distribuzione del peso può avvenire partendo dal grounding e sperimentando le oscillazioni del peso da una gamba all’altra, portando il peso sulle punte, poi sui talloni ed infine sulle altre parti dei piedi.
Camminando è possibile provare a stare sulle punte o sui talloni, alternando il ritmo di marcia e di respirazione in modo da sentire come cambia la percezione di se stessi e del proprio corpo, prestando attenzione alle emozioni che potrebbero emergere.
Utile può essere anche provare a sentire come reagisce il proprio corpo di fronte a camminate ad occhi chiusi provando ad effettuare passi sconnessi come se fossimo ubriachi.
La perdita di controllo, lo stare in situazioni di non facile equilibrio, come la respirazione stando su un solo piede, può far emergere importanti vissuti da analizzare ed indagare, in modo da elaborare le emozioni che si riverberano al loro interno.
A cura di Andrea Guerrini, psicologo e pedagogista
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