Cosa si cela dietro il «colon irritabile» a livello psicologico

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
colon irritabile
Evidenze scientifiche dimostrano che determinati fattori psicologici hanno un marcato impatto sulla motilità, sensibilità, secrezione e permeabilità intestinale, cioè sulle funzioni che risultano alterante nel «colon irritabile».

La mente può influenzare il corpo e di questo banalmente ce ne accorgiamo tutti i giorni. Basterà pensare al battito cardiaco che aumenta d’intensità quando siamo spaventati o alla ghiandole esocrine più evidenti, quelle sudoripare: alcune persone tendono a sudare molto nei momenti di tensione e imbarazzo. Se il sudore psicosomatico è sotto gli occhi di tutti, effetti più nascosti sono quelli esercitata dalla mente sui nostri organi. Squilibri ormonali, digestivi, cardiaci… mente e corpo andrebbero considerati un unico insieme in quanto possono garantire un equilibrio unitario.

La sindrome del colon irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS, prima nota come colon irritabile) è un disturbo cronico, continuo o intermittente, che colpisce statisticamente l’11,2% della popolazione mondiale, in prevalenza donne. I tre sintomi principali sono: dolori addominali, irregolarità fecale e forte gonfiore. L’irregolarità fa sì che ci sia un ulteriore classificazione del disturbo, si parla infatti di colon irritabile con predominanza di diarrea (IBS-D) e predominanza di costipazione (IBS-C).

Un elevato numero di pubblicazioni scientifiche (si veda Enck et al., 2016. Qin, 2014) suggeriscono di associare al trattamento farmacologica prescritto dal medico, la psicoterapia. Grazie alle evidenze accumulate negli ultimi anni, la comunità scientifica è sempre più coesa nel dire che le cause della sindrome del colon irritabile siano ascrivibili a un’alterata interazione tra sistema nervoso centrale (cervello) e sistema gastrointestinale. Altri autori (Yan Qin, Cheng, Bian, 2014) parlano infatti di «cervello irritabile» e mettono in evidenza il ruolo del processi mentali nella genesi della sintomatologia tipica del colon irritabile.

Prove ottenute con studi clinici e sperimentali, hanno dimostrato che diversi fattori psicologici possono alterare la sensibilità, la motilità, la secrezione e la permeabilità intestinale. Il meccanismo sottostante è fortemente correlato con l’attivazione immunitaria della mucosa intestinale. Gli attori coinvolti nella genesi del colon irritabile sono:

  • neuroni periferici (situati a livello del tratto digerente),
  • il microbiota gastrointestinale,
  • il sistema nervoso centrale (cervello),
  • i processi mentali

In particolare, le cascate biochimiche innescate dallo stress psico-affettivo potrebbero alterare in modo tangibile la funzionalità gastro-intestinale. Quando si parla di stress si fa riferimento a diversi fattori quali: tensioni, ansia, preoccupazioni, eccessivi carichi emotivi, conflittualità e condizioni psico-affettive di incertezza.

I fattori di rischio psicologici

Esperienze di abuso (emotivo o fisico) durante l’infanzia, costituiscono il principale fattore di rischio per la genesi del disturbo. Una forma di abuso psicologico molto diffusa è il neglet che spesso conduce a una sorta di stress cronico meglio noto come trauma cumulativo. La persona accumula esperienze drammatiche che mettono a dura prova la tenuta psichica e amplificando la percezione degli stimoli minacciosi.

Secondo le recenti stime del ricercatore E. Blanchard della State University of New York, il 60% delle persone con sindrome del colon irritabile soffrirebbe di un disturbo psicologico a matrice ansiosa. Il 20% di forme depressive e il restante 20% di altri disturbi psicologici sempre correlati allo stress cronico.

La visione psicoanalitica

Secondo le teorie psicoanalitiche, si potrebbe fare una distinzione tra le caratteristiche psicologiche di chi soffre della sindrome del colon irritabile con costipazione o con diarrea.

In entrambe le configurazioni vi è una forte conflittualità che viene gestita in modi differenti: opponendo resistenza o sovraccaricandosi di responsabilità.

La costipazione del colon irritabile può essere configurata in caratteristiche psicologiche quali rigidità, bisogno eccessivo di controllo, resistenza e paura del cambiamento, bisogno di sicurezza. Quando circostanze esterne (pressioni sociali, condizioni economiche e precarietà affettiva come un legame instabile o doloroso) perturbano la mente, conducono a un contenimento eccessivo e l’inibizione dell’espressione emotiva. Se da un lato l’espressività è compromessa (così come lo è la consapevolezza), dall’altro possono presentarsi disturbi concomitanti come pensieri ossessivi e ansia.

La diarrea, al contrario, non è associata a eccessiva rigidità, piuttosto a un sovraccarico emotivo: la persona si sente investita di un ruolo inviolabile, colei che non dovrebbe mai vacillare, l’emblematico pilastro risoluto della famiglia. In questo caso, i sintomi associati al colon irritabile possono manifestarsi anche in concomitanza di conflitti che innescano rabbia. Al contrario della prima caratterizzazione, qui la persona accetta il cambiamento, tenta di affrontarlo ma si ritrova sopraffatta, anche perché tende a prendersi più responsabilità del dovuto.

Chi ha una buona autostima ma è abituato a dare priorità ai bisogni altrui a discapito dei propri, può incorrere nel disturbo associato a diarrea. Autostima vacillante e insicurezza cronica sono meglio associati al colon irritabile associato alla costipazione.

Il trattamento

Se le cause sono psicologiche, anche il trattamento può esserlo. Ciò non esclude la classica visita gastroenterologica, come premesso, corpo e mente sono un tutt’uno.

Negli USA, i trattamenti psicologici più diffusi per la sindrome dell’intestino irritabile sono la psicoterapia dinamica o cognitivo comportamentale, le tecniche di rilassamento che insegnano come gestire lo stress e l’ipnoterapia.

Studi con follow-up, hanno dimostrato che il trattamento psicologico risulta efficace a distanza di 9 e 40 mesi. La scelta del trattamento dipende dalle esigenze del paziente e dall’esperienza del terapeuta al quale si rivolge.

La psico-patogenesi del colon irritabile

Gli stati mentali, come fanno a trasformarsi nella sindrome del colon irritabile? Per rispondere a questa domanda in modo che tutti possano comprendere, dovrò fare qualche passo indietro, agli albori della nascita della psicofisiologia. Più di 70 anni fa, l’endocrinologo Hans Selye evidenziò diverse risposte fisiologiche adattive in presenza di stimoli minacciosi. Gli studi di H. Selye si concentrarono su stressor fisici ma successivi studi (Mason et al. 1976) dimostrarono che le risposte fisiologiche fossero più specifiche per lo stress psicologico.

Quando esposto a un’esperienza minacciosa, il corpo si impegna in una risposta lotta-fuga così come descritto originariamente da W. Cannon già nel 1915. Le minacce, in questi termini, vanno intese come fattori che ledono la propria identità o sicurezza. Vale a dire, una minaccia d’abbandono, la sensazione di non valere, di non sentirsi all’altezza della situazione, i conflitti interiori creati dalla discrepanza tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo (…). Questi carichi emotivi costituiscono sollecitazioni stressanti per il nostro apparato psichico.

Come ben documentato, la risposta ai carichi stressanti è guidata dall’attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico. La «risposta simpatica» che il nostro organismo mette in atto in caso di minacce (reali o anche solo percepite) vedono un aumentato battito cardiaco con cicli respiratori più rapidi, aumento dell’eccitazione, ipervigilanza e l’inibizione delle funzioni digestive (inibizione parasimpatica) così come quelle della crescita e della riproduzione (ecco perché lo stress può influenzare la fertilità).

Quando i fattori di stress diventano cronici e la persona vive costantemente con ansie e paure, ecco che tendono a cronicizzarsi anche disturbi gastro-intestinali come la sindrome del colon irritabile. Il corpo entra in una fase di resistenza e la patogenesi dei disturbi indotti dallo stress colpisce tutto i corpo.

Cenni di psicofisiologia del colon irritabile

Una via nervosa di fondamentale importanza sembrerebbe essere quella del nervo vago. Le evidenze scientifiche hanno visto una correlazione tra attivazione del nervo vago e ansia.

Negli ultimi decenni è stata anche evidenziata la codifica biochimica della risposta alle minacce psicologiche attraverso l’identificazione del peptide di 41 amminoacidi (CRF, fattore di rilascio della corticotropina). Il CRF conduce alla produzione di cortisolo (ormone dello stress) e di adrenalina ma non è tutto. Questo peptide può condizionare in modo diretto diverse vie autonomiche, immunitarie e gastro-intestinali.

Evidenze convergenti si sono accumulate nel corso degli anni suggerendo che le alterazioni delle funzioni motorie dell’intestino sono legate alle pressioni psicologiche e il mediatore neurochimico sarebbe il CRF con la sua segnalazione centrale e periferica.

Dolore e gonfiore si amplificano

Quando chi soffre di colon irritabile prova a raccontare i suoi sintomi, dolore e gonfiore vengono spesso percepiti dagli altri come esagerazioni. Se ti sei mai recato da un gastroenterologo, solo raramente la percezione del gonfiore del medico è in linea con la percezione del paziente. Il gonfiore o il dolore non è affatto una fissazione mentale ma una percezione amplificata della mente.

Il dolore del colon irritabile è causato da un’accelerata risposta contrattile del colon correlata a una maggiore sensibilità del tratto intestinale. A livello del sistema nervoso autonomo, nei pazienti con IBS si verifica frequentemente la condizione fisiologica caratteristica della risposta alle minacce: da un lato vi è la diminuzione dell’attività parasimpatica e dall’altro l’aumento del flusso simpatico (Jarrett et al., 2003 ; Spaziani et al., 2008 ). È stato dimostrato che l’incremento del tono simpatico aumenta il livello di percezione degli stimoli gastrointestinali, compresa la percezione del dolore e del gonfiore (Azpiroz, 2002).

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