Nel 1971 fu recapitata la prima email della storia. Da quell’anno, gli innamorati misero da parte carta e penna e iniziarono a scriversi lunghe lettere d’amore elettroniche. Poi fu la volta del primo sms, era il 1992, questa volta gli innamorati impararono a comunicare in modo più sintetico; in fondo, per un «ti amo», ci vogliono solo sei caratteri. Successivamente arrivarono i servizi di messaggistica come MSN e Skype, l’incubo della doppia spunta blu era ancora lontano.
Nel 2006 i social network presero d’assalto il mondo. Con la nascita di Facebook le coppie si adeguarono ben presto a nuove realtà. Oggi basta scorrere di poco la home di qualsiasi social network per vedere le foto di coppie felici e sorridenti. Pubblicare qualche foto ogni tanto è ormai la norma, ma cosa dire delle coppie che usano i social network come canale preferenziale per dichiarare il loro eterno amore? Cosa ne è stato delle lunghe email romantiche, degli sms fugaci e soprattutto… cosa ne è stato della privacy? Perché l’amore è diventato un fatto pubblico?
Questo fenomeno ha interessato sociologi e psicologi, fino a innescare la necessità di compiere vere e proprie ricerche, con tanto di test della personalità e indici di soddisfazione relazionale. Piccolo spoiler: il postare contenuti di coppia diviene un mezzo per affermare la propria identità e autonomia, quando valore personale e autonomia emotiva scarseggiano. Vediamo tutti i dettagli.
Cosa si nasconde dietro le coppie felici sui Social Network
La prima ricerca è arrivata dall’Albright College di Reading, in Pennsylvania. Secondo il team di psicologi, le coppie che praticano l’oversharing (abuso di condivisione) sono quelle meno solide. Stando ai dati raccolti, chi manifesta il suo amore in modo eclatante sui social network, incarna tratti di personalità ansiosa, insicura, controllante e più facilmente tende a scoraggiarsi. Il partner della coppia che più posta, è quello che più tema il rifiuto relazionale.
Un ulteriore ricerca (Seidman et al., 2019) ha esaminato la personalità dei componenti delle coppie che postavano in modo ricorrente contenuti riguardanti la relazione (foto, apprezzamenti pubblici, dichiarazioni d’amore…). Lo studio ha esaminato i tratti della personalità secondo il modello Big Five (apertura mentale, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e nevroticismo). E’ vero che l’oversharing è molto comune tra le coppie, talvolta però è solo uno dei partner a praticarlo e l’altro ne subisce le conseguenze.
Lo studio è stato condotto su un ampio campione di innamorati iscritti a Facebook. I partecipanti più inclini all’oversharing della propria love story erano anche quelli che mostravano un elevato contenuto di Relationship-contingent self-esteem (RCSE). Che cos’è l’RCSE? Questo acronimo significa letteralmente autostima contingente relazionale.
Il valore personale dipende dalla percezione del successo relazionale
Sicuramente avrai sentito parlare di autostima, cioè il valore che abbiamo di noi stessi. Ognuno di noi regola il proprio valore personale in base ai successi raccolti, all’immagine che ha di sé e soprattutto in base ad apprendimenti precoci (quanto ci siamo sentiti degni d’amore durante l’infanzia).
Chi non riesce a regolare in modo autonomo l’autostima e ha problemi nell’affermazione dell’identità ricorre a strategie disfunzionali per affermare il proprio sé e regolare il valore personale. Una di queste strategie disfunzionali fa sì che il proprio valore personale dipenda dagli altri e in modo particolare dalla relazione d’amore.
Ovviamente, chi si serve di un’autostima contingente ha, di per sé, problematiche legate all’auto-affermazione personale. La RCSE è correlata a scarsi livelli di benessere, bassa autostima e ricerca di rassicurazioni eccessive. L’oversharing, sarebbe un mezzo per ricercare rassicurazioni dall’esterno.
Il profilo psicologico di chi pratica l’oversharing di coppia
L’RCSE è associato a uno stile di attaccamento insicuro (ansioso). Ironia della sorte, i comportamenti eccessivi guidati dallo stile di attaccamento non consentono all’individuo di raggiungere la sicurezza relazionale sperata, anzi, talvolta sortiscono nel partner l’effetto opposto.
La costante ricerca di rassicurazioni e la paura del rifiuto possono essere fonte di discordia e di tensione nella relazione. Inoltre, le persone con un attaccamento insicuro sono meno capaci di confrontarsi in modo efficace con il partner. Chi tende a regolare la propria autostima mediante la relazione si caratterizza per un’elevata sensibilità al rifiuto. In particolare, tende a reagire più negativamente in una discussione conflittuale e cerca il consenso a tutti i costi.
Quando il valore personale dipende da un dominio esterno della vita (per esempio, il lavoro o come questo caso, la relazione) la persona è più motivata a fare scelte che possano rinforzare quel dominio. Tra queste scelte vi è quella di postare ripetutamente contenuti di coppia sui social così da cercare ulteriori conferme (like) dall’esterno.
E’ attraverso la relazione che queste persone convalidano il proprio senso del sé e quei contenuti pubblici sono la prova tangibile del proprio successo (perché anche un apparente successo relazionale verrà sovrapposto al successo personale).
La ricerca ha evidenziato che i partner che ottenevano i punteggi più elevati nei tratti dell’estroversione (dinamismo, cooperazione, empatia e atteggiamento amichevole) erano anche meno inclini all’oversharing. Lo studio ha altresì evidenziato che chi pratica l’oversharing è anche più incline a controllare e spiare il partner.
La relazione è l’orgoglio personale, rappresenta la meta
Per una persona il cui valore dipende dalla relazione, postare contenuti di coppia sui social network diviene un mezzo per mostrare il proprio successo. La relazione è l’orgoglio personale, rappresenta la meta, «l’essere arrivata», l’avercela fatta. Il pubblico (i contatti sui social network) sono i testimoni di questa validazione e con le interazioni contribuiscono a sostenere questa identità.
Il pubblico diventa un ulteriore rinforzo esterno dell’autonomia e del valore personale (che l’utente individua attraverso la relazione). I social network forniscono una risorsa inestimabile per soddisfare il bisogno umano di connessione sociale. Il bisogno di accettazione e vicinanza può essere soddisfatto con scambi reciproci di commenti, il bisogno di convalida del sé mediante la ricerca di Like e la costruzione di una “bacheca/vetrina” che possa riflettere la propria identità.
E’ chiaro che più estreme sono queste manifestazioni, più spasmodico è il bisogno di convalida e affermazione in quanto questi domini, a monte, risultano compromessi. In altre parole, per chi pratica l’oversharing, proporre i contenuti di coppia diviene un modo per affermarsi nel mondo e, in caso di insicurezze, convincere gli altri equivale a convincere sé stessi.
Molti mi dicono che “ormai il loro destino è segnato”. Falso!
Tu hai sempre potere di scegliere: fare o non fare, dire o non dire. Per questo dovresti capire bene il concetto di senso di VALERE. Significa andare oltre i ruoli di vittima e carnefice, delle idee di giusto e sbagliato, e smettere di dividere il mondo in persone “buone” e “cattive“. Quando ti assumi la responsabilità di te, il gigantesco modello di realtà, a cui ti hanno abituato fin dalla nascita, e a cui sei assuefatto, crolla come un castello di carte.
Lascia perdere tutti i tuoi dubbi, tanto per l’ignoto non ci sono preparazioni. MA RICORDA… il mondo è un grande posto, ed è pieno di opportunità. Sarai faccia a faccia con le tue vulnerabilità. E se le riconosci potrai usarle come trampolino per un miglioramento personale. Hai l’opportunità di rafforzare la tua resilienza, la tua indipendenza, le tue connessioni con il mondo. Hai l’opportunità di reinventarti. Trova soluzioni nuove, diverse, a cui non avresti mai pensato. Scopri un altro lato di te stesso. Cogli la tua prima opportunità promettendo a te stesso di fare già da ora qualcosa di nuovo o di diverso. E so che puoi farcela…. perché tu VALI e meriti di saperlo!
Costruisci le tue nuove consapevolezze
Quando il pensiero di “non valere” diventa parte integrante della propria vita, mille persone potrebbero mettersi in fila per te, potrebbero dirti «sei bravissimo» e guardarti con gli occhi dell’ammirazione. Sicuramente questo ti lusingherà per qualche ora ma… passato il coinvolgimento del momento, puff, il tuo schema del “non valere” ritornerà a farsi sentire con tutti i suoi effetti. Allora tu ritornerai a essere la “spalla di…” e non “il protagonista indiscusso della tua vita”. Ritornerai a essere troppo severo con te stesso, avere dubbi e incertezze, tornerai ad avere difficoltà a dire di «no» e a essere fin troppo disponibile con chi non lo merita.
Questo succede perché la convalida che tutti noi vorremmo non deve arrivare dall’esterno, bensì dovrebbe emergere tra le tue consapevolezze. In altre parole: conoscendoti davvero per ciò che sei (e non per ciò che ti hanno fatto credere gli altri), puoi diventare consapevole del tuo valore. Se hai voglia di conoscerti e trattarti come il tuo “oggetto di studio”, allora ti consiglio di leggere il mio libro «Il mondo con i tuoi occhi», un manuale di psicologia che ti prenderà per mano e ti condurrà alla scoperta di te, dei tuoi bisogni autentici e delle tue nuove consapevolezze. Il libro puoi ordinarlo qui su Amazon oppure in libreria. Se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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