Covid-19, la nuova normalità è l’incertezza

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor


2020 e 2021 passeranno ai posteri come gli anni più devastanti della storia dell’umanità. Sono morte centinaia di migliaia di persone e milioni sono stati ricoverati in ospedale. Le prospettive per il futuro non sono incoraggianti. Non importa da che parte del mondo stai leggendo, il covid-19 ha cambiato la vita di tutti rendendoci, per molti aspetti, così uguali.

In Italia dobbiamo affrontare una sfida particolare: il coronavirus condurrà al collasso un sistema sanitario già di suo in forte crisi. Tensioni politiche, attriti economici, dissapori, rabbia e paura distruggono ciò che il coronavirus ancora ha lasciato intatto.

Morti per disperazione

Le cronache ai tempi della pandemia raccontano storie di sofferenza. Non si muore solo di coronavirus ma anche per disperazione.

L’impatto della pandemia sulla salute mentale aumenta il rischio di suicidio. E’ risaputo che lo stress finanziario è forte motivo di turbamento. Se solo si considera l’impatto a lungo termine della pandemia sull’economia, è ben noto l’aumento del rischio di suicidio durante qualsiasi recessione economica.

Lo scorso maggio, l’organizzazione We Being Trust ha pubblicato una ricerca che evidenzia i danni indiretti del covid-19 e di come questi danni potrebbero portare a circa 75.000 decessi aggiuntivi (oltre quelli causati direttamente dal virus). Si parla di abuso di alcol, overdose, suicidio… legati a fattori come:

  • incertezza e paura per il futuro
  • isolamento sociale
  • perdita del lavoro
  • drastica riduzione delle entrate
  • perdita dei cari

Negli ultimi mesi, solo in Italia, sono 71 i suicidi legati in maniera diretta al coronavirus e 46 i tentativi di suicidio. Quali sono i campanelli d’allarme? Si passa da segnali espliciti (si parla di voler morire, di essere alla ricerca di un modo per togliersi la vita), a campanelli d’allarme più impliciti (manifestazioni di rimorsi, affermare di essere senza più prospettive ne’ speranze, di non avere uno scopo, di sentirsi intrappolati, di essere un peso per gli altri…). Altri comportamenti sono più lampanti come uno smodato uso di alcol o droghe, una tendenza all’agire sconsiderata, come se non ci fosse un domani… Se qualcuno che conosci mostra dei “segnali sospetti”, parlane apertamente e chiedi aiuto a un professionista della salute mentale.

Il suicidio non è un tabù. Solo oltre 100 gli studi scientifici che dimostrano che parlare dei casi di suicidio in maniera corretta non solo non induce all’emulazione, ma può sensibilmente ridurre il numero delle vittime.

Le sfide legate al coronavirus si combattono nei laboratori di ricerca, nelle corsie degli ospedali, nelle case, per strada e nell’intimità dei propri pensieri.

L’impatto del covid-19 sulla salute mentale

Sono diverse le ricerche che evidenziano come e quanto il covid-19 stia lacerando la nostra salute mentale. Mazza et al. (2020) hanno seguito 402 adulti guariti dal covid-19, si trattava di pazienti sintomatici che avevano necessitato di un ricovero ospedaliero.

Da quanto emerso dalla ricerca, buona parte del campione mostrava sintomi significativi come:

  • 42% ansia
  • 40% insonnia
  • 31% depressione
  • 28% disturbo post traumatico da stress
  • 20% comportamenti ossessivi-compulsivi

Complessivamente, il 56% del campione ha ottenuto un punteggio nel range patologico in almeno una dimensione clinica. Il campione è stato esaminato a più di un mese di distanza dalle dimissioni dall’ospedale.

La comunità scientifica è solo all’inizio. Gli psicologi stanno solo adesso iniziando a capire quali possono essere le possibili implicazioni a lungo termine legate al covid-19.

L’impatto del covid-19 sulle famiglie

Quanto ha inciso la pandemia sulle famiglie? Il danno, ad oggi, non è ancora quantificabile, le ripercussioni sembrerebbero essere a lungo termine anche sulle generazioni future. Uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics (Patrick et al. 2020), basato su un campione di 1011 famiglie, riferisce che quasi il 40% dei genitori intervistati ha rinunciato alle visite pediatriche per paura del contagio. In pratica ai bambini viene negata assistenza sanitaria.

Nel sondaggio denominato Vanderbilt Child Health Covid-19 Poll, è emerso che l’impatto del covid-19, sulla salute mentale, ha portato a un peggioramento della sicurezza alimentare e all’adozione di stili di vita meno sani.

La nuova normalità è l’incertezza

L’ignoto è all’ordine del giorno. Dobbiamo abituarci a questa nuova normalità, un presente fatto di incertezze, dove non si sa bene cosa porterà il domani.

Senza alcun punto di riferimento si può vivere? 
Non è tanto importante la risposta quanto il fatto che oggi siamo costretti a farlo.

«Non è la più intelligente delle specie quella che sopravvive; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella che è in grado di adattarsi e di adeguarsi meglio ai cambiamenti dell’ambiente in cui si trova.» – citazione attribuita a Charles Darwin

Abbiamo la necessità di adattarci a una forte precarietà perché il fenomeno che stiamo vivendo è inevitabile a livello individuale e, prima o dopo, ci toccherà tutti da vicino. Purtroppo il singolo è impotente e le istituzioni non sono state in grado di offrire una risposta rapida alla pandemia. Fa rabbia? Sì. Spaventa? Sì. Ma è l’unica realtà che abbiamo di fronte, l’unica realtà che possiamo accettare, l’unica che dobbiamo prepararci a fronteggiare.

Accettazione

Abbiamo iniziato la pandemia negando energicamente il problema. Era il 28 febbraio quando pubblicammo l’articolo “Al Coronavirus dobbiamo abituarci“. Il contenuto fu pubblicamente linciato da istituzioni e lettori. Nessuno voleva crederci, eppure la realtà era sotto gli occhi di tutti: improbabile che il contenimento della Regione Lombardia reggesse a lungo termine. Improbabile che un virus nuovo svanisse nel nulla, chiunque abbia mai sostenuto un esame di microbiologia sa bene che le epidemie (all’epoca era ancora un’epidemia) non spariscono da sole.

Dopo l’incredulità iniziale, correlata da messaggi in stile #andràtuttobene e #forzamilano, abbiamo assistito ad altre fasi. Abbiamo continuato con una dura colpevolizzazione, con l’ossessione per l’untore, la caccia al responsabile; abbiamo additato runner, ciclisti e vecchi pensionati al parco. Qualcuno, oggi, è ancora fermo alla fase della rabbia.

Abbiamo proseguito la pandemia nell’accaparramento, con la corsa all’ultimo rotolo di carta igienica, affrontando la pandemia con l’irrazionalità del terrore.

Se si osserva il comportamento sociale, si può trovare una similitudine con quelle che sono le cinque fasi del lutto.

  1. Rifiuto – Negazione
  2. Rabbia – Colpevolizzazione
  3. Patteggiamento
  4. Disperazione – Depressione
  5. Accettazione

Molte persone sono ancora ferme alla “Rabbia”. Impotenza e rabbia si sono così cronicizzate da innescare una sorta di esaurimento nervoso da coronavirus. Un crollo emotivo caratterizzato da sintomi ansiosi e nervi a fior di pelle. Per esplorare questo stato emotivo consiglio la lettura dell’articolo: esaurimento nervoso da coronavirus.

Tutto il popolo italiano ha già vissuto le prime tre fasi. La fase del “patteggiamento” è legata alla speranza di riconquistare il bene perduto, cioè la serenità e la stabilità alla quale eravamo abituati prima del covid-19. Una buona parte della popolazione italiana sta già vivendo la fase della disperazione. La rabbia e le tensioni vissute negli stadi precedenti si fanno da parte lasciando spazio alla depressione.

Il modello delle 5 fasi del lutto prevede, per raggiungere l’accettazione, un ritorno alla normalità. In piena pandemia un ritorno alla “vecchia normalità” è impensabile. Ciò che è proponibile per il benessere collettivo è l’abbracciare una nuova normalità con la consapevolezza che si tratta di qualcosa di passeggero.

Con l’accettazione si inizia a nutrire un’esile e intermittente fiducia per il futuro che, poco a poco, non apparirà più completamente nero.

Nel frattempo cosa fare?

Costruisci una nuova quotidianità a prova di covid-19, ricordando che purtroppo non si può controllare tutto. Fai del tuo meglio per controllare ciò che è controllabile.

Rispetta le normative vigenti, anche quando non credi nella loro efficacia.

In caso di bollette arretrate, rimanda mentalmente il problema. Prendi atto che nella situazione attuale non puoi affrontarlo e che non sei il solo in questa situazione. Se hai problemi di sostentamento primario, contatta le organizzazioni no profit della tua città, di certo sapranno aiutarti e non ti faranno mancare medicinali e viveri.

Tieni pronto un piano di scorta per trascorrere piacevolmente molte ore in casa. Questo è utile sia per non esporti al rischio contagio, sia per un nuovo eventuale lockdown.

Nel periodo del lockdown dello scorso inverno, i dati istat hanno registrato numeri inquietanti con casi di violenza domestica più che raddoppiati (le richieste d’aiuto nel periodo marzo-giugno 2020 sono passate da 6.956 a 15.280 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente) con un aumento del 119,6%. Se vivi una relazione d’abuso, prendi precauzioni. Chiedi ospitalità ad un familiare, allerta le autorità e trova un modo per metterti in salvo.

Lavora su te stesso, impara a mantenere la calma e a non scaricare la tua frustrazione sul prossimo. Questo è un periodo delicato per tutti, se hai una buona tenuta psichica, cerca di coltivare tolleranza e comprensione.

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