La pandemia ha un impatto totalitario sulla nostra salute; se i sintomi riferiti dai contagiati sono più tangibili, altri aspetti da non sottovalutare riguardano la sfera psicologica e possono condurre a un vero e proprio esaurimento nervoso.
L’incertezza nella quale viviamo ma anche la precarietà per l’imprevedibilità del futuro, stanno mettendo a dura prova la nostra tenuta psichica.
Quando le richieste ambientali sono eccessive, sia soggettivamente (percezione amplificata, scarse risorse personali) che oggettivamente (gli effetti tangibili della pandemia) e le situazioni stressanti si prolungano oltre il limite tollerato dall’individuo, si crea una frattura interiore, un break-down psicofisico, quello che comunemente chiamiamo “esaurimento nervoso“.
L’isolamento protratto, la paura della solitudine, l’ansia del contagio, la paura di perdere i propri cari (insopportabile per chi soffre di sindrome dell’abbandono), lo stress finanziario… Sono ormai temi che fanno parte della vita quotidiana di ognuno di noi. Quanto ancora reggerà la psiche degli italiani? La risposta dipende dalla nostra “tenuta“, cioè dalle risorse che riusciamo a mettere in campo in questo periodo di crisi.
Se fino a pochi mesi fa parlavamo spesso di burnout (sindrome da stress lavorativo), all’interno delle mura domestiche sta avvenendo qualcosa di simile che può condurre al collasso emotivo o al distacco come meccanismo di difesa.
Sindrome generale di adattamento
Hans Selye (endocrinologo austriaco del ‘900 che ha dato un grosso contributo alla ricerca sugli effetti dello stress) definì come “Sindrome Generale di Adattamento” quella risposta che l’organismo (mente e corpo) mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di molteplici fattori di stress quali fisici (ad esempio fatica, incertezze territoriali, effetti del rilascio protratto di cortisolo, tachicardia…), mentali (ansia, paura, ruminazione…), sociali (isolamento, paura dell’altro….) o ambientali (obblighi previsti dal decreto per prevenire il contagio).
Citando le sue parole: “nessuna delle grandi forze della materia è tanto efficiente quanto la capacità di difesa e di adattabilità degli esseri viventi di fronte ad ogni mutamento. In ogni uomo vi è forse un parallelismo tra vitalità ed entità dell’adattabilità“.
Chi è riuscito a trovare in se stesso la “vitalità“, seppur con fatica, sarà riuscito ad adattarsi vivendo un periodo limitato di crisi, del tutto fisiologico. Tuttavia, se questo adattamento non è avvenuto in modo armonico, il break down è dietro l’angolo!
Lo stress è una reazione “naturale” che si manifesta quando una persona percepisce uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute (emergenza coronavirus) e le risorse a disposizione (affetti, autostima, rete sociale, supporto materiale…). Si tratta, precisamente, di una sindrome generale di adattamento (SGA) atta a ristabilire un nuovo equilibrio interno in relazione ai cambiamenti proposti dall’ambiente. In questo contesto ognuno di noi può contare soltanto sulle proprie risorse, in primis sulla capacità di accettare la realtà e tollerarla.
Il tema dell’accettazione è troppo spesso sottovalutato (e spesso distorto, perché accettare non significa “sottomettersi a…“), tuttavia il rifiuto della realtà (per quanto ingiusta) ci pone in una condizione di eterna sofferenza. In questo contesto, il rifiuto della realtà non si manifesta (a livello collettivo) nei confronti della pandemia in sé ma della sua gestione, usando le istituzioni come capri espiatori o come paladini. Oltre al coronavirus ci troviamo a dover tollerare questioni politiche che per quanto avvilenti, vanno accettate perché nostro malgrado fanno parte di questa realtà.
La nostra tenuta psichica dipende da quanto siamo in grado di accettare la realtà in cui viviamo e adattarci a essa in modo funzionale e pro-attivo.
Quando subentra l’esaurimento nervoso
Il termine “esaurimento nervoso” è ormai in disuso in ambito clinico, dove si parla generalmente di nevrastenia o scompenso nervoso. In questo articolo ci concentriamo sullo scompenso nervoso correlato allo stress, più propriamente detto “nervous breakdown” o crollo emotivo. Questo termine può indicare una quadro pervasivo fatto di ansia e sintomi depressivi, ma è talvolta usato anche per indicare una sindrome cronica dal quadro sintomatico complesso.
I sintomi del nervous breakdown da covid-19 sono sotto gli occhi di tutti. Per rendere più tangibile la portata del disagio causato dall’esaurimento nervoso, raggrupperò i sintomi in diverse categorie, perché il disturbo non riguarda “solo” la mente.
Effetti fisici:
- Indebolimento del sistema immunitario
Per un approfondimento: cosa debilita il sistema immunitario - Problemi alla schiena
- Dolori alle ginocchia
- Ipertensione
- Affaticamento cronico
- Tachicardia
- Freddo o caldo psicosomatico
- Cefalea
- Problemi cervicali
- Astenia
Effetti cognitivi:
- Difficoltà a concentrarsi
- Vuoti di memoria
- Scarsa propensione all’apprendimento
- Ridotta capacità decisionale
Effetti emotivi:
- Irritabilità
- Aggressività
- Ansia
- Sbalzi emotivi e affettivi
- Disturbi del sonno
- Depressione
- Ipocondria
- Problemi relazionali
- Agitazione psicomotoria
- Iperemotività
Questi fattori hanno un forte impatto “comportamentale”. Per esempio, l’irritabilità e l’aggressività in certi casi possono trasformarsi in incessanti litigi o addirittura aggressioni fisiche. Gli “effetti comportamentali” possono essere:
- Abuso di alcol
- Uso improprio di farmaci
- Abuso di sostanze stupefacenti
- Comportamenti alimentari disfunzionali
- Uso eccessivo di tabacco
- Comportamenti distruttivi (auto- o etero- diretti)
- Sedentarietà apatica
La molteplicità dei sintomi correlati a questa situazione merita molte attenzioni. Emozioni come insicurezza, sfiducia, nervosismo, rabbia, tensione… fanno ormai parte della nostra vita quotidiana e l’unica cosa che possiamo fare è tentare di innalzare la nostra asticella della tolleranza.
La misura in cui un evento è controllabile e prevedibile condiziona, al di là del carico materiale o dei rischi, il fatto che esso sia stressante o meno. Ciò significa che dopo le prime settimane di quarantena, molti di noi sono riusciti ad adattarsi superando la sindrome generale di adattamento e accettando questa nuova condizione. Anche per questa categoria di persone la situazione non è certamente “rose e fiori” ma tollerabile e affrontabile con comportamenti funzionali.
Come aumentare la tolleranza allo stress?
Sarebbe presuntuoso (da parte mia) è pretenzioso (da parte del lettore) attendersi una risposta puntuale e soddisfacente a questa domanda. L’entità della risposta attuabile va fornita in funzione alla storia familiare personale.
Ognuno di noi ha un bagaglio emotivo proprio, ognuno di noi ha ferite da trasformare in risorse. Il percorso per sviluppare strategie di coping è qualcosa che va “cucito su misura”. Si può partire da semplici concetti comportamentali fino ad arrivare a una profonda trasformazione interiore.
Nell’articolo dedicato alla “resilienza” troverai dei piccoli spunti di riflessione che possono aiutarti ad aumentare la tua tolleranza allo stress. Il primo ingrediente fondamentale è la fiducia. La fiducia nelle proprie risorse e la fiducia nel futuro… proprio quando il mondo che conoscevamo sembra scomparire! La fiducia è utile per sviluppare la resilienza (un complesso concentrato di abilità che fa la differenza tra la disperazione e la ricostruzione).
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