Quante volte ci è capitato di tacere di fronte a una critica, a un rimprovero, a un giudizio……beh, credo succeda spesso. E questo succede perchè viviamo in una società fatta di apparenza e di rapporti di circostanza, in cui esprimersi può essere ritenuto indelicato o inopportuno. Soprattutto se la propria opinione non coincide con quella che si ha di fronte.
Da piccola sono sempre stata molto ribelle; dicevo parolacce, aggredivo chi contestava il mio pensiero. Con il tempo ho imparato a mitigare il mio temperamento pur rimanendo una persona diretta e sincera, (anche quando le circostanze non erano decisamente a mio favore). E così ho capito che esprimere liberamente il proprio pensiero può sembrare sfacciato, spregiudicato ma, se fatto con rispetto e buone maniere, è molto più utile.
Perchè praticare l’arte di dire quello che si pensa?
Dire quello che pensi è più produttivo e stimolante rispetto al non esprimerti o, peggio, al mentire per evitare scocciature e discussioni. Perché se pensi che evitare di dire quello che pensi ti evita discussioni e malumori, alla lunga, creerai incomprensioni. E dalle incomprensioni sorgono malesseri che possono ripercuotersi sul tuo benessere psicofisico.
Dire quello che pensi ti consente di mostrarti agli altri per quella che sei davvero, e credimi, alla lunga sarai apprezzata per la tua onestà di pensiero.
Dire la verità a volte può causare sofferenza
Dire quello che pensi a volte può essere difficile; si rischia di far soffrire le persone a noi care ma un giorno questa stessa persona potrebbe ringraziarci per le nostre parole. Il motivo? Il confronto, anche se non sempre piace, fa crescere sempre! Una parola di troppo potrebbe ferire ma potrebbe anche far aprire gli occhi al nostro interlocutore. Potrebbe innescare una riflessione mai immaginata prima, un pensiero per il quale, quella persona potrà esserci grati. “Dire quello che si pensa richiede una certa dose di coraggio, qualche goccia di sicurezza personale e qualche zolletta di autenticità”
6 benefici che arrechiamo alla nostra salute se diciamo quello che pensiamo
Non c’è bugia che sia preferibile alla, seppur cruda, verità. Perché soltanto conoscendo la verità si ha il modo di vivere la realtà in maniera consapevole. E dei benefici che arreca?
1) Godrai di un miglior benessere psicofisico
Chi dice quello che pensa, (con rispetto ed assertività), gode di una migliore salute emotiva; difficilmente avrà problemi di ansia o soffrirà di stress. Quest’arte, quella dell’essere sinceri, richiede tempo e pratica, ma ti assicuro che può essere il miglior rimedio contro i malesseri emotivi.
Hai presente quegli atteggiamenti di “facciata” che molte persone indossano per sembrare disponibili e carini? Le classiche frasi di circostanza, l’essere carini con tutti, gentili, sempre disponibili, mai una parola fuori posto. Ecco, questi individui, inevitabilmente, compiono uno spreco energetico non indifferente. Chi, infatti, ha l’abitudine di indossare una maschera per ogni occasione, si espone a uno sforzo emotivo! E questo sforzo si traduce in un dispendio energetico inutile, perché lo scopo non è reale, bensì fittizio.
“Si indossa la maschera per fingere di essere reali, veri, genuini, quando in realtà la verità consiste nel coraggio di essere come siamo e nel dire ciò che pensiamo, senza maschere!”
2) Le opinioni degli altri inizieranno a non avere più peso nella tua vita
Quando dici quello che pensi , quello che ti viene dal cuore, riesci a comprendere meglio te stessa. Questa crescita emotiva ti porterà a riconoscere e ad apprezzare la tua unicità, e a rispettarti di conseguenza.
3) Non dovrai preoccuparti di compiacere o meno chi ti circonda
Dire quello che si pensa, comporta un minor dispendio energetico e consente, al contempo, di non rendersi schiavi delle aspettative altrui. Smetteranno così di esistere la paure, non si avrà il timore di non piacere o di non essere all’altezza, perché saremo ciò che siamo e diremo ciò che pensiamo, senza alcuna paura. Non avremo più bisogno di indossare le maschere per piacere sempre agli altri, per essere alla moda, per non venire tagliati fuori dal gruppo.
4) Darai priorità alla tua felicità
La nostra società è orientata al “Devo fare bella figura”, al “Non posso tirarmi indietro”. Tutto questo si traduce: “metto da parte le mie priorità vitali”.
Non ha senso rimanere zitti per non offendere, restare in silenzio per non essere criticati o far finta che qualcosa non ci offende quando, in realtà, siamo distrutti. Non dire quello che si pensa può nascondere qualcosa di più complesso: forse una ferita emotiva?
Chi hai veramente paura di deludere? Forse affiorano fantasmi del passato, e dunque dovrai metterti in discussione: forse si tratta di una figura dell’infanzia o dell’adolescenza che oggi proietti su tutti quelli che hai davanti. Dare priorità alla tua felicità significa eliminare questa proiezione dalle relazioni odierne.
5) Sarai in pace con te stessa
Quando si dice quello che si pensa senza paura e senza pregiudizi, tutto cambia. Ci si sente in pace con chi ci circonda e con la vita stessa… è come liberare un carico che appesantisce la mente e il cuore.
RICORDA…
Dire quello che pensi fa parte della natura umana, pensa ad esempio ai bambini e alla loro capacità di dire quello che pensano. A volte possono sembrare maleducati, fuori luogo, fin troppo sinceri, ma come ho già accennato, non c’è una “bella” menzogna che sia preferibile alla seppur cruda verità.
Pertanto, non auto-privarti della libertà di poter dire liberamente ciò che pensi, lo stesso Freud diceva che scherzando si può dire tutto, anche la verità!
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Buona cosa dire quello che si pensa, ma pure non interferire con pareri non richiesti è altrettanto una buona cosa.
Non sempre è facile, specialmente quando l’ambiente che ti circonda non favorisce il dialogo ma lo inibisce. La Parola costruisce, la Non-Parola non solo ferma la “costruzione” ma avvia il processo opposto, quello della de-costruzione di sé. La vera libertà si realizza nella libertà di parola, come anche ogni forma di oppressione sociale, politica, e persino in ambito familiare si riflette in quella propensione all’omertà e al silenzio come possibile anticamera di ansie e solitudini.