La nascita di un figlio stravolge già di per sé l’equilibrio della famiglia e le sue dinamiche interne.
Quando nasce un figlio con una forma di disabilità (fisica, cognitiva, mentale) la famiglia si trova ancora più impreparata ad affrontare questa situazione. E’ un fenomeno dirompente e altamente stressante, poiché si richiede un’ elevata componente riorganizzativa ed un ulteriore sovraccarico fisico ed emotivo della famiglia.
I genitori vivono diverse fasi mentali ed emotive:
– Rifiuto o Negazione (“No, non è possibile che mio figlio abbia questo…”)
– Iperprotezione (“non sapranno mai come curare mio figlio…solo io so e posso farlo”)
– Rabbia e rassegnazione (“perché proprio a me?…non ce la farò a reggere tutto questo”)
– Depressione e isolamento (“la mia vita è un inferno e nessuno può capirmi”)
– Vergogna e imbarazzo (“mi sento sempre inferiore e inadeguata”)
– Accettazione
Per garantire serenità e benessere all’interno della famiglia bisogna passare dalla fase di RIFIUTO alla fase di ACCETTAZIONE. Come?
Innanzitutto chiarisco che è inevitabile ripercorrere queste fasi, anzi è necessario per elaborare e metabolizzare al meglio la situazione, il disagio, il malessere. E’ un processo lungo e tortuoso ma con la giusta motivazione e consapevolezza si possono raggiungere tanti piccoli obiettivi.
Ecco alcuni pratici consigli:
ACCOGLI E ACCETTA LE TUE EMOZIONI, ANCHE QUELLE SPIACEVOLI
Ogni fase (dalla diagnosi in poi) è caratterizzata da un’emozione specifica:
- – La rabbia nel pensare “ma proprio a me?!”
- – La rassegnazione che non ci siano vie d’uscita
- – La paura di non farcela
- – La frustrazione di non essere capiti, compresi
- – La vergogna di non essere come le altre famiglie “normali”
- – il senso di colpa di non essere abbastanza bravi
- – L’angoscia, la stanchezza e l’impotenza
È ancora un tabù accettare le proprie paure e le proprie emozioni.
Spesso bisogni, emozioni, paure, insicurezze dei genitori vengono sopraffatti dalla criticità gestionale della quotidianità e dalle varie emergenze. Ma è importantissimo tutelare anche il benessere psicofisico dei genitori e dei familiari per tutelare il benessere dell’intera famiglia.
Il primo grande passo è quindi quello di imparare a saper accogliere, ascoltare e vivere tutte le emozioni, anche quelle più spiacevoli.
NON ISOLARTI E CONDIVIDI
L’isolamento non è produttivo, non fa altro che farti rimuginare sul problema e questo alimenta ulteriormente il tuo malessere e quello dell’intera famiglia.
E’ necessario conoscere, confrontarsi, raccontarsi. Conoscere altre famiglie che vivono situazioni simili alle tue può essere utile per conoscere altre storie, altre esperienze. Questo facilita quel processo che si chiama rispecchiamento. Le altre famiglie possono essere un’ulteriore risorsa di auto-aiuto per te.
E’ importante inoltre continuare a coltivare i rapporti con gli altri familiari, con gli amici, allargando la rete sociale familiare ed extra-familiare. Così come è importante creare momenti di condivisione con tuo figlio/a disabile, con tuo fratello/sorella disabile, perché condividere aiuta a conoscersi e quindi a diventare sempre più empatici l’uno con l’altro.
3. IMPARA AD AFFIDARTI ANCHE AGLI ALTRI.
Imparare a saper contare non solo su se stessi ma anche sugli altri. I genitori, soprattutto le mamme, sono abituati a sentirsi sempre forti e onnipotenti (“solo io so accudirlo, solo io posso gestire, solo io posso farlo..solo io..”). Mostrarsi forti a volte serve per gestire la quotidianità, ma non sempre vi aiuta a stare bene. Non abbiate paura di mostrare le vostre emozioni, paure, insicurezze e la vostra stanchezza agli altri! Mostrare la vostra debolezza è il primo passo per diventare davvero FORTI.
Bisogna imparare a sapersi affidare anche agli altri, quindi a fidarsi degli altri, delegando alcuni compiti, per ridurre il sovraccarico fisico e mentale.
Ogni componente della famiglia è fondamentale per l’altro, una risorsa preziosa per l’altro.
CONOSCI ED ESPLORA IL TERRITORIO
Bisogna allargare il bacino di risorse! A volte è importante conoscere quali sono i servizi territoriali che offre la propria città o regione (servizi socio-educativi, centri diurni, centri semi-residenziali e residenziali, assistenza a domicilio, assistenza psicologica, scuole, palestre, associazioni..)
Inoltre non creare un muro tra te e la scuola. Non creare un clima ostile, ma di collaborazione e di crescita. Comunica e dialoga con la scuola, con gli insegnanti, con gli educatori per capire insieme quali sono le strategie educative migliori che facilitano e accrescono l’apprendimento, la socializzazione, l’autonomia.
IMPARA AD AMARTI
Certamente non è facile e scontato raggiungere questo livello di consapevolezza. E’ un processo lungo e anche tortuoso, ma se impari appunto a non isolarti, a condividere, ad ascoltare le tue emozioni, ad affidarti anche agli altri, ti renderai conto che non è così impossibile essere felici!
Per imparare ad amarti è necessario prima aver accettato, metabolizzato ed elaborato la tua personale situazione familiare. Immagino sia una situazione stressante sia da un punto di vista fisico ma anche da un punto di vista psicologico, mentale, emotivo. Ma cerca, sforzati, prova a non dimenticarti che ci sei anche tu! Esisti anche tu! Anche tu sei importante, anche tu in quanto persona! Oltre a svolgere la tua funzione genitoriale, familiare ricordati che sei anche una DONNA, un UOMO, un MARITO, una MOGLIE, un COMPAGNO, una PERSONA e anche tu hai i tuoi bisogni, i tuoi desideri, le tue esigenze, i tuoi sogni.
Inizia a prenderti cura anche di te, a prenderti del tempo per te…ogni tanto.
Vai dalla parrucchiera, iscriviti al corso di tango che tanto desideravi, vai in palestra a rigenerarti, incontra un’amica per bere un caffè, vai a mangiarti una pizza con i tuoi colleghi di lavoro, esci con tuo marito a fare una bella passeggiata al mare, disegna, leggi, viaggia, fai quello che ti piace fare e che ti fa stare bene, coltiva le tue passioni, ridi, piangi, apprezza la bellezza delle piccole cose, non trascurare tua moglie, coinvolgi tuo marito, fate l’amore..
E’ quindi indispensabile ed estremamente necessario fornire un sostegno psicologico anche ai genitori e alla famiglia del bambino/figlio disabile.
Gli obiettivi specifici di un intervento psicologico sono quelli di:
- – Accrescere le competenze genitoriali
- – Accrescere l’autostima e l’autoefficacia
- – Accrescere il Benessere psicofisico
- – Diventare genitori resilienti
- – Ridurre le fonti di stress
- – Aumentare le capacità di coping (uso di strategie per far fronte allo stress)
- – Migliorare le relazioni e la rete sociale
Il sostegno psicologico rappresenta quindi una strategia efficace per imparare a rilevare, comprendere e sviluppare insieme tutte quelle risorse e potenzialità che già si possiedono ma che spesso sono inespresse ma necessarie per gestire al meglio questo particolare tipo di evento.
L’obiettivo principale è proprio quello di salvaguardare il benessere psicologico di ogni componente della famiglia.
A cura di: Margherita Giordano, psicologa clinica
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