Sai cosa dire (e cosa non dire) quando qualcuno ha una crisi d’ansia o un attacco di panico? Le parole magiche non esistono ma… dicendo la cosa sbagliata, la situazione può peggiorare ulteriormente. Stando all’americano Istituto Nazionale per la Salute Mentale, l’ansia colpisce circa 40 milioni di persone, dai 18 ai 54 anni solo negli Stati Uniti.
Anche in Italia le percentuali sono molto elevate, stando a un’indagine del Centro di coordinamento italiano dello studio ESEMeD-WMH, una persona su cinque, qui in Italia, soffre di ansia generalizzata, fobia sociale o depressione. In pratica, se non sei tu a soffrirne in prima persona, di certo avrai un amico o un parente che soffre di disturbi d’ansia. Ecco, in questo articolo cercherò di dirti cosa puoi fare e cosa non puoi fare, per aiutarlo.
Perché siamo vittime di ansia e attacchi di panico?
L’ansia insorge quando il soggetto non ha abbastanza mezzi a disposizione per gestire un’emozione e, per questo, finisce per non elaborarla, quasi come se la cancellasse. Il problema è che nessuna emozione viene cancellata e queste ritornano sotto forma di vari disturbi, tra cui, ansia e attacchi di panico.
Cosa fare (e cosa non fare) per aiutare una persona che soffre d’ansia e di attacchi di panico
In caso di attacco di panico, c’è davvero poco che tu possa fare. Chi è in preda a un attacco di panico non ha controllo sul momento, evita quindi di fargli domande che possano metterlo dinanzi a una scelta.
Per esempio, se sei alla guida e un tuo passeggero ha un attacco di panico, può sorgere naturale chiedere “Vuoi che mi fermi?”, chi sta vivendo un attacco di panico, non sempre ha la lucidità, la prontezza o la capacità di riuscire a prendere una decisione senza che questa vada a creare un ulteriore carico di ansia.
Allora cosa fare? Nel caso specifico puoi decelerare, abbassare i finestrini per consentire al passeggero di respirare (durante l’attacco di panico la sensazione di soffocare è tremenda!) e se ne hai la possibilità, in piena sicurezza, di sostare possibilmente in un luogo non affollato. Analogamente, se sei in casa, cerca sempre di arieggiare i locali, anche se secondo te (o il termometro) fuori fa freddo, spalanca la finestra! Fai passare aria.
Ricorda, non tutte le domande possono essere negative, solo quelle che lo mettono dinanzi a una scelta e solo quando poste in pieno attacco di panico. “C‘è qualcosa che posso fare per aiutarti adesso?“. Questa domanda, per esempio, non ha nulla di sbagliato, anzi. Mostrarsi disponibile può solo far bene: “sono qui, se vuoi parlarmi di ciò che ti turba e lavorarci un po’ su… possiamo provarci insieme se ti va“.
Qualsiasi cosa ti esca dalla bocca, dovrà essere di gioia, ispirare fiducia o felicità. Sì anche ad aneddoti divertenti (non sempre sono efficaci ma in alcuni casi possono distogliere l’attenzione dal malessere). Al contrario, non fare alcun riferimento alla morte, a situazioni imbarazzanti, a separazioni o fatti spiacevoli di alcun tipo…
Nel bel mezzo di un attacco di panico, scordati di dire qualcosa tipo “lo so, la separazione con Tizio ti fa star male, ma….”. Non è quello il momento di elaborare! Anche frasi catartiche tipo “Qualunque cosa accada, troveremo un modo…” non fanno altro che accrescere ansia.
Al bando le frasi indelicate tipo “ci sono persone con problemi ben più grandi del tuo…“ wow, se vuoi angosciare qualcuno, è l’approccio giusto ma per tirare su una persona in preda all’ansia, hai sbagliato strada! Una frase del genere potrebbe innescare anche sensi di colpa oltre che amplificare il picco d’ansia.
Altra frase da bandire “lo so come ti senti…“ perché molto probabilmente, non lo sai. Le crisi d’ansia o ancora peggio, gli attacchi di panico, sono esperienze molto soggettive.
Anche se molti ne sottovalutano l’importanza, il luogo è fondamentale soprattutto durante una forte sensazione di ansia protratta. Se ne hai la possibilità, puoi portare “l’ansioso” in una zona che possa invogliarlo al relax, in un luogo familiare che possa garantirgli serenità.
Cosa dire del contatto fisico?
Ogni situazione è diversa, ogni persona gestisce l’ansia e gli attacchi di panico in modo diverso. Se d’impulso ti viene da abbracciare chi ha una crisi d’ansia, evita di farlo proprio perché in quel momento ha difficoltà respiratorie.
Se sei in difficoltà e non sai cosa fare: porgi timidamente la tua mano senza forzare alcun contatto. Metti in bella mostra la tua mano, a sua disposizione, per farle capire che tu sei lì, che ti stai rendendo disponibile… per alcune persone, il contatto fisico può essere calmante e infondere coraggio, c’è poi chi rifiuta ogni tipo di contatto fisico, ecco perché non devi forzare le cose.
Cosa, il tuo amico ansioso vorrebbe che tu capissi
Il convivere con l’ansia porta a vivere la vita come se fosse intervallata da lunghe salite, ma l’ansia non si può controllare. Anzi, il bisogno di controllare l’ansia genera a sua volta l’ansia così… chi soffre d’ansia, si ritrova ad avere ansia per l’ansia! Una vera truffa!
So bene che essere amico di una persona ansiosa non è facile, tuttavia devi capire che anche per quella persona non è affatto semplice convivere con il suo disturbo, quindi sii compassionevole. Qui di seguito, ti riporto alcune cose che sono certa, il tuo amico ansioso, vorrebbe che tu tenessi presente:
- L’ansia non si può “spegnere” semplicemente come se fosse l’interruttore della luce.
- Non giudicare e soprattutto non avere pregiudizi sugli ansiolitici (lo xanax è buon amico per molti ansiosi).
- Ci si può “ammalare d’ansia” anche fisicamente. Quando eri piccolo, ti sarà capitato di avere mal di pancia prima di andare a scuola…? Bene, quel mal di pancia si chiamava ansia e come vedi, può manifestarsi con sintomi fisici… questi sintomi, a loro volta, possono generare ansia!
- Chi soffre d’ansia, ama avere un piano, l’organizzazione lo fa sentire più sicuro, sii collaborativo e non far saltare improvvisamente i piani.
- Gli episodi d’ansia possono arrivare e andare via anche molto rapidamente.
- Scadenze, ritardi, cambi di programma, comunicazioni mancate, telefonate senza risposta… sono nemici di chi soffre d’ansia.
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Ciao Marlene,
l’unica cosa che mi sento di consigliarti è di valutare di prendere un nuovo appuntamento con il tuo vecchio psichiatra e magari riprendere dove eravate rimasti. Le “ricadute” sono un fenomeno molto comune nei disturbi dell’umore e non solo, avere un “paracadute” (una qualsiasi figura di riferimento che possa darti fiducia) può essere una vera manna da cielo in questi momenti… Non so il tipo di percorso che facevi con lo psichiatra com’era… ma in questi casi trovare uno psichiatra che sia anche psicoterapeuta è l’ideale.
In bocca al lupo Marlene!
Salve io mi chiamo Marlene e soffro di depressione maggiore, purtroppo ho fatto lo sbaglio di togliere le medicine che mi erano state date dal mio psichiatra, e sono ricaduta accusando nuovamente i sintomi, attacchi di panico, paura, ansia , poca memoria e senso di stanchezza, attualmente faccio una cura con dei nuovi farmaci e non sono più tornata dal mio psichiatra che mi ha avuto in cura, qualcuno sa dirmi come posso uscire da questa condizione e aiutarmi, grazie.
Ho dimenticato un particolare : ho fatto riferimento alla paura della morte perché quest’ultima viene associata all’attacco di panico, ma nel mio caso trovo che sia una definizione sbagliata.
Spero siano utili i commenti di chi vive in prima persona il problema in questione, forse possono servire a capire in modo più dettagliato la malattia e di conseguenza aiutare meglio chi ne soffre.
Bellissimo ciò che avete scritto e può essere utille a molte persone!
Io soffro di depressione e forti attacchi d’ansia, però nel mio caso li chiamo attacchi di panico perché è più adatto a ciò che provo quando sto male. Le sensazioni sono orribili: difficoltà a respirare, confusione mentale, difficoltà a capire anche le cose più semplici (non distinguo nemmeno destra e sinistra! ) tosse, forte fastidio alla gola, lacrime. Purtroppo è un disturbo improvviso e ricompare anche quando la persona che ne soffre crede di essere guarita. Chi ha vissuto la depressione non sempre ha paura di morire, anzi a volte può avere pensato che morire potrebbe essere la fine della sua profonda sofferenza.
Grazie!