Il concetto di “difficoltà emotive e relazionali” evoca un’ampia gamma di aspetti interconnessi tra loro, rispetto ai quali è bene fare chiarezza. In questo approfondimento, si procederà con il prendere in analisi, più da vicino, problematiche emotive e comportamentali identificate con il termine “disturbi internalizzanti”, ossia caratterizzati da sintomi di ipercontrollo e dalla tendenza del bambino a regolare i propri stati emotivi e cognitivi in modo eccessivo ed inadeguato.
A questa categoria, oltre al disturbo d’ansia (già affrontato in un’altra sessione), appartiene il Disturbo Depressivo. Vediamolo più da vicino:
La Depressione è una condizione emotiva abbastanza comune nei bambini e negli adolescenti, si pensi che rappresenta attualmente la II° causa di disagio più comune. Da stime generali è stata individuata una percentuale di 4-6% di soggetti in età evolutiva che ha sofferto, in un certo periodo della sua vita, di un disturbo depressivo mediamente invalidante, con maggior prevalenza per le ragazze (Merrell, 19999).
Come si manifesta?
Sono principalmente due le condizioni presenti in un bambino/adolescente con disturbo depressivo:
- Irritabilità
- Tristezza eccessiva
Al contrario di ciò che si pensa comunemente, il primo aspetto (associato a sentimenti di rabbia, ostilità e collera) sono emozioni prevalenti rispetto a tristezza e malinconia.
Come tutte le emozioni anche la rabbia svolge un ruolo adattivo, tuttavia nel bambino depresso, essa si manifesta in modo frequente ed intenso. In particolare, si esprime con:
- Irritabilità per la maggior parte del giorno
- Scoppi di collera improvvisi
- Scarsa tolleranza alle frustrazioni
- Condotte aggressive (fisiche e verbali)
Nell’adolescente depresso, invece, si manifesta con:
- Comportamenti autodistruttivi
- Comportamenti eterodistruttivi
- Rabbia internalizzata (rivolta verso sé)
- Rabbia esternalizzata (rivolta verso l’esterno)
Che tipo di depressione?
I sintomi, per poter effettuare diagnosi, devono essere presenti per almeno 2 settimane. Essi, tuttavia, si diversificano in base al tipo di disturbo depressivo in questione, dunque è importante elaborarne una valutazione accurata.
Prendendo in considerazione Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, American Psychiatric Association, 2014), è possibile riscontrare i seguenti sintomi:
- Irritabilità per la maggior parte della giornata, osservabile da insegnanti, coetanei e genitori
- Scoppi di collera verbali e comportamentali eccessivi ed incongrui per intensità o durata alla situazione
- Perdita di interesse e piacere per tutte o quasi le attività
- Umore depresso/irritabile
- Insonnia/ipersonnia
- Faticabilità
- Agitazione/Rallentamento psicomotorio
- Sensi di colpa/autosvalutazione eccessivi
- Pensieri di morte/ideazione suicidaria
- Indecisione/ difficoltà di concentrazione
- Scarso appetito/iperfagia
- Bassa autostima
- Difficoltà di concentrazione
- Sentimenti di disperazione
- Labilità affettiva (sbalzi di umore, aumentata sensibilità al rifiuto)
In base alla presenza di questa sintomi, si distinguono le seguenti categorie di disturbi depressivi (i primi tre sono certamente i più frequenti):
- Disturbo da regolazione dell’umore dirompente
- Disturbo Depressivo Maggiore
- Disturbo Depressivo Persistente o Distimia (cronicità dei sintomi)
- Disturbo disforico premestruale
- Disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci
- Disturbo depressivo dovuto ad altra condizione medica
- Disturbo depressivo con/senza altra specificazione
Per quanto riguarda la fascia d’età tra gli 0 e i 3 anni è bene fare riferimento ad un altro manuale: Classificazione diagnostica della salute mentale e dei disturbi di sviluppo nell’infanzia (Classificazione Diagnostica 0-3, Helen Link Egger et al., 2008). Esso distingue:
- Reazione a scomparsa o Lutto prolungato, dovuta alla perdita di una figura di attaccamento primaria a causa di morte o scomparsa e alla presenza di una sola figura di attaccamento che, tuttavia, non fornisce un accudimento adeguato
- Depressione Infantile, caratterizzato da umore depresso e irritabile, probabilmente dovuto a: trascuratezza/ disinteresse delle figure di attaccamento.
Come si interviene?
Lo specialista si concentra dapprima nel formulare una valutazione che illumini ogni aspetto della problematica presentata dal bambino/adolescente in questione. Effettua dei colloqui clinici con i genitori, con il bambino stesso e, se possibile, con gli insegnanti che lo seguono.
Procede alla somministrazione di test standardizzati, prove grafiche e consegna questionari utili a raccogliere il maggior numero di informazioni possibile. Delinea una diagnosi (proponendo una valutazione neuropsichiatrica se la gravità lo richiede), fornisce una restituzione ai componenti della famiglia ed, infine, offre delle indicazioni terapeutiche che possono comprendere attività di sostegno psicologico o la necessità di un vero e proprio percorso terapeutico (rivolto alla coppia genitoriale e/o al bambino).
Fonte| Istituto A.T. Beck
Complimenti!
Sono molto importanti queste chicche di sano buon senso..i nostri figli ci conformano alla nostra mentalità… siamo noi il loro specchio.. !