Genitori che amano senza amare. E’ possibile?

| |

Author Details
Psicoadvisor è la «rivista di Scienze e Tecniche Psicologiche e Neurobiologia» che propone esclusivamente contenuti redatti da Autori specializzati, psicologi e psicoterapeuti, altamente competenti sulle tematiche proposte.

I più piccoli sanno molte cose più degli adulti. Ogni giorno adolescenti e bambini ci insegnano l’importanza della comunicazione e della relazione attraverso il gioco e i comportamenti manifesti. Ma siamo sicuri che il mondo degli adulti sia in grado di comprenderli? Oppure ci sono anche genitori che amano senza amare?

In questo periodo di formazione presso lo studio pedagogico Figli Meravigliosi della Dottoressa Tiziana Cristofari, mi sono addentrata nel fantastico mondo dei genitori e dei loro bambini. La cosa che più di tante altre mi ha colpito è il bisogno – mi permetto di dire anche l’esigenza (psichica) – di una relazione emotiva e affettiva. Nonni, zii, genitori sono tutti esperti sull’andamento scolastico dei piccoli, ma sono poco informati sulle esigenze, le necessità e le difficoltà dei più piccoli.

Le famiglie che vengono allo studio dimostrano una gran voglia di mettersi in gioco, di comprendere il mondo del loro piccolo e di instaurare con loro una relazione più proficua. Tutti gli adulti che si mettono in discussione hanno la mia completa ammirazione perché il porsi delle domande è un primo passo per cercare delle risposte adeguate alle difficoltà che incontrano. Poi però, c’è un’altra parte di genitori, nonni, zii ed educatori di riferimento che non si mettono in discussione, non cercano di capire chi sono realmente i loro bambini e che tipo di necessità hanno.

Questo accade non perché gli adulti non amino i loro piccoli, ma solo perché non si conosce il valore delle emozioni e della trasmissione dei sentimenti. Gli adulti sono concentrati sull’andamento scolastico dei propri figli, sulle attività sociali da svolgere, si preoccupano della loro educazione tralasciando il sentimento.

Ma sono realmente pochi gli adulti che si domandano: “Ho insegnato a mio figlio come si abbraccia? Gli ho trasmesso la stima che ho nei suo confronti? Mio figlio sa che io sono fiero e orgoglioso di lui?” E poi ancora: “Sono realmente fiero di mio figlio? Cosa faccio per dimostrargli che lo stimo e lo apprezzo?” Esprimere delle emozioni è qualcosa che si insegna attraverso atti concreti. La pedagogia è promotrice della trasmissione di entusiasmi, sentimenti, accettazione e attenzione verso l’altro.

Come si costruisce una relazione

La relazione tra un adulto e un bambino si costruisce attraverso un insieme di elementi. Ebbene si! Le relazioni si costruiscono, non basta essere genitori, abitare sotto lo stesso tetto per avere una relazione con i propri figli. Costruire una relazione significa impegnarsi nel rapporto, mettersi in gioco, ammettere i propri sbagli e… porvi rimedio.

Le relazioni si basano su principi cardini e fondamentali per tutti gli esseri umani quali la fiducia, il rispetto, l’accettazione, la complicità e la trasmissione di affettività quella che riscalda il pensiero e il cuore. Capite bene che questi elementi non si creano attraverso imposizioni, punizioni e obblighi. A un bambino o a un adolescente non si può obbligare o imporre di avere una relazione con un adulto. La relazione è qualcosa che giorno dopo giorno con tanta capacità relazionale si costruisce.

Lo sforzo maggiore per costruire una relazione sana deve nascere proprio dal mettersi in discussione da parte dell’adulto. Nessuno di noi costruirebbe una relazione con una persona che ci impone di fare le cose, che non ci ascolta, non presta attenzione ai nostri bisogni ed esigenze, non va oltre una semplice richiesta e non mostra stima e fiducia nei nostri confronti. Allora perché i nostri piccoli dovrebbero farlo? Una relazione fredda e anaffettiva, impositiva e coercitiva non potrà mai costruire una relazione affettiva e calda e né tanto meno potrà insegnare ai bambini il valore che ha il loro sentire.

Dare valore al proprio sentire significa vedere il lato più intimo, più nascosto, più privato dei nostri bambini, significa farli sentire parte attiva della famiglia, significa ascoltare quello che hanno da dire, significa entrare in empatia con loro, significa comunicare e significa iniziare a costruire la relazione.

A tutti noi fa piacere sentirci importanti, parte attiva di un nucleo famigliare, capiti, apprezzati, valorizzati e stimati; allora perché spesso non riusciamo a farlo con i più piccoli? Perché non li valorizziamo, non li stimiamo, non li facciamo sentire unici e speciali? Perché gli adulti hanno difficoltà a rendere liberi, autonomi e responsabili i loro figli fin dalla prima infanzia?

Quando un adulto permette a un bambino di Essere e di Esistere come specificato sopra gli sta dicendo io ti vedo, ti apprezzo, ho a cuore il tuo sentire e mi prendo cura di te. Con questo “semplice” modo di pensare verso un bambino, l’adulto gli sta permettendo di costruire la sua autostima, di essere un bambino felice oggi e un uomo libero domani, responsabile e consapevole della propria persona.

Spesso bambini e adolescenti si relazionano tutto il giorno con persone che non li comprendono che gli dicono cosa devono o non devono fare, senza mai chiedergli “tu cosa vuoi fare?” Pensate quanto è frustrante per loro. I nostri piccoli non hanno bisogno di ricevere interrogazioni, non hanno bisogno di qualcuno che gli dica come vestirsi, che sport fare o con che gioco giocare, non hanno bisogno di ricevere comandi e imposizioni. Hanno solo bisogno che l’adulto li consideri Esseri capaci di pensare, agire e sentire in modo responsabile e libero.

I vostri figli, cari genitori, sono delle entità distinte e separate da voi. Avere consapevolezza di questo vi porterà a instaurare con loro un rapporto di accettazione e ascolto, rendeteli liberi di agire e di pensare senza la vostra influenza. E non sarete dei genitori che amano senza amare.

A cura di Antonella Manfredi (Pedagogista dello Studio di Consulenza Pedagogica Figli Meravigliosi – Roma)