La depressione latente è una condizione psicopatologica caratterizzata da una sintomatologia multiforme e apparentemente lieve. A differenza della depressione vera e propria, questa forma depressiva non altera in modo evidente il funzionamento psicologico e psico-sociale, ma nel tempo disturba il vissuto e perturba le capacità cognitive e affettive dell’individuo, con conseguenze gravi sul piano psicologico e relazionale.
Depressione latente: sintomi
Si tratta di un disturbo difficile da diagnosticare e da trattare perché chi ne soffre ne è inconsapevole e conduce una vita complessivamente adattata sottostimando le tracce che questo male silenzioso dissemina nel tempo. I principali indizi della depressione latente sono di tipo psicosomatico:
– disturbi gastro-intenstinali;
– cefalee;
– problemi all’apparato respiratorio;
– dolori articolari;
– mal di schiena;
– eruzioni cutanee.
Queste manifestazioni somatiche sono associate a transitori ma ricorrenti sintomi psicologici e neurofisiologici:
– disturbi della concentrazione e della memoria;
– disturbi del sonno (insonnia e/o ipersonnia);
– affaticamento immotivato o eccessivo;
– riduzione della libido;
– occasionali episodi d’ansia e di irritabilità;
– disinteresse e progressiva demotivazione verso attività, persone e situazioni precedentemente attraenti.
A differenza della depressione palese, che determina sofferenza riconoscibile sia a chi ne soffre che a chi gli sta vicino, e che comporta un certo grado di consapevolezza, la depressione latente si insedia gradualmente e impedisce così sia a chi ne è affetto che alle persone a lui più prossime di prenderne coscienza.
In questo modo, nel tempo, l’individuo si troverà a combattere una pletora di sintomi psicosomatici considerandoli semplici fastidi, mentre lo stato depressivo si instaurerà subdolamente nel suo sistema percettivo-reattivo sabotando il suo vissuto in modo pressoché indisturbato.
La depressione latente altera la capacità di giudizio della persona
La rende titubante e insicura e rallenta i processi decisionali. Gradualmente ovatta le emozioni, perciò smorza la spinta verso cose, persone e situazioni, limita o svuota di senso vissuti e progetti un tempo considerati primari.
Il risultato è che la persona raggiunge all’improvviso un apice depressivo in cui sperimenta quasi di colpo uno stato di insoddisfazione e di abulia. Senza riconoscerne la causa cerca di risolverlo con soluzioni disfunzionali destinate a complicare il problema anziché risolverlo. Buttarsi a capofitto sul lavoro, interrompere una relazione, fare una revisione critica dei rapporti amicali e professionali fanno parte delle tentate soluzioni disfunzionali per sfuggire al male oscuro.
Questa forma di depressione mascherata colpisce più gli uomini che donne, probabilmente perché i maschi hanno maggiore probabilità di trascurare il significato delle emozioni e di verbalizzarle per via di fattori individuali, culturali e sociali.
Le cause della depressione latente sono da ricercare nella incompleta o mancata elaborazione di eventi traumatici gravi come perdite, lutti e abbandoni nel passato e, allo stesso tempo, nella parziale o mancata elaborazione di cambiamenti significativi recenti sul lavoro o in ambito relazionale. Per approfondimento leggi pure “Depressione mascherata“
Depressione latente: conseguenze
Non avendo affrontato le emozioni negative pregresse e recenti -la delusione, la tristezza e, soprattutto, la rabbia- fisiologicamente implicate nella risposta a questi “piccoli” e grandi traumi, l’individuo ne rimane come intossicato e arriva a un punto di sovraccarico e di confusione affettiva che lo conduce a “rivoluzionare” la sua vita. Pur restando nascosta, la depressione produce a questo punto una detonazione emotiva, che colpisce le aree sane residue nella vita del soggetto.
Così prende decisioni drastiche e mal ponderate perché sviluppate in solitudine nella camera oscura depressiva, decisioni basate su un esame di realtà distorto dall’alone del disturbo e che rappresentano manifestazione acuta della depressione che lo affligge.
L’esito tipico della depressione latente è il congelamento affettivo dato dall’attenuazione della spinta vitale, affettiva e sessuale, a cui corrisponde una sorta di letargo emotivo che “serve” ancora una volta all’individuo a proteggersi dal dolore, dal senso di inadeguatezza e dalla paura dell’abbandono che sono, paradossalmente, i nuclei della patologia.
Il trattamento elettivo della depressione latente è la psicoterapia, ma il mimetismo che caratterizza il problema può rendere complessa la diagnosi ed estendere oltremodo i tempi del trattamento anche a causa della reticenza con cui il paziente si racconta e del funzionamento stesso di questa forma depressiva, che distrae paziente e terapeuta con i “cavalli di Troia” dei malanni psicosomatici o sintomi “collaterali” come situazioni ansiose e fobie lievi.
NOTE PSICOADVISOR : per curare la depressione mascherata, iniziata dall’ABC
Se non sai da dove partire, inizia dall’ABC e poniti queste domande: cosa mi fa star male e perché? Cosa mi fa arrabbiare e perché? Cosa mi causa ansia e agitazione? Perché ho paura di morire? Perché ho paura di perdere i miei cari…?
Depressione latente: cura
Per chi soffre di depressione latente uno strumento di fondamentale importanza è la consapevolezza, la consapevolezza di percepire le cose dietro un alone che non gli appartiene e che impedisce di fatto la possibilità di condurre un’esistenza appagante e realizzata.
Prendere consapevolezza può avviare un processo di cambiamento volto a modificare le modalità di resa e di auto-sabotaggio tipiche del disturbo e, finalmente, combatterlo.
Conoscere i sintomi e i rischi della depressione latente può inoltre mettere in condizione familiari e amici di chi ne soffre di essere di reale sostegno nei momenti più critici e di interpretare correttamente quanto sta accadendo allo scopo di fornire l’aiuto opportuno.
Se hai problemi di ansia, soffri rabbia improvvisa e hai una bassa auto-consapevolezza (non sai che sta succedendo dentro di te!) ti invito a fare l’esercizio che trovi nell’articolo: Esercizio di Psicoterapia cognitiva-comportamentale.
Enrico Maria Secci, psicoterapeuta
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