In un modo o nell’altro, come sosteneva lo psicoanalista tedesco Erich Neumann, l’onnipotenza della madre invischia e frena l’autonomia dei figli e i suoi effetti possono sentirsi tangibili anche in età adulta. Questo articolo è rivolto a tutte le donne che hanno attraversato un’infanzia difficile e hanno dovuto “accontentarsi” di una madre che, per un motivo o per un altro, le ha sottoposte a una continua trascuratezza emotiva.
Se tua madre, ancora oggi, riesce a invalidarti la vita, probabilmente è perché quando eri piccola è riuscita a invalidare anche le tue emozioni così non ti ha permesso un sano sviluppo emotivo. Quando si parla di sviluppo emotivo, è proprio vero: gli errori dei genitori ricadono sui figli, ma di questo ne ho già parlato nell’articolo Tipologie di mamme e ripercussioni in età adulta.
Molti adolescenti hanno fretta di crescere perché sentono un impellente bisogno di andare via di casa, come se lasciare il tetto familiare fosse la soluzione a ogni problema ma purtroppo non è così semplice; l’influenza genitoriale non conosce distanze spaziali ne’ temporali, certo, la distanza aiuta molto ma non è tutto. Per “liberarti dello spettro di tua madre” non basta fare le valige e andare via di casa.
Lasciarsi alle spalle un’infanzia difficile non è facile come impacchettare una valigia e varcare la soglia di casa.
Non è insolito che una figlia non amata –o amata in modo sbagliato- cerchi di capire come deve comportarsi nei riguardi di sua madre e cosa deve fare per passare oltre e sentirsi finalmente libera. Magari tu hai già provato mille strategie, hai provato a distaccarti, a essere più presente, a mostrarti forte, allegra o debole, bisognosa di cure, magari hai anche provato a sposare l’indifferenza…
In realtà, non importa ciò che hai già provato, se non cambi completamente approccio qualsiasi tentativo messo in atto andrà sempre alla deriva. Per andare oltre devi passare due tappe: elaborazione/accettazione.
Elabora questo concetto: la madre che meritavi non è mai esistita
Prima ancora di accettare tua madre per ciò che è e ciò che è stata, hai bisogno di elaborare che la madre che meritavi non è mai esistita. Fatto questo, l’accettazione verrà quasi in automatico. Anche tu sei stata bambina e, fin dalla nascita, eri fortemente legata a tua madre; tua madre, più di ogni altra cosa, rappresentava il custode dell’appagamento di ogni tuo bisogno.
Con il progressivo sviluppo emotivo, con te è cresciuto anche il tuo bisogno di amore, un bisogno che non tutte le mamme sanno soddisfare. E’ in questo momento che viene piantato il seme della discordia, quel seme doloroso che non ti consente di avere un rapporto equilibrato con tua madre, quel seme che ancora oggi causa in te sofferenza e ti tiene bloccata in un limbo fatto di rifiuto, insicurezze e abbandoni.
Un bambino orfano d’amore riceve la sua prima condanna e neanche ne è consapevole. Di alcune dinamiche ne ho già parlato nel mio precedente articolo “Carenza affettiva nell’infanzia, la radice invisibile di tutti i disturbi“.
Capire che la mamma che meritavi non è mai esistita, ti svincola dal bisogno di attenzioni e ti alleggerisce. Se sai che la mamma che meritavi non è mai esistita, riuscirai a liberarti dalla rabbia e lei non avrà più alcun potere su di te. Non potrà più farti sentire inadeguata e soprattutto, non potrà più deluderti.
Qualunque cosa tu intenda fare, stabilire nuovi confini, decidere di “divorziare” da tua madre o semplicemente frequentarla più spesso… prova a elaborare che la madre che meritavi, nella realtà dei fatti, non è mai esistita. E’ importante perché una mancata elaborazione ti manterrà bloccata nella speranza che la relazione con tua madre possa essere, di punto in bianco, diversa.
Purtroppo è impossibile tornare indietro nel tempo, quel seme ormai è più che germogliato. Quella madre che avrebbe dovuto sostenerti, che avrebbe dovuto proteggerti, che avrebbe dovuto insegnarti tutto della vita… quella madre non è mai esistita. Il cammino dell’accettazione è sicuramente difficile, ma necessario per lasciarti davvero tutto alle spalle.
La trascuratezza emotiva può essere semplificata con una metafora in cui il bambino ha sete (è assetato di cure, di attenzioni e di amore) e la madre è il pozzo che dovrebbe dissetarlo.
Quando eri bambina e camminavi fino alla fonte per dissetarti, il tuo pozzo era sempre vuoto.
Oggi che sei adulta, quell’insoddisfazione ti pesa in diversi modi. Una parte di te è ancora alla ricerca di un modo per dissetare quella vecchia sete (da qui le relazioni amorose sbagliate). Un’altra parte di te è segretamente convinta che il pozzo era vuoto perché eri tu a non meritare quell’acqua (da qui sensi di colpa, bassa autostima, insicurezza, relazioni amorose sbagliate).
Capire che quel pozzo non è mai esistito, perché la mamma che meritavi non l’hai mai avuta, ti renderà libera da ogni angoscia e svincolerà quelle parti di te ancora ancorate al passato.
Nota per lettori e lettrici
Per i lettori che lasceranno commenti tipo “ma si parla sempre della madre?! Ma parli sempre al femminile? ….” e via dicendo. I rapporti conflittuali sono molto più spiccati e frequenti tra madre e figlie, dal momento che la prole tende a vedere la figura paterna in modo meno conflittuale rispetto a quella materna.
Questo perché la figura di riferimento, per il bambino, generalmente è quella materna, in più, le figlie condividono con la madre la stessa identità di genere e così diventa tutto più complesso. Avrai quindi capito che mi rivolgo a un pubblico femminile per una questione di praticità, tuttavia, le dinamiche che descrivo possono riguardare anche l’emotività maschile. Spero che i maschietti capiranno… 🙂
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Mi ritrovo nella descrizione delle dinamiche e grazie a uno psicoterapeuta sto prendendo coscienza e a liberarmi. L’articolo può essere utile . Grazie
Il problema era che lei usava due pesi e due misure con i figli. Se fosse stata uguale con tutti, si poteva pensare che era fatta in quel modo e che non era colpa sua se non era una buona madre. Poi, come dici nell’articolo, dopo averle provate tutte, sono giunta alla conclusione che era una sua scelta, una sua decisione di cui io non ne facevo parte. Una scelta di cui io non ero responsabile in nessun modo. Sono arrivata quindi ad accettare il suo modo di essere scegliendo anche io di vivere la mia vita senza il suo amore ma con serenità e gioia.