Il Piccolo Principe di Antoine De Saint–Exupéry, è uno di quei libri in grado di regalare emozioni e riflessioni preziose in qualsiasi età della vita.Uno dei messaggi più importanti che trasmette è rivolto agli adulti, affinché non dimentichino mai di essere stati bambini, e conservino la semplicità e la capacità di vedere le cose con occhi pieni di meraviglia.
Solo quegli occhi, infatti, sono in grado di cogliere bellezza, valore e fascino misterioso in una piccola formica, in una foglia accartocciata, in un sasso apparentemente uguale a mille altri. Che capacità possiedono che noi adulti abbiamo perso? La capacità – come ci ricorda Il Piccolo Principe – di “vedere” con il cuore perché “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Come possiamo quindi recuperare il pieno utilizzo della nostra capacità di provare gioia e rapportarci al mondo con felicità autentica? Basta decidere di porre al centro della nostra vita un’esistenza improntata più sull’“essere” che sull’”avere” come suggeriva già in Avere o essere? il grande psicanalista e sociologo Erich Fromm in quello che è diventato il suo saggio più famoso.
Nella modalità “avere” la propria felicità risiede nella superiorità sugli altri, nel proprio potere, nella caccia al denaro e alla fama. La “persona-essere”, invece, ama la vita in quanto pura potenzialità, è piena di gioia per le sue capacità produttive, per la sua armonia vitale con il mondo. Ama la libertà, il futuro aperto e la sorpresa. La “persona-essere” ha la capacità di stare sul presente, in qualunque luogo si trovi, di creare gioia dando e condividendo e, soprattutto, dà molta importanza al fatto di coltivare i rapporti interpersonali.
I libri sulla felicità sono sempre più numerosi e non a caso uno dei blog più visti e letti d’America è quello di Gretchen Rubin, dal titolo “Happiness Project” che ha come obiettivo quello di raccontare le avventure dell’autrice alla ricerca della felicità.
In un post recente, la Rubin riporta un’intervista del 1960 in cui il famoso psicanalista Carl Jung, allievo illuminato di Freud, definisce quelli che sono secondo lui i 5 elementi chiave che costituiscono le fondamenta della felicità dell’essere umano. Eccoli elencati:
Fondamenta delle felicità secondo Jung
- Una buona salute fisica e mentale
- Delle buone relazioni personali e intime, come un buon matrimonio, delle buone relazioni con i familiari e con gli amici
- La capacità di percepire e godere della bellezza dell’arte e della natura
- Standard soddisfacenti di vita e di lavoro
- Un punto di vista filosofico o religioso che sia di sostegno nell’affrontare con successo le vicissitudini della vita
Si tratta sicuramente di fattori fondamentali e per niente scontati, anzi. Di questi tempi, riuscire a raggiungere e mantenere nel tempo anche solo un paio di questi fattori richiede un certo impegno.
La Rubin non è d’accordo però con Jung quando egli afferma che “più fortemente si ricerca la felicità, più si è sicuri di non riuscire a trovarla”. Pur non ritenendosi all’altezza di poter contraddire un genio del calibro di Jung, la sua esperienza le fa dire che “più sono diventata consapevole di ciò che riguarda l’argomento ‘Felicità’, più la mia vita è diventata felice”.
Secondo gli psicologi, l’intuizione di Jung è assolutamente vera. La ricerca della felicità non ci può rendere felici, perché il concetto stesso di “ricerca” ci porta a supporre che la felicità non sia già presente dentro di noi.
E nello stesso tempo anche la Rubin ha ragione: non è la ricerca della felicità attraverso il raggiungimento di qualche obiettivo esterno che l’ha aiutata ad essere più felice, ma piuttosto la sua maggiore consapevolezza, il fatto di dedicare tempo ed energie a conoscersi, a prendersi cura di sé e di ciò che più conta nella vita.
In effetti, felicità e amore di sé vanno sempre a braccetto
Mi piace concludere con un pensiero di Robert Holden, l’autore che preferisco sul tema della felicità e che purtroppo in Italia non è ancora stato tradotto. Nel suo testo “Be Happy” egli afferma: “quando dimentichi che sei fatto di gioia, succede qualcosa di veramente strano, cominci a cercare la felicità.
Sembra normale, invece ci porta lontano da dov’è la felicità ORA. Tutto il nostro dolore deriva dal pensare che la felicità non sia qui e dal pensare che la sorgente della felicità sia al di fuori di noi stessi.”
L’importante, quindi, non è tanto cercare o non cercare la felicità, ma sapere dove e come cercarla!
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buongiorno, non ho capito da chi e’ stata concepita questa piramide e se e’ frutto di uno studio scientifico o meno, grazie per una cortese risposta.giuseppe