Lascia che tuo figlio esplori: il prezioso dono dell’autonomia

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Quello del genitore è il mestiere più difficile del mondo e non esiste una scuola. I bambini non arrivano con un manuale di istruzioni e questo rende già in partenza difficile fare i genitori.  Esplorare significa mettere in pratica una certa competenza in un contesto sicuro ma allo stesso tempo stimolante. Esplorare significa imparare dall’esperienza, permettersi di sbagliare, e avere una base sicura, un rifugio sicuro, che mi accoglie sempre… Qualcosa che sembra complesso ma alla fine è semplice buon senso. Ma quali sono i bisogni dei bambini?

L’importanza dell’esplorazione

Stare con il tuo bambino non è solo un momento emozionante e felice per te. Per i più piccoli è la loro occasione per iniziare a scoprire il mondo

I bambini sperimentano ogni giorno cose nuove ed eccitanti attraverso il vedere, toccare, gustare e ascoltare. Svuotare i cassetti, usare scale e corridoi come percorsi avventura, fare dolci torte dal terreno, entrare di notte nella mamma e nella stanza di papà – è tutto parte della crescita.

Le nuove capacità di movimento sono accompagnate dal maggiore interesse verso il mondo esterno, da cui il piccolo è incuriosito e affascinato. Si lancia con coraggio alla scoperta in modo autonomo ed è capace di conquistare qualsiasi posto a lui accessibile. La forte spinta all’esplorazione dell’ambiente è però bilanciata dalla necessità di sentirsi sicuro e protetto, soprattutto grazie all’incoraggiamento che riceve dall’adulto, il quale rappresenta per il bambino la base sicura da cui partire per esplorare e verso la quale tornare in caso di bisogno o desiderio di condivisione e rassicurazione. Voi genitori, che nell’ultimo anno avete accolto il bambino nella vostra vita, ora scoprite che lui inizia a crearsi uno spazio proprio; la sfida sta nell’incoraggiare queste nuove capacità occupandosi al contempo della sicurezza, offrendo dei limiti, talvolta anche fisici, al piccolo. Nel tempo avverrà un processo di interiorizzazione che lo aiuterà a riconoscere i pericoli, nonché i limiti necessari per agire nell’ambiente e in relazione alle altre persone.

In questa fase può essere importante aspettare e non spingerlo a fare movimenti che non fa ancora spontaneamente (metterlo in piedi, fargli fare i primi passi…), senza impedirgli di sperimentare (meglio evitare girelli, box e altri attrezzi che ne limitano le esperienze). Inoltre, un limite o un divieto andrà dato in modo delicato ma chiaro e inequivocabile; i rimproveri non servono, quindi, piuttosto che «Sei cattivo!», meglio dire «Ti prego, smettila, mi fai male», oppure «Non mi piace!».

Linguaggio e comunicazione

In questa fase il bambino in genere capisce il senso delle parole più usate (anche il “no”), soprattutto quando indicano oggetti o persone a lui familiari. Comprende frasi semplici e può utilizzare le prime paroline e la gestualità per comunicare i propri desideri (ad esempio, indicando un oggetto per richiederlo, oppure per farlo vedere).

Inoltre, riconosce bene gli oggetti che gli vengono dati più spesso e non li esplora più solo con la bocca, ma vuole scoprire come funzionano (secondo il principio di causa-effetto). Inizia a giocarci e a usarli per imitazione, ovvero come vede fare agli altri (“legge” il libricino, porta il telefono all’orecchio e “parla”…). In questo modo sperimenta col “gioco del far finta” le azioni quotidiane che avvengono in casa, come bere da un bicchiere e usare le posate, e vuole dimostrare a sé stesso e agli altri che può farcela da solo! Per aiutarlo in questa sperimentazione è utile offrirgli pochi giocattoli alla volta (degli oggetti di casa, come un mestolo o uno spazzolino), farlo partecipare ai momenti della vita familiare come i pasti (ben assicurato sul seggiolone) e dargli la possibilità di provare a mangiare da solo con le mani e con il cucchiaio.

Persone e ambienti sconosciuti

Avrete sicuramente notato che vostro figlio si comporta in modo sempre più diversificato nei confronti delle persone che non conosce (le guarda con sospetto, può anche spaventarsi e piangere) e degli ambienti nuovi (ha bisogno di tempo per studiare l’ambiente e sentirsi a suo agio). Questi comportamenti sono tipici e normali a questa età, poiché nasce nei bambini la cosiddetta “ansia per l’estraneo e per la separazione”: possono esserci sentimenti contrastanti tra la voglia di allontanarsi e scoprire da solo e il bisogno di sicurezza e rifugio vicino al genitore. Per tale ragione, separarsi da voi (quando arriva la babysitter, all’addormentamento…) può essere difficile. L’intensità dei timori legati alla separazione e all’abbandono dipende da tanti fattori che riguardano sia il bambino, con il suo temperamento e caratteristiche uniche, sia i genitori, con i loro stili di accudimento e le aspettative nei confronti dei figli. Il picco di ansia verso l’estraneo e la separazione avviene a circa 15 mesi, che è quindi una fase di accentuata “dipendenza”. Sarà comunque una fase transitoria e può essere gestita con piccole strategie volte a rassicurare il bambino e a dargli il giusto tempo per gestire queste emozioni. Ad esempio, si può far precedere le separazioni da attività sempre uguali in cui il bambino ha via via la possibilità di partecipare attivamente. La routine lo aiuta molto a sentire di avere il controllo sulla situazione, poterla prevedere e sapere cosa aspettarsi, a sentirsi compreso e aiutato nella difficoltà. Inoltre, può aiutarlo anche avere un tempo “speciale” a sua disposizione in un certo momento della giornata (al vostro rientro dal lavoro, prima della nanna…), in cui leggere insieme un libricino, giocare, cantare, fare musica.

Autonomia e partecipazione

Adesso vostro figlio vuole cercare di fare le cose come le fanno i grandi, scoprendo in modo sempre più autonomo. Anche se le sue abilità sono in evoluzione e la sua capacità di giudizio è limitata, è essenziale lasciarlo tentare, creando le giuste condizioni di sicurezza. Se lo aiutassimo nella risoluzione di tutti i compiti, lo priveremmo di ciò che è fondamentale per il suo sviluppo cognitivo e per la costruzione della fiducia in sé stesso e del senso di auto-efficacia. Infatti, come affermava Emmi Pikler, un bambino che raggiunge qualcosa attraverso esperimenti personali acquista un sapere del tutto diverso da quello di un bambino cui viene data una pronta risoluzione.

Per favorire lo sviluppo dell’autonomia potreste proporre attività motorie libere, rispettando i tempi e le iniziative del bambino, favorendo anche attività ludiche con oggetti che consentono di esercitare le abilità quotidiane. Potrete osservare il vostro piccolo mentre gioca e sperimenta in tranquillità, e divertirvi nel vederlo utilizzare gli oggetti nei modi più creativi.

Infine, ricercate le occasioni per farlo partecipare ad attività e conversazioni familiari, dandogli il tempo di esprimere i suoi desideri e di fare delle scelte, facendogli sentire che viene ascoltato, che capite ciò che prova e che per voi è importante quello che fa. Certamente, per poterlo fare occorre fidarsi delle capacità del proprio bambino, sapere che è in grado di fare molto con le sue abilità, e bilanciare tutto ciò con il supporto offerto se non dovesse riuscirci o avesse bisogno di aiuto e consolazione.