L’inizio della vita del bambino è la fase più delicata. L’infanzia comprende un periodo della vita particolarmente importante che va dalla nascita alla comparsa dei segnali della pubertà, che introdurranno l’ingresso dell’adolescenza. Il bambino, impara ogni giorno qualcosa; la sua mente è flessibile e recettiva, il suo pensiero si modifica rapidamente. Il legame che il bambino stabilirà con i suoi cari, soprattutto con le figure di accudimento, diventerà il pilastro del suo sviluppo.
Quelle ferite che hanno lasciato un segno emozionale indelebile, impossibile da cancellare
Può un genitore diventare il peggior nemico di un figlio? Purtroppo SI! Anche se non si sono mai verificate situazioni drammatiche, tali da destare l’interesse dei media, molti genitori (consapevolmente o meno) hanno penalizzato i propri figli; la famiglia è stata cioè una condizione penalizzante per la crescita dell’autostima. Non è affatto raro constatare che difficoltà emotive possano sfociare in disturbi più gravi come attacchi di panico, ansia, depressione, ipocondria, patologie fisiche e psicosomatiche di varia natura.
Quando si attiva una ferita emozionale, il bambino che c’è ancora dentro di noi continua a reagire come se fosse in pericolo impedendoci di rispondere in modo adattivo e adeguato alla nostra età e maturità. In pratica, di fronte a determinate situazioni, questo bambino spaventato, umiliato e abbandonato, prende il sopravvento. Naturalmente, in questi casi, può farci più male che bene; si rischia, infatti, di rimanere intrappolati nel passato e annegare nella sofferenza.
Quella ferita rimarrà nella nostra memoria, quel picco così alto di stress e di sofferenza lascerà una traccia dentro di noi e così, anche da adulti, sarà inevitabile sentirci inadeguati, non accettati, sbagliati, ecc. Iniziamo a chiederci “Perché proprio a me?” Perché sono un’incapace”? “Perché non combino mai nulla di buono? Così vogliamo indagare, cercare, scavare, scavare e scavare…ma non servirà a niente, solo ad affaticarci e a ritrovarci dentro una buca sempre più profonda. Questo accade perché siamo state vittime di genitori inadeguati. E prenderne consapevolezza è la prima arma, il primo passo per salvarsi, curare le proprie ferite e vivere la propria vita.
Le ferite che rovinano l’autostima dei bambini
Chi avrebbe dovuto offrire supporto e amore incondizionato ha dato solo freddezza e durezza, e questo farà sì che per qualsiasi adulto sia difficile stringere rapporti sani con gli altri. Anche se il tempo passa, se si diventa adulti, certi dolori sembrano impossibili da dimenticare, certe ferite bruciano per sempre. Naturalmente, le ferite emotive dell’infanzia non sono un peso che dovremo trascinare all’infinito, è importante, pertanto, imparare a riconoscerle; solo in questo modo saremo in grado di guarire e andare avanti.
1. Sentirsi umiliati
Le umiliazioni sono la madre di tutte le insicurezze. Attenzione a cosa diciamo a nostro figlio, soprattutto davanti agli altri: non gli stai insegnando niente, lo stai solo umiliando. Imparerà solo di essere inadeguato e che questa inadeguatezza è visibile a tutti, per sempre. I problemi di autostima sono riconducibili a “lezioni” del genere.
“Smettila di piagnucolare”, “sei proprio stupido”, “sei stato cattivo”…per capire quanto questi termini siano pericolosi basta fare una semplice deduzione e cioè comprendere che l’autostima e la visione di sé sono fondamentali per un bambino, perché sono l’immagine che ha di se stesso e che si porterà dietro per tutta la vita.
Nei primi anni dell’infanzia questa immagine viene pian piano costruita con tutto ciò che si ha a disposizione, acquisendo le proprie capacità, i propri limiti e i propri gusti, ma anche immagazzinando ciò che la gente attorno a noi (e cioè la famiglia) dice sul proprio conto.
Detto questo, è facile quindi capire che se un bambino viene umiliato con frasi denigranti da parte delle figure di accudimento, immagazzinerà un’immagine di sé come una persona “infantile”, “stupida” e “cattiva”. Su di lui peserà sempre il giudizio degli altri. Avrà scarsa stima di sè e paura di parlare in pubblico che, per quanto possa sembrare strano, è statisticamente tra le più grandi paure dell’Uomo. Vivrà la vita da spettatore piuttosto che da attore. OK
2. Sentirsi abbandonati
Un bambino che ha sofferto la solitudine, che ha vissuto l’abbandonato, difficilmente sarà in grado, anche da adulto, di scrollarsi di dosso, quella paura di essere lasciato solo. Quel vuoto che ha caratterizzato l’infanzia del bambino, diventa . Il rischio, da adulti, è di diventare vittime di questa ansia da abbandono, di questo terrore di essere lasciati soli e, per questo, mollare prima di essere mollati, lasciare prima di essere lasciati, non vivendo appieno nessuna relazione o esperienza.
3. Sentirsi rifiutati
Essere rifiutati, in qualunque modo e da chiunque, durante i primi anni di vita può lasciare un segno difficile da cancellare nell’animo umano. Un segno che diventa paura atavica del rifiuto, senso si inadeguatezza e frustrazione, che possono sfociare in tendenza all’isolamento dagli altri. Un segno che può essere il pessimo ricordo della mancata accettazione da parte di una madre o di un padre, che per esempio non hanno capito le scelte di un figlio o non ne hanno compreso le particolarità.
4. Sentirsi incompresi
Se un bambino sente di essere stato vittima di una o più ingiustizie durante l’infanzia, potrebbe essere un adulto particolarmente rigido e intransigente. Una reazione emotiva scatenata da un’infanzia troppo restrittiva, fatta di regole ferree e di poche concessioni, per esempio. Ma anche una conseguenza derivata da un’educazione troppo fredda e asettica, di genitori distanti e poco empatici.
5. Sentirsi traditi
La fiducia si può perdere in mille modi differenti. Ma quando la fiducia è tradita durante l’infanzia, quando si è ancora completamente convinti dell’innocenza di tutte le persone vicine, è un trauma difficile da superare.
Sì, perché quando a tradire la propria completa dedizione, tipica dei bambini, sono le persone care, come i genitori o i parenti stretti, la paura del tradimento e di essere ingannati rimane uno spettro difficile da scacciare anche durante l’età adulta. E questa paura si ripercuote negativamente sulla maggior parte delle relazioni e dei rapporti interpersonali.
Ma cosa vuol dire questo? Che tutti coloro che hanno subito ferite interiori durante l’infanzia dovranno per forza essere destinati a una vita infelice? Ovviamente NO!
Ognuno di noi affronta le proprie ferite in maniera diversa. Per alcune persone, questi traumi possono trasformarsi in una spinta che li porterà a lottare giorno dopo giorno per superarli. Potrebbero essere degli insegnamenti da assimilare, accettare e affrontare con la consapevolezza che la vita darà loro nuove opportunità per essere felici.
Per altre persone, invece, quella predisposizione biologica ed emotiva continuerà ad avere un forte peso. Non si tratterà soltanto di un ricordo persistente, ma potrebbe influire anche sul modo in cui si relazionano con il mondo. Possono essere persone che hanno perso ogni fiducia verso gli altri e se stesse.
Persone che fanno fatica a mantenere le amicizie e persino a stringere legami affettivi. Persone che esigono affetto, ma sono incapaci di accettarlo perché continuano ad avere paura di essere tradite e ferite. La felicità in questi casi ha un prezzo molto alto.
Il caso clinico di Maria
Ho fatto subito esperienza di quanto la sofferenza emotiva possa incidere sulla salute e con il tempo ho avuto modo di comprendere sulla mia pelle quanto fossero profonde le connessioni tra la sfera emotiva, mentale e fisica.
All’età di 3 anni infatti ho sperimentato la prima volta la paura di morire soffocata, a causa di una patologia respiratoria come l’asma, con cui ho dovuto convivere per circa 9 anni. Da quel momento è iniziato un pellegrinaggio con la mia famiglia in vari studi medici sia tradizionali che alternativi.
La mia consapevolezza era che quei sintomi fossero l’espressione di una sofferenza interiore legata ad un ambiente familiare percepito come “soffocante”. Per me era tutto chiaro ma non avevo gli strumenti per farmi comprendere fino in fondo, né per uscirne fuori. Come te, anche io conoscevo bene le cause della mia ferita, ma non erano sufficienti per guarirla.
Come guarire dalle ferite emotive?
Soltanto quando consideriamo positivi e utili per la nostra crescita anche gli eventi traumatici e i ricordi di ogni genere, si chiudono le ferite emotive ancora aperte nella nostra mente e ci liberiamo degli stati d’animo dolorosi e dei cosiddetti automatismi inconsci autodistruttivi e auto-sabotanti.
Un bambino è una persona affamata di emozioni positive, che ha bisogno di vivere esperienze piene di affetto incondizionato, di parole buone e di legami sinceri. Un bambino non è un adulto, non può capire perché altri adulti lo trattano male e non può nemmeno difendersi. Ciò che gli accade mentre è piccolo lo segnerà per sempre, non dimenticatelo. Il modo in cui il bambino elabora gli stimoli provenienti dall’esterno incide notevolmente sulla formazione della personalità.
Se apprezzi i mei contenuti…
Ho scritto un libro che non parla di maternità ma approfondisce gli stadi di sviluppo della nostra mente, in pratica ti spiego come sei diventato quello che sei oggi in base ai tuoi vissuti di ieri e l’educazione ricevuta. L’amore è un tema di fondamentale importanza, tuttavia, fin dalla nostra crescita, nessuno si prende la briga di educarci a relazioni appaganti. Tutte le tematiche psicoaffettive sono lasciate un po’ al caso e così, finiamo per scappare -più o meno involontariamente- da noi stessi e dal groviglio emotivo che ci portiamo dentro. Beh, è venuto il momento di sciogliere quel meraviglioso groviglio e vedere chi siamo davvero, metterci a nudo perché l’unico nudo che accresce l’intimità e unisce, è quello emotivo (e non certamente fisico!).
Quando riuscirai a far entrare le scienze psicologiche nella tua vita, tutto assumerà un significato diverso, riuscirai a sperimentare modalità di esistere del tutto inedite e ti sorprenderà scoprire quanti meravigliosi doni può tenderti il tuo “groviglio”. Mi sono presa due anni per scrivere i due manuali di psicologia che io stessa avrei voluto leggere prima ancora di iscrivermi alla facoltà di Psicologia! Adesso sta a te. I titoli sono: «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» e «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce». Se ti senti solo, ti consiglio di iniziare da questo: d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce, mentre se sei molto sensibile e le emozioni sono troppo intense, inizia dal primo. Li trovi in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo:
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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