Le parti del corpo di cui maschi e femmine sono più spesso insoddisfatti

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Tutti, anche non volendo, ci chiediamo quanto è gradevole l’aspetto di chi ci è davanti. Questa rapida e automatica valutazione, della quale è perfino difficile accorgersi, è frutto del naturale istinto a etichettare. Non possiamo proprio fare a meno di suddividere in categorie tutto ciò che finisce sotto il nostro sguardo.

Dire che la ricerca della bellezza è finalizzata a sentirsi meglio con se stessi è una verità solo parziale.

Se rimanessi l’unico essere umano sulla Terra sarebbe ancora fondamentale, per te, avere un bell’aspetto? Continueresti a credere che perdendo qualche chilo saresti più felice? O che diventando più muscoloso faresti finalmente pace con te stesso? Niente, o quasi, di ciò che riteniamo importante prescinde dal rapporto con gli altri. Avere un buon aspetto esteriore è uno dei mezzi per ricevere approvazione, le gratificazioni di cui abbiamo bisogno. Non sorprende, quindi, che per tanti sia un’assoluta ragione di vita.

E le idee oggi dominanti non aiutano. Il mondo dello spettacolo sforna di continuo nuovi “idoli” che ne sostituiscono altri, occupando un posto sull’altare del riconoscimento pubblico grazie a sembianze perfette. Le nuove tecnologie, allo stesso tempo, vengono in soccorso di noi comuni mortali. I social network sono fabbriche di dei minori. Chiunque con Facebook e Instagram può dare al mondo l’immagine di sé che desidera, basta la luce giusta e una certa prospettiva. Per il resto c’è Photoshop.

C’è qualcosa nel tuo aspetto fisico che proprio non sopporti?

Glutei, fianchi, seno, muscolatura, tratti del viso, altezza. In pratica ogni caratteristica fisica può essere ragione di malcontento. E se in passato si attribuiva alle sole donne la prerogativa di considerare fondamentale l’avvenenza, oggi questo luogo comune è del tutto superato. L’insoddisfazione non risparmia né maschi né femmine. C’è una parte del tuo corpo che non ti piace e che, potendo, cambieresti? Se sì, forse la ritroverai fra quelle elencate di seguito. Nelle loro autodescrizioni, molte donne trovano difetti in una o più di queste parti:

  1.  Capelli: radi, troppo fini, “sfibrati”.
  2. Viso e testa: rughe sulla fronte, intorno agli occhi e alla bocca; labbra sottili; naso lungo, grosso o di forma sgradevole; acne o altri segni della pelle; fronte alta o sporgente; arcata sopraccigliare o zigomi poco pronunciati; ovale largo; sottomento cadente; orecchie “a sventola” o troppo grandi.
  3. Bocca: dentatura irregolare, troppo pronunciata, di colorazione giallastra; gengive troppo alte o scure.
  4. Collo: “taurino”o tarchiato.
  5. Spalle e scapole: larghe, sporgenti, con troppi nei o altri segni della pelle.
  6. Sen*: piccolo, cadente oppure asimmetrico, con smagliature, con aureole o capezzoli troppo grandi o scuri.
  7. Braccia: troppo voluminose o grasse.
  8. Addome e fianchi: sporgenti, grassi o flaccidi.
  9. Glutei: voluminosi, bassi o poco tonici.
  10. Genita** e zona anale: labbra della vagi** pendule, troppo sporgenti o carnose; contorno dell’ano di colorazione scura.
  11. Mani e polsi: troppo grandi o “maschili”.
  12. Cosce: voluminose, corte, “a tronco”, con smagliature o cellulite.
  13. Polpacci: troppo pronunciati.
  14. Caviglie: troppo larghe. 15
  15. Piedi: troppo lunghi o con dita o unghie di forma sgradevole.

Tanti uomini, invece, riferiscono insoddisfazione verso una o più delle seguenti parti:

  1. Capelli: radi o fini; stempiatura; calvizie.
  2. Viso e testa: rughe sulla fronte, intorno agli occhi; acne o altri segni della pelle; naso lungo, grosso o di forma sgradevole; fronte alta o sporgente; barba o sopracciglia troppo folte; ovale largo; mascella o mento “sfuggenti”; sottomento cadente, “pappagorgia”; orecchie “a sventola” o troppo grandi.
  3. Bocca: dentatura irregolare, troppo pronunciata, di colorazione giallastra; gengive troppo alte o scure.
  4. Collo: corto o tarchiato, “taurino”; pomo d’Adamo pronunciato.
  5. Spalle: strette o cadenti, con nei eccessivi o altri segni della pelle.
  6. Pettorali: poco pronunciati o flaccidi.
  7. Braccia: troppo pelose, esili, poco muscolose.
  8. Addome e fianchi: sporgenti o grassi, poco muscolosi.
  9. Glutei: troppo voluminosi, flaccidi, poco tonici.
  10. Genita**: pen* troppo piccolo, storto o di apparenza sgradevole; scroto cadente.
  11. Mani: piccole o troppo pelose.
  12. Cosce: esili, corte, grasse o poco muscolose.
  13. Polpacci: poco pronunciati, “sottili”.
  14. Piedi: piccoli o con dita o unghie di forma sgradevole.

La chirurgia estetica: un “aiuto” alla natura

Con l’adolescenza iniziamo ad attribuire al corpo il potere di avvicinare o allontanare gli altri. La psicologia dell’età evolutiva ha studiato a lungo i motivi per i quali proprio in quella fase dello sviluppo l’apparenza estetica assume tanta rilevanza, trovando collegamenti fra senso di sé e immagine corporea.

E fra quest’ultima e l’autostima. Forse, però, è la biologia evoluzionistica ad avere la risposta più semplice. Con la pubertà nasce il bisogno naturale di riprodursi, uno dei più potenti in assoluto. Ma, come è ovvio, generare una discendenza richiede un partner. Avere un aspetto fisico attraente, allora, è importante perché migliora le probabilità di trovarne uno.

Quella per l’aspetto esteriore, comunque, non è una preoccupazione solo adolescenziale e la chirurgia estetica ne è la dimostrazione tangibile. Secondo i dati forniti dal sito researchandmarkets.com ogni anno si spendono nel mondo ben più di 20 miliardi di dollari per trattamenti estetici e la cifra è in costante aumento.

Secondo ISAPS (International Society for Aesthetic Plastic Surgery) l’Italia è quarta in assoluto per esborso in interventi estetici, battuta solo da super potenze come gli Stati Uniti d’America, il Brasile e il Giappone. Siamo davanti perfino alla Germania, che pure ha 22 milioni di abitanti in più e un PIL procapite molto superiore al nostro.

In Italia le procedure chirurgiche più in voga sono la liposuzione e l’ingrandimento del seno o mastoplastica additiva. La prima è richiesta da più di 40mila pazienti ogni anno, la seconda da più di 30mila.

Riscuotono successo anche la blefaroplastica, cioè il trattamento per ringiovanire il viso e la rinoplastica, l’intervento di rimodellamento del naso, con circa 50mila interventi annui complessivi. Ma è nella medicina estetica il vero boom. Più di mezzo milione di trattamenti con tossina botulinica e acido ialuronico.

Nel complesso, ogni anno in Italia sono effettuate più di un milione di prestazioni di chirurgia o medicina estetica. E, come precisa l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica, il dato potrebbe essere in forte difetto visto che non considera gli interventi a fini estetici eseguiti da specialisti quali dentisti e otorini.

Quando la chirurgia estetica non risolve il problema

L’immagine corporea è il risultato del confronto fra i tuoi ideali fisici e le valutazioni che fai delle tue forme. Minore è la discrepanza, migliore sarà la tua immagine corporea.

Autostima e immagine corporea non sono la stessa cosa, ma si influenzano a vicenda. Chi possiede alta autostima tende a considerarsi più attraente di chi ne ha una bassa. Una buona immagine corporea, a sua volta, influisce sulla valutazione globale di sé, cioè sull’autostima.

Avere un difetto fisico può davvero peggiorare la vita. E, a volte, l’immagine corporea è effettivamente resa negativa da una singola caratteristica: una certa forma del naso, l’eccessivo volume dei glutei, la calvizie. Quando è così, chirurgia e medicina estetica possono davvero essere d’aiuto. Eliminato il difetto, risolto il problema.

In molti casi, tuttavia, la questione è più complessa. Se non è il difetto fisico la vera causa della sofferenza, la sua rimozione non sarà garanzia di felicità. Purtroppo, anzi, se l’insoddisfazione è dovuta all’incapacità di accettare se stessi e all’ossessivo bisogno di approvazione, eliminato il difetto se ne troverà un altro che, a sua volta, diverrà oggetto di malcontento e sarà additato come la causa di tutti i mali.

Ecco perché buona parte di chi si rivolge ai chirurghi estetici vi fa ritorno, più e più volte. Con esiti spesso sconcertanti.

Ti sei sottoposto a interventi estetici per cambiare il tuo aspetto?

Non sei rimasto soddisfatto del risultato o, dopo un po’, hai cominciato a credere di dover agire su qualche altra parte del corpo? Rimuovere difetti non ti ha aiutato a sentirti più adeguato? Allora è probabile che nel tuo caso la chirurgia estetica sia un rimedio inefficace o, al limite, solo momentaneo.

L’ossessiva insoddisfazione per l’aspetto fisico: il Dismorfismo Corporeo

I sintomi del Dismorfismo Corporeo, così come indicati dall’Associazione degli Psichiatri Americani (APA), sono quattro. In sintesi, il dismorfofobico è ossessionato dall’idea di avere uno o più difetti fisici che, tuttavia, a osservatori esterni non appaiono tanto evidenti; essendo convinto che essi siano gravi, però, la persona con dismorfismo è certa che anche gli altri debbano considerarli tali.

Una ragazza dismorfofobica, così, potrebbe non tollerare la forma delle sue cosce, dei glutei, del seno; un ragazzo avere la costante preoccupazione del fisico troppo esile, dell’altezza, della forma o grandezza dei genitali.

I dismorfofobici mettono anche in atto azioni ripetitive, o compulsioni, riguardo al supposto difetto. Molti uomini con il pensiero fisso di stare perdendo i capelli, per esempio, passano ore allo specchio pettinandoli e rimuginando su quanto, nel frattempo, la situazione sia peggiorata.

Tante donne in lotta contro le rughe spendono mattinate a togliere e applicare il trucco per cercare di farle sparire.

Alcuni dismorfofobici chiedono continue rassicurazioni ad amici, parenti o al partner, pareri sull’evidenza e sulla gravità dei loro “difetti”. Le risposte che ricevono, tuttavia, hanno un effetto tranquillizzante solo passeggero.

Più radicata è la convinzione di avere un grave difetto fisico, più sarà probabile che la qualità della vita ne sia compromessa. Un dismorfofobico può passare così tanto tempo nell’attuare compulsioni da non riuscire più a svolgere le faccende quotidiane, prendersi cura della famiglia o recarsi al lavoro. O può cadere vittima degli evitamenti a tal punto da scartare la maggior parte degli abiti o rifiutarsi di mostrare il proprio corpo, perfino al partner.

L’Associazione degli Psichiatri Americani (APA) sostiene che il Dismorfismo Corporeo riguardi l’1.7%-2.5% della popolazione, con modeste differenze da paese a paese. Stando a questi dati, in Italia ne soffrirebbero da un milione a un milione e mezzo di persone.

Come prevedibile, buona parte di chi ha il Dismorfismo Corporeo finisce per sottoporsi a trattamenti di medicina o di chirurgia estetica.

Secondo le stime dell’APA soffrirebbero di questo disturbo il 9%-15% dei pazienti che richiedono trattamenti dermatologici, il 3%-16% di chi si sottopone a chirurgia cosmetica, il 10% di coloro che richiedono un intervento maxillofacciale, l’8% di chi si rivolge a dentisti per prestazioni odontoiatriche di tipo estetico. Ma il sospetto è che, se fossero considerati criteri diagnostici meno restrittivi, le percentuali sarebbero di gran lunga maggiori.

A cura di Gabriele Calderone, psicologo psicoterapeuta. Riceve su appuntamento nei suoi studi di Parma e Reggio Emilia. Info 389 0468477 – 340 9925256.

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