Quante volte ti sarà capitato di lamentarti per un dolore e sentirti pronunciare: “Forse stai somatizzando?”. Questa frase solitamente genera rabbia, perchè in effetti il disturbo c’è! E non si parla di “malati immaginari”, ma di una sintomatologia reale e invalidante. “Ma cosa significa davvero “somatizzare?”
Somatizzazione è una parola entrata nel linguaggio comune per indicare una sofferenza psicologica espressa attraverso il corpo: avere un forte mal di testa dopo una giornata stressante, avere mal di stomaco dopo un’accesa discussione… Si tratta di esempi di somatizzazione, tratti dalla quotidianità, che evidenziano il profondo legame tra le emozioni e le risposte fisiologiche del nostro organismo.
Normalmente questi esempi si riferiscono a reazioni fisiologiche indotte dall’attivazione emotiva, sono transitorie e si risolvono spontaneamente senza lasciare conseguenze. Già nell’articolo “Somatizzazione: perchè il malessere finisce nel corpo?” ho trattato ampiamente questo delicato argomento.
Le somatizzazioni sono particolarmente insidiose; chi ne è soggetto vive perennemente in contrasto con il proprio corpo e anche quando ne esce vittorioso, la fatica è tale e tanta da condizionare in negativo gli incontri e le opportunità che si presentano. Generalmente, questo accade quando ci manca un “centro” psichico e mentale, forse perché ci siamo allontanati da quelli che sono i veri bisogni e desideri, così il corpo, con i suoi tentativi da “dirottatore”, esprime lo stato di confusione tra le parti.
Le somatizzazioni non si presentano a tutti con le stesse probabilità e possono riguardare ogni parte del corpo. Vediamo i disturbi più comuni e le possibili cause psicologiche.
Somatizzazione, le parti più a rischio
Quando ci si sente bene fisicamente è più probabile che ci senta a posto anche da un punto di vista psicologico: si è inclini a sorridere, al buonumore e a vedere il bicchiere mezzo pieno, il discorso cambia quando si è in conflitto con la propria emotiività. La somatizzazione può, infatti, può rappresentare il vero linguaggio della sofferenza psichica e nascondere un profondo conflitto interiore, un mal-essere psicologico, di cui non si ha consapevolezza.
I sintomi fisici sono accettati più facilmente dalla società rispetto alla comune nozione di malattia mentale; possono quindi rappresentare una reazione alle repressioni, inibizioni e rimozioni della nostra storia personale e della nostra vita professionale, culturale, sociale, familiare o sessuale e all’incapacità di gestire in maniera autonoma i problemi della vita quotidiana.
Le persone che somatizzano risultano talvolta “scomodi” e rischiano di essere sottovalutati o abbandonati alle loro sofferenze con vaghe diagnosi di “turbe neurovegetative” o “distonia neurovegetativa”, “disordine funzionale”, “esaurimento nervoso”, “ipotensione arteriosa”, “crisi di nervosismo”. Le diverse risposte manifestate dai soggetti definiscono il particolare disturbo in specifiche parti del corpo:
Stomaco
Le situazioni stressanti causano un’alterazione nell’equilibrio tra le componenti del succo gastrico (acido cloridrico, enzimi e muco): si produce troppo acido cloridrico, che provoca un’irritazione delle pareti dello stomaco.
I disturbi che ne derivano sono difficoltà di digestione, bruciori di stomaco e a volte rigurgito acido. Il tutto accompagnato spesso da un sapore acido o amaro in gola e da una sensazione di cattivo sapore in bocca.
Intestino
Troppe tensioni emotive creano uno squilibrio nella motilità intestinale, che si manifesta con periodi alternati di stipsi e diarrea. Questa situazione determina un’infiammazione della mucosa intestinale, quindi un’alterazione della flora batterica.
E si innesca una spirale senza fine, perché l’intestino diventa sempre più capriccioso e questo fa aumentare lo stato infiammatorio.
L’alternanza di stipsi e diarrea porta con sé altri sintomi. In prima linea i dolori che accompagnano queste crisi. Inoltre la pancia è sempre molto tesa ed è gonfia di gas addominali.
Cuore
Il ritmo cardiaco è regolato da due differenti parti del sistema nervoso autonomo chiamate sistema simpatico e parasimpatico. Quando si è nervosi, c’è un’eccitazione del sistema simpatico.
Si scatena così la tachicardia. Se il nervosismo si protrae nel tempo, si manifesta anche una sensazione di mancanza di respiro e costrizione al torace.
Pelle
Se vi agitate, stimolate il sistema nervoso parasimpatico e la liberazione di istamina, una sostanza che provoca la dilatazione dei vasi cutanei e quindi l’arrossamento. Uno stato di tensione protratto a lungo nel tempo può anche influire negativamente sugli strati più profondi della pelle.
Arrivano macchie rosse sul décolleté e sul collo oppure si verificano arrossamenti sul viso. Se lo stress è più intenso, può comparire la psoriasi.
Testa
Nelle ore successive a una giornata di nervosismo intenso o durante il weekend, c’è un momento di rilassamento. In questi casi il calo della tensione agisce da fattore scatenante e mette in moto l’emicrania.
Un dolore forte e pulsante si irradia a metà della testa, alla tempia e alla parte interna attorno all’occhio. A volte è accompagnato da nausea e vomito. Può durare da un minimo di quattro ore a un massimo di tre giorni.
Sonno
L’insonnia da stress è tipica di chi non riesce a rilassarsi. Persiste fino a quando gli impegni di lavoro (o i problemi personali) non vengono risolti. Si manifesta in modi diversi: c’è chi si rigira nel letto per ore prima di addormentarsi; chi si sveglia in piena notte e non riesce più a chiudere occhio; chi si sveglia troppo presto rispetto al solito. Il risultato è sempre lo stesso: calo delle capacità intellettuali, difficoltà di concentrazione, aumento dell’irritabilità.
Vie respiratorie
Lo stress può causare anche attacchi di asma in chi già ne soffre. Queste crisi collegate alla tensione si verificano soprattutto la mattina al risveglio o comunque prima di uscire di casa, quando i pensieri degli impegni lavorativi cominciano a concretizzarsi. I disturbi collegati? Tosse secca, respiro con sibili, affanno, mancanza di respiro e senso di oppressione al torace.
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