I buoni hanno un modo tutto loro di entrarmi nel cuore e metterci radici. (Suzanne Collins). Le persone buone sembrano possedere una bacchetta magica; fanno l’impossibile per prodigarsi per gli altri, per regalare gioia e felicità. È il modo in cui vedono la vita, è ciò che le definisce, anche se non sanno di esserlo
Le persone buone hanno il cuore ferito
Forse molte persone si domandano: cosa vuol dire essere una persona buona? Ovviamente, bisogna sempre considerare le sfumature: ognuno di noi a suo modo pensa di essere buono, rispettoso, corretto, nei confronti degli altri. Tuttavia quando ci si riferisce a persone buone nel senso più stretto del termine, possiamo definirle in questo modo:
- Persone che non “sanno dire di no”: quando qualcuno chiede loro qualcosa, mettono da parte le loro priorità per offrire il proprio aiuto.
- Persone che non mettono in dubbio a chi offrire il proprio aiuto e a chi no. Aiutano parenti, amici, colleghi di lavoro… hanno sempre tempo per gli altri.
- Persone empatiche, in grado di sentire il dolore e le emozioni altrui, e persino il dolore del mondo.
- Persone sensibili, socievoli e pensano sempre che non ci siano abbastanza ore in un giorno per fare tutto.
Di sicuro, tanti si identificano in questa descrizione o magari tanti conoscono persone che rispecchiano questo tipo di personalità. In ogni caso, per queste persone, arriva un momento in cui il cuore porta più pene che gioie.
Quando gli altri danno le cose per scontate e non apprezzano gli sforzi
“I buoni hanno il viso di pane, le guance di mollica e gli occhi dorati come il grano. Solo nel sorriso si vede una linea più spessa, come una crosta indurita dalle avversità.” Arriva il punto in cui si dà per scontato che le persone buone saranno sempre disponibili per prestare attenzione, per agire, per aiutare o per consolare…
Nel momento in cui “l’affetto e la disponibilità vengono date per scontato”, si presenta un ulteriore problema: le persone smettono di guardare il viso e il cuore. Non capiscono che, forse, proprio quel giorno lì, quella persona buona non si sente molto bene o, peggio ancora, non si rendono conto che, giorno dopo giorno, quella persona sta smettendo di prendersi cura di sé, che ha bisogno di tempo, che ha anche il diritto di dire no, di dare la priorità a se stessa.
Poco a poco, arriva non solo la stanchezza fisica, ma anche quella emotiva. Nel momento in cui le persone buone capiscono che gli altri pretendono da loro più di quanto possano dare, si manifestano la spossatezza e lo stress. Queste condizioni sono sempre nocive, ma nel caso delle persone buone sono ancora più pericolose. Perché si rendono conto che alcuni hanno smesso di vederle come “persone che hanno diritti e necessità” e questo diventa distruttivo, soprattutto se proviene da parenti o familiari.
Le ferite che nascondono per sembrare forti
Di solito le persone buone non si lamentano, perché non vogliono apparire negative. Sono abituate all’ottimismo, all’energia e all’apertura emotiva. Nonostante ciò, dopo un po’, il loro cuore inizia ad accumulare delusioni e amarezza. Infatti, sanno bene fino a dove può arrivare l’egoismo degli altri.
In questi casi, la cosa peggiore è che, a volte, le persone buone si sentono in colpa per essersi concesse troppo. Di solito, i loro pensieri sono i seguenti: “Sto male perché mi preoccupo troppo per gli altri”. “Sto male perché sono stupido/a e permetto agli altri di approfittarsi di me…” Non dovremmo mai lasciarci trascinare da questi pensieri distruttivi. Si corre il rischio di cadere sulla difensiva e di distruggere la propria autostima. Mai permetterlo!
Le persone buone hanno anche il diritto di dire “NO”
E’ fondamentale capire questo concetto: non sarete mai cattive persone o egoisti se, ogni tanto, vi concedete di dire un “NO”. Dire di “NO” significa porre dei limiti in diversi aspetti della vita di tutti i giorni, dei limiti con i quali proteggere l’idea che si ha di se stessi e la propria salute emotiva. Un “NO” detto in tempo aiuta a far capire anche agli altri che siete persone con necessità e che meritate, proprio come tutti gli altri, cure e rispetto. Stabilire dei limiti implica anche proteggere e dedicare un po’ di tempo a se stessi.
Ricordate sempre che dare tutti voi stessi agli altri può svuotarvi del tutto. Per stare bene, dovete conservare una parte di voi. Perché se voi state bene, allora potrete continuare ad aiutare gli altri e indurli ad intendere la vita come voi: facendo del bene, regalando sorrisi e ottimismo.
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Mi vedo d’accordo su queste affermazioni, anche se la linea di demarcazione, con la dipendenza affettiva, è talmente minima che occorre prestare molta attenzione alla coscienza per poterla capire. Bruno