Metodi Montessori per gestire la rabbia dei bambini

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
“Un bimbo padrone delle proprie emozioni, capace di dar loro un nome, un volto e un percorso evolutivo (la rabbia arriva, cresce, attacca, svanisce) sarà senz’altro un adolescente sereno e un adulto equilibrato”

Calmare una persona arrabbiata, in preda all’ira non è mai una cosa semplice. Figuriamoci poi se si tratta di bambini, magari anche piccoli, che non sanno ancora canalizzare le loro emozioni.  Diventa dunque impresa ardua per un genitore gestire al meglio una situazione di “perdita di controllo”.
La rabbia, di suo, non è un’emozione né negativa né positiva e ha spesso a che fare con paura, frustrazione, senso di inadeguatezza. E’ un’emozione centrale del sentire dei bambini, soprattutto quelli molto piccoli, che la sperimentano in continuazione essendo parte integrante del loro percorso di crescita. In sé non ha nulla di positivo o negativo, dipende da come viene gestita.

Anche se il metodo Montessori viene spesso messo in discussione, non smette di essere un punto di riferimento da utilizzare non solo nelle aule, ma anche dai genitori per l’educazione dei propri figli

Uno dei concetti più interessanti che ci ha lasciato Maria Montessori è quello dei “periodi di sensibilità”. I bambini, infatti, da quando nascono fino ai 6 anni, hanno delle “finestre di opportunità”. Si tratta di momenti nei quali hanno l’abilità innata di imparare, di acquisire certe competenze e abilità. È allora che si presenta l’occasione migliore per insegnare loro a canalizzare e a comprendere il complesso mondo delle emozioni che, a volte, li fa scoppiare.

Possibili cause dell’aggressività di un bambino

  • Promesse non mantenute
  • Un modo per attirare l’attenzione dell’adulto
  • Essere preso in giro dagli amichetti
  • Un “no” non accettato
  • Una frustrazione: per esempio, volere un oggetto e non poterlo avere
  • Uno stile educativo che lo fa sentire inadeguato, non amato, che invia messaggi negativi sulla sua persona
  • Solitudine protratta per molte ore al giorno
  • L’arrivo di un fratellino
  • Separazione da una persona amata
  • Stanchezza o un ambiente troppo affollato e/o troppo rumoroso

Metodo Montessori per canalizzare gli attacchi di rabbia e l’ira dei bambini

Il metodo Montessori tende a favorire quell’autonomia dove il bambino è il responsabile del proprio apprendimento, attraverso la curiosità e l’interazione con tutto ciò che gli viene fornito dall’ambiente che lo circonda.

In che modo il metodo Montessori può esserci utile?  Vediamo quindi alcuni consigli molto utili per gestire i momenti di rabbia e nervosismo dei bambini.  Maria Montessori non ha mai parlato dell’educazione o dell’intelligenza emotiva come concetti a sé stanti. Infatti, secondo la celebre pedagogista, le emozioni e la socializzazione vanno a braccetto.

Quando un bambino esplode in un attacco di rabbia, ciò che sente di più è il fatto che l’ambiente sociale in cui si trova non si adatta alle sue aspettative: non può avere ciò che desidera, si sente offeso, infastidito da qualcuno o da qualcosa, incapace di rimandare la soddisfazione…

Tutto ciò si traduce in lacrime, urla e calci. Le emozioni affiorano in quel contesto socio-emotivo del bambino quando interagisce con gli adulti o con gli altri bambini, e questi due aspetti non possono separarsi l’uno dall’altro.

Anche se sono in molti a criticare il metodo Montessori, perché offre al bambino una presunta libertà ed indipendenza eccessiva, non possiamo certo dimenticare un concetto fondamentale: l’adulto è una guida, l’adulto favorisce l’apprendimento e, soprattutto, l’adulto è un modello da seguire e da imitare.

I periodi cruciali che vanno dalla nascita fino ai 6 anni rappresentano un momento chiave per esserci come genitori e poter rispondere a tutte le loro domande e fare attenzione a ognuna delle loro emozioni.

Aspetti da tenere in conto per guidare il mondo emotivo del bambino

  • Non sottovalutare nessuna parola o comportamento del bambino
  • Evita di fare paragoni con altri bambini. Questo atteggiamento genera ancora più rabbia
  • Assicurati che tuo figlio si senta sicuro in qualsiasi momento, sicuro di parlare con te, sicuro di osare alla scoperta del mondo, di parlare con altri bambini, di giocare con rispetto, di avere fiducia, di creare
  • Permetti al bambino di sbagliare. Dagli dei consigli, ma lascia che sia lui stesso a rimediare ai propri errori. I bambini hanno bisogno di fare le cose da soli per potersi sentire capaci e per aumentare la propria autostima.

Quando un bambino esprime rabbia o ira, c’è qualcosa che non può o non sa come esprimere. C’è qualcosa in lui o nell’ambiente che lo circonda, che un genitore deve conoscere e comprendere.

Per questo motivo, come genitore, è fondamentale guidarlo con pazienza e tranquillità. Non ignorare mai nessuna manifestazione di ansia o nervosismo, soprattutto se è un bambino piccolo. Una volta compreso da dove dipende la manifestazione di rabbia, il genitore ha il compito di educare il bambino al controllo di quest’emozione.

La rabbia nella relazione genitore-figlio

Quando le figure di accudimento stabiliscono un’interazione funzionale (attaccamento sicuro), la rabbia non si estrinseca di frequente, e, quando il bambino la sperimenta, la sua espressione suscita pronte risposte delle figure genitoriali che tendono a confortarlo. In questo caso la rabbia ha una funzione positiva: segnala problemi che richiedono attenzione.

Al contrario, se la relazione è insicura e problematica i bambini tendono a sperimentare la rabbia più frequentemente.

I bambini con attaccamento sicuro mostrano a due e tre anni livelli di rabbia significativamente inferiori rispetto a quelli con attaccamento insicuro (Kochanska, 2001). Inoltre, le madri che rispondono con calma e tranquillità alla rabbia dei loro bambini ottengono da parte dei figli reazioni emozionali più positive, maggiore interesse nei confronti dell’ambiente circostante e reazioni meno negative agli estranei durante l’assenza materna (Lemerise – Dodge, 2008).

È necessario conoscerne l’origine e comportarsi di conseguenza;  è importante che non si insegni al piccolo a scacciare via la rabbia, a reprimerla e soffocarla.  Il bambino deve imparare a gestirla senza farla sfociare in un comportamento inadeguato.

Il cestino della rabbia

Si tratta di uno strumento molto utilizzato dagli educatori (già a partire dal nido) e dai pedagogisti, che può tornare utile anche in casa quando il bambino diventa improvvisamente aggressivo, incapace di calmarsi, violento o completamente fuori controllo.

Come realizzare il cestino della rabbia

Per spiegare al bambino cos’è la rabbia e come la si riconosce, possiamo utilizzare dei libri, alcuni anche molto belli. Tra i tanti, segnaliamo “Che rabbia!”  di Mireille D’allancè lo trovate nelle migliori librerie e su Amazon al costo di 9,78 euro con spese di spedizione gratuite. Può essere letto con ottimi risultati anche ai bambini sotto ai 2 anni e che utilizza proprio il sistema della scatola per sconfiggere la rabbia che assale il protagonista della storia.

Una volta mostrata l’emozione, si può chiedere al piccolo di costruire la sua scatola personale (può essere una vecchia scatola delle scarpe personalizzata, un cestino, un sacchetto… Qualunque cosa può andare bene). É fondamentale che il bambino la personalizzi come meglio crede e la metta in un posto ben visibile e che gli sia di facile accesso.

Non appena il bambino si arrabbia, gli si può chiedere di indirizzare la rabbia verso la scatole (per esempio, gridando all’interno la sua frustrazione, riempendola con qualcosa che ha in mano o un oggetto simbolico che rappresenti la rabbia stessa, per esempio, un piccolo giocattolino rotto).

A questo punto, si chiede al bambino di chiudere la scatola (o il cestino), riporlo al suo posto e non pensarci più. Una volta che la rabbia sarà passata e il bambino sarà tornato ragionevole, sarà possibile affrontare il problema cercando di capire i motivi che lo hanno portato ad arrabbiarsi.

Il metodo funziona? Assolutamente sì; consente non solo al bambino di individuare l’emozione che lo ha assalito, ma anche di padroneggiarla, isolarla e, in questo modo, toglierla di mezzo. L’età più idonea per iniziare a proporre il “cestino della rabbia” è a partire dai 4/5 anni.

Il barattolo della calma

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Negli ultimi anni sono diventati di moda i cosiddetti “barattoli della calma”, utili a scacciare lo stress e l’ansia dei bambini. I barattoli della calma sono uno stimolo visivo con il quale è facile far concentrare i bambini grazie ai movimenti della purpurina. Ma attenzione, bisogna sempre usarli in presenza di un adulto.

Possiamo, per esempio, portare un barattolo nella cameretta del bambino ogni sera e, mentre lui lo osserva e lo muove, chiedergli come è andata la giornata, se c’è qualcosa che lo preoccupa, quali paure si nascondono nel suo cuore, cosa gli piace e cosa non gli piace…

Facciamo tutte queste domande in modo preciso, senza giudicare e senza farne un interrogatorio diretto. Piuttosto, deve trattarsi di un gioco per favorire lo sfogo emotivo dei propri figli.

Il barattolo della calma è una semplice soluzione che può rivelarsi molto utile. Se vuoi prepararne uno a casa, ti invitiamo a leggere l’articolo “Il barattolo della calma e l’angolo della paced i Maria Montessori“.

NOTA BENE….

Un bambino “arrabbiato” a volte è un bambino che ha “bisogno di essere visto e contenuto dal punto di vista affettivo”, se lo ignoriamo peggioriamo le cose. Quando rientri dal lavoro, dedica almeno 10 minuti solo al tuo piccolo, per fargli le coccole, ascoltarlo. Anche dare dei compiti è un modo per valorizzare tuo figlio, facendolo sentire importante.

Consigli di lettura per i genitori

Margot Sunderland, “Aiutare i bambini pieni di rabbia o odio

Margot Sunderland, “Aiutare i bambini …a esprimere le emozioni

Nessia Laniado, “Bambini irrequieti e genitori disperati

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