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Home Psicologia Crescita personale

La sofferenza psicologica è causata da bisogni ignorati per troppo tempo

Anna De Simone by Anna De Simone
in Crescita personale
2
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In ognuno esiste una parte di sé che desidera essere felice e appagata, c’è chi è in armonia con questa parte e chi, invece, è disorientato e non riesce a entrarci in contatto. Il disorientamento non nasce dall’oggi al domani ma si crea negli anni.

Per quelli di noi che non riescono ad avere una vita felice e appagante, che si ritrovano a fare scelte non in equilibrio con i proprio reali bisogni, questa parte di sé è sepolta sotto anni di critiche, abusi, svalutazione, negligenza emotiva o, al contrario, atteggiamenti di iper-protezione, alienazione, manipolazione e aspettative.

Questo disorientamento si manifesta in molti modi: procrastinazione, mancati obiettivi, il circondarsi di persone sbagliate, il vivere ogni piccolo errore come se fosse la più tremenda sconfitta, le coazioni a ripetere, l’autosabotaggio… è chiaro che entrare in contatto con quella parte di sé che desidera solo un autentico appagamento, potrebbe fare la differenza e aiutarci a muoverci nella vita mettendoci sulla strada del benessere.

Siamo la sintesi del nostro passato

Ognuno di noi ha la sua storia, le sue esperienze, il suo vissuto… è questo che fa di noi ciò che siamo, è questo che ci rende unici. E’ vero: siamo la sintesi del nostro passato e molto del nostro destino è già stato scritto durante l’infanzia. E’ altrettanto vero, però, che il passato ce lo costruiamo da soli ogni giorno. Il presente di oggi è il passato di domani. Lavorando bene oggi, possiamo porre rimedio agli anni di critiche, abusi o disinteresse, subiti durante l’infanzia. Lavorando bene oggi, possiamo far riaffiorare in superficie quella parte di noi che desidera essere felice e appagata.

La capacità di vivere conflitti senza sentirsi feriti, la capacità di attivare azioni costruttive anziché distruttive (resilienza), la capacità di affrontare il confronto con il prossimo in modo armonioso (e mai ponendosi su un piano di superiorità o inferiorità), sono indice che la vita è orientata verso un modello di benessere. Significa vivere in modo funzionale e maturo, in armonia con quella parte di sé che desidera soddisfazione e appagamento.

La sofferenza psicologica è causata dalla mancata soddisfazione di alcuni bisogni fondamentali

La sofferenza psicologica è causata, nella maggioranza dei casi, dalla mancata soddisfazione di alcuni bisogni fondamentali, la cui soddisfazione era necessaria per garantire equilibrio e crescita emotiva.

Ogni bisogno che non ha trovato la corretta risposta durante la nostra infanzia, si è trasformato in una sofferenza psicologica, una ferita interiore che ci ha accompagnato fino a condizionare la nostra vita da adulti.

Per intenderci, alcuni dei bisogni fondamentali che spesso non vengono soddisfatti durante l’infanzia riguardano il bisogno di sentirsi accettati e amati, il bisogno di sentirsi utili e riconosciuti, il bisogno di sentire validate le proprie emozioni e non sminuite, il bisogno di protezione e sicurezza, il bisogno di calore emotivo, di stabilità emotiva e di connessione con gli altri, così come il bisogno di autonomia. Il bisogno di autonomia viene negato in caso di genitori iperprotettivi. L’invalidazione emotiva è tipica dei genitori severi, superficiali o che semplicemente ignorano o puniscono qualsiasi manifestazione emotiva del bambino (reazioni di rabbia, pianto, eccitazione…). Il bisogno di protezione e sicurezza viene a mancare quando tra le mura domestiche si consumano abusi ma anche in caso di genitori ambivalenti. Insomma, la nostra infanzia, nel bene o nel male ci segna e quei bisogni rimasti insoddisfatti lavorano nell’inconscio fino a diventare determinanti in età adulta.

Per crescere interiormente è necessario essere in contatto con la nostra parte emotiva e con quelli che sono stati i bisogni di base insoddisfatti.

I bisogni insoddisfatti durante l’infanzia possono essere raccontati mediante una metafora in cui il bambino ha sete (è assetato di cure, di attenzioni e di amore) e la madre è il pozzo che dovrebbe dissetarlo.

Il bambino, assettato, cammina fino alla fonte per dissetarsi ma ciò che trova è un pozzo vuoto!

Quella seta emotiva, protratta nel tempo, seppur non più riconosciuta, non è mai stata soddisfatta ed è lì che ci tormenta, è da qualche parte dentro di noi, fa parte del passato ma ancora ci fa sentire insoddisfatti.

Il problema è che nessuno potrà mai tornare indietro a riempire quel pozzo, bisogna invece guardare bene al passato, accettare ogni mancanza subita e fornire a noi stessi quelle componenti che possono contribuire a garantire un equilibrio e una crescita interiore.

Sembra facile ma non lo è affatto. Quando guardiamo al passato dovremmo farlo con una sana consapevolezza, con un senso critico e con una buona dose di oggettività. Non possiamo entrare in contatto con la parte di noi che vuole appagamento e felicità se non siamo disposti ad affrontare situazioni e sentimenti spiacevoli.

Emozioni, ricordi dolorosi, situazioni che ormai sono state sepolte nella mente. Tutti noi tendiamo a difenderci da dolore… a volte, però, lo facciamo semplicemente ignorandolo. Seppellendolo. Il problema che, seppur ignorato, quel dolore non sparisce, resta lì e si trasforma in una sofferenza emotiva generalizzata. Sembra un paradosso ma è così: per avviarsi verso l’appagamento dobbiamo impegnarci e preparaci ad affrontare la sofferenza.

La sofferenza legata all’accettazione di una madre che in realtà non ti ha mai amato, la sofferenza legata all’accettazione di un evento traumatico, la sofferenza legata all’accettazione di quel mancato riconoscimento che tanto ci ha fatto soffrire.

In ognuno di noi c’è una parte che desidera essere appagata

Sì, in ognuno di noi c’è una parte che desidera essere felice e appagata ma spetta a noi capire quali sono i bisogni autentici e quali sono quelli indotti dai retaggi del passato, legati alle mancanze subite. Se riuscirai a fare luce dentro te stessa/o fino a entrare in contatto con la parte più vera di te, il processo di cambiamento diventerà più semplice, riuscirai a vivere una sorta di risveglio interiore capace di infonderti speranza, fiducia e voglia di fare.

Come iniziare? Con l’introspezione, l’accettazione ed esercizi pratici di visualizzazione che ti ho già spiegato in diversi miei articoli passati. Tra questi ti consiglio la lettura di:

  • Come correggere i modelli disfunzionali appresi durante l’infanzia
  •        Puoi essere, per te stesso, un genitore migliore del genitore biologico che hai avuto

Per concludere vorrei condividere con te e tutti i lettori di Psicoadvisor.com una poesia a me molto cara. E’ tanto dolce quanto struggente. Ognuno di noi, vivendo di assenze e bisogni insoddisfatti, ha riservato nella propria mente una stanza vuota nell’attesa che qualcuno potesse colmarla. In questa poesia, l’autore (Michele Mari) conclude con una piena consapevolezza: finalmente dedica quello spazio a se stesso, nonostante il dolore e i mostri dell’accettazione che per anni ha tenuto lontani.

Ecco i versi, ognuno può dare la sua libera interpretazione

Nella mia testa
c’è sempre stata una stanza vuota per te
quante volte ci ho portato dei fiori
quante volte l’ho difesa dai mostri

Adesso ci abito io 
e i mostri sono entrati con me

Illustrazioni di Julia Grigorieva


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Comments 2

  1. Mario says:
    11 mesi ago

    Articolo molto interessante e ricco di spunti di riflessione. E’ possibile conoscerne la bibliografia così da poter approfondire l’argomento? Grazie.

    Rispondi
  2. ROBERTO MAGRI says:
    11 mesi ago

    Interessante perché richiama il “principio del piacere” di freudiana concezione che è alla base dell’impulso vitale della libido

    Rispondi

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