Padre assente emotivamente compromette lo sviluppo psicoaffettivo del figlio

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Se sei cresciuto con un papà assente, probabilmente ti ritrovi a vivere relazioni sentimentali che non riescono ad appagarti. Fai del tuo meglio per «riparare» la relazione ma se ti soffermi ad analizzarla, forse la tua relazione del presente riflette le tue mancanze del passato.

Quando un bambino viene al mondo si aspetta di ricevere eguale amore e attenzioni da entrambi i genitori. Tuttavia questo solo raramente si verifica. Più generalmente è la madre ad accudire il bambino e il padre assume un ruolo subordinato e marginale. In altri casi, il padre si sottrae al suo ruolo genitoriale. Altre casistiche vedono bambino e padre competere per le attenzioni della madre e/o presenze discontinue. In tutti gli scenari, il padre con la sua assenza emotiva rischia di causare un vuoto nel figlio.

Nell’immaginario collettivo il padre assente viene identificato come colui che si allontana dalla famiglia, un padre separato o che lavora fuori città. Niente di più sbagliato, esistono padri assenti anche in famiglie unite, almeno all’apparenza. Paradossalmente, un papà presente fisicamente ma emotivamente indisponibile, può arrecare più danni di un papà del tutto assente. Il messaggio implicito che arriva al bambino è questo: «non sono degno dell’amore di mio padre». E’ su questo messaggio che il futuro adulto modellerà parte della sua personalità.

L’importanza della figura paterna per lo sviluppo psicoaffettivo

La letteratura scientifica ci riferisce che la presenza di una figura paterna emotivamente disponibile favorisce lo sviluppo psicoaffettivo del bambino. In particolare, una ricerca (Kivisto et al., 2019) pubblicata sull’autorevole rivista accademica «Development and Psychopathology» ha evidenziato che i momenti di gioco tra padre e figlio favoriscono stabilità e regolazione affettiva.

Quando il padre è presente e partecipa allo sviluppo del bambino, questo mostrerà una maggiore sicurezza, reciprocità affettiva e meno sintomi interiorizzanti (ansia, depressione, ipercontrollo emotivo, insicurezza, eccessiva timidezza e isolamento sociale). Insomma, il padre dovrebbe esserci non solo fisicamente.

Padre assente emotivamente compromette lo sviluppo psicoaffettivo del figlio

Come premesso, quando si parla di padre assente non si fa riferimento a un’assenza fisica, bensì a un’assenza emotiva. L’assenza emotiva si manifesta con l’incapacità di soddisfare i bisogni fondamentali del figlio. Un’indisponibilità, una mancata complicità, interazioni carenti e soprattutto, una spontaneità compromessa.

Ansia e insicurezza divengono predominanti soprattutto nelle donne. Figli e figlie, infatti, possono reagire in modo differente. L’uomo cresciuto con un papà assente può essere più in contatto con la rabbia. Secondo la teoria psicoanalitica classica, durante l’infanzia si verifica un processo identificativo che vede il bambino identificarsi con la figura genitoriale più simile a sé. Tendenzialmente i bambini si identificano e introiettano le norme implicite paterne e le bambine si identificano con la madre.

Chi è cresciuto con un papà assente ha avuto un solo genitore di riferimento. Un solo genitore con il quale confrontarsi. Se il bambino trova nella madre una figura molto accudente, allora tenderà a essere più sensibile e più a contatto con la sua emotività, tuttavia se anche la madre è discontinua o indisponibile, il bambino diverrà un adulto esigente, poco empatico, irritabile e con un forte carico di rabbia. La rabbia, sviluppata precocemente, è solo una copertura che protegge dal dolore dell’abbandono e del rifiuto.

Per la bambina che cresce con un padre assente, essendo mancata l’approvazione della prima figura maschile ci saranno forti ripercussioni, in età adulta, in ambito sentimentale. Chi ha avuto un papà presente, che ha interagito con gentilezza e ha mostrato stima, ha potuto sviluppare una sana identità. Al contrario, la bambina cresciuta con un padre assente avrà bisogno di cercare a tutti i costi l’approvazione maschile e questo la porterà a saltare da un partner sbagliato all’altro.

I modelli descritti sono validi anche in caso di sviluppo di un’identità di genere non binaria. Purtroppo il dolore non fa alcuna discriminazione.

La ferita del rifiuto

Un padre anaffettivo o “semplicemente” troppo concentrato su altro (lavoro, carriera, attività ricreative…), che nega attenzioni alla prole, getta le basi per lo sviluppo disfunzionale di vari aspetti della sfera psico-affettiva. Il messaggio che veicola è di rifiuto, di assenza e di mancanza. Nelle donne questo innesca una forte fame di amore.

Se ci rechiamo al supermercato affamate, finiremo per acquistare del cibo spazzatura: pronto all’uso e all’apparenza saziante. Una donna cresciuta con un padre assente è così: affamata di amore e approvazione.

La ferita del rifiuto è tra le conseguenze più diffuse di un padre assente. In casi estremi, a questa può aggiungersi la ferita dell’abbandono. Quando il padre è presente a singhiozzi o in modi inadeguati, possono innescarsi le ferite dell’ingiustizia, dell’umiliazione e del tradimento (per approfondire: «Le 5 ferite dei non amati»). Quando a essere labile è anche l’emotività materna, il bambino crescerà senza punti di riferimento con una forte sensazione di torto subito.

Come si può guarire da una relazione che non abbiamo mai avuto?

Innanzitutto bisogna riconoscere quel dolore. Molte persone, cresciute con un padre indisponibile non si reputano ferite e credono che questa mancanza non abbia generato alcuna conseguenza. Osservando la vita di queste persone, però, si possono notare relazioni disfunzionali, una disregolazione emotiva, bisogno di approvazione e al contempo una forte rabbia e ostilità.

Queste persone possono essere molto arrabbiate e ritenere il partner la causa delle proprie insoddisfazioni. Quando entriamo in contatto con il nostro dolore, invece di essere in disappunto con il partner o a caccia di approvazione, potremmo chiederci: dov’era tutta questa rabbia quando papà era assente? Dov’erano il dolore e la paura quando lui non c’era al momento del bisogno? Concettualizzando queste domande bisogna riflettere anche sul ruolo del genitore presente. La madre fa da filtro. Da un lato può screditare la figura paterna aumentando il distacco (e la negazione di una sofferenza, con l’aumento di difese di rabbia), dall’altro può idealizzare la figura paterna (aumentando la ferita del rifiuto e la fame di approvazione).

Svincolandosi dalla relazione paterna, andremo a guarire le relazioni sentimentali del presente. Ma come si può guarire da una relazione che non abbiamo mai avuto?

La chiave per spezzare il ciclo del dolore, dell’incomprensione e della perdita, questo ci darà modo di riconoscere ciò che appartiene al presente e ciò che, invece, appartiene solo al nostro passato. Il modo migliore per guarire è conoscersi a fondo, esplorarsi e mettersi alla prova.

Cosa succede se non curiamo le nostre ferite?

Ci sono due prospettive. Da un lato c’è la possibilità di covare rabbia, risentimento e mettere distanze con gli altri. Dall’altro c’è la possibilità di cronicizzare una forte insicurezza, diventare bisogni dell’altro fino a sviluppare dipendenze affettive. In entrambi i casi, il nostro partner penserà che non importa quanto riuscirà a darci, per noi non sarà mai abbastanza.

Hai bisogno di conoscere una forte verità. Tutte le incomprensioni e le resistenze del presente, derivano da questioni irrisolte del tuo passato. Una volta che avrai capito questa verità, potrai essere più auto-empatico e incolpare meno te stesso o il partner.

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