“Mi stai sul ca…”. Perché alcune persone ci irritano?

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
Illustrazione: SoyRobertita.

E’ capitato a tutti: vediamo una persona che immediatamente ci provoca irritazione o fastidio, anche se in realtà l’abbiamo conosciuta solo da pochi minuti. Come è possibile? Come si spiega questa avversione all’apparenza ingiustificata?

In psicologia vi sono diverse teorie che possono fornire una spiegazione coerente a questo “non piacersi a pelle“. Proviamo ad analizzarle insieme!

Quella persona, a pelle, non mi piace

Se ti viene presentata una persona che “a pelle” non ti piace, possono esserci diverse spiegazioni. La prima spiegazione puoi fornirla tu stessa, facendo una breve analisi caso-specifica.

Prova a soffermarti sulla persona che ti irrita e cerca di capire se riesci a individuare quali sono i modi di fare (o i modi di essere) che non ti piacciono; se riesci a individuarli con facilità, allora il caso è chiuso! Tuttavia, se noti che gli stessi modi di fare sono tollerabili quando adottati da altre persone in contesti analoghi, allora il caso non va assolutamente archiviato e sono necessarie riflessioni supplementari.

Perché alcune persone ci infastidiscono?

Riflettere sulle cosiddette antipatie a pelle può svelarti molto sui tuoi vissuti interiori. Perché, per citare Carl Gustav Jung: “Tutto ciò che ci irrita negli altri, può portarci a capire noi stessi”.

Il ruolo della memoria implicita

La memoria è un elemento cardine nella nostra storia di vita, anzi, senza una memoria non ci sarebbe affatto una storia. Grazie ai nostri ricordi componiamo noi stessi, diamo significato ai nostri vissuti e rendiamo possibile l’integrazione (per approfondire: se dai significato alla sofferenza, essa perderà ogni potere su di te).

Esistono due tipi di memoria, la memoria esplicita e quella implicita. La memoria implicita è percettiva, emotiva, interattiva, sensoriale, modellistica… funziona per inneschi, indizi, tracce mnestiche di vario genere.

La memoria implicita, proprio come l’inconscio di Freud, è atemporale, non ha un concetto cronologico di tempo ne’ una narrativa. In altre parole, vissuti del passato (anche risalenti a qualche decennio fa!), possono continuare a lavorare in background e condizionare il presente proprio come se fossero accaduti oggi! Questo spiega perché i traumi infantili non si risolvono spontaneamente solo perché si è raggiunta l’età adulta… Senza un’elaborazione profonda tracce mnestiche continuano a fornire indizi e condizionare il “sentire” della vita quotidiana.

L’amigdala svolge un ruolo chiave nel processo di memoria implicita, mentre l’ippocampo non è affatto coinvolto. L’ippocampo è l’organo cerebrale responsabile della memoria esplicita. La memoria esplicita è consapevole del tempo, può essere narrativa, autobiografica, fattuale e coinvolge la coscienza.

Quando attingiamo ai nostri ricordi, la memoria esplicita ci rende consapevoli che ciò che evochiamo è un contenuto che richiama il nostro passato.

La memoria implicita, proprio come quella esplicita, fornisce input alla coscienza ma, essendo atemporale e astratta, manca della sensazione che ciò che propone appartiene a un vissuto passato.

Cosa c’entra tutto questo con le antipatie a pelle? 

Quando le interpretazioni percettive di una persona si basano sulla memoria implicita, senza gli aspetti autobiografici e fattuali tipici della memoria esplicita, si ottengono risultati inaspettati, compresa una forte irritazione a pelle.

Ti ricordo che l’amigdala è il sistema di allarme del nostro cervello. Dall’amigdala partono tutti gli input percettivi che discernono ciò che è “pericoloso” da ciò che non lo è. La parola “pericoloso” è stata messa volutamente tra virgolette.

L’amigdala controlla i dati in arrivo per rilevare se ci sono inidizi o tracce di pericolo che trovano riscontro in qualcosa di simile lungo un fitto elenco di esperienze passate. L’ippocampo si sviluppa in modo tardivo nei primi anni di vita, questo ti spiega perché noi non ricordiamo nulla della nostra vita neonatale. Al contrario, l’amigdala si sviluppa in modo precoce, quindi nella nostra memoria implicita vi sono custoditi i “segreti” della nostra storia di attaccamento: di quanto abbiamo subito o apprezzato le cure genitoriali ricevute.

L’amigdala aumenta l’attenzione quando vi sono input associati a una situazione scomoda, ecco perché, in base alle sensazioni suscitate, è anche responsabile delle condizioni ansiose e del panico.

Quando ci viene presentata una nuova persona, il nostro sistema nervoso agisce in autonomia e restituisce sensazioni che chi le vive non sempre riesce a interpretare.

Se tali sensazioni sono suscitate dalla zona dell’ippocampo e dalla memoria esplicita, la ricostruzione è facile. Al contrario, quando è coinvolta la memoria implicita ricostruire è quasi impossibile. L’altra persona potrebbe ricordarci vissuti sgradevoli e pertanto suscitare in noi una certa antipatia a pelle. Altra persone, poi, ci irritano fortemente!

I meccanismi di difesa dell’io

Quella delle memoria implicita è un’ipotesi plausibile: in pratica una persona appena conosciuta può irritarti tantissimo perché richiama esperienze di vita di mancata gratificazione. Questa, però, non è l’unica spiegazione possibile.

Sono molti i meccanismi di difesa che possono spiegare perché alcune persone ci infastidiscono in modo marcato. Tra i meccanismi di difesa più comuni figurano la proiezione, lo spostamento, la formazione reattiva e la dissonanza. Esaminiamoli uno per uno.

Lo spostamento è un meccanismo di difesa che può prendere diverse sfumature. Ti sei mai chiesta perché alcuni “brutti ceffi” torturano cani, gatti e animali indifesi? Sadismo a parte, questo spesso capita perché il soggetto in questione impossibilitato ad avere rivalse sull’oggetto scatenante la propria frustrazione, la sposta su bersagli più semplici da aggredire come cani e gatti.

I sentimenti relativi a una data persona, con lo spostamento, vengono reindirizzati su un’altra, più facile da detestare. Ecco un esempio.

In ambito lavorativo, magari, non è possibile detestare in modo esplicito il capo (altrimenti il livello di frustrazione salirebbe alle stelle) e questo meccanismo di difesa rende possibile canalizzare l’avversione verso qualcuno che ha meno potere su di noi.

La proiezione è un altro meccanismo di difesa che può spiegare perché alcune persone ci irritano fortemente. Proiettiamo nell’altro un tratto che detestiamo e non riusciamo ad accettare in noi stessi. Per esempio, accusi l’altro di essere eccessivamente competitivo sul lavoro quando magari sei tu a fare continui paragoni tra il tuo operato e quello altrui! 🙂 Questo è un grande classico!

La formazione reattiva è un meccanismo di difesa estremamente complesso. In questo contesto vale il proverbio “chi disprezza vuol comprare!”. Se sei attratto da una persona ma non vuoi accettarlo (perché sei sposata, perché ti sembra assurdo per ciò che l’altro significa socialmente…) i sentimenti di attrazione si possono trasformare nel loro opposto, quindi in repulsione e fastidio.

Dissonanza cognitiva, frustrazioni e invidia

Melanie Klein descrive l’invidia come una forza distruttrice. Di certo l’invidia può spiegare perché si innescano tante repulsioni.

Se detesti una persona che occupa esattamente la posizione da te ambita, probabilmente dovrai fare i conti con le tue frustrazioni e sì, forse anche un pizzico di invidia.

Questo è vero anche per cose che all’apparenza sembrano molto più banali. Può innescare repulsione una donna che indossa una gonna corta per ciò che quella gonna può richiamare inconsciamente… Può innescare fastidio un certo modo di fare… ma non per il modo di fare in sé ma per quello che rappresenta per l’osservatore.

Se non conosci e non esprimi te stessa nella tua pienezza, è più facile che inciamperai in frustrazioni in grado di innescare repulsioni e dissonanze. Ecco un esempio: nel tuo profondo vorresti prenderti cura del tuo aspetto estetico, truccarti meglio, indossare gonne… tuttavia, per una serie di meccanismi di difesa (dissonanza cognitiva) affermi che queste sono frivolezze e che non ti appartengono…. Se incontri una donna molto curata e ben vestita, probabilmente potrebbe innescare in te un immediato senso di fastidio.

Intolleranza generalizzata

A volte, qualcuno può esserci antipatico perché non riusciamo ad accettare e integrarci con la realtà. In questi contesti è facile sfociare nella misantropia: potresti finire con il detestare un folto gruppo di persone e sorprenderti a ripetere frasi come “odio tutti!” o “mi stanno tutti sul…”.

Una vita che verte sulla fiducia e una sana autostima conduce all’integrazione e alla coerenza. Al contrario, frustrazioni, mancata consapevolezza e un senso di sé carente, possono condurre alla disintegrazione. In questo contesto è più facile detestare il prossimo senza mettersi davvero in gioco.

Nota bene: ogni caso va contestualizzato e queste sono nozioni generali che possono fungere da spunto auto-riflessivo.

Se è vero che esistono antipatie feroci e persone irritanti a pelle, è anche vero il contrario: il consenso a pelle e l’amore a prima vista ne sono gli esempi più eclatanti. In questo contesto ti consiglio di leggere l’articolo: I bisogni insoddisfatti causano amore a prima vista.

Spero che tu abbia trovato piacevole la lettura di questo contenuto e che ne sia valsa la pena arrivare fino in fondo…! Grazie e a presto, Anna.

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Nota dello scrittore: nel testo è usato il genere femminile ma vale anche al maschile.