E’ la storia di sempre….mi sveglio la mattina e la giornata da affrontare sembra insostenibile; con difficoltà mi accingo a fare le cose, ad affrontare le persone, il lavoro…… di sottofondo sempre lei, la mia peggior nemica ormai da troppo tempo: l’ansia!
Perché per altri la vita scorre semplicemente e per me è un macigno troppo pesante da trasportare? C’è davvero qualcosa di diverso in me rispetto agli altri o si tratta solo di sfortuna? Molte volte si discute sulle origini dell’ansia cercando delle cause plausibili: è genetica? Deriva da un apprendimento? E’ colpa delle circostanze?
Genesi dell’ansia
Il termine ansia deriva dalla parola latina anxietas, significa strettoia, vista la difficoltà di far entrare l’aria nei polmoni. Il primo a coniare tale termine fu il naturalista Linneo, nel diciottesimo secolo. A quell’epoca si pensava che l’ansia fosse una malattia fisica e i contemporanei di Linneo chiamarono queste manifestazioni fisiche con vari nomi, come: Vertigo, Suspirium o Tremor, diversi nomi per diversi sintomi che oggi facciamo rientrare nei disturbi d’ansia.
In seguito, grazie anche alle scoperte delle strutture profonde del nostro cervello si è visto che l’ansia nasce nell’amigdala e che sono coinvolti i neurotrasmettitori come la noradrenalina, la serotonina e i ricettori GABA. Si è sempre pensato che l’ansia fosse causata da un mal funzionamento del corpo o da strutture del cervello, oggi invece si è scoperto che l’ansia è l’effetto di alterazioni neurovegetative del corpo.
Alla luce delle nuove scoperte gli scienziati hanno riscontrato che le alterazioni fisiologiche che accompagnano l’ansia, sono le stesse che ritroviamo quando il nostro corpo deve fronteggiare una minaccia alla sopravvivenza, praticamente quando proviamo paura. Queste risposte fisiologiche sono automatiche e autonome e sono fuori dal controllo dell’Io.
Appena percepiamo un pericolo in pochi millesimi di secondo il corpo e la mente si trasformano in una macchina da combattimento. Il corpo si prepara a reagire in due modi, lottando contro la minaccia o fuggendo dalla stessa minaccia, se la considera più forte o troppo pericolosa.
Il problema di questo schema autonomo, appreso in centinaia di migliaia di anni, sorge quando non possiamo lottare, fuggire o nasconderci e rimaniamo intrappolati in questo stato senza poter attivare una risposta comportamentale.
Quali sono i meccanismi che portano all’ansia?
Tutti i pensieri d’inadeguatezza, di non essere accettati, di perdita di autostima hanno un fil rouge che li accomuna. Potremmo raggrupparli in tutti quei pensieri di paura di non essere importanti per gli altri o perdere l’importanza che avevamo acquisito. Per capire come funziona questo meccanismo autonomo, faccio un esempio.
Meccanismo numero uno: l’ansia è la conseguenza di una cattiva gestione della paura.
Nessun essere umano al mondo è immune alla paura. Tutti abbiamo paura, di diverse cose, è un’emozione necessaria alla nostra sopravvivenza. Forse lo avrai già sentito dire, ma di certo senza la paura i nostri antenati sarebbero morti sbranati dai leoni visto che non avrebbero provato nessun istinto alla fuga. Quindi la paura esiste in natura e ne abbiamo bisogno per sopravvivere.
Quando diventa un problema?
Quando il nostro modo di rispondere alla paura diventa controproducente ed invece di allargare le possibilità di sopravvivenza le diminuisce relegandoci a poco a poco in uno spazio vitale minimo.
Sono alla guida della mia auto e mi sto recando al lavoro. Mentre guido mi vengono in mente delle cose oppure ho un pensiero preciso. Lo facciamo di continuo.
Se il pensiero mina la mia autostima e mi sento in pericolo per qualche ragione, la reazione naturale è provare una sorte di paura. Le situazioni per provare paura sono molteplici. Posso provare paura per una brutta figura, con il conseguente pensiero di aver messo a rischio la mia autostima oppure che la mia relazione è finita e penso d’essere solo, sconfitto e abbandonato. Mi sento in pericolo, il corpo reagisce come se il pericolo fosse reale, come se un cane aggressivo mi puntasse per mordermi, ma a differenza della situazione del cane, in cui posso correre via o affrontare il cane, nel primo caso, non ho vie di scampo e rimango intrappolato, in questo caso l’ansia si trasforma in una gabbia, dove non ho vie di fuga.
La paura funziona proprio così: quando fuggiamo essa si alimenta. Quindi, ogni volta che nella tua vita eviti delle situazioni, delle persone, dei luoghi per paura, la paura sei tu in prima persona ad alimentare proprio ciò che vorresti annullare, ossia la paura stessa.
E questo è il primo ingranaggio che funziona male e che porta allo sviluppo dell’ansia e degli attacchi di panico.
Illustrazione: Gemma Correl
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Vorrei avere ulteriori informazioni su come combattere l’ansia senza ricorrere ai farmaci ….anche quali sono i primi segnali che il soggetto deve imparare a riconoscere …grazie