Psicologia della borsa: ciò che la tua borsa rivela di te!

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Il rapporto tra una donna e la sua borsa rientra da sempre tra i più grandi segreti della mente femminile che un uomo non potrà mai realmente comprendere a fondo. Nessun uomo al mondo può essere giudicato coraggioso ed impavido quanto colui che, senza chiedere il permesso ad una signora, fruga spietatamente nella sua borsa, svelandone il contenuto prezioso ed intimo!

La borsa di una donna, oltre a rappresentare un accessorio di moda irrinunciabile, per la sua estetica così come per la sua speciale funzione di contenere e proteggere tutto ciò che una donna desidera portare con sé durante una giornata fuori casa, si configura anche come un oggetto altamente simbolico, legato alla psicologia ed all’emotività femminile più profonda ed intensa.

Non esiste, infatti, una borsa femminile che, in qualche modo, non esprima tacitamente anche una parte importante della personalità di colei che la sceglie, la indossa e la riempie con tutto il suo mondo: il contenuto di una borsa, assieme al modo di indossarla, potrebbe davvero rappresentare l’intimo universo interiore di una donna, i suoi pensieri più segreti, i suoi desideri, le sue paure profonde ed il suo modo di gestire la vita, le relazioni ed il rapporto con sé stessa.

La borsa e la sua simbologia profonda: chiediamo al dottor Freud!

La borsa femminile è sempre stata al centro di una notevole letteratura psicologica e psicoanalitica che ne analizza da secoli il significato profondo. Nella sua “Introduzione alla Psicoanalisi”, Freud indicava in tutti gli oggetti e gli spazi dalla forma cava, con la funzione di accogliere o racchiudere qualcosa, una rappresentazione simbolica, nell’inconscio umano, delle parti intime femminili e, più in generale, dell’utero materno, il luogo concreto e simbolico per eccellenza dallo scopo di racchiudere, proteggere, tutelare ed accogliere.

Così, all’interno del discorso sulla simbologia psicoanalitica legata ad oggetti come scatole, caverne, pozzi e persino stanze, edifici, porte e portoni, Freud nominava anche le borse ed i borsellini, metafore e simboli da ricondurre alla femminilità in senso ampio, anche perché ancor più connessi e vicini alla femminilità in quanto accessori squisitamente legati all’abbigliamento (e dunque al corpo ed alla psiche) femminile.

Quando la borsa rappresenta la psiche di una donna

Nell’interessante caso clinico di una giovane donna rispondente al nome fittizio di Dora, celebre paziente di Freud affetta da quella che all’epoca veniva definita Isteria, lo psicoanalista descriveva un dettaglio osservato durante una seduta di terapia, legato ad un piccolo accessorio che la ragazza portava con sé, giocherellandoci con le dita: si trattava di un piccolo borsellino che la giovane paziente apriva e richiudeva a scatti, inserendovi ritmicamente le dita, che secondo Freud rappresentava simbolicamente i genitali femminili ed, al contempo, la sostituzione simbolica di un incontro intimo.

Al di là delle interpretazioni psicoanalitiche dell’epoca, sempre molto legate all’aspetto della sessualità (oggetto di studio psicologico forse un po’ inflazionato, al giorno d’oggi, ma allora carico di una profonda innovazione scientifica e letteraria), oggi potremmo pensare che un simbolo del genere, connesso all’attività di chiusura ed apertura, di esposizione ed occultamento, potrebbe aver simboleggiato, nel contesto della terapia psicologica, un mostrare (ed un nascondere) emozioni intime e sentimenti privati, di volta in volta racchiusi nella mente (borsellino chiuso) e poi svelati al terapeuta (borsellino aperto).

D’altra parte, quando Freud parlava del significato psicologico dei lapsus e delle dimenticanze, sosteneva che dimenticare la borsa nello studio dell’analista poteva indicare, nella paziente di donna, un’attrazione inconscia verso il terapeuta, dovuta alle implicazioni psicologiche del transfert. Oggi diremmo che, vista la relazione di stretta intimità tra una donna e la sua borsa, dimenticarla nella stanza di uno psicoterapeuta potrebbe simboleggiare, piuttosto, l’instaurarsi di una intensa profondità nella relazione clinica (o il desiderio di essa), come a voler dire “ormai sai praticamente tutto di me, perché nasconderti la mia borsa se ne conosci (o vorrei che tu ne conoscessi) intimamente il contenuto?

Psicologia della borsa: it-bag e personalità femminile

Secondo gli studi di Simonne Gnessen, autrice di “Sheconomics”, manuale di economia al femminile, e Karen Pine, la celebre psicologa che ha ideato la simpatica Psicologia del Rossetto, la donna che ama ostentare la propria it-bag, solitamente di grandi dimensioni e mai priva della sua firma luccicante in bella vista, tende spesso ad assumere su di sé le caratteristiche del suo accessorio: se la borsa al suo braccio è costosa, chic e di prestigio, allo stesso modo anche la sua proprietaria sembra provare l’emozione di sentirsi altrettanto preziosa e di valore, forse per compensare alcune mancanze interiori ed un’autostima non particolarmente solida attraverso l’acquisto di un accessorio molto costoso e di lusso che possa riempire un vuoto depressivo (più grande sarà la borsa, più ampio è il vuoto emotivo da colmare).

Le due studiose individuano poi nel logo della borsa, simbolo del suo marchio prestigioso, un segno ineludibile di appartenenza sociale e culturale ad una specifica fetta della società, un gruppo al quale una donna sente di appartenere (mostrandolo agli altri) o nel quale vorrebbe identificarsi, rafforzando o (ri)creando la propria identità.

Una borsa, infine, presenta il notevole e rassicurante vantaggio di essere sempre adeguata alla forma fisica di chi sceglie di indossarla: mentre gli abiti possono scalfire l’autostima femminile di chi non si sente realmente a proprio agio nella propria pelle, evidenziando caratteristiche fisiche mai del tutto accettate quando, davanti allo specchio, non calzano alla perfezione, una borsa può, al contrario, accompagnare anche un corpo non abbastanza amato ed apprezzato, valorizzando o addirittura nascondendo gli aspetti più critici della silhouette di una donna.

Borsa: dimmi come la indossi e ti dirò chi sei…

Carolyn Mair, psicologa inglese e docente di Psicologia della Moda presso il London College of Fashion, ha intrapreso un interessante studio sulla relazione tra la personalità di una donna ed il modo nel quale indossa quotidianamente la sua borsa.

Le borse particolarmente piccole, secondo la scienziata, sarebbero le preferite delle donne più introverse che sceglierebbero un accessorio dalle piccole dimensioni per non attirare gli sguardi, mentre una borsa grande e voluminosa rappresenterebbe simbolicamente una personalità ampia e forte che non teme le attenzioni degli altri.

La borsa indossata con la tracolla sul davanti, come una fascia sul petto, nasconderebbe invece un bisogno di sentirsi protetta e sicura, come per mantenere le distanze tra sé e l’altro.

Una borsa grande da giorno come una tote bag, indossata saldamente sulla spalla e mantenuta tra il braccio ed il corpo, indicherebbe una personalità scrupolosa, attenta e pratica, bisognosa di tempo prima di vincere la diffidenza verso le nuove conoscenze ma anche intelligente ed efficace.

Indossare una borsetta dalla lunga tracolla sulla spalla, libera di dondolare accanto al corpo, significherebbe mostrare una personalità spontanea, minimalista, poco attenta alle griffe e più attratta dalla qualità e dalla genuinità (delle borse come delle relazioni sociali ed intime).

Infine, portare a spasso la propria borsa indossandola al braccio, appesa ad un gomito e posta davanti al corpo, secondo gli esperti di  linguaggio del corpo indicherebbe una personalità forte e sicura, legata al successo, alla carriera ed al prestigio e ben disposta ad ostentare una salda sicurezza di sé.

Una borsa per gestire le ansie: la borsa che protegge (e da proteggere)

Nonostante gli studi sul linguaggio corporeo, indubbiamente interessanti, ciò che emerge realmente dall’osservazione del rapporto tra una donna e la propria borsa, oltre alle questioni legate all’estetica, alla moda, ai trend del mercato ed al prestigio sociale di un accessorio firmato, riguarda piuttosto il contenuto, sacro e spesso segreto, di una borsa femminile: che si tratti di una piccolissima clutch da sera, nella quale riporre esclusivamente un minuscolo kit di sopravvivenza per gli eventi sociali più speciali ed eleganti, oppure di una grande e capiente borsa da lavoro, sempre piena e pesantissima, il contenuto di una borsa rappresenta un bagaglio indispensabile ed intoccabile, non solo concreto ma anche emotivo e mentale.

Pensiamo, ad esempio, alla diffusa pratica femminile di “mettere ordine” nella propria borsa, svuotandola di tutto il suo contenuto per risistemare ogni oggetto con attenzione, proprio come per mettere ordine, simbolicamente, nella propria mente e tra i propri pensieri.

La borsa potrebbe addirittura (si divertiranno le psicologhe e le studentesse ed appassionate di psicologia alla lettura di questo articolo) trasformarsi in una sorta di contenitore bioniano: Wilfred R. Bion, importantissimo psicoanalista britannico del Novecento, vedeva nella figura materna (ed allo stesso modo anche nel ruolo dello psicoterapeuta) una funzione di “contenimento” delle ansie e delle angosce del bambino (o, nel caso del terapeuta, del suo paziente), un’accoglienza rassicurante e solida delle emozioni caotiche, ansiogene e negative, allo scopo di “digerirle” e rielaborarle per restituirle al mittente in una forma più “ordinata” e serena. E se anche la borsa di una donna, in qualche modo, avesse una funzione di contenimento delle ansie?

In fondo, come una brava Mary Poppins, ogni donna tende a portare con sé, nella propria borsa, qualsiasi piccolo oggetto o accessorio che possa dimostrarsi utile in ipotetici casi di emergenza o difficoltà, sfruttando ogni piccolo spazio a disposizione, ogni tasca e scomparto: un assorbente di emergenza (anche quando non è previsto l’arrivo delle mestruazioni), un kit completo di bellezza (anche per un’uscita di appena mezz’ora), scarpe ed abiti di ricambio (perché non si sa mai), un libro (anche se non ci sarà tempo per leggere), mazzi di chiavi in abbondanza, agende, oggettini e chi più ne ha più ne metta.

Insomma, la borsa ha spesso il compito di sostituire temporaneamente il rassicurante tetto domestico, il proprio focolare, l’intimità di casa, come per portare con sé anche solo un pezzo della serenità e della sicurezza della propria casa o della propria stanza. E’ per questo che agli studi sul linguaggio corporeo nell’indossare la borsa si potrebbe aggiungere una funzione di simbolica protezione: portare al braccio una grande borsa, ponendola davanti al corpo, potrebbe non essere solo il segno di un forte legame con l’elegante prestigio di una borsa firmata, ma una necessità inconscia di lasciarsi proteggere, coprire ed avvolgere dalla sicurezza domestica e familiare, quella della propria casa/stanza intesa come spazio fisico e concreto ma anche, e soprattutto, come spazio psichico, mentale, emotivo, intimo e privato, dal quale lasciarsi tutelare ed accompagnare costantemente ma anche da proteggere dagli occhi indiscreti, nascondendone con cura il prezioso e personale contenuto.

A cura di Maria Lupoli, psicologa ed esperta di psicologia della moda
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