Quando dici a tuo figlio che è intelligente gli stai insegnando a essere un fallito

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Una ragazza che seguo da qualche tempo in un percorso di crescita personale era disperata perché tutti le persone intorno a lei sapevano cosa fare della propria vita e lei no. Tutti avevano un sogno nel cassetto, lei invece alla domanda “cosa ti piacerebbe fare nella vita” vedeva solo un buco nero.

Lavorando insieme abbiamo scoperto che non era vero che non aveva un sogno nel cassetto, piuttosto ogni qual volta pensava di voler fare qualcosa non si sentiva abbastanza capace o intelligente e, inconsciamente, mollava in partenza. In pratica era più facile raccontarsi di non avere un sogno piuttosto che affrontare la possibilità di un fallimento. Non è la prima volta che mi imbatto in una cosa simile e non mi vergogno a dire che io stessa ci sono passata, ci ho messo tempo a capire che sono Ok cosi come sono e che se ci si impegna i risultati arrivano.

Tante persone vivono una situazione simile. Come mai?

Eppure da bambini tutti abbiamo grandi sogni, grandi obiettivi, ve lo immaginate un bambino di 4 anni che si chiede se ce la farà o meno a diventare il più grande calciatore del mondo? Deve esserci qualcosa che negli anni mette a questi bambini la famosa pulce nell’orecchio e insinua il dubbio di non essere abbastanza capaci, abbastanza intelligenti o semplicemente abbastanza.

Questo qualcosa è il modo in cui veniamo cresciuti, il modo in cui riceviamo l’educazione e gli insegnamenti, in casa ma soprattutto a scuola. Il modo in cui si insegna ai bambini ad affrontare un fallimento, come un brutto voto a scuola, determina il modo in cui imparerà ad affrontare non solo i fallimenti più grandi da adulto ma anche le situazioni che richiedono impegno.

Perché alcune persone hanno successo e altre no?

C’è una docente di psicologia dell’università di Stanford, Carol Dweck, che ha dedicato tutta la sua vita a studiare perché alcune persone hanno successo e altre no, a capire quali sono gli elementi che fanno si che una persona riesca a realizzare i propri obiettivi mentre altre no.

Di recente ha portato avanti uno studio in cui ha chiesto ad alcuni bambini di 10 anni di risolvere un problema un po’ troppo difficile per la loro età: ha trovato che alcuni si sono impegnati di più di fronte alla difficoltà, dicendo cose del tipo “mi piacciono le sfide“, altri invece si sono scoraggiati , dicendo che la prossima volta avrebbero imbrogliato anziché studiare di più e cercando qualcuno che avesse fatto peggio per sentirsi meglio. Ha concluso che ci sono due attitudini diverse di fronte ai problemi: i bambini che si sono impegnati lo hanno fatto perché sapevano che impegnandosi potevano sviluppare le proprie abilità, quelli che invece hanno mollato subito erano convinti che quel test avesse giudicato la loro intelligenza che considerano fissa, non incrementabile.

Queste due diverse attitudini sono chiamate mentalità di Crescita e mentalità Fissa.

Chi ha una mentalità fissa crede che la propria intelligenza e il proprio cervello non possano crescere, quindi l’intelligenza e il cervello che ho adesso sono quelli che avrò per sempre.

Di conseguenza non si impegnano per imparare, non sono interessati ad apprendere ma ad avere una conferma del loro essere intelligenti, non amano il fallimento e cercano sempre attività che non siano rischiose, perché il fallimento sarebbe una non conferma della loro intelligenza. Studenti con mentalità fissa sono più portati a cercare compiti meno difficili, imparano solo per avere buoni voti e non crescono.

Gli studenti con una mentalità di crescita invece vogliono imparare, cercano sempre compiti più complessi per apprendere e chiedono un feedback in modo da capire dove possono migliorare perché credono che le loro capacità intellettuali possono svilupparsi.
Chi ha una mentalità di crescita non si spaventa di fronte agli errori perché sono opportunità per crescere e le ricerche mostrano che queste persone stanno meglio nel corso della vita, sono più ottimiste e hanno migliori risultati.

La cosa fantastica è che gli studiosi non si sono fermati quando hanno trovato queste diverse attitudini ma hanno studiato anche cosa succede nel cervello di entrambi i tipi di persone:

  1. quando affrontano un problema da risolvere, il cervello delle persone con mentalità è tutto attivo in tutte le sue zone, il che vuol dire che letteralmente tutto il cervello i mette in moto per trovare una soluzione
  2. nelle persone con mentalità fissa l’attività cerebrale è pari a zero, il loro cervello non fa nulla per risolvere il problema… e perchè dovrebbe farlo? la persona è convinta che è troppo difficile per lei, che senso avrebbe impegnarsi?

Ti sei riconosciuto in una di queste mentalità? O hai riconosciuto tuo figlio?

Se ti sei riconosciuto nella mentalità di crescita sarai contento, un po’ meno se invece hai riconosciuto qualche tratto di mentalità fissa… Buone notizie però, perché gli studi sui diversi tipi di mentalità non si limitano a individuarle ma spiegano anche come sviluppare una mentalità di crescita sia partendo da zero (nel caso dei bambini) sia partendo da uan mentalità fissa.

La mentalità (fissa o di crescita che sia) è una caratteristica che non è presente alla nascita ma si forma in base alle esperienze che il bambino vive e al modo in cui gli adulti interagiscono con lui. E siccome la famiglia e la scuola sono gli ambienti in cui i bambini trascorrono più tempo, molte delle influenze che determinano che tipo di mentalità avranno derivano da li.

Il modo in cui i genitori e gli insegnanti parlano e si relazionano ai bambini determina il tipo di mentalità che svilupperanno, non mi stancherò mai di dire che è super – stra – mega – importante per un educatore sapere in che modo le sue parole e atteggiamenti influiscono sul bambino.

Facciamo un esempio

Una cosa che succede in tutte le case, un figlio che torna a casa con un buon voto. Matteo torna a casa con un 9 in matematica, il suo papà gli dice “Bravo matteo, hai preso 10, sei davvero intelligente, tutto il papà!”

Giusto vero? premiare Matteo per il buon voto è ciò che un bravo genitore dovrebbe fare. Sbagliato! E vi spiego perché. Capiterà (perché capita sempre) che Matteo torni a casa con un 5 italiano… cosa succede nel cervello del ragazzo? Succede questo” Quando ho preso 10 papà mi ha detto che ero davvero intelligente, ora ho preso 5, devo essere proprio stupido…” Cosa sarebbe successo invece se il papà di Matteo avesse reagito diversamente? Ad esempio:

“Bravo Matteo, hai preso 10, devi aver studiato sodo, sono fiero di te”.

Al momento del 5 in italiano nella testolina di Matteo scatterà questo pensiero “Quando ho preso 10 papà mi ha detto che sono bravo perché ho studiato tanto, ora ho preso 5, deve essere perché non mi sono impegnato, mi impegnerò di più la prossima volta”.

Visto che differenza? Cambiando il modo in cui si premia un bambino si ottengono effetti completamente diversi. Nel secondo caso il papà ha premiato Matteo per lo SFORZO, non per l’intelligenza, e questo ha fatto si che nella mente del ragazzo si sviluppasse un’idea più sana che lo porterà probabilmente a sviluppare una mentalità di crescita “Se mi impegno, ci riesco”.

Il motivo per cui una mentalità fissa prende il sopravvento è perché i bambini imparano dagli adulti come reagire alle cose e se un genitore o un insegnante non sa che premiare lo sforzo anzichè l’intelligenza ha un peso così importante nella vita di un ragazzo, non potrà insegnarglielo.

Le scuole di oggi non promuovono una mentalità di crescita

Guardando la realtà delle scuole di oggi mi rendo conto però che stiamo educando bambini ossessionati con ottenere 10 al prossimo compito di matematica e non interessati a crescere e migliorare, bambini che non sanno guardare più in là e sognare in grande perché il loro più grande obiettivo è sempre il prossimo punteggio del test che confermi o meno la loro intelligenza.

Le scuole oggi stanno formando bambini che hanno una costante esigenza di approvazione e validazione esterna che li accompagnerà poi nel corso della vita. Stanno formando futuri adulti con mentalità fissa, anziché di crescita. E quando ne parlo spesso mi sento rispondere “e ma che vuoi farci? non è che si può cambiare il sistema scolastico dall’oggi al domani”. Sembra quasi che sia una cosa difficilissima essere degli esempio per i bambini e ricoprire il ruolo che un educatore (sia esso un genitore o un insegnate) dovrebbe ricoprire, quello cioè di preparare i bambini alla vita.

Come sviluppare una mentalità di crescita?

E’ proprio qui che viene fuori quello che sostengo da sempre, che la psicologia non è solo quella sui libri o negli studi ma soprattutto quella che si applica ogni giorno, nella vita quotidiana. Applichiamola quando ci rivolgiamo ai bambini e farà davvero la differenza.

Proprio ieri  leggevo di una scuola superiore a Chicago dove gli studenti che non superano un test non ricevono un voto negativo bensì un “Non ancora”. Questa strategia ha dato ottimi risultati, le medie di tutta la scuola si sono alzate e le interviste agli studenti mostrano che quel NON ancora ha dato loro la possibilità di sentirsi all’interno di una curva di apprendimento, per la serie “non ci sono ancora ma so che sto lavorando per arrivarci”.

Ci sono poi altri modi per indirizzare i bambini verso un percorso di crescita e sviluppo delle proprie capacità. Alcuni scienziati hanno creato ad esempio un gioco di matematica che premia la strategia e i progressi. Di solito invece i giochi di matematica premiamo i risultati ottenuti li per lì, se risolvi il problema ottieni punti, altrimenti no. In questo gioco invece viene premiato il processo.
Utilizzando questo gioco in alcuni studi, gli studiosi hanno ottenuto più impegno e più strategie per periodi di tempo più lunghi e più perseveranza nei problemi difficili.

Tutti questi studi che stanno emergendo sono fantastici perché mostrano due cose molto importanti.

  1. Genitori ed insegnanti possono aiutare i bambini a sviluppare da subito una mentalità di crescita, che si è rivelata ottima non solo per i risultati scolastici ma anche nel futuro, come predittore di una vita di benessere e salute (e cosa può volere un genitore se non che suo figlio cresca sano e felice?)
  2. Anche laddove ci sia già una mentalità fissa, si può intervenire con un cambio di rotta e modificare quella mentalità, grazie alla plasticità del cervello e al potere della semplice credenza di potercela fare.

In uno studio bellissimo la dottoressa Dwek ha spiegato ad alcuni studenti che ogni volta che si spingono fuori dalla loro zona di comfort per imparare qualcosa di nuovo e difficile, i neuroni nel loro cervello formano nuove connessioni, più forti, e con il tempo si diventa più intelligenti.

I risultati sono stati sorprendenti: gli studenti a cui non è stato spiegato il potere della mentalità di crescita hanno continuato ad avere voti scarsi e nessuna crescita mentre coloro ai quali è stato insegnato che se si impegnano diventano davvero più intelligenti hanno ottenuto voti sempre più alti. Altri studi condotti dalla dottoressa Dweck hanno mostrato che in un anno una classe di scuola materna di Harlem, New York, si è piazzata nel 95 ° percentile dei test nazionali. Molti di quei ragazzi non sapevano neanche tenere una matita in mano quando sono arrivati a scuola.

In un anno, una classe al quarto anno nel South Bronx, completamente in ritardo su tutti i livelli, è diventata la numero uno nello stato di New York al il test di matematica di stato. In un anno a un anno e mezzo, gli studenti nativi americani di una scuola nella riserva indiana sono passati dall’ultimo posto in classifica al primo del loro quartiere, e quel quartiere includeva tutte le sezioni più numerose di Seattle.

Ora, questo discorso va benissimo per i bambini ma non dimentichiamo gli adulti. Tante persone hanno la convinzione profonda di non potercela fare, che ormai non si possa più migliorare e che non si possa diventare più intelligenti ma queste scoperte insieme ai nuovissimi studi su come il cervello si modifica in base a ciò che facciamo servono proprio a far si che ci si renda conto del contrario.

Il cervello è come un muscolo, più si fa esercizio e più forte diventa. Ogni volta che ci si sforza per imparare qualche cosa di nuovo, il cervello crea nuove connessioni che, nel tempo, ci rendono più intelligenti. E non c’è filosofia hippie o new age che tenga, non c’è credici e ce la farai nè buga buga dietro queste affermazioni. Gli studi lo dimostrano e questo secondo me è il grande potere delle scienze che studiano l’essere umano. Avere una mentalità di crescita vuol dire ricordarsi che non c’è bisogno di essere perfetti quando si inizia una cosa e che più ci si impegna più si diventa competenti: l’eccellenza non è un talento ma un’abitudine.

Talvolta rischiamo di vivere una vita fatta di tante profezie che si autoavverano, rischiando di sabotarci da soli.

Ciò capita perché il funzionamento mentale, le interazioni con l’altro e i sentimenti, sono estremamente complessi e, durante la nostra crescita, nessuno ci ha spiegato come districarci tra impulsi, emozioni, relazioni affettive e bisogni emotivi! Ho racchiuso in un manuale tutte quelle nozioni che avrei voluto conoscere io ancor prima di diventare una psicologa! Sono sicura che potrà esserti utile. Ecco perché ho deciso di scrivere un libro sull’argomento. Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio libro.  «D’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce».  Il libro lo trovi in libreria o su Amazon, a questa pagina web.

Ogni pagina parla di te, delle Tue emozioni, dei Tuoi pensieri, dei Tuoi sogni, ma anche delle tue paure, dei problemi, delle difficoltà che vivi. Attraverso la lettura ti prendo per mano e ti spiego come trovare le risposte che cerchi, e acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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